Il Socialismo - Anno III - n. 23 - 25 gennaio 1905

IL SOCIALISMO 357 voro e ciel capitale assumono tali proporzioni e si acui– scono tanto che fanno prevedere la guerra civile, che forse complicherà la guerra di razze. <eUna guerra civile può scoppiare, dice P. Bigelow. lo credo alla guerra civile, come credo ai combattimenti e ai duelli fra individui>>. Gli uomini dei lrus/s recla– mano in questa previsione un Napoleone Bonaparte. Nel febbraio 1903, Carlo F. Mathewson, avvocato di un trust di \Vali Street, in un discorso, pronunciato dopo un banchetto che riunl a ,vashington cinque giudici della Corte suprema ed influenti personaggi politici e finan– ;dari, parlò degli scioperi, della violata libertà del la– voro, degli operai che impongono le loro condizioni con la torcia, col revolver e con la dinamite e ricordò che il Terrore era regnato a Parigi, ma che un uomo, chia– mato Bonaparte, fucilò i terroristi invadendo l'assemblea e « l'ordine successe al regno del Terrore. Così dovrebbe farsi anche qui ». Non ~ono queste vaghe minaccie: gli Stati votano leggi contro gli operai, e i magistrati, ven– luti ai capitalisti come i politici~ le applicano fero– cemente. li Congresso del 1902 ha rievocata la legge del , 790 sulb milizia, organizzata per combattere gli indiani, e ha votato fondi per metterla in vigore e per incorporare ogni nomo valido al momento cli una cc insurrezione do– mestica. ». Si sa ciò che questo significa. La milizia, che era posta sotto il controllo dei diversi Stati, è messa ora sotto qudla del Governo centrale. Il ministro della guerra ha sostituito i proiettili, che fornivano gli arse– nali locali, con due piccole palle, le quali non hanno effetto utile che in un raggio di 200 metri, ed ha ordi– nato ai comandanti militari delle regioni dov'esistono grandi città di far eseguire carte militari di tali città, in previsione di manovre per una guerra di strade. La guerra civile risparmierà all'umanità le guerre internazionali che prepara l'accaparramento dei capitali e degli istrumenti cli lavoro fatto dalla classe capitalistica. Il Daily Pe1tple, l'organo quotidiano di New York del (e Socialist labor party)), nota che « i discorsi di ferro e di sangue di uomini politici quali Tillmann, Bigelow e \Visc, sono significativi indizi che l'avvenire del paese è gravido di tempeste. La guerra di razze e di classe e le guerre internazionali porranno alla classe capitalistica diOìcili problemi, che solo una rivoluzione sociale potrà risolvere». PAOLO LAFARGUE. la lotta ~iclasse nel ~acino ~ella Ru~r L'industri"a mineraria ha per la sua natura stessa il carattere di un monopolio. I tesori del sottosuolo sono infatti limitati e la intensità cli sfruttamento ha un li– mite massimo poco soggetto ad oscillazioni. I proprie– tari delle miniere si trovano perciò• in grado rii im– porre i loro prezzi al mercato, tanto pili per quanto riguarda la produzione di minerali, che come il ferro ed il carbone, avendo un prezzo relativamente basso, mettono in condizioni di notoria inferiorità la concorrenza estera che deve sopportare il costo dei noli. A questo monopolio naturale i capitalisti hanno ag– giunto la trustificazione più o meno completa, formando dei sindacati padronali per regolare la produzione e lo smercio. Per le condizioni cli monopolio naturale questi sind:H.:ali non abbracciano tutte le miniere di un paese 1 ma raggruppano solo quelle di una regione, appunto perchè è temibile non la concorrenza dell'estero e d'ol– tremare ma quella delle regioni limitrofe. Se questo stato di fatto permette ai proprietari delle miniere di imporsi ai consumatori, esso favorisce anche il prepotere dei padroni cli fronte agli operai. Il mina– tore è assai piit alla mercè del capitalista che non lo sieno in generale ~li operai qualificati negli altri rami industriali. Licenziato da un pozzo per essere malvisto dal capitalista, egli non trova piì1 lavoro nella re– gione, a meno di lavorare come manovale od in altra industria. [ minatori in genere, e quelli dei pozzi car• boniferi in particolare, sono perciò in tutti i paesi abi– tuati a molto pazientare, a sopportare tacitamente piì1 degli altri operai. Ma come di· fronte a questo po– tere di inibizione, 3.cqui~ito dolorosamente dal lavpra– tore, crescono a dismisura la tracotanza e l'ingordigia del padrone, vediamo sorgere appunto nell' industTia mineraria, quando è esauriti la pazienza operaia, quando il minatore dice il suo cc basta», i più tremendi conflitti fra capitale e lavoro. L'operaio affronta allora lo scio– pero con quella stessa fermezza colla quale aveva per anni sopportato e taciuto. L'attuale sciopero nel bacino carbonifero della Ruhr costituisce la piì.Lgrande lotta operaia che si sia mai combattuta in Germania. Il 16 gennaio fu proclamato lo sciopero generale per tutta la regione e vi aderirono circa 240,000 su 268,000 minatori. l padroni, i e feuda– tari dei pozzi:., organizzati in sindacato, si rifiutarono perfino di trattare cogli operai, malgrado tutti i tentativi di conciliazione fatti dal governo stesso. li contracolpo dello sciopero si sente in tutta l'industria tedesca. TI prezzo del carbone è aumentato del 30 per cento ed aumenta giornalmente. Centinaia di stabilimenti, special– mente siderurgici, hanno dovuto limitare o sospendere la produzione; il traffico ferroviario regge a stento e se lo sciopero continuasse ancora una settimana si dovrebbe limitare il numero dei treni. Quali le cause di questo stato di fatto che, senza esagerazione, può qualificarsi una sciagura nazionale? Le cause si possono raggruppare in due categorie. Se lo sciopero è scoppiato adesso, nel cuore dell'in– verno, quaudo il carbone è un'assoluta necessità per il mantenimento della vita, lo si deve al volere elci pa– droni. Chiunque abbia segulto lo svolgimento della con– tesa negli ultimi mesi, deve essersi persuaso che i ca– pitalisti avevano lo scopo determinato di affrettare lo sciopero. E ciò facevano anzitutto per cogliere i lavo– ratori in un momento sfavorevole per essi, quando cioè la temperatura rigida aumenta i bisogni e rende più in– sopportabile la disoccupazione. Essi credevano che uno sciopero generale, proclamato in questa stagione, con– durrebbe inevitabilmente alla sconfitta e tale sconfitta

RkJQdWJsaXNoZXIy