Il Socialismo - Anno II - n. 20 - 10 dicembre 1903

IL SOCl:\LISMO comunali, nei quali il lavoro avrebbe do,·uto cominciare ad essere la ragione prima ed unica del valore e del benessere di tutti. Babeuf, riducendo e risolvendo molte ipotesi dei vecchi comu: nisti -- dei quali abbiamo parlato - stabiliva nei suoi decreti che magistrnture apposite funzion~scro in gui,a d:i. e~sere tutto ciò che è necessario ai bisogni di tutti impartito a lempo e con giustizia di distribuzione. La Francia asrcbbe dovuto venir di,·isa in t!lntc regioni, !'cc• cedente di produzione di alcune delle C]Uali sarebbe pass..-ito a colmare le deficienze delle :'lltre e l'eccedente gencr:tle di tutte insieme le regioni sarebbe servii(? a procurare col cambio alla ]/raucia le derrate ~traniere neccss:i.ric . Babeuf proclam!lva che il superfluo non deve esistere per nessuno; esso deve tornare sotto forma di cose utili :li pi\1 in seno :llla. libcrn, ordinata ricche1.im di tutti. E Babeuf scriveva nel programma della vita comunist:\ :l\'\'Cnire terribili pene contro coloro che non cedessero i loro egoismi iniqui ed il loro superfluo :li bene comune. • Ed ecco l'accanimento delb Frrmcia mentitrice sotto lo <;Veu– tollo dei colori nazionali contro Gracco Babcuf. A nuove ingiustizie e a sfruu:unenti mtO\'i si prep.'.lrav:rno i liberali della repubblic!l ide.'.lle. Parole 5Ì : ma fatti, poi! E allora si vide quella cl:1moros!'l 1 quelb peuegob repuhhlic:i. rinncgnrc con r:'lbbia spasmodica b r:-igionc per cui !lveva cominciato :id aver ~agione nel mondo; e allora quel sistema ciarlat.'.lnesco di oratoria e di plebeismo stese il br:'lccio armato alla gola' di llaheuf materialista. La Repubblica aveva p:rnr:i. Babeuf voleva che la rivoluzione fosse effettiv.'.I; voleva b giu– stizia del pane e del lavoro e del bisogno. Oh la svergognat.1. e rinnegata r:1g3zz:l ! Eccole la testa di Jhbeuf preannunziatore. i\la che si dia all':lmplesso imperiale, cieco e frodoleuto. Poichè il p.'.ltibolo di lhheuf è il trono di Napo- · leone. Paolo Orano. LIBRI ED OPUSCOLI C. A. Co~1GLJA,;1, Saggi di economiapolitica, e di scieuzn.dellefi11n11ze. - Torino, Bocca, I 903. Lire 8. Per cura dei fratelli Bocca sono s\nti riuniti in un grosso vo– lume :ilcuni s..critti minori del Conigliani, il giov:lne economis1a immaturamente morto il 6 dicembre 1901, cooperatore valente del \Vollemborg nel progetto di :irdita riforma tribu1:1ri:1, abbando– n:lt:l per rngioni parlamentari. Egli non era dunque in tutto :lde– re_nte alle dotlrinc soci:l.liste , e lo dimostr:ino :incorn una. volt:l. questi suoi scritti che .trattano v:i.riamente di economia politica e di scie01.:1 delle finanze, ma era t:llora, se non concorde :1d– dirittur:i., :iss:ii vicino :l.Ì nostri concetti. Princip:ilmente lo dimo– stra una s11:1conferenza. incompiut:\ sul movimento oper:iio e la produzione n:i .zion:i.le, che m:ilgr:ido si:i st:lt:l, per cortese conces– sione dei p:lTenti, pubblic:it:\ in uno degli ultimi numeri della Cri– tica Sociale, può in cerio modo considerarsi come inedita. I.' unico scriuo inedito dei •molti riuniti in questo voluine, fr:l i quali è anche notevole quello sull'economia capitalista nel sistem:i teorico del Loria, riçco di S:lg:ice penetrazione, acuto nelb confut.'