Il Socialismo - Anno III - n. 2 - 10 marzo 1904

IL SOCfALISMO '9 ------------------------------------- -------- di essa; che ritorna anch'essa alla politica roman– tica dei colpi, di ma110; e che senza avvedersene rievoca in nome di l\llarx, quella /rase rivo/uzio– JJaria che costituì l'odio di lui, e che lo rese così impetuoso nemico dei socialisti-anarchici ( t ). * * * La gran massa del partito avverte così un disa- gio, un malessere crcscenfe, si sente come presa fra due opposte vie ch'essa non pensava dovere essere costretta a scegliere. Questa crisi fu troppo rapida e molti ancora del partito non se la sanno spiegare del tutto. Ecco perchè malgrado le sottigliezze critiche, malgrado lo sforzo di dif!crenziamento e di antagonismo, mal– grado le passioni suscitate dalle polemiche piè, vi– vaci e piè, bollenti, la gran massa del partito si mantiene fedele ai principii che la tennero unita fin qui, e che se resero compatibile la sua coesistenza fin ieri, non s'intende perchè non debbano cemen– tarne la compagine anche domani. on si tratta qui di mettersi all'abile ricerca di una formula ecclettica che co'ncilii in una tendenza media le due parti. Basterà riferirsi alla comune coscienza dei principii socialisti, prima che fossero violentati dalle due opposte esagerazioni, che ora fluttuano nel partito, avversandosi a vicenda. li Congresso di Bologna avrà l'officio, facile ad assolvere, di guardarsi da una parte dalla frase ri– voluzi·ouaria e di rifermare dall'altra la tradizione teorica e tattica del partito contro la nuova cor– rente radico-sociale che riflette in pratica quella crisi revisionistica, che, sconfitta in Germania, ora chiede, travestita, diritto di ospitalità qui da noi. * V:·•)!, E' vero che questa corrente radico-socialista si presenta al giudizio del Congresso con un « espe– rimento politico » a· suo danno che costituisce anche la rip~ova del suo metodo errato. Per fare un fricassè di lepre occorre innanzi tutto il lepre. E per parlare di appoggi e di collaborazione con le frazioni democratiche di governo occorrerebbe che queste correnti democratiche fossero permeabili al potere in Italia. (r) li Bcrncstcin e il Sorel sono i soli che veggono nel sistema marxista lo spirito del vecchio • blanquismo •. Carlo Kautsky, Antonio l..'lbriola. 13enedetto Croce cd altri seri i commentatori del ll.larxismo tro,·ano invece che il fattore della • vio– lenza• diventa per la concezione materialistica della storia un • ele– mento obbiettivo • nascente da configurazioni storiche e non da un • atto di volontà•· Contro la violcnz:1. jntesa come metodo (che è appunto la disciplina delle volontà) Marx ha protestato dimettendosi per tal ragione dalla Lr.fa cki Giusti. Pur tuttavia il fatto che alcuni socialisti vogliano addirittura escludere l'ipotesi della violenza • anche come necessiti resa tale dalle circostanze obbiettive della società • pro,•a che un certo spi– rito consci-vatorc e addormentante ha cominciato a pervadere il so– cialismo italiano. Invece la configurazione della politica italiana è ancora così arretrata che non consente per ora la scalata dei radicali al potere, scarsi di seguito nel paese e di numero nel Parlamento. li fallito esperimento Giolitti ha provato palmarmente che la Sinistra è l'espressione di interessi ancora con– trari ed ostili alla democrazia borghese. Perchè dunque la consolidazione d'un ambiente << radicale di governo » che costituisce la finalità immediata e preoccupante dcli' ala <( riformista >> si formi, bisogna, innanzi tutto, rivolgere nel paese un'opera di agitazione politica ed economica, intesa a far pre– valere gli interessi produttivi d'una borghesia inte– ressata àlle riforme radicali, le quali sono osteggiate con accanimento dalle classi dominanti, rappresen– tate dalla attuale maggioranza parlamentare. Ora, effettivamente, a quest'opera di riforma, da tutti ritenuta indispensabile - tranne da chi pone un'antinomia metafisica tra rivoluzione e riforma che non è mai esistita nella pratica e nelle vedute del socialismo internazionale - i socialisti possono concorrere in un sol modo efficacemente, tenendo deste le energie della lotta. di classe, che è la piè, efficace e naturale pressione che si possa esercitare sul potere, per produrre questo effetto immediato che ossessiona tanto i « riformjsti ». Impaludare le energie del partito in forme di azione attenuatricc degli antagonisrni politici di classe, quali sono i com– promessi parlamentari, le collaborazioni sistematiche, la assunzione col 11tùtisterialismo e col miut"steria– bilismo delle responsabilità del potere borghese, significa da una parte volere fare l' errata-corrige della storia, dall'altra significa assumere come fine, sia anche provvisorio ed immediato, non pili la « rivoluzione socialista », ma la riforma dello Stato borghese. Mentre è lottando pel fine ultimo della <( rivoluzione socialista» che pit1 efficacemente (per la spontanea legge del mùtùno mezzo, di cui la lotta di classe è un'emanazione) si determina la necessaria trasformazione riformistica della società). Non si tratta dunque da un lato di una ten– denza che riconosce l' 11tilità delle riforme, e di un'altra che ne contesta l'importanza. Si tratta di una differenza di metodo spiegato ad ottenerle; e sotto tal rapporto il metodo dei « riformisti » tura– tiani è proprio quello della democrazia radicale ; mentre il metodo così detto rivoluzionario è sem– plicemente il metodo ... socialista. Queste cose il Congresso e vedrà chiaramente. Ma esso dovrebbe avere anche il coraggio di fron– teggiare, senza perdersi nei mezzi termini, la situa– zione effettiva, battendo, senza lasciarsene influen– zare, la corrente spuria che vuol porre l' <( appi– gionasi » alla lotta di classe per procedere ad una ricostruzione immaginaria della storia italiana col-

RkJQdWJsaXNoZXIy