Il Socialismo - Anno III - n. 18-19 - 10 novembre 1904

286 IL SOCIALISMO stabilire per gli agricoltori disposizioni simili a quelle previste dall'articolo 2 r e seguenti del codice commer– ciale sui libri dei commercianti. Gli agricoltori dovreb– bero tenere conto giorno per giorno dell'impiego del tempo, delle mute, dei giornalieri, degli operai, dei mo– vimenti, delle entrate e delle uscite, del capitale mate– riale e delle spese di esazione che aumentano o di– minuiscono il capitale metallico. Questa quotidiana annotazione di tutti i fatti com– piuti in una manifattoria rurale, servirebbe (diremo col Lecouteux) ad organiziare il controllo di quei fatti stessi, ad imprimere abitudini d'ordine a tutto il perso– nali:!, a provare a ciascuno che il corpo vigila senza tregua su tutti i particolari del servizio. Tuttociò servirebbe non solo a impedire spreco di tempo e di denaro e di merce, ma anche ad assicu– rare all'agricoltore quel credito di cui è privo. C) Istituii di credito agrario. - Per agevolare l'agri– coltura calabrese, liberarla· dagli artigli degli usurai, è necessario inoltre provvedere ad istituti di credito nt· raie. Non farò qui la storia del credito agrario italiano, nè dirò i difetti della legge del 1869, nè quelli delle leggi del 1877 e 1888, perchè ciò sorpasserebbe lo scopo che mi sono proposto in questo modesto articolo: dirò solo che gli istituti di credito agrario cos1 come esi– stono attualmente non sono niente suOìcienti ad atte– nuare l'usur:l in Calahria. Io desidererei che nelle nostre regioni si creasse un duplice ordine di istituti di credito; cioè banche comu– nali popolari, e banche provinciali. Accenniamo. r. Ba11c/u com1maii popolari di credito agrario. - Lo Stato dovrebbe imporre ai comuni cl' istituire cia– scuno una banca popolare aftinchè con essa si possa far credito agli operai ed ai piccoli agricoltori. I comuni che per le loro condizioni economiche, per la loro po– sizione topografica e per il numero esiguo degli abi– tanti non fossero in grado di istituire una banca, do– vrebbero essere obbligati a formarne una in conson.io con altri comuni. In questo modo lo Stato sarebbe di grande aiuto all'agricoltura ed al lavoro dei miseri; a queste banche potrebbe ricorrere il coilta<lino che prende in affitto un pezzo cli terra per coltivarla, e che attualmente viene spogliato dall'usura. Queste banche popolari dovrebbero essere tali nel senso che il municipio dovrebbe essere imprenditore di tali banche, ma dovrebbe anche far partecipare i debi– tori agli utili ed alle perdite sui prestiti. Dette banche dovrebbero rilasciare cartelle agrarie, e l'amministrazione di questi istituti dovrebbe essere aflìdata al cassiere co– munale nei paesi inferiori ai diecimila abitanti, e ad uno speciale impiegato negli altri paesi; e sia l'uno che l'altro dovrebbero essere sottoposti ad un doppio con– trollo bimestrale, al controllo cioè della Giunta provin– ciale amministrativa ed al controllo di una speciale di– visione da istituirsi al Ministero dell'agricoltura. 2. JJr111c/1e provinciali di credito agrario. - Si do– vrebbero istituire tre di siffatte banche; una a Reggio, un'altra a Catanzaro, l'altra a Cosenza, dipendenti tutte dal Banco di Napoli direttamente. Esse dovreb- bero cioè essere succursali di detto Banco e dovrebbero esercitare il credito agrario sotto forma di una vasta accomandita di numerosa associazione di credito popo• lare agrario. Non posso qui svolgere questa mia proposta, perchè ciò occuperebbe molto spazio e-guasterebbe la propor– zione delle parti che ho cercato di dare a questo modesto articolo. Mi riserve però in altro mio lavoro che intitolerò cc Il credito agrario in Calabria >> di svol– gere ampiamente le mie proposte; per adesso non ho fatto che accennare. Come conclusione dirò che tutti i rimedi da me proposti contro 11usura, per essere veramente efficaci, dovrebbero e!-isere stabiliti tutti insieme. Come in b:.i.tta– glia per vincere il nemico non si mandano contro di lui i soldati ad uno ad uno, ma si mandano tutti in– sieme compatti e serrnti, così per abbattere un male sociale è necessario che contro esso si adoperino tutti insieme quei rimedi che si credono necessari per la vittoria. Cttrnr,,, 27 twrtio 190,1. Avv. PASQUALE CEtSI. VITA PllOUTAUIA INn;nNAZIONAU L'unità socialista in Francia Pllrigi, 17 11m1cmhre1904.. Or sono appena tre mesi l'idea di realizzare l'unit~ organica del socialismo francese pareva chimerica. Mi ricordo ancora di una amichevole conversazione che ebbi nel maggio scorso con uno dei nostri migliori com~ pagni del gruppo socialista rivoluzionario parlamentare, Leone Thivnei, durante la quale egli, che fu sempre uno dei pili conciliativi della sua frazione, crede,·a di fare supposizione troppo arrischiata presumendo del ri– stabilimento dell'unità ... fra sette od otto anni! I lettori del Socialismo che hanno letto gli articoli da me pubblicati nel corso degli anni 1902 e 1903, ricorderanno il ritorno incessante come cli melopea di questa affermazione: la necessità dell 1 unit:'t, senza di cui il partito non sarebbe riuscito a costituire la solida or– ganizzazione di classe necessaria per un buon sviluppo e funzione della sua azione politica. Ma allora non eravamo, fra tutti i socialisti fran– cesi, che un piccolo manipolo a sviluppare tale idea ed in particolar modo a sentire che la condizione assolu– tamente necessaria per realizzare tale unità doveva con– sistere in una forte azione esercita.ta nel seno del Par– tito Socialista francese in favore delle idee rivoluzionarie. Qualcuno dei compagni che da principio con noi avevano condotto tale campagna, come Lagardelle, Mo– rizet del Jlf"ouvementsocialiste, Hervé della Férlérrrtio11 de r Yo1111e, rinunciarono bentosto a lottare ai fianchi nostri, ma viceversa noi conservavamo ed acquistavamo nuove reclute fra i giovani intellettuali marxisti ed il

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