Il Socialismo - Anno II - n. 6 - 10 maggio 1903

IL SOCIALISMO 91 zazione professionale, che non è necessariamente iden– tica alla organizzazione delle classi, perchè la differen– ziazione dell'attività professionale è in prima linea differenziazione cieli' attività di fronte alla natura; e da essa risulta oltracciò la reciproca dipendenza degli uomini tra dì loro, cioè l'associazione estensiva. In– vece come lotta di classe viene combattuta la lotta per l'esistenza degli uomini tra di loro, cioè tra quelli che nella lotta con la natura si Sono acquistati van– taggi e possessi - e quelli che non riuscirono ad acqui– ~tare che un posto inferiore, o gli eredi di queste due classi. La sorte della lotta che menano tra di loro, di– pende dalla loro massa e dalla loro organizzazione. Nell'osservare le lotte dei gruppi tra di loro s' im– pone di nuovo la questione se si possa stabilire un determinato risultato •delle medesime. Gli scrittori di tutti i tempi e delle più diverse tendenze involonta– riamente arrivarono a conclusioni consimili : così lo SPENCER costruisce due relazioni, quella del!' inimicizia e dell'odio, la quale appartiene agli uomini primitivi - e quella dell'amore che appartiene ad un lontano avvenire. LAWR0W rileva un progresso della coscienza sociale, che conduce al rinvigorimento e ampliamento della solidarietà sociale. l medesimi poli contrapposti sembrano trovare espressione, l'uno, nella massima di Honnr-:s: status l1om·ùmm naturalt"s belium omnium in omues - e l'altro nella constatazione cli ARISTOTELE « àv3pwn:o:; <p:.ii:m r:oì,t.:1~ò.,, ~!:)o•J » (l'uomo è un animale po– litico, cioè, sociale, socievole)." M0M~ISENdice la stessa cosa, quando asserisce : « Ogni storia non parte dalla unità, bensì dalla divisione della nazione». RoonERTUS dice in generale : « La comunanza che procede in via estensiva ed intensiva è la legge della storia». Gli eco– nomisti giungono nel loro ca1npo alle medesime con– clusioni; alla medesima tendenza accennano la legge di accumulazione secondo MARx e la successione delle forme economiche eretta da SCH:\I0LLERe BOCHERcome segue: « economia del villaggio - della città - eco– nomia territoriale - stato - economia nazionale, cui arriva anche per l'altra successione: - ricerca indivi– duale di nutrimento - economia domestica - autonomia - economia della città - economia nazionale. BUCHER conchiuse pure: << E 1 la via dalla famiglia alla società, che l'umanità 1nisura, e che, per quanto ci è dato vedere, termina con una sociatizzazìone sempre più serrata ». Ma come si adattano queste osservazioni a quanto esponemmo? Nella lotta per ii esistenza, che vien com– battuta a gruppi, ha la probabilità di sopravvivere e di vincere il più capace, ed è il piì.1 capace - a parità di condizioni esterne - il gruppo più forte, cioè, se– condo la nostra definizione, quello la cui associazione è allo stesso tempo più estensiva e più intensiva. Perciò nella lotta con la natura e tra di loro 1 i gruppi più socializzati devono vince(e i meno socializzati 1 e quelli, in cui vi sono meno contrasti di classi de– vono prevalere. Per esprimerci più in generale, la ten– denza della storia è diretta sulla via della lotta di classe verso l'abolizione delle classi - e sulla via della lotta degli stati verso i' abolizione dei contrasti tra gli stati medesimi. Jn questo senso si potrebbe parlare di una legge d'associazione storica o d' una Legge dciia socializza– zione progressiva - il cui complemento sarebbe la progreSsiva dijferenziazione dett' individuo, che, come abbiamo detto, è tutt'altra cosa che la-differenziazione delle 'classi. SPENCER e SBDIEL hanno richiamato l'at– tenzione sulla differenziazione degli individui ed essa corrisponde alla« divergenza dei caratteri» osservata eia DARWIN, che si fonda sul fatto, che« quanto più i di• scendenti di una specie divergono per struttura, costitu– zione e genere di vita 1 tanto più diventano capaci