Il Socialismo - Anno II - n. 3 - 25 marzo 1903

IL SOCIALISMO 35 cano, se esso intende isolarsi nello sterile lavoro di una critica sistematica? « Esso non conquisterà sulla nazione l'autorità indi– spensabi~e ali' ~ffettua~ione delle n~stre ved~te,. se non a condizione di non rimanere stramero, nè 111d1fferente a nessuna delle sue emozioni e delle sue aspirazioni. « Si tratta di politica interna? Converrà che esso prenda parte nelle battaglie in cui la Repubblica è im– peirnata, eh' esso formuli il proprio pensiero, ispiran– dosi - e come sarebbe altrimenti? - al suo· proprio ideale, ma altresì ai bisogni, ai pensieri e alle tradi– r.ioni della democrazia repubblicana, ond' egli è insieme l'erede e il continuatore. « Esso non si disinteresserà nè del buon ordine delle pubbliche finanze e della loro prosperità, condizioni prime di ogni riforma sociale, nè della salvezza e dello sviluppo della produzione nazionale. Lavori pubblici, miglioramenti destinati a servire l'industria, il com– mercio, l'agricoltura, amministrazione e messa in va– lore giudiziosa del nostro dominio coloniale, ecco al– trettante questioni che solleciteranno il suo esame ed occuperanno la sua attenzione. Esso sarà il servitore attento e appassionato della grandezza e della prospe– rità nazionale. « Il suo patriottismo, tanto più sincero quanto più ripugna dal fracasso delle declamazioni politico-sciovi– niste, nulla ha da temere dal suo ardente amore della pace e del!' umanità. Fino alla data sconosciuta, in cui i Governi si saranno messi d'accordo per deporre in– sieme il greve fardello delle spese militari, il disarmo isolato sarebbe peggio che una follia - sarebbe un de– litto contro I' ideale stesso di cui i socialisti salutano nella Francia il primo soldato. Nel tempo stesso che essi procurano di mantenere e rafforzare la nostra di– plomazia nelle vie della pace, di ricavar dalle conven– zioni già stipulate tutti i risultati di intesa e di unione che esse comportano, di ottenere la conclusione di nuovi trattati che stringano fra le nazioni i vincoli di amicizia e di solidarietà, essi veglieranno con ugual cura a preservar da ogni pericolo di aggressione I' in– dipendenza del Paese mercè la potenza delle sue armi e la sicurezza delle sue alleanze. Preparando l'avvenire, essi non oblieranno nè i doveri che crea loro il pas– sato, nè i doveri che loro impone il presente». Millerand parla con una grande lealtà; egli dice chiaro e tondo che il Partito socialista non deve disinteressarsi della solidarietà delle classi; anzi è sol– tanto preoccupandosene che non tradirà - secondo lui - il suo ufficio. In modo non dissimile il Turati nella Criticaso– ciale del 1901 (n. 22) dichiarava che « lttsolidarietà o cooperazione di classe è il presupposto implicitod'ogni societàche ci regge. » Ma ecco quelle ultime conseguenze alle quali va il Millerand, negando la' lotta di classe; conseguenze che, nella sua concezione, non hanno nulla di repu– gname per il Socialismo, dato ìl presupposto neces– sacio della forma repubblicana e del suffragio univer– sale, e sono anzi parte integrante del suo agire e condizioni indefettibili del suo progredire nella vita politicae sociale. Esse vanno dall'espansionismo colo– niale al!'approvazione del bilancio dei culti (vedi Per la de11mzzia del Co11cordato in Francia, nel Muvimento ' le![-socia}e) dal mantenimento delle enormi spese 011 htari, al mantenimento dell'alleanza con lo zar di 1;ussia ! Tutto ciò fa rinnovare il grido di allarme· al– I Umonsocialiste révolutionnaire (gli intransigenti-ultra, seguaci di Guesdef che nel suo organo Le Socialiste (8-15 marzo) dichiara come, seguendo Millerand, il proletariato si darebbe l'ufficio di cane di guardia della cassa-forte capitalistica. . .. E qui convien fissare il tratto essenziale del– l'errore di Millerand: quell'errore che risponde alla smania del far presto, così ben messa in luce dal dott. Petrini e da Rinaldo Rigola prima, e da Arturo Labriola ed Enrico Ferri poi, al Congresso d'Imola, nell'età dell'oro del riformismo italiano, età, che, alla prova dei fatti, incomincia a passare: onde, tanto pili istruttivo risulta questo che, certamente in non pre– ordinato accordo col pensiero esposto dal Ferri nel Metodo rivoluzionario, scrive il Jaurès nell'articolo Fausse application(Petite République, 14 marzo): « Millerand dà una interpretazione eccessiva al metodo d'evoluzione. Il suo errore, io credo, è di afi-re come se il Partito socialista avesse già acquistato nel paese e nel Parlamento una così grande f01-za clie a noi non rimanesse altro se non di cercare il più effi– cace impiego di questa forza. << Invece, prima di tutto, bisogna accrescerla/ « Vi è ancora una sproporzione immensa tra la forza proletaria, elettorale, parlamentare di cui dispone l'idea sodalista e lo scopo che noi vogliamo raggiungere. « Il periotUJ delle affermazioni ideali, de'llepure ma- nifestazioni non è affatto fiuito. « Immaginarsi che noi non abbiamo più clie da pas– sare alt' azione e da realizzare le nostre energie è fa più grave delle illusioni. « Il Socialismo, se si facesse tutto un partito di Governo, e riformista, e «pratico» prima di avere accu– mulato le riserve d 1 energia proletaria capaci di mettere il suo programma in azione, si esporrebbe ad un brutto fallimento. ((Esso RASSOMIGLIEREBBE AD UN INTRAPRENDITORE DI LAVORI, CHE GIÀ SOVRACCARICO D'IMPEGNI, S'IN– GAGGIASSE IN GRANDI IMPRESE PRIMA DI AVERE RiùNITO IL CAPITALE NECESSARIO; si troverebbe quindi 11ellane~ cessi'tà di farsi prestare il danaro ad 11,11, ùtteresse usu– raio, di rinunciare alla propria libertà, dandosi mani e piedi legati a' suoi sovventori, e di n·nu.ndm-e al be– neficio futuro deli' opera da lui stesso compiuta. » Quali sono, infatti, le condizioni presenti del Par– tito socialista) e che cosa si esige in esse? continua l'articolo Fa11sse application: « Il Socialis~mo è in uno stato intermedio e di transizione. Esso non è più nella debolezza dei primi giorni, che lo dispensava dall'azione positiva e dalle responsabilità. Esso non è ancora tanto forte da darsi tutto intiero all'opera di realizzazione progressiva. << E' nel presente ch'esso deve agire. SONO NECES– SARIE, QUINDI, LA PROPAGANDA ACCANITA (véhémente) DELLA ORGANIZZAZIONE, E L 1 AFFERMAZIONE FIAM!IIANTE (éclatante) DELL'IDEALE, A FINE DI PREPARARE L'AV~ VENIRE. » « Millerand - dice Jaurés in un altro articolo, in– titolato l' !iypotlzèsecotlectiviste - indica assai nettamente tutti gli sforzi che devono essere fatti per l'educazione e l'organizzazione dei lavoratori, per la regolamenta– zione del lavoro, per l'assicurazione e la previdenza. » « Ma nel suo programma non si trovano se non al secondo piano, e all'oscuro, le riforme tendenti a trasformare già sin da oggi la proprietà di classe, a toglierle il carattere capitalista pe,- darle una forma so• dale. Dove sono, in quel programma, le leggi di na-

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