Il Socialismo - Anno II - n. 8 - 25 giugno 1903

128 IL SOCIALISMO fanno la festa, come le remmine negr'e e orientali si nbban– donano alle ultime e vorticose d:rnzc prima di entrare nella tomba in cui secondo i loro riti religiosi, non meno idioti .dei nostri, esse debbono seppellirsi vive insicine al cad:were del defunto marito. L.'\ coscrizione dei giov:i.ni ,che dovrebbe essere accompagnaL'\ d!ti pfrmti <1cllcm:tdri e dal corruccio dei coscritti, d:ì. invece luogo, - :\ causa di una delle tante menzogne COn\'enzionali d'oggi - a urla, a feste e :\ grida nei pubblici luoghi. Col loro numero sul c.'lppcllo, e bollati così, in fronte, come i montoni o i bovi di un gregge, i coscrilli si sgol:mo nelle vie e ostcnt:mo quel numero che li toglie dalla comune degli uomini per trasformarli in uomini di truppa. ì\la c1ucst':mno, a l\fontmartrc: - uno dei quartieri popolari di Parigi, - I:\ COS.'\ è pass.'\ta in modo difforente. Le madri dei co– scritti htumo esposto le bandiere sulla porta e sulle finestre delle loro case - ma bandiere abbrunale. Un largo velo nero avvolgeva il simbolo tricolore di odio e di guerra, - e quel crespo indicava il lutto gigante che empiva i cuori delle madri nel vedere i tigli lasciare a metà il lavoro e l'opera di pace per correre, nelle lunghe c.'\SCm1e,nelle orribili C'-merate, nelle misteriose prigio11i milit:ui, - a imparare il maneggio delle .:irmi. Qualche scettico potrà sor– ridere. Non noi. Noi conosciamo l 'and:i.re delle cose. Noi s:i.ppiamo come da un semplice chicco di frumento, getl:i.to nel solco, spunti una intiera spiga, - e d:i.lla spiga l' intiera mèsse tutta biondeg– giante come oro :i.I sole. Noi sappiamo che le grnndi cose traggono sempre origiue da umili inizii, - e che gli :ttÙ dell'uomo, oggi isolati, si propagano per l'esempio, per l'imitazione, per la sugge– stione. Noi siamo fieri di non essere ciechi come 1anta parte delle turbe che ci circondano, e siamo lieti di Sentire che la nostra pu– pilla vede e p~cscnte quell'avvenire a cui tanti altri sono insensi– bili. E come noi ve ne sono cento e cento, non raggruppati in questo o <1uelterritorio soltanto; - non parlanti una sola lingua, - non schiavi di un solo padrone o di un solo re, - ma, sparsi glo– riosamente in tutto il mondo, - gettati ai quauro veoLi, come b semenza gettata al largo dal pugno del lavor:itore, - e siamo tutti uniti per quanto divisi, - uniti nel pensiero e negli spiriti. Ognuno di noi cseguisce laborios..,,mente il suo còmpito e manda, coll'eterno e indomabile pensiero, il suo s:i.luto fraterno :il compagno lontano, al lavoratore ignoto, che batte e lavora, di là dai monti e di là dai mari per l:i. nostr:i stess.'\ c,-usa. E il nostro esempio, propa– gandosi come fiamma sul mucchio di polvere, invaderà ·e si allar– gherà. Noi siamo pochi e dispersi oggi, come i minatori che per diversi C.'\mmini squarciano il fianco delb. montagna per scavare una lunga galleria. Sul principio essi si credono isolati: una squadra ignorn dove sia l'altra e dove lavori; poi, a poco a poco, aur:a– verso i massi si cominciano a intendere i primi coipi. L'eco vi porla il nimore gioioso dell'umano lavoro: tutti sono 13 1 che per vie e sentieri diversi si atL'\ccano alla medesima opera. Poi, i colpi si fanno più distinti, si avvicinano; - e un giorno quegli uomini che I' immens.'\ montagna separava e che forse, con il segno del suo confine rendeva nemici, si incontreranno e si afTr.i.tclleranuo nella gioia del lavoro compiuto ... Noi siamo pochi e divisi. Ma che le m:\(lri comincino oggi. Domani le altre le imiteranno, e l'idea, a poco :1 poco farà il suo cammino. Oggi le madri parigine. Do– mani le altre. Domani :mcora quelle dcli' Europa intiern, - fino a che, gettati a terrn i tirnnni d'ogni parte, purificate le infinite ca– serine, e ogni altro ricetto di cose e di uomini inutili, - spezzate le anni e nffratellati i popoli, potremo riunire tutte le na.zioni in un unico fascio :-hc rammenterà l'iride unica e pur di diversi colori, .che suole splendere in cielo dopo 1:i.tempesta e .l'uragano! Può uccidere! Avete visto come trattavano il principe d'Arenberg in prigione? li principe aveva torturnto un negro, poi gli aveva fatto un buco nella teSL'\ e gli frug:i.va dentro col suo b:1stone. Condannato a morte, il nostro C.'