Il Socialismo - Anno II - n. 6 - 10 maggio 1903

90 IL SOCIALISMO ùi assoluto. nè di a'-solutamente isolato: ogni gruppo che apparisce in un certo riguardo come unità, in altro riguardo si presenta diviso. Lo stesso uomo deve fnr parte di piu gruppi secondo il rapporto a proposito del quale viene analizzato. I raggruppamenti che più spesso si osservano sono le tribù e gli Stati, se si ha di mira il nesso politico; e le classi, se si considera quello eco– nomico. Per quanto sia vera l'asserzione, che lo sviluppo della storia si compie nelle lotte di classi, questa non contiene tutta la verità. perchè anche le lotte delle: tril>ll e degli Stati fra di loro costituiscono una parte della lotta per l' csislCnza. Non è possibile fissare net– tamente la differenza tra i rapporti delle classi e quelli dei 1>opoli, tra il diritto di stato e c1ucllo delle genti (internazionale), in cui quelli trovano espressione. I.a schiavitù C sorta dalle relazioni ostili di diversi stati, ma gli schiavi costituiscono una classe nello stato. l'gua\ cosa si ricorda nel servaggio. ~ell' Impero romano le citt!t effettivamente sottomesse entrano in rapporti cli fodcrazionc e appaiono pcrcio come Stati ~teri: non è se non a poco a poco che vengono riguardati come fa. centi parte dello stato interno. e cosi degli Stati esteri si vien formando una classe cli sudditi. Anche oggi interi paesi sono dipendenti da altri in seguito alla situazione economica, come, ad esempio. gli stati agricoli dagli industriali, e sussiste tra di loro il rapporto cli classi dominanti e soggette. Inoltre vi sono gruppi economici che si estendono a parecchi stati, come, p, e., i sindacati internazionali. Tutti questi gruppi agiscono in una determinata dire• zione, in comune o in modo identìco. Le loro Ione costituiscono un capitolo della lotta umana per l'e~istem:a; ciascuno di loro possiede certi diritti soggettivi e oggettivi, da cui è possibile discer• nere a quali condizioni cli vita si riferisca la comu– nanza. 11entre alcuni di loro riguardano soltanto sin• goli rap1>orti degli uomini, vi sono altri che si riferiscono a molti e apparentemente perfino a tutti i rapporti - sicchC sono naturalmente di diversa importanza per la storia e l'evoluzione. Poichè non incontriamo nella storia l'uomo singolo, staccato da tutti gli altri, si richiede un metodo rias– s1111tjz•o, per mezzo del quale ~i possa dare alle comu– nanze un nome comune, che prenda in consideraz1one questi gruppi, anche se la tradizione da cui dipen– diamo non ne avesse già fatta la di,·isione. in quanto risaltava agli occhi e si presentava con evidenza alla coscienza dell'ossen·atore, sicchè oggi i fatti raggrup– pati non possono esser scomposti nei singoli avveni– menti. Però 11011 bisogna dimenticare che i gruppi non sono qualcoi-a di separato dagli individui, e che non si può attribuire loro una azione indipendente, che sa– rebbe cli\'ersa dalla somma delle azioni degli individui che vi appartengono. Ora, queste azioni individuali, la cui risultante apparisce come azione del gruppo, pos– sono avere una diversa composizione. e perciò è neces– s..1.rio,se In st0rin è veramente la lotta per l'esistenza, nei gruppi umani e tra essi, conoscere la orga11i::::a– do11e dei singoli gruppi, da cui dipende la composi• zione delle azioni individuali. Perchè altrimenti ver– rebbe introdotto nella esposizione un fattore ignoto. Si tratta ora di vedere se tutte le forze d'un gruppo sono dirette parallelamente soltanto ad una o a 1>:1rec– chie delle sue funzioni; O\'VCro se sono ri\'Olte una contro l'altra riguardo a molte o a poche delle fun– zioni generali del gruppo. Così l'efficacia dell'azione esterna del gruppo diJ>ende e dalla somma delle forze che vi si trovano riunite, e dalla loro orga11i:::a=io11e. L'associazione è o eslensiz•a, o i11lensh 1 a, secondo che un gran numero di uomini travisi riunito in un gruppo, oppure un gran numero cli rapporti sia comune agli uomini di un