Il Socialismo - Anno III - n. 18-19 - 10 novembre 1904

IL SOCIALISMO niti ancora una volta intorno alla bandiera socia– lista. Nella massima parte del paese la battaglia elettorale si è infatti combattuta in nome del socialismo e sul terreno intransigente della lotta di classe, senza badare alle differenze di opinioni per– sonali tra gli uni e gli altri candidati del Partito socialista. A Milano soltanto si è avuto il doloroso spet– tacolo di doppie candidature socialiste, e la lezione è stata eloquente. Gli ultra-rivoluzionari avevano tanto lavorato ... polemizzando a screditare i riformisti presso la massa proletaria e gli ultra-riformisti aveveno tanto lavorato... polemizzando a screditare i rivoluzio– nari presso il pubblico, che gli elettori milanesi hanno lasciato per terra rivoluzionari e riformisti · da Labriola a Maino, da Mocchi a Treves, da Lazzari a Bertini - e solo Turati si salvò con una valanga di voti non socialisti degli esercenti, dei piccoli impiegati e dei democratici che ne avevano adottato la candidatura colla form,da del « colletti– vismo a parte » ! E nel ballottaggio appena si potè salvare il Cabrini, che non è nè ultra-rivolu– zionario nè ultra-riformista. Sicchè, sebbene nel nuovo gruppo parlamen– tare la maggioranza sia dei transigenti ( 19 che al Congresso di Bologna votarono o avrebbero votato l'ordine del giorno Bissolati e 4 ch.. e votarono l'or– dine del giorno Rigola, di centro destro) di fronte agli intransigenti (7 che votarono o avrebbero vo– tato l'ordine del giorno Ferri e I che votò anche l'ordine del giorno Labriola) - tuttavia le elezioni furono combattute nel nome dell'unità socialista. ~ Leonida Bissolati, commentando nell'Jfu.ma– nù,f e nell'Avtutti la nostra battaglia elettorale, questa identica conclusione ne trae, rilevando come ora, nella impossibilità di appoggiare il governo, le due frazioni del nostro Partito siano necessaria– -mente richiamate ad un'azione concorde ed uni– taria, malgrado i loro diversi atteggiamenti dottri– nali o metodici. Non solo, adunque, le esperienze degli ultimi anni, coll'inerzia prima e col voltafaccia poi di. Giolitti bifronte, e con quella « bancarotta del po– polarismo 1> di cui parlai già nel • Socialismo del 1 o agosto 1902 - sono venute a dimostrare che ci vogliono le riforme, ma non il riformismo pili o meno ministerialista o collaboratore di classe. Anche la stessa battaglia elettorale ha dato l'ul– tima conferma al deliberato della maggioranza nel Congresso di Bologna per la necessità nel nostro Partito di un'azione multiforme, politica ed econo– mica, di propaganda e di organizzazione, nel Par– lamento e fuori, sul terreno della lotta di classe. E, se ce ne fosse stato bisogno, l'esito negativo degli ultimi tentativi di << unione dei partiti popo– lari » anche a primo scrutinio, da Milano a Ge– nova, a Piacenza è pur venuto a ribadire il con– cetto che il Partito socialista deve fidare nelle pro– prie forze, cioè negli interessi materiali e morali della classe lavoratrice, sfruttata ed oppressa. Non è dunque artificio polemico il nostro, se diciamo - come a_bbiamo sempre detto - che la grande strada maestra del socialismo integrale cd unitario - senza deviazioni nè a destra nè a sinistra - senza riformismo come senza insurrezionisrno . si presenta e si conferma, ancora una volta, come la sola che, mediante il lavoro paziente e discipli. nato di ogni giorno, possa condurre il proletariato alla proprja emancipazione economica e politica. Via lunga e faticosa, ma la sola che dia affida– mento di sottrarre il partito socialista ai miraggi degli effetti immediati, che cambiano come le onne sull'arena del deserto, e condannano l'opera nostra ad una sterile altalena, che pare movimento ma è immobilismo. Senonchè, gettando lo sguardo al di là del no– stro partito e dei suoi metodi e delle sue forze, noi troviamo che la recente battaglia elettorale ha svelato qualche altro sintomo ben caratteristico sulle condizioni sociali del nostro paese. E i sintomi sono questi: Anzitutto le condizioni arretrate dell'Italia Me– ridionale, dove il governo trova ancora la propria riserva reazionaria e dove esso non ha esitato ad allearsi colla bassa camorra napoletana pur di sof– focare le rare manifestazioni di vita socialista che le provincie meridionali avevan date. Ma questo non è il sintomo pili allarmaritc, per• chè le condizioni dell'Italia meridionale rappresen– tano soltanto e soprattutto uno sviluppo Ùt arretrato - corrispondente a quello di venti, trent'anni fa nelle altre provincie - e che sarà quindi gradualmente superato anche colà. ll sintomo più allarmante sta invece nella dedi– zione della classe dominante, e per essa dd go– verno, da una parte all'alta camorra deil'affarisrno ligure (personificato nel neo conte Edilio Raggio, come tale glorificato dalla stampa gialla) e d'altra parte ai clericali ed ai preti. Ora, per quanto diversa nei suoi atteggiamenti, questa dedizione indica purtroppo la flaccidezza della nostra borghesia in troppa gran parte d'Italia. Perchè la borghesia deve, storicamente, essere anti-. socialista: noi conosciamo troppo le leggi del de– terminismo economico per non saperlo. Ma prostituendosi al partito clericale - che poi s'è dimostrato men forte di quel che dice e quindi

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