\TO alleato Guglielmo gli commuta, natur.ilmente, la pena. In prigione lo servivano come un principe. Gli accorciavano ciò che voleva: caffè, sigari, giuochi di cnrte e lavativi. Gli lasciavano entrare perfino delle donne: è presumibile che in tali contatti il principe :i.n!l fornito al suo imperiale sovrano dei sudditi degni di lui. Adesso gli hanno fatto la gr:u:ia. 1 soldati tedeschi che si permettono di fare una osservazione ai loro supe– riori SOno messi ai ferri, maltrattati e mutilati. I principi 1edeschi che uccidono i loro inferiori sono manteb.uti anche a donne. Questa è la morale che l'imperatore tuglielmo serve ai suoi sudditi. È stata pubblicata la sentem~a della C:J.usa iniziata dalla con tCSS.'\Ces.'\rina Gaddi-Ercolani contro il cornm. Ponzio-Vaglia, quale rappresentante del patrimonio privato del re. li fatto su cui tale causa è basata è già no~o. Si trntta di questa. Contessa senza Contea che da ragazz:1 incontrò i reali fa– vori cli Umberto I. E ne ebbe un tiglio. Ora, versa col figlio nella miseria. Il Tribunale dichiara che n1entrc deve non occuparsi èlclla CC(.'CZione di prescrizione riflellente soltanto l'interesse privato in controversia civile e che non può formare oggetto dell'es.'\me del Collegio", a seguito della rinunzia ad opporla, per parte della difcs."I. del convenuto, hn. però d'ufficio obbligo di determinare se la pro-. ponibilità della domanda attrice non sia preclus.'\ dal disposto dell'art. 4 dello Statuto del Regno. i\la il principio della inviola– bilità della pe!'SOnadel re, manifestamente si :1ttiene all'ordine pub- blico, sicchè la ririunzia del ... Ponzio-Vaglia a farsene anna di difcs.'\ al riguardo è ri:lUnzia... a ciò che non si può avere. La sentenza prosegue dicendo che se il principio della invio– labilità della persona del Re può applicarsi nCI campo penale, in quello ci"ilc invece per l'articolo 1 38 u. c. procedura civile la Casa reale è soggçtta alle leggi civili del Regno. <';iò si desume anche dall'art. zo dello Statuto. , Nè è giuridicamente possibile - dice la sentcn1.a - la limi ta1.ione del principio della soggezione del capo dello Stato, nei rapporti civili, alla legislazione ordinaria, ai suoi diritti reali ccl alle obbligazioni nascenti da.contr:itto o quasi-contratto, con csclu sioui delle obbligazioni :i.venti la loro c.'\usa nel delitto civile, i1 ordine alle quali ultime la speriment~bilità dell'azione trovi osta– colo nel principio della inviol:ibilità della persona del Re . • Ciò importerebbe, contrarfamente alle pili indiscusse regol<' dell'enneneutica legale, da un l:1to restringere :i.rbitrariamente il signific.'\tO della parola de\b. legge, impcrocchè del patrimonio pri \'alo cli ogni cittadino fanno p:irte tutte le obbligazioni, :i.bbiant. qu~te la loro C.'\US:l nel contratto o quasi-contratto, nel delitto o quasi-delitto; e dall 'ah.ro estendere la preTOgativa, attribuita dall:, legge alla persona del Re, fuori dei limiti nella legge stess.'\ st:, biliti. , E per tali rilievi, senza che si presenti necessario discutere e delcrminare se la prerogativa s:mcita dall'art. 4 dello Statuti possa essere estesa. anche a\h persona del Re defunto, ritiene il Collegio che nel principio della inviolabilità della persona del l{c la proponibilità della domanda attrice non trovi ostacolo giu ridico•· Risoluta così la elegante questione pregiudiziale di diritto, i Tribunale ritiene che sia necessario in merito accertare quale foS&. l'età dell'attrice all'cpoc-'\ in cui S..'\rebbesiverificato il fatto posto a base dell'azione di rifacimento di danni. Quindi sospesi i prov– vedimenti sul merito e sulle ~pese del giudizio, il Tribunale ordin;-1 alla conteSS.'\ Cesnrina Caddi-Hercolani di produrre in atti copir, legnle del suo :itto di nascita. La sentenza porta le firme del presidente cav. Gatti e dc giudici avv. Bianchi e Faggella. La. contessa fu assistita dagli :iv ,•ocati Adriano i\l:iri e Tullio l\fastrucci; il... Ponzio-Vaglia dagl :1vvocnti .Alberto Rossi e Fabio Rosaspina. Nix. ENRICO FERRJ, dirdtore-rupoma6ile. Roma, 1903. - Tipogrnfi:t Cooperativa Sociale, via Barbieri, 6

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