Lo Stato Moderno - anno I - n.1 - luglio 1944

Parliamo del tanti problemi cui i trattati di pace del 1919-20 non sembràno aver dato la soluzione migliore, dei problemi del Corridoio polacco, dell'Ucraina carpatica, della Macedonia, dell'Australia e via ~lcendo. Parliamo:d~i problem_i nuovi che sembrano porsi in conseguenza di questa guerra, del problema della Ger– mania, del problema della Finlandia, del problema delle colonie italiane. Parliamo delle relazioni tra Francia e Germ·ania, tra Francia e Italia, tra Polonia) U. R.S.S., tra Polonia e Cecoslovacchia, tra i paesi cosi detti vinti e i paesi cosi detti vinci– tori, tra gli Stati balcanici fra di loro. E non accontentiamoci di dfre che tuttiquesti problemi si comporranno nella sintesi superiore degli Stati Uniti d'Europa. Perché, se questi non si potessero fare per ora? E quand'anche si facessero, ~yssisterebbero pur sempre gli stati membri con i loro cunfini: e bisognerebbe quindi pur sempre decidere se i distretti albanesi della Vecchia. Serbia, per fare un esempio debbano essere attribuiti ali' Albania o alla Jugoslavia, e se la Transilvania setten– trionale debba appartenere all'Ungheria o alla Romania. Al qual proposito non ci nascondiamo che la tendenza sarà di risolvere i vari problemi nel senso favorevole a quello dei due contendenti che sarà considerato fra i vincitori, o che troverà fra i-grandi vincitori i maggiori appoggi, indipendentemente dagli Cargomenti ad– dotti: tendenza che noi non dovremo stancarci di combattere. E se i problemi delle singole nazioni sussistor,o, e sussisterebbero anche - non si hanno forse i problemi regionali nel seno delle singole nazioni':' -, sia pure con minore asprezza, nel seno della Federazione, è d'uopo che anche noi ci si occupi con quello spirito di larga comprensione degl'interessi altrui che cararterizza il sentire liberale, dei nostri problemi nazionali in confronto dell'estero. E se fosse vero, per e~empio, che la nuova Francia reclama alcune delle nostre valli alpine, non basterà dire che il problema non esiste; bisognerà evidentemente, col neces– sario tatto, prendere posizione, motivando' il nostro rifiuto. Problemi di nazionalità, problemi di minoranze, problemi di gravitazione economica, problemi -- qualche volta - anche di frontiere geografiche, problemi di federazioni regionali: ottimo avviamento queste ultime alla Federazione Euro– pea, ove il prògramma massimo non si potesse realizzare subito. Plebisciti, scambi . di popolazioni, autonbmie locali, tutela delle minoranze, accessi al mare, zone franche: ecco alcune delle soluzioni che si prospettano. Non crediamo dunque di peccare contro lo spirito _della federazione Europea se esamineremo nei pros– simi numeri qualcuno di questi problemi in sè, prescindendo - ma senza perderla di vista - dalla soluzione federale, nella quale \'ediamo pur sempre sotto molti aspetti la soluzione delle soluzioni. Pensiamo anzi che studiare le soluzioni che da. un punto di vista liberale si prospettano come migliori per i singol'i problemi in– ternazionali di questa nostra Europa Sia lavorare, con altri mezzi, allo stesso fine_ LIBERO CLASSE DIRIGENTE E _SORTE DELLE UNIVERSITÀ Ammesso in via assiomatica che il fallimento più clamoroso dobbiamo regi– strarlo· nella classe dirigente (una classe dirigente ricca di una sua propria tra– dizione, cosciente dei suoi compiti e responsabilità rispetto alla nazione, dinamica, colta, stava formandosi in Italia, poi il fascismo la corruppe e l'alterò) possiamo dedurne che nessuna ricostruzione è possibile ove non si ricrei una classe dirigente all'altezza dei tempi. '· Nessuno ci farà addebito di poca comprensio~e dei nuovi valori se afferme- 12 -

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