Il Socialismo - Anno II - n. 6 - 10 maggio 1903

IL SOCIALISMO tla un lalo essere s.·dut:\l:l. con soddisfazione, come pr0\"!\ di cncr• ;;ia, e di dignit!l. Certo si è visto che fra gli operai - e spe– ci:l.lmente fra quelli che si chi:unano cristiani - sono ancora nu– merosi coloro che non hanno s.-iputo liberarsi dei sentimenti di servilismo e di p.-iura.verso l:t borghesia. ).fa tuttavia si è potuto const:uarc un grande migliommento di fronte ai tempi pru;sati. Dall'all!·a parte, però, dobbiamo riconoscere che nella proclama– zione dello sciopero generale e' è stata una soverchia fiducia nelle proprie for1.c cd un:i gmve illusione su quelle dcll':wvcrsario. li dichiarare lo sciopero con lo scopo di far ritimrc tutti i progetti fu uno sbaglio gravissimo. In tutti i paesi, ma :mzitullo in Olanda chiunque milita nèl movimento operaio dovrebbe sempre tenere presenti le parole d'oro di un ordine del giorno votato al Con– gresso socialista internazionale di Parigi 1 che • b redenzione del proletariato è un lavoro difficile e lungo. a Gli anarchici wmuo sempre predicando che il movimcnlo eco– nomico in Olanda è già potente e che non ha alcun valore la propag:rnda politica. Gli oper:l.i incoscienti, che si sono l:isciati prendere da queste chiacchiere, furono proprio gli stessi che nella uhbrfr,c.,turn data dalla vittoria di gennaio si sono illusi di poter obblig:ue la borghesia, con lo sciopero, a cedere immcdiaumentc le anni. E quando il ComitMO decise la ripresa dei lavori, l'ama– ret.z.'\ e la riluttan7.:\ manifestatesi frn qur.lche gruppo di operai, dimostrò esservi stati frn gli scioperanti anche di quelli che d:i. questo sciopero si a.spettavano non solo il rigetto dei progetti di legge, ma addirittur:i. I' inizio della lott.'\ fin:i.le del proletariato. Lo sciopero gencJ":\le è stato dett:i.to più d:i.11' istinto che d:tlfo. ragione. Come uno che si vede aggredito si difende senia pen– sare se con la propria difCS.'\aggravi la sua posizione, così la cl:tSse lavornlricc ha reagito all'aggressione reazionaria con la proclama– zione dello sciopero generale. Certo, che anche lm atto di difes.'\ può essere bello e coraggioso, ma deve pur sempre essere guidato da lucidità cd oculatezza di mente. In questo senso lo sciopero fu difettoso. 11 concetto che il proletaria;o de.ve difendersi io simili e:tsi, qualunque ne siano le conseguenze, concetto sostenuto, anche d:1.parecchi soci:1.listi, secondo me, è un errore. L!t borghesia non fu intimidita dallo sciopero, cd 3.nzi se ne è giovat!l. Ed il suo organo centr.1le scrisse, :i.ppena avvenut:1 la proclamazione : • Non è una mala cosa, ma 11110 Odia corDdle.ria a, e da questo giudizio, che fu quello di qu:l.Si tutta la borghesi:i., si potè già capire che lo sciopero era uno sbaglio. Da parte dei socialisti, e dalla redazione del nostro organo centrale era stato deuo che uno sciopero con fine politico non poteva non fallire, d:tta l'esiguità delle nostre forze in confronto con quelle dell'avversario ; m:t nonuStante tale opinione, i socialisti hanno fallo tuuo qu:i.nto er:i in loro potere per il movimento che era stato deciso contro il loro parere. Siamo andati insieme alla lotta, abbiamo tenuto il nostro posto fino all'ultimo, anche se il modo di combattimento non era quello che :i.vrcmmo sceho noi. . .. Le esperienze fotte d:-tl proletariato internazionale in materia di scioperi generali non sono buone. Perchè un t:-tle sciopero J>OSS.'\ essere vittorioso, occorre inn:1.nzitutto che esso si proponga uno scopo determinato, preciso, e subito raggiungibile, non, allo stato presente, lo sconvolgimento dell:t società sogn:ltO d:-tgli anarchici. In secondo luogo lo sciopero deve limiursi a quelle professioni nelle quali la sospensione d:1oneggia fortemente la borghesia, e non de,,e estendersi :i. quelle categorie, per cui non ha importanz.1. :llcuna l':1bbandono del lavoro per pochi giorni, come, p. es., per i lavoratori in di:i.manti. In terzo luogo i panifici non devono so– Sp<:nderc i lavori, pcrchè la mo..ncanu del pane colpisce assai più gli scioperanti e l:i cl:tssc 13.voralrice che non le classi :i.bbienti. Il quarto e più importante requisito è l'alto sviluppo dell'org:1niz– z:u.ione e della disciplina fra gli operai in confronto alla crescente: debolezz:i. interna della borghesia. Qu:-tndo s.'