Il Socialismo - Anno III - n. 14 - 10 settembre 1904

210 IL :òOCIALJ:ò~IO gestione incoercibile dei risultati cli fatto, ottenuti in Francia coll'esperimento Millcrand ed ora anche col ministerialismo jauressista,ed in Italia coll'esperimento ciel mini.stero << liberale >) e dell'antico « Tiburzi >> proclamato un << Cavour redivivo>) - ad Amster– dam c'è stata una solenne riaffermazione dei prin– cipii fondamentali del socialismo e del metodo della lotta di classe contro la tattica delle transazioni e clcllc collaborazioni colla classe dominante. E questo riconoscono senz'altro i compagni rifor– misti che hanno dello spirito, e questo, in sostanza, ha voluto significare l'assenza o l'eloquente silenzio dei pila autorevoli riformisti o revisionisti, a comin– ciare da Bernstein, nei grandiosi dibattiti di Am- _ sterclam sulla azione politica del proletariato inter– nazionale. E questo infine ha pure constatato, con bocca amarogn,ola, la stampa borghese. Di esatto, - nell'interpretazione della Critica sociale - c'è questo: che ad Amsterdam hanno pre– valso. sì, i « conservatori >) - ma i conservatori dell'ideale socialista integro ed alto. E noi sempre abbiamo appunto sostenuto che l'opera pratica <lei socialisti per le riforme arrischia troppo di affogare nel padule democratico - che da quaran– t'anni in Italia non ha dato alcun frutto - non z'Jt, quanto essi si preoccupano delle riforme (e delle utilità pratiche e quotidiane) 11,a in quanto per ottenerle d-ime11t-ica1to ed abbando11,ano it metodo della lotta di classe, che è la chiave di volta del– l'edificio socialista, a cui tutti lavoria~mo e concor– riamo con attitudini diverse. Onde io, ad Amsterdam, sostenni il legame intimo ed indissolubile fra lattica e priucipii, essendo evidente che la stessa riforma o la stessa iniziativa può essere attuata dai democratici con una tattica che è in accordo coi loro principii (di non conte– stare, cioè, "nè di intaccare il fondamento della proprietà privata dei mezzi di produzt'one) mentre essa non deve essere attuata dai socialisti se non con una tattica che sia in accordo coi nostri prin– c1pii, c1oe l'antagonismo di interessi fra classe capitalista e classe lavoratrice, al disotto delle superficiali e parziali cd effimere divergenze di interessi che possano sorgere, qua o là, oggi o do– mani, tra l'uno e l'altro ceto della classe borghese. Sicchè quando la Critica sociale chiude le sue impressioni sul congresso di Amsterdam dicendo che questo, per ritornare allo spirito evangelico e primitivo della dottrina socialista, ha dirnostrato che « la vita non è che l'azione)> - bisogna com 4 plctare il pensiero per renderlo vero e dire ·che la vita non è cl,,e l'azione ... ma z'ltumi11,atae guidata dai pri11cipii. Un uorno - nella sua carriera personale - come un partito nella sua storia può « agire >), operare, lottare per anni cd anni, ma se non ha un piano prestabilito, se non è guidato dalla bussola di una meta da raggiungere attraverso le piccole e tran– sitorie deviazioni della tattica quotidiana - che non giungano però mai a dimenticare o a rinnegare la meta finale - quell'uomo o quel partito suderanno molto, ma concluderanno poco. Quanti dei bene intenzionati e che si credono anche dei socialisti, non hanno, per esempio, ini– ziato, fondato, amministrato delle cooperative? Ep– pure se nell'azione loro essi non ebbero un con– cetto chiaro sui principii della cooperativa socialista, avrannù agito molto e molto sudato ma, per lo oblio dei principii direttivi, la conclusione dell'opera loro sarà o una cooperativa piccolo-borghese e ste– rile, o una cooperativa in fallimento al sopraggiun– gere delle prime difficoltà. Non si mutili dunque - per comodità di pole– mica - il pensiero prevalso ad Amsterdam come a Bologna e a Dresda. Esso non significa contem– plazione platonica di un ideale « lontano mille anni»; e per la stessa Germania, Jaurès, rinfacciando al partito socialista l'impote~1za e l'inazione malgrado i 3 milioni di voti, dimenticava - oltre l'atteggia– mento di quotidiana combattività politica e parla– mentare - il lavorìo gigantesco, per quanto silen– zioso, dei sindacati tedeschi, sostanziati di coscienza socialista. Significa invece che noi pure vogliamo « l'azione» e le riforme e l'organizzazione econo– mica oltrechè politica, ma vogliamo che questa «azione>) sia guidata cd illuminata sempre dalla luce dell'ideale socialista, che non consente « col– laborazione di classe » nè << partecipazione al po– tere » o andando al ministero come fece Millcrand, o diventando il capo della maggioranza ministe– riale come fa Jaurès. • * • Ed è appunto pcrchè - contro le esagerazioni unilaterali ed esclusiviste - noi sempre sostenemmo che la vita del partito socialista è fatta di pmsiero e: cli n::ionc insieme, appunto per questo siamo stati e siamo gli inesorabili e instancabili propu– gnatori dell'unità di partito. E poichè, a questo proposito, qualche com– pagno meno sereno (come il Zibordi. in un arti– colo della Giustizia, che non ho visto, e di cui ci dà notizia la Critica sociale) ha creduto cli qua– li.ficare la mozione per l'unità del partito << una frase rettorica e un'ipocrisia >)- noi, senza degnarci di rilevare l'ingiuria, poniamo qui, come ad Am– sterdam, nettamente la questione. E per rispoadere anche alla stampa borghese e alle riviste sopra citate, che si scalmanano a dire che questa unità non può durare (come del par-

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