Il Socialismo - Anno III - n. 2 - 10 marzo 1904

18 IL SOCIALISMO cialismo tutto ispirato alle preoccupazioni delle im– mediate riforme. I~ un socialismo che muove dal non pili dissimulabile concetto, comune al radica– lismo, della « collaborazione delle classi »; che dal– l'appoggio rescindibile ad un governo borghese è arrivato a concepire « la sistematica cooperazione dei partiti di Sinistra e di Estrema per assumere il potere »; che dalla indipendenza del gruppo par– lamentare dal governo (affermata ad Imola) è tra– lignato nel concetto pil.1 ripugnante alla natura del socialismo : « la partecipazione al governo»; che non intende pili che un partito di lotta cli classe è all'opposizione non solo di tutto l'ordina– mento economico borghese, ma di tutte le << so– prastrutture >> politiche e le forme di governo, tutte dirette sostanzialmente a corroborare tra le maJ1i delle classi borg!tesi, di qualunque gradazione, il monopolio capitalistico ; un socialismo che, dimen– tico delle basi materialistiche della storia, ritorna alla politica romantica, definendo per « fragili » i confini che òividono i vai-ii partiti borghesi... e proletari. È un socialisrno, che con una rapidità vertigi– nosa si è venuto imbevendo di pregiudizi arcaici, come quello della potenza trasformatrice delle leggi, onde una riforma solo pcrchè acquistata con la collaborazione, con i compromessi, con la politica bottegaia del cc do 11t dcs >) diventa causa di evo– luzione salutare nel paCse: come q11ctlo di annet– tere agli indirizzi cli governo un valore inferiore alle trasformazioni dell'organismo politico : come quello di credere che gli uomini possano contare nell'intricato dedalo dcgl'interessi economici della nazione tanto fortemente da determinare e confi– gurare, come per libero talento e per intuizione geniale, una posizione politica più vantaggiosa al proletariato, onde immemori dell'ambiente politico, di cui egli era l'esponente, si attese da Giolitti va– munente la formazione di un partito di schietta democrazia. li « piano inclinato>) temuto ad Imola si trova percorso per intero a Bologna. Ed ha già mietuto le sue illusioni! Egli è che nella mente di una frazione, che d'altronde noi riteniarno assai ristretta, i principii fondamentali· teorici del I\OStro partito sono rimasti abbandonati, sia pur anche inconsapevolmente. Nei brillanti articoli di Filippo Turati, ove ce– sella il suo periodo scultoreamente robusto, voi indarno cerchereste il riferimento ai principii teo– rici e alle dottrine generali : la sua è una sillogi– stica ed una pedagogia parlamentare. La vita elci paese è ridotta tutt'intera nel mi– ,·rocosmo parlamentare : i rapporti dei partiti colti nelle loro transazioni e nei loro rapporti, riflettono nel pensiero turatiano la schermaglia parlamentare. Un solo lato della realtà del moto socialista obli– tera per tal modo tutti gli altri. Così l'abito ed il metodo democratico e radi– cale s'incunea nella vecchia compagine socialista, e vi produce l'incertezza della linea· direttrice di azione. La gran massa del partito non ha forse com– pletamente avvertita tutta la tralignazione rapida che della coscienza socialista rivoluzionaria si veniva compiendo nella mente di parecchi dirigenti: essa è restata ad Imola, ma gli altri sono arrivati a ... Bisanzio. Dopo di ]mola ai due estremi opposti, ai ct mar– gini del partito n si è venuta formando una pola– rizzazione sempre pili accentuata delle due ten– denze. Dopo di Imola, queglino stessi che avevano sostenuto l'lnesistenza delle due tendenze e che avevano tentato colmare i dissidi col loro berretto da notte, cominciarono ad accentuare (1) le notç:, differenziali. Turati ha continuato a sostenere la comoda tesi della inesistenza delle due tendenze, ma soltanto per concludere che sono ... due partiti. D'altra parte dall'ala rivoluzionaria che ad Imola formò un solo blocco si è staccata una frazione, che in un a1n– bicntc reso passionato dalla, polemica, ccl eccitato dalle esagerazioni delrala riformistica, è venuta co– struendo anche per bisogno di differenziarsi, una teoria quasi-anarchista che vede una inconciliabilità teorica fra ri•iJo!uaiouc e riforma (2); che pre– sagisce la << violenza fatale » come leva di tra– sformazione sociale; che confonde la J3tta cli classe, che è. funzione economica di tutti i giorni, con lo scoppio rivoluzionario, che è determinato invece nella storia dalla coartazione politica cd economica (t) Appena dopo quel Congresso il Bonomi pubblicava sul l'Ava11li degli articoli che parevano fatti appost..'\ per documentare che Imola non cm stato precisamente il Congresso della i.inccrità. Essi erano snturi di spirito dcmocratico-ber,uleinia110, (2) Questa lesi ultra rivoluzionaria è un comodo lascia passare fornito nlla tendenza turatiana, la quale ha cosl il ,,antaggio di veder corroborato il suo assunto, che a volere cioè dare al prolctariatoollrc l"npocalillicn promessa del futuro i va11/aggi immediati, occorre se– guire il metodo • riformista•· Invece la tesi è e rimane quest'altra: che i vantaggi immediati (riconosciuti urgenti anche nell'ortodossis– simo e rivoluzionarissimo programma di Erfurt) si conquistano più sicuramente con la esplicazione, senza compromessi, della i~flcssibilc lotta di eia.si.e proletaria. Gli ultra rivoluzionari che avversano ogni moto riformista, come inteso a consolidare ramJimte contro' la rivol11zUme, furono di contrario avviso ad Imola, ove vot..'\rono insieme a Ferri un ordine del giorno, in cui era detto: • ... l'aziono del partito socialista deve ispirarsi al suo c.'\ratterc rivoluzionario, in quanto cke o,r11iriformo, alla quale u10 teJUk, deve essere conquista della massa lavoratrice. • 01111<1uc il proletariato le.mk alle riforme e tmM alla rivoluzione; ma le due tendenze fanno uno nella dottrina ~jalista, e non si csclu-. Jono.

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