Il Socialismo - Anno III - n. 10 - 10 luglio 1904

IL SoCJALISMO classe: perchè fra le grandi differenziazioni di sensibi– lità da individuo a individuo si disegnò evidente il fatto che gli operai a piì.1 alta sensibilità percepivano l'ecci– tamento elettrico agli sLes~i gradi cui era percepito dai professionisti a pili bassa sensibilità, e• 1a maggioranza di questi (88 010) lo partecipava tra 10 e 20 Volt, mentre la maggioranza di quelli (70 010, lo sentiva sol– tanto quando la corrente arrivava da 15 a 30 Volt.,· e per la sensibilità dolorifica, l'ottusità al dolore, si ritro– vava nel 7.3 010 dei professionisti e nel 50 010 degli operai, presi gli uni e gli altri nel periodo tra i 24 e i 50 anni (,). Sulle orme del ìv[orselli e del Feré, gli s<.:rittorisono d'accordo nel ritenere la minore sensibilità come certo indice di inferiorità antropologica. Ora, se senza dubbio eri in massima parte la infe– riorità morale e civile del Mezzogiorno è determinata dal fattore economico, se per la restante parte intervier.e il fattore antropologico, ma questo medesimo è alla sua volta, ne' suoi caratteri degenerativi, determinato da lunghi secoli di denutrizione, se la medesima inferiorità antrop0logica del Mezzogiorno rispetto al Nord si ri– trova, sebbene in proporzioni diverse, nella classe po– vera rispetto alla classe agiata, nella stessa circoscrizione etnica tale inferiorità antropologica è nel modo piì1 certo confortata dai dati paralleli sulla sensibilità gene– rale e dolorific{l, - si vedrà a luce meridiana che la di– versità di razza fra Nord e Sud non ha in sè nulla di fatale e di eterno nei rispetti della inferiorità. Or io son lieto di vedere come per tutt'altra via ar– rivi alla conclusione medesima un uomo preclaro, che da tanti anni conduce con serena tenacia le sue ricerche ne' pubblici e ne' privati archivi, intorno alle vicende attraversate dalla sua Basilicata. Voi{lio dire di Giustino Fortunato, che dopo anni ed anni di sue amorose ricerche; vien pubblicando quei suoi studi, che, in edizioni fuori commercio egli dà agli amici piì.1 intimi e agli studiosi, con mite signorilità gentile. L'ultimo volume (2), La badia di Mo11ticcltio, con le sue 54L pagine e i suoi 71 documenti inediti. è fonte di vcritit che non sapresti clìre se piì1 preziosa per la ricchezza degli elementi storici, o per la organicità e limpidezza della espo.'iizione o per le osserva-lioni che l'autore v'incastona qua e là 1 p1ofonde e misurate sem– pre, quasi appartantisi per non turbare con la perso– nalità. propria la viva luce che emana dai documenti e dai fatti. (1) Il prof. O1tolc11g:hicalcola l"oltusit:\ al dolore, quando questo non è pcrccpilo se non con un eccitamento superiore a 90 Vult, Le ri(:(!rchc dcll'Ottolcnghi conducono a ben piit abbondanlc copia di dati ~!i questi ch'io ho riproclolto, Cfr. la comunicazione dcli'.\. alla R. Accademia dei Fisiocritici di Sicn.i. 1.t, rmsilnlità ddl<i dQ111ta, Editore Bocca, 1896, e !"articolo: La smsi.bilità e la euudizùme sotiale, nella Rivista /talùma di So&io/(tgia, 1897, fase. [I. (2) I vohuni precedenti di questa collana, NQtizie storiehe della <}al/edi Vita/1,a, sono intitolati: / feudi e i casali di Vitalba - Santa tlft,rU't di Vitti/ba - Smthi 1lfaria di Pcr11Q - Nùm.:rQ mcdiocroale • Il Ciuldlo di Laffope.so/e. E' tutta una tregenda <li re e d'imperatori, dì bri– ganti e di commendatari apostolici, che si abbatte di secolo in secolo sulle genti dilaniate del Vulture, ed inaridisce alle fonti ogni possibilità di eleva;,,ione eco– nomica e civile. (( I com111e11datari, avidi e rapaci, da 1 grandi nomi altisonanti, e i non pii eremiti wt!lùts onlinis, favoreg– giatori più o meno volontari cli briganti, costituiscono, in tutto il corso del cinquecento, durante i foschi regni cli_Carlo V e cli Filippo Il, il primo piano del quadrò: il fondo è interamente rappresentato da una gran folla anonima, punto ecclesiastica, ma non meno profana. ossia, da' briganti stessi, quelli ormai della leggenda, eia' cappelli a punta e i fucili a tromba, padroni effet– tivi di Monticchio. Fortuna per il Vulture, che ·1onta1lo dal mare, esso non ebbe anche da paventare le scorrerie de' pirati o le sorprese dei turchi barbareschi in guerra con la Spa– gna! Dalle alture di· Barile pilt d'una volta i suoi abi– tatori videro paurosamente, ma al sicuro, adombrarsi di vele nemiche l'azzurro, lontano specchio del golfo di Manfredonia» (pag. 260). Questo il 500. E il' 400 il Vulture era stato teatro delle feroci guerre tra' due Luigi d'Angiò con Carlo di Durazzo, e Laudiano era stata preda degli Ungheri, e Rapolla saccheggiata dal conte Lancio, e Melfi cinta d 1 assedio per cinque mesi, Atella quartier generale di Anichino, Santa Sofia distrutta da' Guasconi; e durante le· lotte fra Re9ato d'Angiò e Alfonso d'Aragona, ta– glieggiato. Lavello dal Caldora, incendiato Ruvo del Monte, saccheggiato Pescopagano (pag. 218) e via e via, a ritroso de' tempi, fin dove i documenti storici lo permettono, e giù giù fino alla gazzarra borghese della <' Società per la vendita de' beni demaniali )} , dove la Badia Monticchio, co' suoi beni immobili, è messa al– l'asta per 7,905,845 lire, e venduta per 3,180 1 000 lire (pag. 331) - fino alle discussioni parlamentari, dove il Governo nega alla Basilicata, per mancanza di fondi, le strade e le ferrovie che darebbero modo cli fecon– dare le superbe ricchezze di quella terra - è tutta una tristizia che vi sale alla gola. Quanti venditori e compratori all'asta di ,, beni de– maniali ))' non sono eglino continuatori ed eredi di quel Niccolò prete cardinal Teanense che nel 1460, oltr~ alla pingue cattedra di Santa Cecilia, essendo investito da papa Pio li della commendatura e godiménto delle rendite di Mo11ticchio e, (unitamente con tutti i priorati, canonicati, prebende, dignità personali, offici e beneficii ecclesiastici) )> lasciava facoltà di taglieggiare al vescovo Barnaba, e, suo buon amico e familiare n, e restavasene ne11a città a godersi di tutte quelle rendite un'annua provvisione eia. sè a sè stesso fissata? E que' moderni. venditori e compratori di beni de– maniali, e questi cardinali antichi, e i re angioini, e gli illustri capitani di ventura, in che cosa mai differiscono. e per sè, e per l'ambiente, da quel feroce brigante An– giolillo che sulla fine del 700 e( riceveva piacevolmente gli amici, accorrenti da' paesi vicini, nel convento di Monticchio, dove per mano de' monaci erano sempre apparecchiate mense d'ottimi pasti e di vini squisiti >>

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