Il Socialismo - Anno III - n. 18-19 - 10 novembre 1904

IL SOCIALISMO PROBLEMI SOCIALI I~a bassa Italia. I s11oi ikJti che sparge fui mondo, come cùu.si d' Occidui/e per fare con– corrmza agli altri kzwrnt<>ri: i cat– tivi e..rempi,cke offre; i tristi slru– mmtidufor11is:ealkforzeddma/e, souo lri sua reazù:me sorda, oMUt– tiva et.l ineuitabilc, Quando, or sono quattro anni, dicevamo nella Critica sociale (1) nudo e crudo il nostro pensiero sulla bassa Italia (perchè non chia– mare cosl il i\\c7.zogiorno colle isole? non sono forse basse geogra– fìcnmente e, a confessione generale, per molte altre ragioni ?) e spe– cialmente sulla Sicilia, dal punto di vista <.lell'intcrcssc del partito socialista, pur convinti della gravità della questione, non sospetta– vamo affatto ch'cssa dovesse cosi presto imporsi come il maggior problema d'Italia, e tanto meno che cosi presto il giudizio generale dovesse collimare col nostro, formulato allora forse un po' rude• mente. J .a questione - certo non nuova - s'è imposta sempre più: la mnggior parte dei pubblicisti e degli uomini politici d'ogni p;ntito convengono oramai, d:wanti alla triste realtà, ch'è stata fatta l'unità politica d'Italia, ma non l'unità morale di ess:t c. per conseguenza, specialmente nella parte meridionale, non si sono fatti quegli ita• li:\ni civili e moderni, costretti - quasi come una razza mn.ùddta • o a consumarsi nei tumulti inconcludenti o a trascinare pcl mondo il loro triste primato di miseria, di analfabetismo, di criminalità. Certi fenomeni di patologia sociale che offre la p:'ltria nostra e che orn preoccupano tanto, sono l'effetto dcli:\ ostin:\ta miscono– <.cenza di tale questione. Il pregiudizio p:'ltriottico ha im1>edito che si notasse il male e, perciò. che si studiasse, che si curasse; se si fosse provveduto a tempo - come un patriottismo bene inteso ha sempre consigliato - forse non snremmo a questi ferri; forse il m:'lle non sarebbe cosl vasto nè cosl profondo da minacciare l'intero or– ganismo sociale d'Italia, Ad ogni modo il nodo è venuto al pettine e non si potrà tessere oltre la tela del nostro progresso senza scio• glierlo; fra non molto sapremo se siamo ancora a tempo o se non sia giù troppo tardi per arrestare questo disfacimento che, partendo dall'Italia bassa, caccia la sua infezione per tutta l'Italia alta. Non vale la scusa che ogni Stato - come ogni organismo - h:l sempre, pih o meno, qualche male e che di qnestioni simili si af· fliggano gli a.Itri Stati. La differenza sta nella vastità e gravità del male, nella inettitudine del medico-governo, nella incapacità a. cu– rnrsi ncll'a.mmalato-popoto. Il male d"Jt3\ia è piu grave di quello delle altre nazioni perchè non tocca. una piccola parte dì essa, ma forse pih di una buona metà. Di pii.i l'Italia dissimula l'entità del male e non intende curarlo convenientemente, illudendosi che tutto pos<.a sana.re da sè o che tutto si debba sanare con quell'empiastro ~tregonesco eh' è l'amor di patria. Quanti, infatti, non si sentono offesi appena si allude alla. questione meridionale? I casi Pescctti, '.\lorgari e Ferri - t>er citare solo i pii1 recenti . informino! Com'è degli individui, che sono progressisti o reazionari, cosl è pur troppo delle collettività: vi sono nazioni progressiste e nazioni r"nzionaric, e fra queste ultime dcv'cs<.cre annovl!rata la povera lta– lin nostr:1, cui il Mezzogiorno dà l'intonazione generale cd il colo– rito scuro, sopraffacendo il Settentrione che, sotto la dirett:1 influenza dctn:uropa centrale, lotta disperatamente per disfarsi di questo ba– sto,u ch'è fra le sue gambe, di questo puo morto, ch'è ai suoi piedi. Qunl mer:wiglia, dunque, se i settentrionali qualche volta impre– chino contro quel lmsto11t, contro quel peso morto, anche con qualche p:\rola sudù:i'af . .. A quel nostro articolo sopra ricordato i compagni meridionali - pii1 o meno tacitamente • assentirono tntti ; replicò solo S. C:unma– reri-Scurti (2), coll'intenzione di attenuare le nostre asscriioni, ma pur finendo - come l'altra , 1 0\ta - coll'annuire. (r) Socialismo e soufllisti in Siti/i«, n. 7, r898. (2) ~C'I giornale Il dirillo alta -;.•i!« di :\! arsa.la , n. 17 e 18, 1898, Ora, dopo tanti processi scandnlosi e''.tante inchieste rivoltanti; 111..:ntrc il '.