\ci realizzala questa ultima condizione ::i renderà superlluo uno sciopero generale, pcrchè la borghesia allora non affronterà piì1 b lott:i.. Quando, come in Olanda, il prolct :tri:i.to non h:t neanche ancora s.1.puto con<1uist:uc il sufTr.agiounivers.,le, tanto meno perciò ha raggiunto la maggio– ranza in P:trlamento, manc:1.no , secondo mc, le condizioni di vit– toria per uno sciopero gener3le. Comunque sia, il movimento operaio in Olanda ha subito una gr:i.,•esconfitta, ma da es,;,:i.potrà imp~r:l.rC moltissimo per l':-tvve– nirc e pvtrà cosi servire come anello della c.1 .ten:i.in fine :-tlla qnale sta \:i. ccrU vittoria. Primo c6mpito è per adesso di prov– vedere alle numerosissime vittime, c6mpito tanto gr3ve che si de\'e fare appello anche alla solidar:et:\ intern:-tzionale. Ia secondo luogo ci spetta di propagare concetti pi\l esatti sui metodi di lotta, di far vivere in tutti la convinzione che la lotta è lunga e faticosa, e che la vittoria potr:\ arridere solo :11\:i. org:miz1.a1.ioncdiscipliuat: 1. e ben guidata, non gi~ all':llto di coraggio impulsivo e senza pre– parazione. Siamo vinti, m:i. non scoraggiati. Guardiamo :tll'an•cnire pieni di spcrnnza, !i-icuriche la vittori::a s.1.rb.nostra. W. A. Bonger. SCIENZA ED ARTE L'EVOLUZIONESTORICA ( Contùmo~ione e ji11e). 1 i\la anche quest'ultima lotta, cioè la concorrenza degli uomini tra di loro, risulta dai rapporti dei me– desimi con la natura, perchè la lotta per I" esistenza, tanto presso gli uomini quanto presso gli altri esseri viventi non si svolge sempre, e nemmeno di regola, direttamente. Accade più raramente, per servirmi di DARWIN", che due animali, appartenenti alla razza canina, quando e' è scarsezza del necessario, lottino tra cli loro pel vitto e per la vita - cli quello che una pianta, che produce annualmente migliaia di semi, di cui in media soltanto uno raggiunge lo sviluppo, lotti per I' esi– stenza con le altre piante della stessa o cli un· altra specie, che ricoprono già il suolo. Le migliori condi– zioni di vita costituiscono l'oggetto della lotta, e questa si compie in modo che il più adatto, cioè il più forte nella lotta c0n la natura, rimuove dal suo posto il meno adatto i e perciò appunto la storia politica è funzione della storia economica. E' vero che nell'uomo la lotta per l'esistenza si compie in forme determinate, che, sebbene non par– ticolari a lui solo, pure si trovano •specialmente svi– luppate in lui, come organismo superiore. L'uomo non vive nè lotta da solo, bensì in gruppi di diversa mole e composizione. Anche questa com– posizione dei gruppi dipende però dalla lotta per l'esistenza e perciò non è un fattore costante, seppure certe basi naturali, come la differenza cli sesso o di età, esistono a bella prima. Anche i mucchi di formi– che della stessa varietà differiscono tra di loro, p. c., secondo il numero degli individui, e secondo la loro composizione. Bisogna far risaltare specialmente questo fattore, perchè il gruppo combatte la lotta per l'esistenza fino a un dato grado in com111te, vale a dire perchè i mem– bri in certi riguardi non concorrono tra di loro, mn. soltanto con la natura esteriore o con gli altri gruppi. Ciò semplifica il quadro dello sviluppo, che non ap– pare più quale un bellum omnium coulra omnes (guerra di umi contro tutti), dal momento che ogni singolo fa parte di un gruppo. Tuttavia il gruppo non forma niente I V. &dnlis11t" del 25 aprile 1903.

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