Il Socialismo - Anno II - n. 6 - 10 maggio 1903

IL SOCIAI.ISMO se la percentuale della produzione della corporazione dell'acciaio degli Stati Uniti è altrettanto grande oggi».' Senza cercare di diminuire il valore o l'interesse di queste cifre, bisogna ricordarsi che il periodo di tempo che esse rappresentano è troppo breve per giustificare la loro accettazione, come testimonianza decisiva. E' più che probabile che i prossimi due anni mostreranno un cambiamento molto conclusivo. Varie cause operarono durante il periodo del quale trattano quelle cifre, per mantenere le industrie del ferro e dell'acciaio in uno stato cli eccezionale attività. Tali condizioni offrono eccel– lenti possibilità all'industria indipendente. li jo11rnal of Commerce cli New York. commentando queste cifre al– l'epoca della loro pubblicazione. scrisse: « Una delle fasi interessanti dello sviluppo dei trusts è stata che non hanno impedito la nuova concorrenza. anche quando hanno cominciato con l'assorbimento cli quasi tutte le fabbriche e con la prospettiva di diventare monopolii approssimativi se non assoluti. La corporazione dell'ac– ciaio è così vasta, nella sua capitalizzazione e nella cerchia delle sue operazioni, che avrebbe ben potuto spaventare la concorrenza: ma dall'epoca della sua or– ganizzazione stessa, nuove concorrenze si sono svilup– pate. Quale sarebbe il destino di certe di queste fabbri– elle se la domaNda fosse iNsufficieNte per assorbire t'in– tiero prodotto; e se le grandi fabbriclle o le pirrole sop– portere/Jbero meglio'"' periodo di penuria, sono problemi ai quali l'avvenire solo potrà 1'is/)011dere. Ma per il mo– mento e per l'avvenire immediato la domanda assorbe l'intiero prodotto e obbliga gli industriali a importare l'acciaio.» Si potrebbe aggiungere che molti dei cosiddetti in– dustriali indipendenti esistono soltanto col permesso dei trusts. La corporazione dcli' acciaio si è sempre vantata delle sue « relazioni amichevoli» con un grande numero di queste fabbriche indipendenti. Tradotto nel lin~uaggio chiaro dei fatti. ognuno sa che questo vuol dire che gli indipendenti hanno preso l'impegno di rispettare le condizioni imposte dalla corporazione. Oltre questo, una analisi accurata degli azionisti di queste Compagnie e di quelli della corporazione rivelerebbe probabilmente un grado sorprendente di concentrazione che spesso sfugge all'attenzione ». 3 La questione sollevata dal Jo11r11alof Commerce in quella parte della sua nota che ho sottolineata indie-a l'importanza cli quello che ho già osservato. cioè di stare in guardia prima di accettare statistiche come questa. che interessano soltanto un breve Periodo, a base di una critica seria. Poco dopo la loro pubblica– zione la corporazione dell'acciaio, nella previsione di una notevole diminuzione nella domanda, dichiarò una guerra cli tariffe contro i suoi concorrenti, i risultati della quale saranno senza dubbio intere~santi a cono– scere. Comunque sia, non c'è nulla di pili certo di questo fatto: che l'industria del ferro s'avvia rapidamente verso la conccntra1.ione assoluta. sotto un'unica dire1.ione ge– nerale. almeno per tutte le grandi fabbriche e lavora– zioni del ferro che ci sono agli Stati Uniti. Mi pare che il prof. R. T. Ely nel suo libro Afo– noj)oli e tr11.sts abbia dimostrato questo. luminosamente. Egli cita I' America11 111m111factor,;1 and irou world per mostrare che il progresso della concentrazione è pili rapido di quel cl\e si crede genernlmente. Per esempio: « Nel gennaio 1890 ci furono 345 alti forni in attività 1 Secondo 1111 recente r:ipporto st:impato ucl S/wi11,rjitld Rtj,,,6/k11,r I:, corporatione dell':,cciaio degli S1r1ti Uniti h:i. • U!.Orbito. • la maggior p:,r1e di quc~te Comp:,5:nic i11dipe11dciui. , Non c'è bi,ogno che io in•iua s11ll'importania di q11cu'1110 t:mto ge– nerale, come f:iuorc 11otevole