\lczzogiorno manifl!sta un certo risveglio; quando l'asswti: pare voglia intervenire in causa, siamo lieti di ritornare un po' sulla questione, pcrchè essa non può essere tr:\ttata liberamente che d:1 noi meridionali stessi; è dovere nostro il farlo, quando :ti setten– trionali non è lecito ncanco sfiorarla senza. dar luogo n sospetli e scma patire le ingiurie e le violenze cli quei tal(camorristi che delle miserie dc! .\lczzoggiorno vivono e s'ingrassnno come tnnti sorci dentro la. forma di un cacio. E prima di tutto ci piace replicar!! all'amico Cammareri che noi, pur costatando a fin di bene la inferiorità delb bassa Jtalin in generale e della Sicilia in pnrticolare, non intendev:11110 assolutn• mente ammettere per questo che i meridionali appartenga.no >(! un.'l razza inferiore, e tanto meno che tale inferiorità fosse /ntal,: e per– petua: noi abbiamo voluto afferma.re uno stato di fatto inncgahik– ed un certo grado di degenerazione tutt'altro che incurabilt; asse– gnavamo precisamente la parte di colpa che spetta ai meridionali stessi, senza escludere le res1>0nsabilità dell'alta Jtnlia e del go"erno, accennando di volo nello stesso tempo a tutte le contingenze stori– che e climatiche, che isolatamente sembrano dr-poco o nessnn \1a– lore, ma che nell'assieme non sono trascurabili. La civiltà è qualche cosa di compl'-!sso ; è la risultante di molti fattori; è la sintesi di varie contingen7.e psichiche, etniche e storiche. Ora non si può negare che se tali contingenze ci furono favorevoli ncll'c1>0ca. della civiltà greco-sicula, qunndo il b.'lcino del Mediter• raneo era l'unico mare della civiltà, non lo sieno pii1 oggi : non ,;;i può negare che tali contingenze specialmente dOJ>O la scoperta del!' Americ:\ - sieno piti fa"orevoli all'Europa centrale e setten– trionale. Di pih le civilt:'I antiche erano d'indole differente della civilti'I moderna; in:quellc era scarso il valoré difl:unico tanto sviluppato in questa; le innovazioni le esauriva.no e ne disface,·ano il circolo chiuso. Greci e siculi, dunque, si esaurirono, mentre i bnrbari<li una volt:-i, vergini e giovani, sono pii1 adatti all'unità del mondo moderno (r). Per i centri storici del mondo antico noi crediamo vera l'asscrzion(' di H. Spenccr che':un:progrcsso sia di ostacolo ad un :i.ltro pro• gresso, e che per questo la civiltà, descrivendo una bre,·c para.boia, si sposta\'a da un paese nd un altro, passava dn uno ad un :1ltro J>01>0lo. C'è da dire che questi popoli stanchi, col riposo sccolnre e coi nuovi elementi vita'.i che si diffondono da per tutto e s'infondono quasi mira:::olosamentc in tutti, si rinfrancheranno? D'accordo: è quello che sperano tutti gli~onesti, che speriamo specialmente noi socialisti; se no, .-. che arrabbattarci ta,ito? Cammareri inoltre asserisce che l'Inghilterra; che pure st:-i :11- l'avanguardia della civiltà, non partecipò alla rivoluzione dell'89, 1• - con acre ironia - che in Calabria, Basilicata, Puglie, \'encto, eh<' sentirono l'influenza delle truppe di Cha.mpionnet e del go,·crno rii :\lurat, le plebi rurali sono tanti Ajaci 1>er fierezza di c:lratt<'re t' tanti ~fan: per coscienza socialista. ! L'amico Cammareri certo non se l'a\'rà a male se gli ricor– diamo che l'Inghilterra il suo '89 l'ebbe un secolo prima della Fran– cia, e che le idee non sempre, quasi ma.i anzi, nccomp:1gnano gli eserciti; pnre invece che il mezzo pii1 inadatto alla loro diffmion<' sieno appunto la sciabola ccl il moschetto. La civiltà procede piu che altro per contatto, diremo per con– tagio, ed essa è maggiore o minore quanto mnggiore o minore è b di– stanza da quei centri che agiscono come focolai d'irradiazione. I.e vi– cende dcUa storia spoStarono gli antichi centri di civiltà e tra.Mormarono la civiltà stessa: ora noi ne siamo tanto lontani, quanto prima Cr:l\':"lmo ad essi vicini, anzi qu:1ndo prim'a. cra,·amo centro noi stessi. :\lagna Grecia e $icilb. - E buon J>Crnoi che, contro il carattere statico dellf' civiltà nntichc, la civiltà moderna porti intrinseco un carattere <'O'-l dinamico che deve sempre pii1 esp:mdersi J>Crsvilupp,'lrsi. Del resto, con o senza. eserciti, il fatto innegabile è questo, chC' la grande Rivoluzione, che sconvolse il feudalismo in tutta l'Europ:1, sfior() appena la bassa Italia, che - a tua confessione, cMoCamma.• reri • ehbc il suo '89 nel '48 e nel '6o. Se l'ebbe dopo, dunque, non l'ebbe prima, e magMi fosse stato così! :\la il '48 ccl il 'Go non furono una vera rivoluzione, ma una scossa tanto i)iÌI atll!nuata quanto più ritardata di quella, una scossa d'indole pii.1 politica. che (t) Cfr. G. TRF-ZZA : Critica modtrn«, c::i.p. VI e Vl'I.

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