Il Socialismo - Anno III - n. 2 - 10 marzo 1904

IL SOCIALISMO In ciò Arturo Labriola è pienamente d'accordo col Sorci, il grande critico francese del marxismo. L' tl\'vento del socialismo - cioè la integrale emancipazione del 1>roletariato • risulterà dalla vittoria del i,indacato operaio su tutti quanti gli altri organi di difcs.'l e di oppr<..'Ssioncborghese• primo dj essi lo St:ito che è, per usare la fraseologia marxista, il comitato cS<.-cutivodella classe C.'lpitalistica. La definizione logica del rivoluzionarismo risulla quindi ass.'li fa. cilc. Ca:ùme rivolusiQ11urUi è q11d/a du tende alla distr11:W111:ddlo StaJ4. 1::poichè tale distruzione non può operarsi coi mezzi che lo Stato stesso mette a disposizione della classe avversa, cioè coi mezzi legali, è giuocoforza che essa debba compiersi colla violenza. E qui il 1..:-tbriolaenunzia un suo primo teoremn: • .\\•valersi degli orgnni della società esistente per riformare que– stn socict:\, val quanto eollnborare n difenderla e guarcntirla, ov• vcrosia compiere un'opera apertamente antirivoluzionaria. • Questo teorema ha trovato, purtroppo, la sua applicazione nel• l'o<licrno movimento opernio. Le classi la\•Oratrici mcssesi risoluta• mente sulla via della legalità €o.il € q1u roUle cd otlcnuto <1ualchc ef– fimero successo cleuoralc, si sono lasciate qunsi completamente as– sorbire dall'azione 1>arlamentarc. La propa_ganda dei maggiori cori– foi del partito socialista (il quale si è dato da se stesso, con una specie di auto-<lelcgn:cionc, In patente di unico e perfetto e genuino rappresentante delle classi lavoratrici) ha contribuito a spcngere nelle masse il sentimento rivoluzionario. Azione politica diventò si– nonimo di azione parlamentare. Una novissima frascologi:t, stempe– rata in tuUi gli articoli di gravi riviste e di gaietti organi M:ttima– n:ili, ha dil:lgato per la penisola. La rivoluzione fu definita la somma, l'insieme, il risultato d'una serie di riforme, viste, come chi dicesse, ,, posteriori; mentre le rifonm.: stesse s.·ucbbero la rivoluzione \'ista a pri'ori. In t:tl caso anche la morte può definirsi come la somma degli. .. alti vit:lli di un individuo. Ogni avvcnim?nto p:ulamentare di mediocrissima portata • l'ap– pr0\1::11:ionedi un:t leggina o la modificazione di un capoverso - fu scnz'ahro battezzato avvenimento 11 rivoluzionario )l. L'oslruzioni• smo, poi, fu addirittura. un uragano sociale: la bufera storica più grande dopo la rivoluzione francese. :"it•lla deliziosissima fraseologia legalitario•parlamentarc ogni vo– tazione sopra il piì.1 insignificante emendamento è senz'altro una • b:.\tt.'lglia ,. Oh, secentismo lirico della politica italiana! ... Si è \'C• noto enunciando una s1>ecicdi panteismo politico pcl quale lutlo è rivoluzione e la rivoluzione è tulto. Di grazia, che cosa distingue allora la 1< rivoluzione • dal metafisico • progresso» o dal retorico • fatale andare • delle cose? 11 Congresso d'Imola ha dccrct.'ltO che si è riformisti J)'.:rchè rivo– luzionari e rivoluzion~ri pcrchè riformisti. Dio è trino, 1>uressendo uno ; <.'<I è uno pur essendo trino. L'ai,racadaora sociologico e quello t<.-ologicosi cc.1uivalgono. Prendete due gas: l'idrogeno e l'ossigeno e sommatdi insieme. .\gltatcli pure quanto \'Olctc: il miscu glio risuhan1c conteri:\ ancora distinti e irriducibili questi due gas. r.fa fate scoccare la scintilla elettrica in un eudiometro cd avrete allora un composto affatto nuovo: l'a<X1ua, con proprietà ben diverse da quelle di ciascuno dei gas ele– mentari. l.'aC<1ua risulta dunque, non già dalla somma, ma bcns\ dallr1 d,m/Jim1:iq11~ dell'idrogeno coll'ossigeno. Pnrimcnti (e mi si perdoni l'immagine chimica) la rivoluzione non è già la somma di una serie di successive riforme, ma è il fiat, è il fatto nuovo che si manifesta (non ci fraintendano i positivissimi seguaci del socialrifonnismo) quando sieno propizie le condizioni del• J'::unbicntc, maturi i tempi, e giil preparati dalla naturale evoluzione gli clementi primordiali e costituti\'i del 11<r.;u..1 ordo. Arturo l~'lbrioJa, nel C.'lpitolo primo del suo libro, per delineare i caratteri fondamentali della rivoluzione, ne studia il prou.sso far• ,mzle in un caso concreto, considerato universalmente come classico : quello della rivoluziOne francese. • In ogni rivoluzione• scrive l'A. - è possibile distinguere net– tamente due periodi: un primo periodo in cui ciò che è fatto segno all'attacco è la \'CCChia autorità; un secondo in cui si tratta di CO· stituire la nuo,•a autorità. Il primo periodo abbraccia il complesso dei metodi di distruzione dell'antico regime. La vecchia 1n."1cchina è smontata a pezzo a pezzo o d'un subito infranta e resa inservi- bile. l.'es~cnzialc è che essa non possa più venire adoperata. La pritna parte - e la più importante - del proct.