della concc111r:uion• indn•triale. Per esempio, secondo uno 1>tt1dioacc11r.11ini1no st:impato sul IV'1rl:tr di New \'ork, 30 dl'i .51 uomini che fornrnno il Consi1;dio dirctti\'o di tre comoraiioni { Tlu S11,,.. ,lard "U C"., la c1'r)prn•ì""t dtlfncdafo drgli S/11/i u,.;t,, t la Bm,cn Ur- 611,w Nniiott11lt) cuoprono non meno di 637 po~ti di direttore in 385 di\'cue Compaguic. con una possibile produzione settimanale di 175,002 . tonnellate di ferro bruto, cioè una capacità settimanale media per ogni alto forno di 507 tonnellate. Sui primi di novembre del 1897 ci furono soltanto 185 alti forni in attività, mentre che la produzione settimanale totale era di 219,638 tonnellate, equivalenti a 1187 tonnellate per ogni alto forno. Così nel 1897, con una diminuzione di alti forni del 46 % sulla totalità degli alti forni esi– stenti al gennaio del 1890, ci fu un aumento del 25 % nella totale produttività; e di pili del r 3 % nella pro– duttività media di ciascuno degli alti forni ». Non si può mettere in dubbio che è avvenuto un aumento an– cora mag~iorc· nell'industria del ferro dopo il 1897. Si potrebbero c~aminarc le statistiche di varie grandi industrie e ~e ne otterrebbero risultati simili. ; Se consideriamo le industrie tessi.li, troveremo che il medesimo fatto si verifica anche in queste. Le seguenti cifre del censimento per le quattro classi dcli' industria tessile, la manifattura ciel cotone, della lana, della seta, e le tintorie e finiture lo provano. =~1 Stahili- Anno menti 1850 3025 .... 30,7 1870 4790 '"" 4018 '''° 411-4 Industrie tessili trustificate. Impiegati 146,8g7 174,o82 '112-t,943 384,"1151 511,897 Prodotto in doll. 128,761),971 214,740,614 520,386,764 532,673,4881 7'111,749,262 In un notevole articolo della/a/e Review, dalla quale ho preso queste statistiche, il sig. \V. F'. \Villaby sot– topone le cifre ad una accurata analisi, dalla quale tolgo quanto segue: « se si prendono insieme i quattro rami dell'industria tessile si vedrà che mentre che iJ nuh1ero delle fabbriche aumenta, durante quaranta anni, di sol– tanto il 36 °fo. il numero degli impiegati aumenta in ra– gione del 248 % ed il valore del prodotto del .i.65 °/ 0 • Il numero medio degli impiegati per stabilimento è dun– que aumentato continuamente dal 48.5 nel 1850, al 64.1 nel 186oj 57.4 nel 1870: 95.1 nel 1880; e 124.4 nel 1890 ». 11sig. \Villabyag-giunge: per tutte le in– dustrie è importante notare che il movimento verso la cpncentrazione ha progredito pili rapidamente negli ul– timi anni». Quantunque io non abbia lo scopo di stabilire, per me1.zo della statistica, il progresso già raggiunto dalla concentrazione, accertamento per il quale non abbiamo ancora dati suflicienti sotto mano. un'idea gcnt:rale ba– stevole per uno scopo pr:ttico può dedursi da certi fatti ben noti. Nella Reviem of Re;,iews I il signor Byron \V. Halt, uno scrittore ben noto, dette nel 1899 una lunga lista di circa 120 corporazioni. Il Jourua/ of Commerce in un annuario stampato nel 1899, dette una lista di 353 trusts e Compagnie che esistevano nel marzo di quell'anno. 11 capitale totale di questi 353 lrusls era di dollari 5,832,882,842. con una media di circa 17 milioni di dollari ciascuno. Bisogna ricordarsi che erano quasi tutte Compagnie anonime. I.a lista comprendeva po– chissime di quelle combinazioni incerte come i Pools, Concordali e simili che esistono principalmente per sta– bilire i prezzi, ecc. li prof. Ely cd altri scrittori si sono lagnati di queste liste ed altre simili, pcrchècomprendono molte combinazioni che non sono di carattere monopo– lizzatore. Qui però non sono citati, come prova della 1 Rn1ir.11 t>/ Rrvit'lus, New Voi'k, giu~no 1899. Il sig. lblt h:,., i11sc– g11irn. riv.,.du10 l:i ~11:,liita portando il numero fiuo a 163. - iVrw V(lr.(· 1vorhl A/1111""" 1901.

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