Il Socialismo - Anno II - n. 3 - 25 marzo 1903

36 IL SOCIALISMO zionalizzazione e di socializzazione che sono già oggi possibili? Dove è il programma di socializzazione della grande industria? Dove è il Socialismo municipale, cosi fecondo di rcsultati pratici, e di beneficii imme– diati? » « Ed è dannoso il silenzio serbato intorno ai punti di contatto dcli' « ipotesi collettivista» con la realt.'l d'oggi giorno. Ecco il grande fenomeno economico - quello dei trust - che era allo stato rudimentale nel 1896 (quando Millerand faceva il discorso di Saint– ~fandé) e che ha assunto dopo qualche anno da allora, in tutto il mondo capitalistico, una importanza straor– dinaria. « Ora, io non ho bisogno di insegnare a ~ 1 lillerancl fino a qual punto questo sforzo elci sistema capitali– stico 1>crorganizzare e disciplinare la produzione, e per eliminarne l'anarchia della concorrenza - fino a qual punto esso sia la dimostrazione sperimentale ciel Socialismo collettivista. « Ed è cosa di sommo interesse mostrare al pro– letariato come il metodo d'osservazione, cui .Millerancl si richiama, confermi ogni giorno di pili la verità del collettivismo come la realtà stessa si metta nella di– rettiva del nostro ideale, e ne prepari l'avvenimento»-, È chiaro come a Jaurés non fallisca la coscienza socialista, e come la forza della sua personalit:\ ri– sulti dall'essernein ogni argomento assistito. Egli diceva infatti nel primo articolo - e ciò completa in sintesi il suo pensiero - queste parole: « Noi abbiamo un ideale, e questo ideale, che mette la persona umana al disopra di tutto, che laemancipa eia ogni tutela, sta in opposizione all'ideale della borghesia capitalista, che mette la proprietà al disopra della per– sona. Come potremmo romprendere httla la g-,·andez::a del nostro ideale, come potremmo trovare in esso fui/a la for=a viva della quale abbiamo bisog'llOper lottare e per vincere, se 11011. fissiamo 11ettame11le in qual modo que– sto ideale si oppone a tulta la realtà odiernaf Questo vigore della ajfen11azio11eideale 110ncontrasta punto al modo di a=io11e&011/inua ed evolutiva, an:i gli vielle ill aiuto.» Altra volta, ed anche recentemente (negli Etudes socialistes, Paris, 190 r, introd.), il Jaurès volle porre il noto dilemma, poi tanto sfruttato in buona e in mala fede: o la soluzione catastrofica, o di riforma in riforma, fino al trionfo del Socialismo. Ma ora il Jaurés stesso ammette che c'è di mezzo, ed è la soluzione giusta, il metodo rivoluzio– nario, per il quale Ferri giungeva alla medesima conclusione qui sopra riprodotta. Ferri scriveva: ' « In Germania il metodo rivoluzionario tenuto dal Partito socialista ha evitato che il proletariato si ad– domesticasse con quelle leggi sociali che pure sono opera grandiosa, mentre in Inghilterra il capitalismo, avendo ,cominciata quest'opera anche prima della for– mazione di un partito rivoluzionario, ottenne di rendere politicamente e socialmente flaccida la. mastodontica or– ganizzazione corporativista delle Trade-Unious. « Il che, nell'un caso e nell'altro, a reciproca con– ferma, torna a dire, che il metodo pili efficace in pra– tica e pili utile al proletariato è, ancor una volta, il metodo rivoluzionario di propaganda e di organizzazione socialista,che non impedisce, anzi affretta, le ri– forme, ma non soffoca nè paralizza le potenti aspira– zioni all'integrale emancipazione del proletariato stesso:.. 1 // ""'""" rivoluzionarù,, nel S«iafim,o citato. Onde il metodo rivoluzionario apparisce il me– todo socialista per eccellenza, che ha da un lato la forma degenerativa del riformismo ministerialista-ulrra e dall'altro lato la forma degenerativa dell' intransi– genza assoluta e negativa. L'una e l'altra di queste linee di condotta sono troppo facili, troppo sem– plici, diceva il Ferri, di fronte alla complessi!:\ della vira sociale moderna; e bene scriveva Arturo La– briola che « la politica socialista è la pii, delicata e sottile che poss:t mai aversi )). 1 .. Nella sua risposta complessiYa « Lettera apertaa Giovanni/attrès » ( Peti te Ripublique, r5 marzo), Mil– lerand nota che non avrebbe nessuna diflìcolt:1a to– gliere al suo socialismo l' « etichetta » di riformista, purchè gli altri togliessero al loro quella di rivolu– zionario. Ma sopprimendo l'una e l'altra qualifica si sopprimerebbero le cose cosi qualificate? Pare davvero che no. E quindi le due definizioni rimarranno, per le necessità dell'intendersi. Millerand dice in questa sua risposta : « Cosi teoricamente come praticamente la demo• crazia ha dato il colpo di grazia alla concezione ri– voluzionaria. Lungi dal presentare una opposizione radicale e assoluta alla « società esistente~ l'ordine socialista è invece una estensione e uno sviluppo di alcuni elementi del!' ordine capitalista ». Che l'uno si svilu"ppidall'altro, come dimostrò Carlo Marx, ciò non induce per nulla che il pieno svi– luppo dell'uno - una volta raggiunto - non sia in opposizione radicale e assoluta con l'altro. An– che la libertà si è sviluppata per successivi gradi dalla schiavitù ; ma ciò non toglie che la libert:I sia in opposizione radicale e assoluta con la schia– vitù. Cosi il cristianesimo dal paganesimo. Cosi sempre e dappertutto. A ragione Vandervelde, commentando nel Pmple la prefazione di Millerand, scrive: « Nella sua opera di liberazione il proletario può ricorrere a delle coalizioni, a delle alleanze temporanee, a delle transazioni di un giorno, che - secondo la giusta espressione di Millerand - sono la necessità in– separabile (rauçon) dell'azione: ma per non trarre da esse pili danno che utile, queste transazioni, queste alleanze, queste coalizioni, devono essere l'opern di una classe operaia possentemente organizzata e co– sriente del suo sropo finale ». t insomma,sempre,questoconcettodello « scopo finale » (su cui sempre ha insistito Enrico Ferrj) quello che se informa di sè l'intimo congegno psicologico e politico dell'azione socialista, d:I vita :il metodo rivoluzionario, indic:tndovolta a volta quali sieno le riforme da chiedersi che meglio s'in– quadrino nel progressivo avvicinamento al fine col– lettivista, indicando volta a volta i modi del chiedere e dell'ottenere - e se di sè non informa l':tzione socialista, rimane una semplice affermazionedi « i– potesi »; e l'azione sodalista non innervata e m:1~ teriata di esso concetto, non più guidata da siffatta 1 // • Fa6iani.sH10 • ilalùmo, ll :irticolo,nel S«iali.s1110 , fo.sc.IX , :inno I, 25 giugno 1902 1 pag. 131.

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