.lzione, lucido e vivo nella dimostrazione di qu:i.nto p:lrev:l a lui verità. Con queste parole termina .la breve prefaziòne di Augusto Gra– ziani: « Il valore dello scienziato rispondeva 3J carattere integerrimo dcll' uomo, che fu esempio ra.gguarÒC\folissimo di armonico con– nubio di virtù morali ed intellettuali, di eccellenza di cuore e di mente». Enjolras. RIVISTA DELLE RIVISTE SOCIALISTE Riviste inglesi Libero scambio e prosperità. I.:l queslionc del piyteziouismo e del libero scambio è, in questo momento, l:i. pi\1 ardente fr:1 le varie che agita.no l'opinione pub– hlica. in I nghilterr:1. Su que'-1:l questione i vecchi tradizion:ili partiti inglesi si sfa,;;ciano, il proletariato cerca. di prendere posizione; s:irà l:l pi:tttaform:i. delle prossime elezioni, cd è il tema di polemica della 1-tamp:'I.inglc~. Nell:, Socia/ DoMcra/ di settembre cd ottobre H. Quelch si occup:t :tppun•o cli questo problema. LA STATISTICA DEL LIBERO SCAMBIO. l,;ltim:unentc il Parlamento inglese ha fatto pubblicare una sta.ti – :-:tica dei prezzi dei grani ~ farine, <lur:inte \'::trii anni; la qu:1\e stati<;tica. nc,n sembra dare rc:-uhati favorevoli :il libero scaml,iu. Ì~ vero che il prezzo ciel grano h:l v31iato da. L il. 15 7.50 per 228 kg. nel 1Si2 a. L. ii. 28.50 per la stessa quantit:\ nel 1894. ,\la bisogn:l not:lrC che ncll':inno 1845 il prezzo era di L.it. ;2.25 sempre per la medesim:i qu:intit:l. di 228 kg. equiv:ilenti a. un Quorler; mentre che nel 1847, cioè nell;:mno immediat:imentc scguen:e :1ll':i.bolizione del d:izio sul gr.'.lno,il prezzo s:ill :i L. it. 87. t 5. Se queste cifre ·possono prov:ire qualchl· cos:i., è I' :lSSoluth.indi– pendenza dei prezzi dalle tariffe e che questé non hanno a.vuto nessun3 influca,z!l. su la 1.'.lntovantata prospcrit:\ degli Inglesi. Gu OPERAI INGLESI E IL LIBERO SCAMBIO. È cos:i comune sentir parlare dell'enorme progresso realizzato d:igli Inglesi negli ultimi cinqu:i.nt 'anni, e di attribuire questo pro– gresso al libero sc:imbio; ma. una compa.r:izione delle condizioni del popolo :illa fine _del x IX secolo, con le condizioni negli anni immedi:lt:imente precedenti ali' abolizione del d:i.zio sul grano, non può essere st:ibilita. Come Il. De B. Sibbins ha dimostrato nella sua Storia i11duslrialt dtll'/11ghillerr,i,· l 'oper:i.io inglcs<', ciuqu:lnt:l .'.Inni fo, travers:iv:i llll:l crisi di miseria quasi unica nella su:1storia., e bisogna sempre tener conto di questo fatto comparando i sabri d'oggi a quelli di quel!' epoca. È vero che da :lllor:i. :id oggi e' è stato progresso; m:i è st: i.to piuttosto un ritorno verso le condi– zioni del 1760.70 che un notevole progresso su quelle. La degradazione del\' operaio non era dunque un risult:i.to delle impo5te su i ,•ivcri, che, tlut' a.I pi\1 1 furono un piccolo :\ggravio allè sue condizioni ; non furono le tariffe, ma lo sfruttamento del lavoro che cagionò la sp3,•cntosa miseria di quel tempo. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. La grande rivo\111.ione industriale della fine del xv111 e del principio del XIX secolo, 1idusse la cl:lsse lavor:itrice da.Ila. indi– pendenza economica a.li 'abbielt:l schia.vit\1 1 la grande guerra conti– nentale che !'.l.Vevatrovato .al suo cominci:unento un'Inghilterra :lgricola., lasciò alla sua fine un' lnghiltcrr:i. industria.le; e questa guerra :iggra.vò la situ:lzione, quantunque meno dis:istrosa di quanto generalmente si cred:i. Durante il periodo della .guerra i c:i.pita.listi prospcrav:1110 e sottoponevano i lavoratori allo sfrµtta.mento più inumano; poi venne l' :igit:lzione per la legislazione su le fabbriche e su questo terreno li operai si trovarono :iiutati dai possidenti fondiari che odi.' .lva.no g li industriali, ma furono accanit:imente com– battuti da. quei C!!.pitalisti che pi\t tardi si schierarono come amici del popolo nella questione co~tro i d:izi sul grano; \fendicandos i così dei -possidenti che a.vev:lno fatto votare la • legge sulle fab– briche •. Qualunque sia stato l'effetto di quella :lbolizione del d:lzio, è certo che il' lllencssere dei lavctatori non fu il movente del!' agi-

RkJQdWJsaXNoZXIy