Il Socialismo - Anno II - n. 5 - 25 aprile 1903

70 IL SOCIALISMO tere nella loro vera luce gruppi di fatti storici. F. A. LAKGE ha sfatato colla sua maniera chiara e induttiva il pregiudizio che il genio si faccia sempre strada, e che la forte individualità sia in grado di tissarc sovra– namente il proprio destino. E dimostrò sopra una serie di 1 ipici self-111ade-mc11 che soltanto a un reiice concorso di circostanze esteriori è dovuto il loro successo. Quando il genio per una maggiore attitudine all' adallamento si distingue dagli altri uomini, allora possiede maggior probabilità cli farsi valere; ma non si può sostenere che la facoltà cl' adattamento e la forz.. 1., in ogni caso e sempre, abbiano il potere cli trionfare sulle circostanze esteriori sfavorevoli; molti geni certamente cadono mi– seramente, perchè il successo è una risultante: la risul– tante delle loro azioni e delle circostanze esteriori. La stessa legge che riguardo alla vo/011/à è sem– plice legge del caso, ha valore non soltanto per le sorli imiividuali, ma anche pt:r i prof.rrcssi della tecnica. ~IACII dice: « lo schiudersi <licampi finora ignoti di fenomeni non può essere prodotto che da circostanze casuali, che mettono in speciale rilievo fatti finora irrile\'anti ». ~on è che un altro Imo della stessa verità, se ){. \'O,. Dt:~ STt-.:1Nt:Z\, polemizzando contro la costruzione di un uni– versale periodo della pietra, riassume le sue osservazioni sui diversi popoli primitivi del Brasile centrale, con le pa– role seguenti: « Ogni popolo ha imparato aJ utilizzare il materiale offertogli dal suo proprio territorio cd è giunto così in possesso di metodi che dai vicini, prov– visti deficientcmente di tale materiale non sarebbero stati mai trovati ». Un popolo ha il monopolio della produzioni di accette (scuri), perchè nel suo territorio si trova una determinata s1>ecie di pielra a ciò adatta; un altro popolo ha il monopolio della fabbricazione di J>Cntole, J>erchè il suo suolo è ricco di argilla, mentre presso i popoli confinanti sono in uso i gusci delle zuc– che. Gli oggetti di argilla presso i primi prendono però la forma d1 gusci cli zucche, perchè essi si diedero a lavorare l'argilla per il solo motivo che nel loro ter– ritorio mancavano le zucche, e quindi tentarono cli imi– tare gli arnesi dei loro vicini, i soli che essi conosce– vano. È evidente cli quanto rilievo do,·esse essere, per lo sviluppo d" un popolo primitivo, il possesso di armi più forti, o la conoscenza dell'arte più importante. ~la neanche per l'uso e per la produzione del fuoco a proprio talento, per cui si distingue l'uomo selvaggio eia <1uello che trovasi nei primi stadi della civiltà, non cm necessario un Prometeo previdente, bensì, per citare le parole dello STEIXEN, bastava: « un vagabondo preistorico che 11011 possedesse altro che un resto di materia incandescente dagli ultimi fuochi d' ac– campamento, che poi egli doveva ingrandire». Dapprima l'uomo primiti,·o si serviva del fuoco generata dal fulmine o da altro caso fortuito. Incendi di cespugli e cli steppe, in seguito a cui restava lì della seh-aggina mezzo car– bonizzata, insegnarono al cacciatore primitivo I' arte dcli' arrostire. \,Juando ,·olcva mantenere e portar seco il fuoco, si serviva del legno secco polverizzato come mnteria incandescente. Quando conficcava il legno nel legno per ottenere la polvere, questa cominciava n prender fuoco tla sè, e la scoperta della produzione del fuoco a proprio beneplacito era fatta, tostochè tale osservazione s'era imposta ai selvaggi. Consimili osservazioni devono ripetersi in gran nu– mero, e perciò ~IACII dice a ragione: « la maggior parte delle scoperte che cadono nei primordi della ci– viltà, come la lingua, la scrittura, la moneta, non po– terono essere il risultato di una riflessione premeditata e metodica, perchè del loro valore e della loro impor– tanza non era possibile farsi una idea, prima di far uso delle stesse. » HUCl·IER è nrrivato alle medesime conclusioni con l'osservare lo sviluppo economico. La cosicletta « na– tura economica» dcli' uomo e il dominare del « prin- c1p10 economico~. secondo il quale l'uomo procura di raggiungere il massimo soddisfacimento col minimo sacrifizio, l'opportunità delle azioni in seguito all'uso di minimi mezzi, costruita con le nostre idee precon– cette, non resistono ali' evidenza dei fatti. 