ad oc– cupare numerosi e svariati posti nella economia della natura e in seguito a ciò ad aumentare di. numero ». In nesso con le tendenze evolutive della società 1 si vuole parlar di Progresso,. e anche quì avviene che venga introdotto qualche elemento teologico e mi– stico o, açl ogni modo, arbitrario, da cui dovrebbe dipendere l'indirizzo dell'evoluzione e alla cui stregua la st01·ia dovr'ebbe esser giudicata. Così, p. e. 1 il LAwRow sosLiene che « nell'avvicinarsi dei fatti storici al bene reale o ideale da noi 1·iconosciuto sta l'unico signifi– cato della storia 1 cioè la legge del progresso ». Un tal bene, come risultato di una considerazione ideali– sta, è una cosa puramente soggettiva e sta in rela– zione null' altro che mistica con lo sviluppo della umanità. In realtà niente di simile si può intendere sotto il nome di progresso I ma soltanto un pro– gredire che s'allontani da uno stato anteriore. Se si crede di poter sostenere con fondamento che questo prog1·edire abbia luogo in senso. continuato verso una determinata direzione, o almeno in modo che vi sus– sista una tendenza in una determinata direzione 1 in tal caso non si intende con la parola « progresso » altro che evoluzione; e la legge evolutiva del progresso sa– rebbe una tautologia. È appena con la determinazione della tendenza nel passato 1 che la legge del progresso acquista un conte– nuto, p. e., quello della socializzazione progressiva. In generale si può discorrere di un adattamento sempre crescente, cioè nella lotta con la nitura, di un potere se,llpre cr_~scente su di essa. In che poi consista que– sto adattamento nei rapporti e nella lotta degli uomini tra di loro, non può insegnarci che la storia - e non è leèito invece importarvi l!ll concetto metafisico del progresso. Non si può adunque pronunziare un altro giudizio su qualsiasi tendenza dimostrata nella storia, oltre quello di un raffronto delle condizioni posteriori con le ante– riori; un'altra misura non è ammissibile in nessun luogo. Se è dimostrato il progressivo raffre<Jdamento del sole, ciò non pot,rà dirsi nè che sia bene nè che sia male. La ricerca di un'altra misura dei valori non è che la conseguenza del fatto che le azioni umane si fan risalire alla coscienza - e che i motivi concomi– tanti nella coscienza possono essere ordinati secondo certe categorie. · Nell'osservazione oggettiva ii azione umana appa– risce come fenomeno di adattamento, cioè come adatta o non adatta - mentre apparisce che i fenomeni della volontà, nella considerazione soggettiva, condu– cono a una azione adatta o non adatta. Per poter adun– que giudicare di azioni e motivi, devesi conoscere il contenuto dei fenomeni dell'adattamento umano. Così il principio della socializzazione progressiva assieme con la rappresentazione dell'evoluziònè offre all'etica il suo fondamento e il suo contenuto. L' im– perativo categorico di KANT dà soltanto una direttiva puramente formale per l'azione etica, perchè non ci dice, come dovrebbe essere la norma che abbia va– lore per tutti, nè c'indica chi abbia a sanzionare r im– perativo. V'è sempre qualche cosa di mistico nel clo– vere1 se non si ammette un potere che lo costringa. Dal punto di vista della evoluzione, la storia universale è infatti il giudizio universale; perchè bisogna prender le mosse dall'apprezzamento storico e trarne la misura dai giudizi storici ed etici. Non si chiede qui che cosa debba far io, nè che cosa avrebbe dovuto fare quell'altro, ma che cosa abbia veramente fatto, che consegucn~a abbia avuto la sua azione. E si chiede ancora se questa azione sia riu– scita a promuovere o a inceppare l'evoluzione, perchè da ciò dipende se l'azione abbia storicamente valore o se sia nociva; da ciò dipende anche il giudizio mo– rale su di essa. Il nostro prossimo, la società dànno il buoi{ consiglio di agire così e procurano di costringerci ad azioni morali

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