Il Socialismo - Anno III - n. 23 - 25 gennaio 1905

IL SOCIALISMO viene da essi desiderata, non solo per m.t::lterea tacere le domande di miglioramento avanzate dai lavoratori, ma anzitutto per riaffermare l'autocrazia ciel capitale di fronte al lavoro. Una clamorosa disfatta dei lavoratori, che li obbligasse alla resa incondizionata, avrebbe fatto gli affari dei padroni, permettendo loro la realizzazione di un progetto caldeggiato da lungo tempo: la chiusura di una parte dei pozzi. Il sindacato padronale, che originariamente aveva solo lo scopo di regolare quantitativamente la produ– zione, per influire sui prezzi del prodotto, mira ad evo– volvcrsi in un vero e proprio trust, che disponga anche delle modalità della produzione, nel senso, natural– mente, di diminuirne il costo. Perciò gli occorre di ab– bandonare la lavorazione in tutti quei pozzi che danno un rendimento inferiore, per intensificarla negli altri. E' la famosa questione della chiusura dei pozzi, che dieci mesi fa agitava tan"to la Germania oµeraia, e nella quale il governo, dopo lungo tergiversare, si è dichiarato impo• tente ad intervenire. Vi fu allora quasi una sollevazione dell'opinione pubblica, minaccia di sciopero minerario, interpellanze al Landtag e al Reichstag, tutto un in– sieme cli cose denotante un'ostilità insolita verso il sin– <lacato, il quale, per aumentare il dividendo, voleva get• tare sul lastrico migliaia cli minatori. li sindacato si accorse del cattivo vento e rimise l'impresa a tempi migliori. E questi tempi migliori i padroni aspettavano di vederli sorgere in seguiLO ad uno sciopero generale, da cui i lavoratori usci8sero di– sfatti, deni.oralizzati, colle organizzazioni sciolte, umili e dispersi come ai bei tempi, prima dell'odierno movimento di resistenza. Per questo i padroni caldeggiarono lo sciopero ge– nerale e non vi è dubbio alcuno che si sono preparati cli lunga mano a t..'lle eventualità. Malgrado tutte le smentite del sindacato, resta il fatto che essi dispongono di depositi ingenti di carbon fossile. Nei primi 1 1 mesi del r904 1 con una produzione complessiva di 61,413,639 tonnella.te , la produzione superava lo smercio di 8-9 mi– lioni, mentre che nei mesi corrispondenti del 1903 la. differenza. a favore della produzion e era di sole 667,002 tonnellate, sopra un prodotto totale di 49 1 205,058 ton– nellate. li sindacato ha dunque uno stock di quasi 9 milioni di tonne11a.tc e, se un ente, la cui fu1~zione precipua consiste appunto nel proporzion:i.re la prodm.ionc ai bi– sogni ciel mercato, accumula su così larga. scala, è giuo– coforza. concludere che esso abbia agito in vista di uno scopo determinato. O i padroni si sono preparati così allo sciopero, ovvero - e ciò sarebbe peggio - avrebbero provocato lo sciopero per smaltire a prezzi favolosi il loro stock, avrebbero determinato la disoccupazione cli circa un quarto di milione di minatori per vuotare i depositi con profitti enormi. Ma se la provocazione sistematica e continuata dei padroni ebbe una parte notevole fra le cause del grande conflitto, questo ha però altre ragioni, piì.1 profonde e pili generali, nelle condizioni tristissime elci lavoratori. Da anni era eia prevc<lcrsi che l'intensità crescente dello sfruttamento metterebbe i lavoratori nella neces- sità di difendersi. Quando, cessata la grave crisi indu– striale, i proprietari delle ~niniere, anzichè migliorare le condizioni dei minatori continuavano a deprimerli, tutti i pratici in materia predicevano un grande movimento di resistenza, per il quale si augurava sarebbe rimasto ai lavoratori di scegliere il momento. I minatori di ca,rbone nel bacino della Ruhr, mal– grado il lavoro malsano, pericolosissimo ed estenuante, percepiscono salari molto bassi. Salari giornalieri di 3 mar– chi e mezzo costituiscono presso a poco la media. Secondo la qualità ciel terreno il guadagno aumenta o diminuisce; molti operai, in giacimenti di difficile la– vorazione, guadagnano appena 2.50 a 2.80 al giorno. E' vero che la legge dispone che ogni dieci· giorni i cottimi devono fissarsi cli nuovo, in seguito all'esame del giacimento, e per accordo fra la direzione del pozzo e gli operai, ma questa disposizione, se pur non viene addirittura trascurata dai padroni, è però praticamente inutile per gli operai, che per la paura di perdere il pane si acconciano alle condizioni offerte dall'ammini– strazione. Poi i regolamenti interni dei pozzi fissano che solo il 1 5 di ogni mese si possa dare la disdetta, ma le amministrazioni si regolano in modo che ogni giaci– mento nuovo venga dato in lavorazione al 16 o 17 det mese. Ora se le condizioni del minerale sembrano troppo sfavorevoli al minatore, egli è padronissimo cli an– darsene, ma può essere sicuro però cli non trovare la– voro in tutta la regione, perchè esiste una tacita intesa fra i padroni, per cui non è ammesso al lavoro qua– lunque operaio si licenzi ad un'epoca che non sia il 15 del mese. In questo modo ì padroni hanno istituito le liste 11ere, i11 barba alla legge. E' vero che le statistiche ulnciali parlano di s..1.lari giornalieri di 4.50, 5 o 6 marchi. Ma queste cifre ven– gono date per una specie cli truffa statistic.1..La miseria obbliga i minatori, :rnziche! a fare 26 o 28 turni, vale a dire 8 ore al giorno di lavoro effettivo per 26 giorni del mese, a farne invece 35, 40 e hnanco 45. Il com– pagno minatore Hué espose in questi giorni al Reichstag il caso cli un n1inatore, che avendo fatto 41 turni gua– dagnò 128 marchi in un mese, e cioè circa 3 marchi per ogni turno cli lavoro. Nella compilazione della sta– tistica ufficiale questo povero diavolo si vedrebbe at– tribuito un guadagno giornaliero di 5 marchi, perchè si calcola sempre il guadagno per giornata e supponendo si sieno fatti 26 turni al mese, dividendo per conse– guenza il guadagno mensile per 26. Ed è in base di queste statistiche bugiarde che si viene a negare agli operai il diritto allo sciopero! La giornata di lavoro è stata fissata dal cosl eletto « protocollo di Berlino », dalla convenzione cioè che fu stabilita fra le parti dopo lo sciopero minerario del 1889, a 8 ore oltre il tempo per la discesa al lavoro ed il ritorno che non deve superare un'ora in tutto. E' già un orario molto gravoso, tenuto conto del lavoro oltremodo pesante e malsano, a profondità qual– che volta di 300 metri, con temperature di 34 centigradi che obbligano a lavor: :i.re completamente nudi e in gal– lerie in cui coll'ari:t. si respirano nuvoli di polvere fi– nissima di carbone.

RkJQdWJsaXNoZXIy