Il Socialismo - Anno III - n. 14 - 10 settembre 1904

ANNO III. ROMA, I o SETTEMBRE 1904 IL SOCIALIS .:,. Rivista quindicinale diretta da ENRICO FERRI .:,. ABBONAr-lENTI : I I Per la Direzione e Redazione rivb!gersi all'ono- lTALIA: Anno L. s - Semestre. L. 2,50 SI PUBBLICA revole prof. Enrico Ferri, Roma, Via ~fontcbello, 2.e 1-:sTEi-:o: Anno L. 6,:25 • ~e:nestre L. 3,25 I il 10 ed il 25 d'ogni mese - Per l'Amministrazione rivolgersi: Il Soda/i.tmr Un numero ct:utes1m1 :25. Ri\•ista, Roma, Via S. Claudio, 57. ATTUALITÀ POLITICA Dopo il Congresso diAmsterdam. Dopo le mie impressioni pubblicate, in quei giorni, su due numèri dell'Avanti, non è certo mia intenzione ripeterle qui, in lungo ed in largo. Credo pi,, utile ed opportuno - oltre il rapporto delle discussioni e deliberazioni del Congresso, che i lettori troveranno in altra parte di questo fasci– colo - riassumere invece le mie impressioni sui principali commenti che a quel Congresso furono fatti, sia nel campo sociii.Ii~ta dai rappresentanti delle due ali estreme (Labriola nel!' Avanguardia del 27 agosto e Turati nella Critica sociale del 16 agosto-I settembre\ sia nel campo 11011 socia• lista e specialmente delle riviste (come l' Européeu ciel 27 agosto e del 3 settembre, la Revue po!itiq11e et !ittÌJraire del 3 settembre, l'Economista di Fi– renze del 4 settembre, e via dicendo). Come succede di ogni controversia umana, anche per i deliberati del Congresso di Amsterdam ognuno cerca di ... tirare l'acqua al proprio mulino. Walter Mocchi nell'Avanti ha cercato di far cre– dere che la risoluzione sulla tattica votata ad Am- 1 sterdam, invece di 1 essere, come è evidentemente, sulla stessa linea da me sempre sostenuta - uè a destra (verso la democrazia borghese), 1tè a s·ùristra (verso l'anarchia), ma sempre dritto (sulla •grande strada maestra del socialismo), sia invece <( sostan• zialn~ente >>d'accordo colla risoluzione di Brescia - degli ultra-rivoluzionari - che precedette il nostro Congresso nazionale di Bologna. lVIa basta ricordare che la risoluzione votata ad Amsterdam non parla affatto dell'uso delta vio!wza (che a Bologna fo una delle cause di dissenso fra · l'ordine del giorno Labriola e l'ordine del giorno Ferri) e parla poi dell'obbligo di dare opera alle riforme (che nell'ordine del giorno Labriola erano messe sotto un aspetto negativo, come non inta-:– canti in 1u1,ffa e per nuffa il dominio capitalista) - a quelle rifÙrme, di cui i compagni « riformisti >> alterano il valore, perchè, con opposta esagera– zione unilaterale, le dicono « pezzi di socialismo che si ve.ngono gradualmente realizzando >>, mentre io sostengo che <e le riforme non spezzano le catene del proletariato, ma le rallentano e quindi gli danne, maggiore energia nella lotta per la sua emancipa– zione>>. Sicchè la deliberazione votata ad Amsterdam e completata dalla mia mozione per l'u11itàdel par– tito, che ebbe così trionfale accoglienza, coincide proprio esattamente - nello spirito suo di intransi• genza e nell'affermazione di necessità dell'opera multiforme di propaganda, di organizzazione, di riforme entro ,i confini del comune programma - colle idee da me sempre sost~nute, e che io ri– cordo ora, non per meschina vanagloria, ma perchè esse sono oramai le iàee integrali della maggio– ranza così al Congresso nazionale di Bologna, come a quello internazionale di Amsterdam. * * • Arturo LabT'iola, più cauto, si è limitato a con– statare che il Congresso di Amsterdam ha impor– tanza ((più per quello che ha negato e respinto (le transazioni del riformismo « collaboratore di classe))) che per quanto ha affermato ed accolto » . Ed egli qui allude soprattutto alla risoluzione sullo « scio– pero generale>>, elle il Treves esattamente rilevava non essere nel senso delle idee sostenute dagli 11ltra– rivoluzionari1 ma alla quale attribuiva, meno esatta– mente, un senso di quietismo e di rinuncia, che in quella risoluzione non è, speciè per lo sciopero generale come arma di dimostrazione politica e non come strumento di fotta l!COnomica. La Critica sociale poi, ripetendo il !eit-motiv mandato da Amsterdam al 7èmpo da quell'ingegno arguto e un po' « avvocatesco )) che è Claudio T reves, dice che ad Amsterdam c'è stata << la vittoria apparente dei conservatori l>. Quanto all'essere apparente o reale, è inutile bizantineggiare: perchè ciò sa troppo degli artifici e delle magre consolazioni che, per esempio nelle lotte elettorali, gli sconfitti si danno a buon mer– cato, quando proclamano che « la vittoria degli av– versari è una ... vittoria di Pirro >> e che ad essi, gli sconfitti, rimane invece <e la vittoria morale>> ! La verità è che ad Amsterdam - sotto la sug-

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