Lo Stato Moderno - anno I - n.1 - luglio 1944

che la furia nazionalista trucidò per ìa strada) costituirono una schiera:di uomini che in breve tempo seppe ripQrtare la Germania, liberata da ogni peso economico (èlnoto che, in~definitiva, non solo la Germania non pagò le riparazioni ·impost'e dai trattati, ma attraverso il meccanismo dei vari patti revisionistici finl con un .attivo vero e proprio, tanto per i sistematici denigratori di Versailles) al livello delle grandi nazioni arbitre della politica europea. E se, giunta a quel punto, essa scelse la via per una nuova catastrofe lo imputi a sè e alla nuova classe dirigente arida e avventuriera, cinica e fantasiosa alla quale legò le sue sorti. Ora la grande prova, la vera ed autentica prova di maturità di un popolo, tocca a noi. Vivere sulla vittoria è facile; é come vivere di rendita. Vivere nella sconfitta, vincere la sconfitta è più arduo ma più formativo. Quale politica potrti adottare l'Italia? Probabilmente, nessuna delle tre seguite dalle grandi nazioni che d hanno preceduto sulla via della sciagura. Certamente non la via coloniali– stica per il motivo gil1 sopra enunciato; altrettanto certamente 11011 quella che de– finiremo per rapidità autarchica perchè ni: la economia nè la storia· ce lo consen– tono. Forse nemmeno la terza perchè non è da escludere che questa volta i vinci– tori sappiano, almeno per un certo periodo di tempo mantenere compatto il loro schieramento. L'armistizio dell'òtto settembre consente forse all'Italia di intra– vedere un barlume di speranza. Ma non dobbiamo farci illusioni anche se alla spe- Ganza non vogliamo rinunciare:-Probabilmente la vera via della salvezza ita~iana •- / e, i_nquesto caso, non solo italiana - si chiama ,,solidarietà europea"· Noi non abbiamo oggi orgogli od albagie nazionalistiche da soddisfare, come capita di so– lito ai popoli vincitori. Noi, resi chiaramente veggenti dalla nostra miseria, pos– siamo·oggi parlare all'Europa un linguaggio europeo. li problema della federazione europea, o almeno di poche grandi federazioni, non è più oggi soltanto una ri– chiesta della ragione illuminata. È una netta postulazione della storia. A chi si ostina a sorridere scetticamente intorno alla unità culturale e morale del nostro continente, a chi dalla evidenza economica non sa o non vuole dedurre la conse– guenza politica, a chi di fronte al cumulo dei cadaveri e delle rovine di due guerre in venticinque anni si rifugia dietro tè difficoltà dell'orgoglio nazionale e di quella che una volta si chiamava la "ragione di Stato", noi rispondiamo che non ci si rende chiaramente conto della portata di un fatto che, almeno quello, dovrebbe•· imporsi all'attenzione di tutti: "ia Russia, giunta ormai all'altezza tecnica del mondo occidentale. E la Russia conta circa 200 milioni di abitanti. (È chiaro che noi qui parliamo della Russia come soggetto di diritto internazionale e non del cosidetto "pericolo bolscevico ,,del quale, come di nessun altro esperimento sociale, sapremmo aver paura, decisi come siamo ad appoggiare ogni più audace tentativo di riforma strutturale della socieU1 italiana). Oggi l'Italia è nelle condizioni più favorevoli per trarre il problema federativo europeo dal limbo delle buone intenzioni alla luce cruda della realtà. In parte perch0 sconfitta,'il che la libera da molte preoccupa– zioni interne sia psicologiche che sociali, in parte perchè l'otto settembre e la suc– cessiva dichiarazione di guerra alla Germania la mèttono in condizi_oni di far~i ) come mediatrice tra il mondo di oggi e quello di domani. __ Può darsi che le circostanze della_pace offrano ait'ltalia altre strade su cui ri– costruire la sua vita. Forse il mistero del futuro è oggi ancora troppo fitto per– chè se ne possa tentare un proficuo sondaggio. Ma qualunque sia la strada della resurrezione italiana, due sono le condizioni fondamentali: trarre tutte le conse– guenze politiche e sociali della disfatta e selezionare una classe dirigente non in– feriore al compito. Una classe dirigente seriamente pensosa delle sorti della Na– zione, e non irrigidita in schemi intellettuali, troppo facili a tradursi in fazio– sità psicologica. L'Italia ha bisogno di una grande politica per superare le tristi difficolti1 di quest'ora. 5

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