Il Socialismo - Anno I - n. 9 - 25 giugno 1902

IL SOCIALISMO 139 fisico, l'ultimo lcrzo o quarto :indrebbe in rendita o come, com– penso del lavoro intelleuuale (scientifico, tecnico, :lmministrativo) che secondo l'A. anche nella fi.OCietàavvenire s:uà molto più ben pag",lO del 1:t.vorofisico. È possibile aumentare la produzione nazion:ile in modo da assicurare che la ripartizione accenoat:l apporti un discreto benes– sere a tuui? Molti hanno creduto e credono tuttor:i che con l'auuarsi del– l' ordin:i.mento socialisl!l HHti potranno vivere da gr:m signori, la– vorando pochissimo, ma si sono hsciati guidare nelle loro previ– sioni rosee più dal desiderio che da cifre e fatti. L' A. invece non suppone che la. chimica sia riuscita a trarre le sost:mzc nutritizie dalla materia inorganica, e si dom:rnda anzitutto se si potrà otte– nere in c·crmania (i calcoli del libro si riferiscono tutti alla sola Germania) una produzione agricola superiore :ilmeno del doppio all'attuale. 1 A base di calcoli déttagliati l'A. conclude che valendosi di tutli i mezzi moderni (m3.cchine, v3.pore, ~lettricità, irrig~ione ar– tifici3.le, concimi chimici, ecc.) e dando 3.lle singole aziende una estensione rnzionale di 200 ett3.r i (di cui 40 a praterie e 16o a gr.ino), l'aumento potrh. essere ouenuto con grande risp:mnio di - m:mo d'opera che potrà ridursi del 60 per cento. TI fabbisogno in generi coloniali verrebbe soddisfatto dalle colonie, nelle quali con– tinuerà il hworo salariato degli indigeni, con retribuzione 4 o 5 ,·olte superiore a quella attualmente in uso. Per l'industria l::i. potenzialità_ di aumentare immens:unente la produzione nazionale non è mai stata messa in dubbio. C6mpito principale dell' A. in questo ri&u:mlo è di dimostrare che tale au– mento è conciliabile con una grnnde riduzione d_elleore del lavoro. Per fare un çalcolo approssimativo del tempo, che ogni citta– dino dovrà dedic:ire al la,•oro sociale, l'A. computa la quantità del prodotto richiesto o del personale d!l impiegarsi in ogni sin– golo ramo, prendendo per b,.se la popolazione tedesca del 1895 e raddoppiando e triplicando il consumo, per·ragguagliar\o :1d un tenore di vita• che assicuri il benessere genemle. Calcolnto così il fabbisogno si stn~ilisce il tempo di lavoro neccsS!t.rio per soddi– sfarlo a b:isc della produzione massima raggiunta nelle :1.2:iende più perfezionate. Supponendo la giornata di 5 o 6 ore di hi.voro per I' industri!l minernria, di 7, 8 o 9 ore per le altre industrie, tenendo conto dell'enorme aumento del trnffico che seguirà il cresciuto bcnesse,e, I' A. calcola che la Germania avrà bisogno per pro,•vedere al suo fabbisogno nnnuale di circa 5 milioni çl'uomini e 8 milioni di donne (nel 1895 gli Operai maschi e femmine sommavano a quasi 16 mi– lioni e mezzo). Una popolazione di 6o milioni conta circa 5 milioni e 300,000 uomini fra· i 17 e i 27 nnni e 3 milioni e 800 1 000-donne fra 15 e 22 anpi. Bastere/Jbero tl11111;ue l persom fra gli auem~ati limiti di età per produrre il fa6/Jis(lg1101Jazio11ale o con altre pa– role, basterebbe che ogni uo~lo si dedic.'\Ssedal 17° fino al 27° anuo della sua vit~, ogni donna dal r5° nl 22° anno, t1.Ilavoro per In collettività. Ancora il 5 °0 6 per cento potrebbe C.iscre dispensato del lavoro, perchè si dedica 51-glistudi superiori~ Questo per la produzione. Gettiamo adesso uno sguardo sulla distribuzione. Secondo l'A. essa si effettua nella forma dell'acquisto indivi– dunle fatto con dennro, che rappresenta od un compenso del Ja– voro o la rendita pagat.a dallo Stato ni propriet:iri espropriati. .tl valore dcll:l produzione nnzionnle di un anno e delle entr.i.tc delle poste e telegrafi, delle ferrovie e della mnrina è v!llut:\lo (a base dei prezzi :lllU!llidei viveri e di tariffe ridotte alln metà) a 33,140 milioni di m:irchi. Di questi, 450 mii.ionisi spendono per le ~olopie come compenso dei lavoratori indig.eni, 4,550 milioni costituiscono l'indennizzo per gli espropriati, 4,275 milioni servono per assegni 1 Ed C que.no un errore di c;1kolo. Il /orno elel/rko portato ,ui /alN,– ratorii d1buici, c entuplicherà in un prouimo avvenire la umana potenza trasformatrice produttive e delle forte. (N. d. D.). R1b o eca o 3· reo agli nlti funzionari, professionist1, ecc. 1 Restano 23,815 milioni ov– "ero quasi 3/ 4 dell'entrnt:i. totale come compenso del l:ivoro ma– nuale. Si potranno assegnare nd ogni operaio nei dieci :inni di la– voro obbligatorio Soo, nd ogni donna 700 marchi annui, e come pensione vitalizia dopo il periodo di lavoro 8oo marchi per l'uomo e 450 per la donna. L'nlloggio sarebbe libero per tutti, ed ogni famiglin potrà domnndarl: l'nssegno di un quarto di eunro di terreno come propriet.