Il Socialismo - Anno III - n. 2 - 10 marzo 1904

26 IL SOCIALISMO essere greco di nascita. Shelley stesso, cuor dei cuori, il mistico poeta di Epij>sycltidion, 1 1 amico di quel Godwin che aveva per divisa la libertà o la morie, diviene pan– teista col Prometeo, in cui Egli ci dà - come scrive G. Sarrazin - la si11/011ia dei mondi. A Napoli, invece cli godersi gli spettacoli della natura, Shelley passava il suo tempo nei musei a contemplare le statue antiche. Quando si reca a Pompei e visita il grande anfiteatro pensa ai Greci, e dice che egli comprende perchè erano così grandi artisti. « Essi - egli scrive - vivevano in perpetua comunione con la natura esteriore; essi si ispi– ravano sempre alle sue forme. I loro teatri si affaccia– vano ai monti ed al cielo. I loro colonnati sono il tipo ideale di una foresta sacra, dove i rami intrecciati for– mano una volta che lascia passare la luce cd il vento I profumi e la freschezza. della campagna penetravano le città. I loro templi ricevevano quasi tutti la luce dal– l'alto, e fissandovi gli occhi si vedeva così la fuga delle nuvole, /e stelle e il cielo profondo. Oh senza quella serie di guerre miserabili finite con la• co'nquista del mondo da parte dei Romani, senza la religione cristiana che ha portato l'ultimo colpo a.Il'antico sistema, senza quei cambiamenti che ànno condotto Atene alla sua rovina, a quale grandezza l'umanità non sarebbe arri– vata! » Nella stessa Germania, dove la reazione contro il classicismo del secolo xvm infiltratosi dalla Francia fu, per un complesso di cause, così grande, lo Schiller (1759-1805) scrive, rimpiangendo i tempi antichi, il bel canto: « Gli dei della Grecia ». * * * La grande rivoluzione francese e le guerre napoleo- niche avevano stancato l'Europa. Alfredo De l\1usset ha scultoriamente descritto le condizioni morali e intel– lettuali della società di allora nei due primi paragrafi della Co11/es;ione di un figlio tld secolo. Questo profondo esaurimento sociale trovò nel ro– manticismo (che durò così pochi lustri) l'embrione di quelle tendenze mistiche, si1nboliche, estetiche, svilup• patcsi pili tardi nella pii1povera degenerazione letteraria, cui Max Nordau ha fatto la più spietata vivisezione. Questa degenerazione letteraria è durata sino ai nostri giorni, perchè il periodo della letteratura zoliana fu una semplice parentesi nel movimento letterario ed artistico del secolo xix. Gabriele D'Annunzio aveva esordito nell'arte con lavori ispirati :il vcrisn.,o :illa Nanà, e per il quale il Chiarini proponeva di denunziarlo al procuratore del re. Ma quando allo sperimentalismo letterario di Zola successe la reazione spiritualistica, allora anche il D'An– nunzio mutò indirizzo. L' influ'~nza che la letteratura francese ha avuto su Gabriele D'Annunzio è stata immensa, sino aJ punto che, se non erro, lo si accusò di avere foraggiato, per fare l'Im1ocenle, negli scritti di Guy. de Maupassant. Se non si riflette a ciò, ogni giudizio sull':t.rtc d'an– nunziana sarà artificioso e falso. Anche questo esempio conferma quel noto fenomeno per cui le correnti letterarie italiane clur:rnte il se- ' colo xix sono state create sotto L' h1fluenza delle lette- rature straniere : il romanticismo, prima; il verismo, poi; ed in ultimo lo spiritualismo dei dec..1denti fin d, siède. Il D'Annunzio è un sensitivo, e fu, perciò, in prin– cipio, verista. Ma le idealità dello spiritualismo lette• rario che cosa sono, in fine, se non l 1 esagera1.ione morbosa della raffinatezza sensitiva ? Gabriele D'Annunzio è un entusiasta della forma, e - come dicono - un adoratore della Bellezza. {Il be maiu– scolo non è mio). Ma non è la letteratura francese che scrive con Balzac « la beauté est le génie dcs choses », che dice col realista Flaubert « je recherche par-dessus tout la beauté » e vorrebbe con Leconte de Lisle inginocchiarsi adorando innanzi all1alt:irc della vittoriosa bellezza? E non è qùesta divina bellezza delle forme che rifulge nei marmi e sulle tele dell'arte grec..'l? Ecco perchè quando il D' Annun1.io fu trascinato nella corrente romantica francese e nella successiva fase di degenerazione spiritualista, trovò il ricordo fascinante della civiltà pagana. Alfredo De Musset, l'ultimo dei romantici francesi, serive nel suo Rolla : Regrettez-vous le temps oì.t le ciel sur fa terre )lontnit et rcspirnit dnns un peuplc dc Dicu:1.; Oì.t Vénus Astnrté, tille dc l'ondc nmèrc Sccounit, ,.,icrgc cncorc, lcs :mncs dc sn mèrc, Et fl-eondnit le monde cn tordnnt scs che,.,eux? E questo infelice poeta delle notti si rivolge ancora alla Grecia nei Voeux stériles. Grècc, O mèrc dcs nrts, terre d'idolfltric, De mcs \!OCUX inscnsl:s ctcrncllc p:ltric, J'était né pour ces tcmps oìa !es flcurs dc ton front Couronnnicnt dans Ics mers l'azur dc l'l-lcllcspont. I pii1 illustri romantici francesi amano l'Italia ciel rinascimento, di quel rinascimento che fu l'odio del romanticismo artistico e letterario. Se per gli italiani la tendenza verso la latinità fu il primo passo verso l'elle– nismo, per gli stranieri è l'Italia la prima tappa verso la Grecia. J>erciò questi poeti, nell'esprimere la loro ammira1.ione verso la nostra patria, invocano sempre i ricordi del passato pagano. Antony Deschamps canta: Mn divine lt,·llic, oh! mère dc bcauté Terre de gr:\nd savoir et de simplicité, Oì.1le mourir est cnlmc et le vi,.,re est facile, ÙÌt vois cncorc chez toi, commc :m temps dc Virgile,. Quclqucs hommcs choisis 1 vrais enfnnts dcs latins Cacher nux fcux du jour Jeurs modestes dcstins Et snns brf1ler leur S:\ng des pnssions nou,.,cllcs Aimcr cncor Sylvnin et Ics nimphcs jumcllcs Gnrdant ?i. l'étrnngcr 1111 toit hospitalicr Et dcs L:\res d'::irgiles auprès de son foycr. A. Lamartine, quando fu a Roma net 18'11, suliiSce· il fascino delle nostre memorie. Romc ! te voil?l.donc ! O mèrc dcs Césnrs fnimc ?i. fou\cr :'HlX pieds tcs monument'li épars, J ':\ime ?i. sentir le temp'l., plus fort <1uel:t mémoire, Efforcer pas ?i. pas if'S tr:\ces dc ta gioire.

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