Il Socialismo - Anno I - n. 12 - 10 agosto 1902

IL SOCIALISMO l'individualismo economico, e quindi il loro dominio di classe. Ma che a questo giuoco, per cui si movono le gambe, ma non si va avanti - come di uno che si mette a correre dentro una camera e faccia parecchi chilometri per trovarsi sempre allo stesso posto - che a questo giuoco si presti il Partito socialista, che ha per propria condizione di vita la fondamentale trasfor– mazione dell'ordinamento economico individualista, è veramente un fenomeno strano. E' una specie di ab– bacinamento o di accasciamento, a cui non porterà rimedio che la doccia fredda delle già numerose e do– lorose esperienze. . .. E mentre si aspetta che dall'esperienza il Partito socialista impari a riprendere la grande strada mae– stra del suo programma (proprietà collettiva) e del suo metodo {lotta di classe) vediamo che valore abbiano i due principali argomenti dei popolaristi. Essi dicono e ripetono: r 0 che unione dei partiti popolari non vuol dire confusione e che ogni partito deve anzi serbare la pro– pria fisonomia e le proprie finalità. 2° che è una stoltezza - se non un delitto di lesa civiltà - il rinunciare alla vittoria restando uniti, per provocare, separandoci, il trionfo dei reazionari. Nè l'uno nè l'altro di questi argomenti mi sembra decisivo. Anzitutto, come il militarismo è inevitabile, dato un esercito e il parlamentarismo dato un parlamento, cosi il popolarismo confusionista è inevitabile data l'u– nione dei partiti popc,lari. Perchè - a parte anche l'impressionismo e l'impulsività (debolezza di seif-cou– trol) dei popoli latini - nella realtà della vita quoti– diana, è umanamente impossibile che il programma ed il metodo del Partito socialista si possano apertamente spiegare ed energicamente affermare là dove c'è l'unione dei Partiti popolari. Alleati coi borghesi (democratici o repubblicani) come possono i socialisti far più una vera propaganda ed organizzazione di classe fra i pro– letari dell'officina o della terra? Come può la Camera del Lavoro o l'operaio singolo spiegare la bandiera della lotta di classe, se il Sindaco o la Giunta che dànno i sussidi collettivi o personali sono dei borghesi, industriali o proprietari? Pretendere che durante l'u– nione, ciascun Partito continui, come p,,ima, a mante– nere e sviluppare la propria fisonomia e il proprio programma, è un sogno. Sarebbe come pretendere che l'esercito non desi– deri le spedizioni militari e che nel Governo parlamen– tare non ci siano le inframmettenze ed il favoritismo! Ed io me ne accorgo, come deve accorgersene ogni propagandista. Quando si va in un paese dove c'è l'unione dei partiti popolari, i compagni affinisti si in– dustriano di farci capire che là - « in quell'ambiente speciale, » dove il sindaco è un latifondista, ma però è un « uomo di cuore >> - sarebbe bene non urtare troppo con quelle frasi scottanti di proprietà collettiva e di lotta di classe... e tanto meno colla loro esempli– ficazione, tolta dai fatti (pur senza personalità) della vita reale, economica ed amministrativa, in quello stesso paese. ·Fatti, che pur sono i soli argomenti che inte– ressano e persuadono i lavoratori che ascoltano e si formano cm~ì sui fatti stessi della propria esperienza, un'idea chiara (a base di determinismo economico) e quiudi una coscienza socialista. E così, a forza di riguardi e di riserve mentali e di transazioni e di adattamenti, il Partito socialista si annacqua e si annebbia e le sue falangi non aumen– tano se pur non si sbandano. E per il quieto vivere contro le possibili persecuzioni reazionarie o per la speranza di qualche vantaggio momentaneo, si perde o di vista e si dimentica l'ideale, lontano sì, ma il solo che valga la pena dei nostri sagrifici e dell'opera nostra. E in certi luoghi si arriva persino a non salvare più nemmeno le apparenze; e come a Cremona e a Crema si era istituito « un circolo dei partiti popolari » - un vivaio per allevare insieme piante repubblicane o ra– dicali o 'socialiste e « per attirare di più i giovani>> (come dissero a Bissolati e a me nell'inchiesta sul- 1' Associazione Muzio Mussi a Cremona); così a Lucera si era creato « il partito popolare»; gli uni e l'altro su– bito tramontati, ma sintomi evidenti delle aberrazioni confusioniste, a cui si arriva mettendosi su questo piano inclinato. Coine lo dimostrano i quattrini gettati dai << popolari » di Catania, per dare ricevimenti agli uffi– ciali di marina! Non solo: ma ques'to popolarismo danneggia poi, definitivamente, anche il partito radicale e il partito repubblicano, perchè, togliendo loro lo spro:1e e il con– trollo del Partito socialista, come avversario che sta loro alle calcagna, li addormenta e li fiacca. Fu l'intransigenza socialista che svegliò i repubbli– cani ed i democratici e li spinse a costituirsi in gruppo dentro il Parlamento e a farsi più attivi in paese. Invece dove impera l'unione popolare, I' inerzia prevalse. Guardate Milano! Da tre anni vi sono i partiti po– polari in Municipio. Pareva che da Milano - fervido focolare di attività economica e di vita civile - doves– sero partire chi sa quali esempi di ardite e feconde riforme comunali! Invece, i consiglieri socialisti sono rimasti muti e non hanno presentato nemmeno un pro– getto o una proposta, che richiamasse l'attenzione e la discussione degli Italiani in attesa. E la Giunta e la maggioranza democratica milanese, malgrado il valore e le buone intenzioni dei suoi uomini, che cosa ha fatto? Ha iniziato una Lega dei Comuni ... che dorme sonni tranquilli. Ma di riforme tributarie o amministra– tive, su cui affermarsi (contro le possibili avversioni della Giunta provinciale) e su cui accendere pro e con– tro i dibattiti della pubblica opinione ... nulla. E solo adesso, dopo la recente fiacca vittoria, che rivela già arrivato a Milano il secondo periodo della vita popolarista, il Secolo si sveglia e (nel n. 24-25 lu– glio) grida: Al lavoro! al lavoro! Grido vibrante di buone intenzioni, ma che si sperderà nell'atmosfera assonnata e grigia del popolarismo, come fu dal 1899 ad oggi! Invece io ho osservato in parecchi luoghi questo fatto: quando il Comune fu conquistato, rapidamente ma senza radici profonde di preparazione negli elettori e negli elet– ti, la reazione della sfiducia e la bancarotta sono arrivate con altrettanta rapidità. Là dove i socialisti - o dopo questa esperienza o anche senza cli essa - hanno la– vorato da soli, col loro metodo positivo e sicuro, sono arrivati piit tardi e più faticosamente; ma una volta arrivati hanno amministrato con criteri netti e precisi e le radici del Partito si approfondirono sempre di più e contro di questo restò impotente, assai spesso, anche l'unione (inevitabile anch'essa) dei conservatori coi clericali e coi democratici più tiepidi. O perchè i socialisti, dimenticando che la rapidità delle conquiste non si concilia con la loro solidità, non dovrebbero persistere nella linea diritta e intransigente, alla quale soltanto dobbiamo i grandi progressi del nostro partito dal 1890 al 1898? Nè vale di più il rimprovero che ci muovono re– pubblicani e democratici, di favorire cosi la vittoria dei reazionari i, mentre con l'unione vincerebbero « i po– polari.» Rispondo, anzitutto, che se anche in un Comune o in un Collegio ritornano i reazionarii, non sarà la

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