Lo Stato Moderno - anno I - n.1 - luglio 1944

LA RIVOLUZIONE CÒNCRÈTA L'articolo che segue è stato scritto e composto qualchegiorno prima della libe– razione di Roma e della formazione del governo Bonomi. Comunque le linee generali in esso tracciate non mutano col mutare di eventi politici particolari; e noi lasciamo inalterate la sostanza e la forma cli questo scrillo, che appare a distanza di tempo dalla data in· cui /11 redatto per di// icoltà tecniche sopravvenute. Torneremo nel prossimo numero ad esaminare l'attività del governo Bonomi, precisane/otuttavia sin da ora che la quasi totale identificazione tra C. N. L. e go– verno non ci sembra del tutto felice. La recente decisione del Comitato deffe opposizioni di aderire a un nuovo governo nel quadro costituzionale monarchico e sotto la presidenza Badoglio, ha lasciato molti amari, perplessi, dubitosi; a pochi essa è sembrata la conclusione logica del lento e incerto processo di chiarificazione interna e della pressione inter– nazionale così come si è venuta costruendo; nessuno, crediamo, ha dato a tale so– luzione il suo cuore e !a sua anima. Questa muta protesta, questo inchinarsi a malincuore, questo accettare rassegnato, è prova manifesta del saldo e vitale orientamento morale delle opposizioni, ma potrebbe essere pregiudizievole al corso della loro azione politica, alla chiarezza necessaria della loro visione, alla rapidità e robustezza delle !oro attuazioni. Vent'anni di distacco dalla vita quotidiana del Paese hanno dato ai problemi politici un che di schematico e di teorico, di acido e di secco, che bisogna superare e vincere per ridare ampiezza di prospettive e sicurezza di manovra all'azione ricostruttrice. Occorre riprendere contatto con la viva realtà italiana, occorre un esame diligente e profondo, sereno e spassionato della vita del Paese in tutti i suoi aspetti, nella sua struttura fondamentale, nei suoi bisogni e nelle sue tradizioni, nella sua situazione internazionale come nel suo organico tessuto sociale, per potere isolare e rilevare le forze che sono realmente capaci di condurre la nazio1fe ad una totale rinnovazione dei suoi istituti e dei modi e delle forme della sua vita. Occorre sopratutto ricordare che la rivoluzione, come non si può imporre ad una situazione statica così non è nemmeno la resul– tante matematica di antitesi sociali che si tendono fino a spezzarsi. La rivoluzione è l'opera intelligente di sfruttamento di tali antitesi, le quali, abbandonate a se stesse, mirano a ricomporsi sotto il giogo e per il giogo erosivo delle necessità quo– tidiane. La rivoluzione è insomma un atto di volontit inserito in uno stato di pos– sibilitù concrete. Ma l'atto di volontà potr;1 manifestarsi soltanto se e nei limiti in cui si è prima creato gli strumenti per la propria manifestazione, e sopratutto per la efficacia della propria manifestazione. Affidarsi alla cecità delle situazioni che si verranno formando e che si presumono gravi per tentare poi di dominarle con una azione affrettata e improvvisata significa non rendersi conto della com– plessità tremenda dei compiti di ricostruzione, signifi.:a astrarre da una situazione internazionale che avrà domani bisogno di una Italia rapidamente pacificata e quindi rapidamente tornata alle sue normali capacità di produzione e di con– sumo, necessarie alla normalità di quegli scambi internazionali che saranno, domani, 11110 dei maggiori fattori di stabilizzazione politica, anche nei riflessi interni. L'a– vere costantemente trascurato questa influenza de! fattore internazionale, che, in modo se si vuole impalpabile ma non per questo meno efficace preme sulle si– tuazioni interne di tutti gli stati, fu uno degli errori più gravi e più ricono– sciuti, dei vecchi (e lo è forse di nuovi ... ) partiti socialisti e comunque fu sempre gravemente pregiudizievole ad una seria impostazione rivoluzionaria della poli– tica italiana. E su questo punto il discorso ci porterebbe lontano per dimostrare -6-

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