gruppo; p. e., l'associazione della famiglia è intensiva in confronto alla associazione dello Stato, la quale è relativamente più estensiva. Che il numc:rn maggiore dei componenti, nella loua•con la natura e con gli altri gruppi, costituisca nel gru1)f)O una maggiore efficacia, non ha bisogno di esser dimostrato. ~la anche l' intensita dcli' associazione necessaria– mente ha per conseguenza, in seguito ai più stretti le– gami degli uomini tra loro, una più forte coesione e una maggior forza di resistenza di un b'TUf>po.così di fronte agli altri, come nei rapporti con la natura espli– cantisi con un'economia intensiva; onde la conseguenza di una produzione 1naggiore, cioè una estensione dei limiti dei mezzi alimentari. Una differenziazione del– l'nzione entro il gruppo rafforza senza dubbio la coe– sione, se è diretta a una mèta comune e se ha il ~uo fondamento nella divi<.ione del lavoro, non soltanto perchè rafforza i legami degli uomini tra cli loro con la reciproca dipendenza. ma anche perchè vien procu– rato il massimo di \'ita col massimo della differenzia– zione della struttura. Al contrario i contrasti delle classi indeboliscono la coesione, perchè conducono ad una lotta entro il gruppo. Cosi si avrebbero i punti di vista, dai quali si cle\'0110 osservare l'evoluzione e la lotta per l'esistenza: influenza cioè della natura ~u i gruppi umani, e di questi sulla natura; influenza dei gruppi umani tra di loro: orga• nizzazionc dei gruppi umani, secondo I' estensione e l'intensità. Oltracciò sarebbe da esan\inarsi la questione della continuit!\ dei gruppi, cioè la questione dell'ambiente e dcli' ereditarietà; qui è da notarsi che l'uomo - come dice HERtNG - deve cominciare dal mettersi ad impa– rare, laddove l'animale si può dire che sia un maestro nato; per cui anche il cervello umano è al momento della nascita molto più discosto dal culmine della su.1 fOrmazione che ·quello dell'animale, non soltanto in linea di tempo, 111aanche pel suo sviluppo, e si può asserire che il cervello del neonato sia 1110\topiù im– maturo di quello dell'animale. Perciò nell'uomo I' in– flusso di ciò che nel senso più vasto si può chiamare ed11rndo11c, vale a dire dello sviluppo dell'adattamento diretto dell'individuo aWambientc, ha un ,·alare senza misura maggiore di quello che non sia per le altre razze animali. L'adattamento può essere quindi progres– sivo, e può esser considerato come un elemento mo– bile, perchè ogni progresso che fa l'uomo, nella sua lotta con la natura, trac dietro a sè un nuovo adatta– mento. Al contrario l'ereditarietà, rappresentata da ciò che si chinma caratteristica della raz:r.a. apparisce come un momento stabile. Ma anche chi non ha adottato - come Gu~IPLOVICI. - il punto di vista del poligenismo. deve riconoscere, che ciò che apparisce quale caratte– ristica della raz:r.a, deve esser stato acquistato mediante l'adattamento, e perciò non può esser considerato come fattore autonomo nell'evoluzione. Si dovrà anche con– cedere sulla base di quanto fu esposto da \VAl.tACE che le caratteristiche fisiche della razza possono nell'at– tuale stato della società rimanere pressochè stabili, perchè non si presentano di rilievo nella lotta per l'esistenza. I contrassegni psichici della razza invece o non consi– stono in quella generalita, che viene imaginata dai fantasiosi e fanatici 1>ropugnatori del principio di razzn, o si spiegano sufficientemente cOn l'adattamento. Adattamento è pure I' organizzaxione del gruppo. BOCIIERdice : « Ogni divisione del lavoro è adatta– mento del lavoro alle forze limitate dcli' uomo, e si viene determinando nella vita sociale quando hnvvi una sproporzione qualit..1.tiva tra il lavoro da prestarsi e In capncità di lnvoro nell'individuo ». Sarebbe pii.1 esatto il dire : la divisione del lavoro è un adattamento delle forze limitate dell'uomo all'ambiente. Dalla divi– sione del lavoro in senso più vasto risulta la organiz-

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