>i.,da servire per rorticulturn. Bisogn:1 inoltre consi– dernre che secondo l'A., parecchi rnmi dell'industria rimarrebbero affid3.ti ali' iniziativa privnta (le nni grnfi.che, legatura. di libri; 13.– v:mdedn, il mestier del parrucchiere e simili); cosl resterà possibile n molti di aumentre col lavoro le proprie entnte, se ne sentono il bisogno. • Questo in poche parole il contenuto del libro che Carlo Kaut– sky ha creduto degno di unn prefazione e che è edito da una Casa editrice socialista. Certo che questa sun società con 30,000 preti, con un privilegio eterno $'.iell!l ricchezza, guarentito dalb so– cietà stesS!l, con S!t.lnriin(eriori per la donn:1 a p!lrità di lavoro ci pare molto poco socialista. Non supponfamo che l'nttuazione del regime socinlisl'\ sin così imminente dn effettunrsi prima che siano sp.uz:l.li via certi pregit1- dizi, che I' A. crede di dovere rispettare; e certo non stamiercrnmo 1 oo milioni per i preti nell!l società dell'avvenire. Ci pare 3.nche che una rendita etemn concessa ni detentori dell!l ricchezza nel momenti,) dell!l socinlizzazione, dia prova di una deferenz:1 verso un concetto storico di diritto inconcepib!le in una società· c:ipace • di rivoluzionare completnmente l:1 propria comp.,gine economic:i. Anche l!l posizione di infe~iorità fatta nll!l donn:i., ci pare, costitui– rebbe un'infrazione ai principii dell:l. società nuova ed includerebbe il germe di uno sfruttamento nuo,•o, anzi, dì un vero e proprio salnriato, giacchè alla donn.-i rim:lsta. nubile non rcsted. nitra. ,•i:i che di 'vendere il suo lavoro :l privnti non P,Oteodoella "ivere con 450 m!lrchi annui, tanto meno in una società evoluta che ge– nern numerosi bisogni. È evidente che l'A., per la. paura di c.,dere nell'utopia., per non nmmettere fotte nuove in opera nella società nuova, cade nel– l'assurdo. Perchè è assurdo supporre che' nella società odierna ngi– sc.,no già tutte le forze che reggeranno la società !lvvenire; se così fosse, avrebbero ragione gli a.n:1.rchici rav:isciolisti che da un:i bomb!l la.nciata o dn un colpo di rivoltella aspettnno l'inizio di un regime uu0\ 1 0, che suppongono appunto essere potenzialmente nttuato. I socin– listi credono invece che il regime collettivista si va preparnndo · lentamente nella società - nelle coscienze come nelle cose - e non riescono a concepire che In condizione intellettuale e mor.tle delle mMse, quando s:iranno in grado di trasfonn:ue la società nel senso socialistn, lascierà persistere il bisogno di farsi guidare e al– fomi11are dai preti, il rispetto eterno per il diritto di proprietà pri– vata, e roba simile che oggi esercita gr:i.nde influenza. Non ,·ogliamo però negare il v:ilore del libro. Ai borghesi che sostengono l' improdutti,•ità del regime socinlista, che chincchie– rano di un preteso ordinnmcnto tipo bngno penale dell!l produ– zione socialist:i, della morté di ogni libertà individunle: dell'ugua– glianza di tutti nella miserin, del regresso generale delln civiltà, possinmo consigliarne In lettura. Ma anche ai socialisti riuscirà certo utile, forse più di qu::mto nppaia dnl riass~nto breve. 11 brgo mnteri:.le di fatti servirà n ricordare, che lo st.ato socia– list!l descritto da llertzka ed !litri, di un'ora e mezzo di la. voro quotidi:lno, nel qunle si procederà :i second:1.dei nostri desideri, nel quale ogni felicità sarà.raggiunta, non è che un sogno, poichè non basterà certo pronunci:ire l:i.pnroln socializzazione per_ creare il pn- 1 Per gli alti iinpieg:ui di Stato l'A. ammette stipendi da 6 a 20 mila marchi, ma aggiunge che il loro numero sarebbe moho ridotto, per i medici 5 mila, pc:r i maestri clemenuri 3 1 500, per le maestre 2 1 500 (sic). Sono com– presi poi 100milioni da aucgn:ir,. a 30,000 preti e 125milioni pc:r 25,090 uffi. ciali, 540 mili◊ni per il personale di teatro e 50 milioni per 50,000 borse di studio.

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