Il Socialismo - Anno III - n. 2 - 10 marzo 1904

It SOCIALIS~ÌO Ancora, ha dimostrato che i suoi sforzi ed il suo lavoro furono veramente fruttiferi dal momento che ha con– quistato 11 nuovi municipi e 28 seggi, senza contare che ha creato un ambiente favorevole nelle Società ope– raie, che esse pure hanno conquistato 40 municipi e 70 seggi e che non tarderanno molto ad appartenere di pieno diritto al p:1rtito. Finalmente ha rivelato che la propaganda va gua– dagnando fra i contadini, elemento su cui non ha molto la borghesia spagnuola faceva pieno assegnamento per contrapporlo al movimento spiegatosi fra gli operai in– dustriali. Oggi giova sperare che i contadini, invece di essere un ostacolo alla marcia del socialismo, sapranno difenderlo, e se non pilt, altrettanto almeno quanto gli operai della città, combatteranno i privilegi della classe p:tdronale. Le elezioni municipali avvenute sul finire del 1903 hanno servito inoltre al partito socialista per misurare le proprie forze, l'ambiente che Jo circonda, ed a per– suaderlo èhe l'anno corrente sarà, per i nuovi elementi che verranno certamente a rinforzarne la compagine, uno dei migliori della sua storia. !nfiammati, i socialisti, dall'ultimo trionfo, e vedendo come la costanza vinc..1. le maggiori difficoltà e 1)repari salde se non meravigliose vittorie, essi raddoppieranno i loro sforzi onde il partito operaio spagnuolo acquisti il vigore necessario per obbligare la borghesia a cam– minare sulla via del progresso cd a considerare, pili cd altrimenti che oggi non faccia, i veri creatori della ric– chezza sociale. PARLO IGLESIAS SCIENZA ED ARTE Il fll(lllcnismo derno e G.lrAnmmzio (C(l11/Ù111n:itme, vdi mmuro preudenle). I fotti stessi che promossero la resurrezione dell'an– tichità classica dimostrano che questa r.on dove~ 1 a avere che una provvisori:1 utilità. In Inghilterra sin dal secolo xv,, durante gli splen– dori ciel rinascimento italico, Francesco Bacone (1561- 1626) scrisse dei Greci: « Nè va omesso il giudizio, o meglio il vaticinio di un sacerdote egizio sui Greci, che sempre sarebbero fanciulli, nl! avrebbero antichit~ di scienza, o scicn7a di antichità . .E certamente essi ciò hanno in comune coi fanciulli di essere molto vronti a chiacchierare, ma incapaci di generare, che la loro sa– pienza appare verbosa, ma sterile cli opere>. (1) In Francia durante lo stesso periodo in cui il clas– sicismo ebbe una influenza quasi tirannica, noi sentiamo - pare incredibile! - lo stesso Luigi XIV (1638-1715) dire: « La manièrc dont la jeunesse est instruite clans Ics collègcs de l' université laisse à désirer; Ics écoliers y apprcnnenl tout au plus un peu de 1atin; mais ils ignorcnt l' histoire, la géographic et la plupart des scienccs qui servcnt dans le commerce dc la vie,.. (2) (1) E. FAIRl<'IELO Osso1u-:. Dni Grrci a .DarwiH. 8occ.'l, '901. (2) Rr.,ue du deux M"ndes. 15 oct. '903. Le scienze sperim..!ntali e la filosofia naturale allar– gando le intuizioni dell:i. esperienza quotidiana comin– ciavano a dare alla società europea la bussola dei nuovi ideali cl' arte. Si cominciò a sentire il bisogno di ab– bandonare le classiche grucce .. colle quali sino allora si era camminato, e si vide che era preferibile allo stn<lio ciel modello quello del vero, a11'aria chiusa dei mnsci quella libera della campagna. .Fu specialmente in quel periodo di tempo che va da Giovanni Lamarck (1744-1829) a Geoflroy S. Hilairc (1772-1844) tra i torbidi sanguinosi dei moti sociali, che l'evoluzionismo positivista mise piì.1intimamente a contatto Puomo colla natura, e l'arte per riflesso do– mandò i motivi delle sue c,eazioni alle impressioni di– rette cieli' universo. La razza anglo.sassone, fresca di energie, non av– velenata dal cattolict:simo, e meno legata alla tradizione greco-romana segnò con Volfango Goethe le prime tracce cieli'arte nuova. Pc!" quest'arte il classicismo non è il nemico, n·on è l'errore; ma il seme che non ha an- ~ cora dato la spiga, ma l'alba di un meriggio di là da venire. e: Le prime intuizioni religiose della razza indo-curopea - scrive il Renan ( 1) - furono essenzial- 1nentc naturaliste. Ma quel1o era un naturalismo pro fondo e morale, un abbraccio amoroso cieli' uomo colla natura, una poesia deliziosa, colma di semimcnto del- 1'infinito; era insomma il princ!_pio di tutto ciò che il genio germanico e celtico, di ciò che Shakespeare e Goethe espressero più tardi. > Perciò il Goethe non si può - e alcuni critici lo fanno con impaccio evidente - annove– rare fra i precursori ciel romanticismo. Quando Goethe venne in Italia, nel 1786, venne a cercare solo la terra classica, l' Italìa romana e pagana. Ad Assisi non volle vedere altro che la facciata a colonne corintie di 1111 tempio pagano. ·A Venezia stessa, la città piì:1romantica del mondo, egli non si interessò che a Palladio. (2) E che quel1e ispirazioni dcli' arte greca allargate e completate dall'arte naturalista moderna (da non con– fo11dcrsi col verismo di Zola) segnino le tracce dell':nte futura, in armonia colle concezioni dcli' universo e coi sani e pili raffinati bisogni dell'esistenza, lo dimostra il fatto che i pii1 accaniti classicisti subiscono l'influenza nordica, dei paesi, cioè, dove il nuovo sentimento della natura è piì:1forte, mentre i pili illustri roir1antici sono :1t– tratti irresistibilmente verso il mondo greco. A!fieri visse ali' inglese e preferiva Londra a Parigi, Foscolo si ispira al ,verther, traduce il viaggio sentimentale di Sterne, e va. a morire in Inghilterra, .Monti (il gran tradutlor dei traduttor d'O1nero) imita Klopstock e Milton, Ossian e Gr:iy. « Gli scrittori che vennero pili tardi e che rap– presentano il romanticismo in Italia furono attratti dalla letteratura del nord. ì\'lanzoni amava Shakespeare, e nei Promessi Sposi (volontariamente o involontariamente) imitò \Valter Scott. > (3) • E viceversa: JI precursore del prcraJfo.ellismo,John Keats, con tre poemi, Enrlymion, Zamitn, liJ,periou erra. sul sacro suolo greco, e nel 1820 viene a morire a Roma. Di lui Shellcy diceva: Egli deve (1) E. RF.St\N. L,1 t•iltt di Gall. i2) U. :\ll,:sc1s. L'/lalie d~s .R"ma,1/ù;ua. Paris, 1902. (3) u. :\IESC!S, !oc. cit.

RkJQdWJsaXNoZXIy