11soddisfa– cimento dei bisogni, dovunque, presso i popoli primitivi, ricorda l'agire istintivo dell'animale. « Di provvedimenti generati dal pensiero dell'avvenire non può parlarsi presso i popoli primitivi. L'uomo primiti\·o non pensa all'avvenire, anzi 11011 pensa affatto: ~wole soltanto. e precisamente vuol conservare la sua esistenza ». A ciò si connette un'altra constatazione di B0<:111-:R, vale a dire che « il lavoro ha, presso i popoli primitivi, un carattere molto nebuloso, e che quanto più ci adden– triamo nelle origini dello stesso, tanto 1>illsi riscontra, ch'esso per forma e contenuto si avvicina al trastullo» La ricerca individuale del cibo nell°uomo primiti,·o, come i suoi giuochi, ricordano la medesima atti\'ità degli animali. I vari giuochi degli animali sembrano com– piere 1>er la loro specie le stesse funzioni che i giuo– chi degli uomini, sia che nell'uomo che si trastulla si manifesti una esuberanza cli forza, o che dopo esau– rila una porzione delle sue forze, egli ne ponga in azione una seconda, mettendosi a giuocare. per con– cedere alla prima qualche ristoro. Come il bambino impara ad afferrare le cose con movimenti che dap– prima sono senza scopo e soltanto servono per giuo– care - cosi anche l'uomo primitivo impara giuocando le arti, e vi si addestra. I primi animali, che furono domati dall'uomo, non erano animali utili, ma veni– vano tenuti a scopo di lusso, e ri1>ugnava anzi all'uomo primitivo il cibarsi della carne e delle uova ùi animali domestici. Dovunque si osserva che i popoli primitivi in nessun modo arrivano per la via più breve alle loro cognizioni, e alla applicazione pr:itica delle mede!-limc; l:he que– ste ultime vengono determinate anche qualitativamente dalla maniera con cui vengono acquistate, che ogni progresso infine vien fatto senza scopo nè mèta, qua!-li inconsciamente e senza subire l'influenza dei desideri umani. Ciò che vale per l'acquisto cli nuove cognizioni tecniche, ,·aie anche per la organiz1.azionc sociale. Le ricerche fatte in proposito hanno stabilito, che sulla terra si riscontrano le forrne pili varie di matri– monio e cli famiglia, mentre i1n-ecc non si riusci a dimostrare che presso i vari popoli si sia avverata la stessa successione di tali forme .. Ma è chiaro, che lo sviluppo di una determinata forma presso un detenni– nato popolo non è da attribuirsi ad una intenzione premeditata o a un piano prestabilito, bensì a cause che non !-tanno sotto l'influsso di nessuna idea sulla forma migliore dell'organizzazione sociale. Tutti i ~ruppi sociali dipendono però in ultima linea dalle diverse forme ùi matrimonio e cli famiglia - e anche l'altro importante fattore nella formazione cligruppi, cioè l'au– mento della popolazione, dipende, come negli animali, così negli uomini, da caul"--e fisiologiche e da altre con– dizioni che ~i sottraggono all'influenza dcli' uomo. Se dunque le nostre fonti ci consentissero di scri– vere la storia di un popolo primitivo, in tal caso il nostro bisogno cli causalità s..1rebbe completamente sod– disfatto, qualora noi, come per gli altri fenomeni bio– logici, ne esponessimo lo sviluppo, senza accennare neppure una volta ai motivi e all'intenzione cosciente come alla causa efiicicnte di un fenomeno: noi scri– veremmo la storia Jcgli uomini nella stessa maniera, con cui LL'"1moci..: descrive lo sviluppo delle diverse specie di formiche: le rappresentazioni psichiche dei popoli, la cui storia imprenclcrcmmo a trattare, non avrebbero che il carattere di fenomeni concomitanti. Noi potremmo stra1>parle dalla serie causale, dovendo solamente indicare, coma si sieno adattate alle condi– zioni esteriori mutate.

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