Il Socialismo - Anno II - n. 12 - 10 agosto 1903pdf

IL SOCIALISMO 17.3 qualunque cos:,. avviene è ncccss;ria, in qu!llllo viene determinata complctamcnlc da una data concomitanza di cause .• Ma non per ciò si deve credere - sempre secondo Bernstein - che la deca– denza del r:tdicalismo borghese debba mevitabilmentc derivare dal grado di evoluzione economica e dall'organizzazione sociale attual– mente raggiunti in Germania. Tanto la Fr:mcia quanto l' Inghil– terra, l'una meno, l'altra piÌI industriale dclb. Germania e tutte e due con un movimento opera.io socialista con politica aggressiva, h:1.nno tuttor:1 partiti radicali borghesi vitali e capaci. Il Bemstcin trova la causa di tale fenomeno nella po5izionc diversa presa <lai partiti r:'ldicali di fronte ai socialisti, posizione che solo in Ger– mania assunse il c:trattere di ostilità contimt:t e qu:tsi feroce. La socialistofobia dei partiti liberali tedeschi e la loro sparizione. I.' A. illuslr:t •1ucsto suo modo di vedere con un:t serie di ri– chiami della storia recente in Francia, in lnghilterm ed in Ger– mania. Nei due primi paesi i r:tdicali costituzionali hanno sempre ccrc:tto di mantenere un:t cert!'l cordi:i.lità ed intesa l.'01 Partito so– cialista, mentre in Germania questo venne qu :i.si più ferocemente combattuto dai liberali che non dagli stessi conservatori. La scon– litta cl:i .moros:i.subita dai liberali tedeschi nelle ultime elezioni è dovuta, !'I. parere di Bernstein, a t:tlc tattica ::issurda di fronte ::ii socialisti. J,' A. ricorda di :werc visto frn i manifesti elettorali di un c::indidato ciel. partito di Richtcr uno che invit::iva alta discus– sione gli altri partiti, "eccetto il socialista,,. Durante tutta la lott:\ elettorale i liberali hanno fatto una propag:mda :: intisoci:i.lista. Se essi hanno fauo le spc~ della lolla non è già perchè l'evoluzione degli antagonismi di classe conduca alla scomparsa dei partiti in- · termedii, m:i. bensì perchè questi in Germania furono male ispirati d:1.i loro c :1.pi , guid:i.ti contro le correnti dell:1. simp::itia popolare, perduti dall:1. stoltezza dei pochi. Concludendo il suo articolo, il Bcrnstein dice che questa c~– dut:1., prob:1.bilmente irrcp:trabile, cambia tutt:1. la fisionomia del Reichstag, l :tsci:1.ndo i socialisti soli a sostenere le lotte dcll:1. li– bertà e del progresso. Quesla nuova posizione imporrà loro nuovi doveri, primo fra i qu :1.li quello di assumere un posto nella pre– siden:t:t del Rcichst:1.g. Confutando Bernstein. Non possi:1.mo :1.meno di fare qualche :i.ppunto critico alle idee esposte d:1.l Bernstein. Ci pare anzitutto che I' A. non dovrebbe mettere in par::i.llelo i p:i.rtiti radic:i.li delh Francia e dell' loghi\. tcrm con quelli dell:1. Ge~m:1.nia.Se nei due primi paesi la bor– ghesia liberale cerc.'l di mantenere un' intes:1.cordiale col movimento operaio socialista, ciò dipende, secondo noi, non dalla maggiore perspicacia politica dei suoi capi, ma bensì dal fatto che tale mo– vimento finora è tutt':i.ltro che min:1.cdoso , e che esso nella lott:1. fra la destra e la sinistra può a questa servire di allc !l.to occasio– n:tle. In Germania, invece, dove per un:i.serie di c1.use storiche il Partito socialista è così rigoglioso da costituire una minaccia per tutti gli altri, i libemli istintivamente non cerc:i.no già i punti di cont.attu che essi h:mno coi socialisti, ma bensì le divergenze teo– riche e pr:ttiche. Perchè, per quanto libernli, questi partiti non ces– sano di essere borghesi e di essere stretti da vincoli di solid:1.riet: ì. a tutto l'ordinamento borghese. Nell'ora estrem:1. del pericolo, quando si trov:1.no di fronte i due nemici, i conservatori dall'una, i socialisti dall'altra p:1.rte, i liberali intuiscono chl:\r:i.mente con quale dei due essi hanno maggiore affinità di interessi e dànno pace alle loro :1.spirazioni libera.li per far causa comune con la re:1.zione. Ci p:tre poi insostenibile il voler incolpare della decadenza di un p:trtito gli errori dei suoi cnpi. Non è già perchè i c:i.pihanno errato che i liberali sono rimasti sconfitti, sibbene perchè è venuta :i. manc:1.rc al p:1.rtito libemlc l:1.sua funzione storica. I Greci so. levano dire che gli Dei offt1!