-sso rivoluzionario con– siste nel rendere impotente il vecchio organismo. Le funzioni essenziali di vita che gli sono devolute debbono gru• <latamente o subitamente ecssnrc. Creare la paralisi del ,•t.-echio or– ganismo: ceco l'uftieio del processo rivoluzionario; colpirne i centri 1>er impedirne le funzioni, questo l"artifizio rivoluzionario. '.\la la rivoluzione non cess:l qui. Un potere è infr:\nto; un orga– nismo ucciso. Deve formarsi un nuovo potere, NuO\'Ì gruPl>i di uomini devono assumerne le redini. Non basta. Nuove funzioni devono svilupparsi. A queste nuo\'e funzioni devono corrispondere nuovi organi. Questo è il periodo complementare della rivoluzione e talvolta il più lungo. • /..a riw/uzùme è a11zilutlo e prima di l111/0 k, ro/111ra vWlm/ll ,. €0//elliva del/(, lt/(fllit(} da parte della cl,m~ soggellti. Poi, se b vit– toria arride, la ricoslruzionc di una nu,Jva legalità e di una nuova autorità pro domo stl!t. La nostra definizione ci sembra completa. Abbiamo detto rottura • violenta e colletti\•a • per distinguere il fenomeno storico <.'(Ieccezionale della rivoluzione, dai casi <1uolidiani e transitori di infrazioni, di abusi, di • arbitrii • che costituiscono materia di re:\lo o di contravvenzione. Abbiamo parl:llo di clasSl..· soggetta, pcrchè la rottura ,•iolenta della legalità da P.,'lrtedella ela'>!ic o di una frazione o fazione della classe dominante potrà costituire • un colpo di Stato », una • rivoluzione di palazzo •, un atto di 11!:>ur• pazione o di conquista. pit.1o meno legittimo, ma non mai una rivo• luzione vera e propria. Tali movimenti si limitano, del rt.-sto, a . modific:1rc l'epidermjde, la superficie, la cima dcll'i...-difiziosociale, lasciandone int.'llle le basi e la massa. Chi può onorare del nome di rivohn:ione gli ultimi :wvcnimenti di Serbia, pcì <1uali la dinastia dei Karagcorgcviteh si sostitul a quella degli Obr(!novitch? La dcli• nizìonc da mc data più sopra coincide pienamente, del resto, con <1uclla di Arturo Labriola. li <1ualc definisce la prima pnrtc (nega– tiva o distruttiva) della rivoluzione come • la pHi importante •. ,\vrebbc detto meglio: la più cnrattcrislica, o la più visibile; quellt~ insomma che costituisce, nel linguaggio comune, la ri\'Oluzione vera e propria. Ì\.Ja l'opcr;l sua • e I' A. stesso lo riconosce alcune righe più sotto • è imperfetta, se non viene seguita dalla seconda fase J>O'>Ì· tiva, ricostruttiva od organica che dir si voglia. • Se il nuovo potcrt: non si forma, può nccadcrc che o il vecchio potere si riaffermi e risorga, oppure che la società si sfasci e precipiti. • Il primo ct1so si ~ verificato in Germania, dopo la ri,•oluzionc del 1848. La borghesia democratica riusci, in quell'anno di gloriose follie, ad abbattere la monarchia assoluta, la vecchia burocrazia parruccona, il regime feu– dale : ma non essendo spuntato in mezzo alle classi insorte il nUO\'O potere sociale, le ,•ccchic caste nobiliari riuscirono ad acciuffare ancom il potere cd a restaurare l'mreien rigime. Il secondo caso si verificò nella società pagana al tempo delle invasioni barbariche, prima del fiorire del feudalismo. Perchè una rivoluzione possa veramente chiamarsi tale, sono necessarie entr.:1111be le fasi : la distruttiva e la.ricoslrutti,•a. Il che è quanto dire che non può pularsi di rivoluzione se non quando la rottura della lc1,ralith da parte della classe soggetta è coronata dalla vittoria. In caso diverso :\\'remo delle insurrezioni domate, delle • rivolte • o delle sommos!:>c di maggiore o minore importanza, ma sempre con scarsa dlicacia 1>eidestini della storia. Non insistiamo, per ora, su questa distin• zione, intorno alla quale potrebbesi scrivere un intero volume. Ci 1>rcme soltanto aver dimostrato che hi violm~, è 11n demmlo i11dispc11- Jti/Jik per /a riVQ/11~W11c. Dove questo elemento non si riscontra, clovc insomma la classe o la fazione dominante non oppone resistenza. non può parlarsi di rivoluzione. La conquista di un territorio i cni aLi• tanti non si difendono, l'abdicazione o la fuga di una ca.sa regnante (ad es. dei Lorena di Toscana nel 1859) non costituiscono av\•cni• menti ri,·oluzionari. Ci preme insistere su questi concetti per rc.'lgirc contro In narco– tizzante filosofia della storia di nuovissima marc."t, la quale, ad un certo punto del divenire umano, dichiara chiusa J)'.:r sempre la fun• zionc storica e sociale della violenza. Dissipiamo gli equivoci ! Resti• tuiamo alle p."trolc il loro vero significato! L'ide,1 di• rivo/11:ùme • è i11seJ>arfl/Ji/e da quella di ùis11rrezW1u armald. Ogni altro uso della parola è filologicamente scorretto e politi• c.'lmente disonesto. .'\RTURO $/\LUCCI.

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