Il Socialismo - Anno II - n. 16 - 10 ottobre 1903

IL ~OCIALISMO L' istessa politica interna illiberale, e la istessa le– gislazione costituzionalmente retriva contro la quale si scagliano i partiti radicale, repubblicano e socialista: facendone la premessa della loro azione, non si spie– gherebbe ove il potere politico italiano fosse gestito da una borghesia sana e moderna, la quale, come il proletariato, ha interesse a procacciarsi una più larga libertà di movimenti e di azioni. Questi conceui, qui adombrati soltanto, furono pa– trimonio intellettuale del nostro partito - e sotto la minaccia delle leggi repressive del Pelloux ebbero una espressione eloquente e rivoluzionaria nel!' Avanti! allor.i diretto con un senso di profondo equilibrio e con vivacità battagliera da Leonida Bissolati. Allora s' invocava la libertà politica, e si presagiva sconfiggere la reazione svegliando appunto gl' interessi della borghesia accidiosa e poltrona contro le chiuse oligarchie finanziarie e le cricche spadroneggianti, le quali per difendere il privilegio monopolistico ricor– revano ad una restrizione di libertà politica, contraria non pure al movimento proletario, ma all'istessa evo– luzione borghese. E difalti la battaglia dell'ostruzionismo fu condotta cE concerto da tutti i partiti popolari, stretti in solida alleanza. E l'istesso Ferri, intransigente allora come ora, ne presidiò l' unione elettorale in perfetto assen– timento con Turati e Bissolati, conquistando una vit– toria che disarmò la politica insana e fece ben presto rinsavire chi maneggiava la marionetta Pelloux. La borghesia produttrice italiana, di non moltio in– feriore, economicamente, a quella piccola borghesia che alttove forma il grosso della democrazia, la nostra piccola proprietà ed il proletariato formavano la reale riserva rivoluzionaria, sulla quale faceva assegnamento l'alleanza dei partiti popolari in un probabile scontro decisivo. E allora si restava, fenno perle, sul terreno degli antagonismi di classe e degli attriti d' interesse per spiegarci il movimento della politica governativa ita– liana. Senonchè, dopo la vittoria dell'ostruzionismo, seguì una serie di vicende parlamentari che addusse al– l'avvento di Giolitti e Zanardelli al potere, che già dai banchi dei deputati avevano preannunciato un pro– gramma di libertà. L'organizzazione proletaria e il diritto di riunione e la libertà di stampa, ebbero innegabilmente maggiore espansione e rispetto legale. Era un atteggiamento di politica interna del Governo che non concretava in nulla il programma di libertà costituzionale, e non sanciva una riforma legislativa del tradizionale diritto italiano, che colmasse le stesse re– strizioni statutarie su cui poggia l'ordinamento politico nostro. Ma l'atteggiamento del gruppo - che aveva visto sciolte le Leghe operaie - non poteva non tener conto del nuovo orientamento. E qui comincia un periodo di ministerialismo del Partito socialista. L'atteggiamento del guppo socialista doveva essere quale fu, diretto a vincere gli agguati della reazione e ad appoggiare il Governo delle « re– lative libertà >> contro i vecchi arnesi di Governo. Ma ne risentì, per una falsa interpretazione dottrinale, data a quella necessità di tattica parlamentare, un infrena– mento del corso e dell'attività del partito il quale aveva - a differenza del partito radicale, - un vero pro– gramma rivoluzionario e negativo da esplicare nel paese. 0,1de la sua forza restò fiaccata, intorpidita, e la sua azione politica di rinnovamento restò sopraffatta e tra– scurata. È falsll la tesi Contraria, che nega questo soprav– venuto torpore del partito; perchè sta i! fatto eloquente eh' esso rifluì nella vita stessa della nostra stampa, che mentre -aveva invocata la libertà cli combattere e di spiegare le sue forze di classe contro il Governo feu– dale, dinastico, e parassitario. Aveva poi addirittura rotto la continuità del suo pensiero politico. E si parlò di libertà consolidate, mentre sotto l'ostruzionismo s'era invocata la costituente. E si parlò - in modo ancora vago, e poi fermo - di penetrazione di classe e non più di lotta di classe. E, dimentichi del contenuto re– pubblicano delle lotte sostenute dal partito, e delle riforme minime del partito, si accentuò la nota ,-adicale ripudiando la repubblicana. Di fronte a questa situazione, la parte eh' era ri– masta estranea alle influenze parlamentari che avevano alterato, sia pure inconsapevolmente, la tradizione teorica e dottrinale del partito, si professò antiministeriaiista cotile que co1tte sconfessando l'azi0ne innegabilmente logica e prudente del nostro gruppo parlamentare. Così le esagerazioni e le iperboli presero corpo nel\' una e nell'altra parte. E mentre i primi - teorizzando un·accidentalità tattica - erano arrivati a concepire una collaborazione preconcertata con il Governo giolittiano oggi, per pre– r.,arare la partecipazione al potere coi radicali domani; gli altri, chiudendo gli occhi alla realtà, cadevano nel!' anarchismo più o meno confessato, volendo get– tare addosso al gruppo parlamentare la camicia di forza di una sterile e sistematica negazione e di un buddistico assenteismo nella logistica parlamentare. Si smarri il senso della realtà e a chi volle - come al sottoscritto - sostituire le cose ai sillogismi si gridò la croce addosso e dagli uni e dagli altri. E più tardi, gli uni e gli altri, vollero rendere più degna e solenne la contesa, e si schierarono in due tendenze. Purtuttavia errerebbe chi volesse vedere il dissidio socialista pola– rizzato in due opposte correnti. Le due tendenze, teorizzate dal Ferri, hanno soltanto un valore schematico e dottrinale: ma e~se non val– gono a spiegarci le collisioni reali che parvero dovere, in questi ultimi tempi, rompere la compagine del partito. Kon si tratta qui da una parte di una coi-rente che dà preminenza alle riforme e di un'altra che dà mag– gior peso al programma ultimo del partito : questi sono due lati entrambi necessarii alla vita del partito, ed è bene che vi sia chi, come il Ferri, faccia opera di diffusione delle idee socialiste nel loro aspetto ge– nerico - che è una prima non sufficiente approssima– zione - e chi come Turati le concreti e sviluppi nei fatti della vita e ne tragga la linea di condotta imme– diata per il partitò. Si tratta di una mera divisione del lavoro: e l'istesso Ferri ha messo in luce l'utile coesistenza di questi due c6mpiti. Ma il dissenso che ha agitato il partito è caratte– ristico assai, perchè esso è stato generato non dal fatto della creazione, come si dice, delle due tendenze, ma dal disorientamento innegabile in cui è restato il par– tito nella nuova fase politica succeduta all'ostruzionismo e dalla soluzione di continuità creata tra l'indirizzo politico di allora e quello ora propugnato dopo l'avvento di Giolitti al potere. Bisognava, per togliere alimento alla disputa, ripigliare il filo interrotto della lotta contro le caste che dominano e sfrutt~no il potere I_JOHtico

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