(canolo spirito :1.colui che vogliono distruggere. ~on so se allora lo facc\'ano gli Dei, ma pare che oggi lo faccia b storia. li mantenimento artificiale dell'artigianato in Au– stria e lo sfruttamento dei giovani apprendisti. ' Nel numero del 20 giugno dell:i. 1\fme Zdt rilç_viamo un :1.r– ticolo di L. Winarsky "sull'organizzazione delb gioventù lavora– trice in Austria•. Per comprendere questo nuovo e singolare movimemo bisogna sapere che esiste tuttora in ;\ustri:i., malgrado un certo sviluppo della gr:i.nde industri:1., un. artigianato numeroso, il qu:t'e, dnto il sistema di govemo quasi assolutist:1., esercita :1.nchc una grande in– fluenza politica. Grazie a questa, si è riusciti nel 1883 ad ottenere un:1. legislazione corpora .tivist:1.che. .mira a proteggere e m:1.ntcnere in vita quest'anigianato, condannato in:1.ppellabih;.ente dall:t nor– male evoluzione economica. Furono cre:tte org:tnizz:tzioni obblig:,– torie di m:1.estri artigi:1.ui , !Similialle ghildc o macstmnzc del me– dioevo, e si istitul - come nel medioevo - un apprendisaggio ol.Jbligatorio. i\falgrado questi ed altri pl'ivilegi, le condizioni cconomich e dell'nrtigianato austri:1.co si fonno pilt desolate da un anno all'altro. Si può dire che i padroni reggono so!o ancor:1 per uno sfrutta– mento int~nso dclb mano d'opern e specialmente per mm specie di allevamento :i.li 'ingrosso di :tpprcndisti, i quali - con la scus.'l che s'insegna loro il mestiere - non sono pagati. i\lentre nelle fabbriche esiste la giorn:ua di 1 1 ore, nella piccola industria 1::,. giornat:t non è limital:t da alcuna legge. Se gli operai adulti hanno, per me1,zo dell'organizzazione, potuto fissare il lavoro quotidi:"tuo d:i. 9 :td 1 1 ore, gli apprendisti sono complct:1.mente alla mercè dei padroni, speci:1.lmcnte nelle aziende - e sono numerose - dove si l:1.vornesclusi\·ameme con apprendisti. In t: 1.li: 1.zicnde \figono per i poveri apprendisti condizioni ad– dirillurn spaventose; si lavor:1 14, 16 e perfino 18 ore al giorno, i ragazzi fungl)nO d:1. lustr:\Sc.'lrpc per il padrone, d:t domestic.'l e b:1 .mbin:1.ia per l::t p!l.drona e se veramente vengono adibiti :1.lme– stiere che dovrebbero imparare, non s'insegna loro m:1.iil processo t()t:tle, m:1. I' :1.pprendis.'lggio è loro fatto fare solo per un:1.data parte del l:tvoro. Finiti gli anni cli apprendisaggio obbligatori - in gene;:ralc 4 - il giovanetto si vede varie volte costretto, per l'as– solut:t incap:1.cità di escrcit:i.re il mestiere, di andarsi :1.dìngaggi:trc come manovale in una fabbrica, non ritraendo nessun vantaggio dai 4 anni di lavoro, se non il ricordo del proprio m:i.rlirio, e molle volte un gran danno della salute. L'organizzazione di resistenza degli a,pprendisti. 11 numero degli apprendisti era., secondo la statistica ufficiale, già nel 1894 di 174,404. D'allora in poi, questo numero sarebbe, 'secondo l'A., aumentato di molto, tanto che egli calcola :1.ttualmcntc gli apprendbti e gli oper:ti giov:tni delle fabbriche a circ:t 300 mila. Dalle 5317 ghilde di artigiani ben 161 lavor:mo esclusivamente con apprendisti, 342 impiegano il doppio di :1.pprendisti in con– fronto ai garzoni, 670 meno del doppio, ma sempre più npp.rcn- disti che garzoni. Nel 1894 nncque spontanc:1.mente in mezzo :1.questi ragazzi :1.bb :1.ndonatiall:t prepotcn• dei p:tdroni I' idea dell'organizzazione. A Vienna si convocarono delle assemblee di apprendisti ; in una di esse si elesse un Comitato inc:iricato di redigere gli st:i.tuti di una costituend:t " Associazione fra gli operai giovanili e<l appren– disti ": si distrihuivano dei m:1.nifestini,ed essendo numerose le ade- 1 i,: intercs.s:llltc vedere come si riproducano i11 queste maestranze :tll• suiache, :i.r1ifìci:1\me11tc 111:mtcnutc, gli stessi fenomeni psicologici ~d ccono• miei elevati nelle m :lestr:i.nzc e corporazioni dal mcdio•evo :i.Ila Rivoluzione francese. Vedi nella Rivist,, dellt rivislt /ra11cesi e hdgh.e, 1,cl $;,cinlismq del 10 luglio.

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