Il Socialismo - Anno II - n. 3 - 25 marzo 1903

34 IL SOCIALISMO riosa del diritto. Lo sforzo individuale dei capitalisti ha potuto mescolare delle particelle di diritto alla for– tuna che essi posseggono. Ma il capitale, nel suo in– sieme, ha perduto il suo diritto storico da quel giorno in cui ha cessato dì esser necessario alla direzione del lavoro ed all'organizzazione della produzione. Quando la nazione è sufficientemente unificata per potere atti– rare a sè tutta la proprietà capitalista, quando il pro– letariato è sufficientemente organizzato ed illuminato da sapere amministrare da sè la proprietà socializzata, il diritto del capitalismo finisce, e il diritto del lavoro - diritto sovrano ed esclusivo - incomincia. Preci– samente, in questa lotta del diritto nu0110 contro la falsa sopravvivenza det diritto antico, sta il fondamento ri– voluzionario del socialismo. << Quando noi ragioniamo così, noi non pretendiamo conglobare arbitrariamente la forza morale dell'antico metodo rivoluzionario con la forza positiva dei nuovi metodi di evoluzione e di penetrazione. Non vi è nel ·nostro pensiero nè ipocrisia, nè calcolo, nè equivoco. Alla parola « rivoluzione » noi non diamo un senso fazioso e violento, anzi mettiamo continuamente il pro– letariato in guardia contro la retorica rivoluzionaria, che tende a toglier valore ai mezzi legali dei quali esso può servirsi. Noi gli ripetiamo che la trasformazione della società non potrà venire che mercè un'opera pa– ziente di organizzazione e di educazione, mercè la con– quista graduale del potere. Ma è anche nostro dovere proclamare che l'ordine socialista non è una estensione e un prolungamento dell'ordine capitalista; che il di– ritto socialista non è un ampliamento ed una applica– zione più estes~ del diritto capitalista, ma che è invece un diritto nuovo, davanti al quale l'antico diritto della proprietà non vale più nulla ». Ora, lette queste significanti parole del Jaurés, non è possibile non vedere come il loro contenuto sostanziale sia il medesimo di quello che il Ferri enunciava, sviluppando, in contrapposto col « metodo riformista», il « metodo rivoluzionario». 1 « In che cosa consiste la grande, feconda innova– zione del metodo socialista, portata dal pensiero di Marx e di Engels, così di fronte al socialismo utopista e sen– timentale, come di fronte all'anarchismo? Consiste uni– camente nell'avere - in accordo con le dottrine scien– tifiche del trasformismo od evoluzionismo naturale - sostituito, nel campo sociale, il metodo genetico o di ricerca delie cause, al vecchio metodo empirico e sin– tomatico. « Il lavoro è molto più lungo e faticoso e complesso. Bisogna, invece dei sintomi più o meno appariscenti, combattere ed eliminare le cause fondamentali di tutte le miserie. « E poichè questa eliminazione delle cause non si può fare con un colpo di rivolta collettiva o di rivoltella personale, nè con un progetto di legge sociale, nè con un decreto dittatoriale - bisogna formare una coscienza chiara ed energica nel proletariato, redimendolo dall'i– gnoranza e dal servilismo. Le idee camminano con le scarpe degli uomini e l'evoluzione proletaria non si forma da sè, per generazione spontanea, nè discende dal cielo della provvida opera governativa; ma si viene formando, invece, da una parte per il divenire naturale dei feno– meni economici e sociali, e dall'altra parte per la pres– sione della coscienza di classe del proletariato stesso: il quale lotta - coi mezzi legali - alla realizzazione del suo scopo rivoluzionario. « Questo scopo 'si cliiama rivoluz1.'onario (e non si può chiamare altrimenti: lo hanno imparato anche i Pub- 1 Vedi Socialismo, fase. Vl1 1 anno 1, 25 maggio 1902 pag. 97. blici Ministeri, ma stentano ad impararlo, per so.verchia abilità polemica, certi riformisti ministeriali) si chiama rivoluzionario, - 1wn perchè predichi le barricate o te sommosse o le vioten::e personali - ma perchè tende al cambiamento radicale delle basi economiche deti' ordina– mento sociale, anzicllè limitarsi e mmacquarsi e impa– ludare in riforme elle conservano sempre salva La base economica della proprietà privata, e che perciò la classe dominante ha sempre date, non per i nostri begli occhi, ma nei suo interesse, per ritardare e dilazionare il cam– mino dell'idea socialista rivoluzionaria - come Medea gettava lungo la strada i brani sanguinolenti del proprio fratellino, per ritardare la corsa e l'inseguimento del vindice Eete. >> In modo diametralmente opposto a questo in cui il Jaurés dell' ultima maniera concorda col Ferri, concepisce il Millerand l'azione e la ragione del socialismo. Scrive Millerand nella sua prefazione: « Il Socialismo si propone, nell'ordine sociale, l'abo– lizione delle classi, comè, neW ordine politico, la ri– voluzione francese ebbe per risultato l'a'bolizione degli ordini. Esso vuole che il salariato si elevi alla dignità di associato. Esso vuole che, nella nuova umanità, la proprietà individuale sia non già soppressa - che sa– rebbe una proposizione incomprensibile - ma al con– trario trasformata e allargata per modo da essere per ogni uomo come il suo prolungamento naturale e ne– cessario sulle cose, l'indispensabile suo strumento di vita e di sviluppo ». E più gill : « L'interesse nazionale, la solidarietà delle classi; sono questioni queste, di cui un socialista abbia il diritto di preoccuparsi, senza tradire con ciò l'ideale stesso che pretende servire, l'avvenimento di una umanità liberata dalle lotte di classi e dalle guerre di popoli? << La storia si intreccia di elementi troppo numerosi e complessi, perchè alcuno possa, senza vanità, pre– tendere di assegnare una data fissa al trionfo delle proprie idee. Noi compiamo tutto il nostro dovere la– vorando al nostro posto, nel limite delle nostre forze, giusta le leggi della nostra natura, a prepararne la vittoria. << Come, dunque, regolare questa propaganda, senza tener conto dell'ambiente in cui essa si esercita? li metodo, la tattica potranno essi rimanere i medesimi sotto regimi diversi, e nlagari opposti? « Se è vero che la Repubblica sia la formula ·po– litica del Socialismo, è naturale che, in un paese, in cui il Socialismo abbia compiuto questo immenso pro– gresso, di effettuare la propria formula politica, una volta in possesso della forma repubblicana e del suf– fragio universale, la sua azione e i suoi procedimenti prenderanno una andatura e un carattere affatto spe• ciali. « E' quanto dire che la democrazia socialista in Francia ha, più che il diritto, l'obbligo imperioso di adattare il suo metodo alle condizioni del regime po– litico in cui essa si muove. Essa tradirebbe il primo de' suoi doveri rifugiandosi in un puro verbalismo ri– voluzionario, per dispensarsi dalle responsabilità e dai carichi che implicano il metodo riformista e la ricerca dei risultati prossimi. « Essa sacrificherebbe d'un sol colpo gl'interessi del proletariato, ricusandosi allo sforzo che a poco a poco deve realizzare quel complesso di miglioramenti, che io tentai cli riassumere in un esatto compendio. « Ma in qual modo il Partito socialista francese avrà esso il diritto di giovarsi del regime repubblicano, in qual modo maneggierà esso praticamente questo incom– parabile strumento di riforme, se esso ostenta di rima– nere al cli fuori della vita stessa del Partito repubbli-

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