Il Socialismo - Anno I - n. 9 - 25 giugno 1902

B 138 IL SOCIALISMO la fo~za materiale vi sfu°gge di man.o: non vi ha pili che l'arte, la quale, grazie alla facoltà che essa possiede cli rendere se11st'bili le più alte verità, possa imporle alle moltitudini. Date dunque agli nrtisti - pe1· \Vagner l'artista doveva essere apostolo di ogni riml'Ovamento civile - i mezzi di compiere l'alta missione civiliz– zatrice. Date loro un teatro il quale, essendo aperto a tutti, divenga il tempio di un culto umanitario.» Alto e grandioso ideale, che praticamente dovrà tradursi in fatto con la nazionalizzazione del teatro. . .. Oggi - a cinquant'anni di distanza :_ questa ri-. riforma resta ugualmente irrealizzabile: degli Stati che non sanno dar acqua ad intere regioni per dissetarle, non saprebbero certo dar loro gratis il pane spirituale dell'arte. Troppe corazzate, troppi cannoni, troppe caserme s 1 hanno a costruire, perchè avanzino tempo e denaro pel « tempio del culto umanitario. » Neppure nel mecenate di Baviera, \Vagner tro,·ò l'uomo che, nella società capitalistica, sapesse risolvere il problema del teatro gratuito; e se Luigi 11 asse– condò tutte le tendenze ug~1alitarie ciel maestro, fino a permettergli di costruire il teatro di Bayreuth in modo ·che fra gli spettatori non vi abbia distinzione o privi– legio alcuno di posto, non potè secondario nel desi– derio che le rappresentazioni fossero gratuite; e di ciò \Vagner si dolse per tutta la vita, come cli un sogno svanito. La situazione è oggi la stessa; quindi si tratta per noi di realizzare, almeno fin dove gi può, il programma del comunista tedesco. Davanti al fatto inconfutabile che la borghesia non è in grado - senza dote o senza sottoscrizioni citta– dine - di sostenere decorosamente un grande teatro d'opera, studiamo se non sia il caso di dare al mondo un esempio di teatro popolare. . .. Pochi anni or sono, il Presidente dell'Accademia di S. Cecilia in Roma, convocava alcuni tnusicisti e gior– nalist,i per studiare la questione sempre insoluta del- 1' Argentina. Ebbi l'onore di trovarmi fra questi ultimi e di sot– toporre, nelle sue linee generali, un progetto di Teatro dei popolo, nella sola forma oggi .consentita dalle con– dizioni economiche della Società: « Abbattimento dcli' Argentina e costruzione d'un Teatro d'opera di proprietà del· Comune di Roma. Capacità: trentamila persone (il problema ottico ed acustico per tale ampiezza è già risolto fin dai tempi di Sofocle). Esercizio diretto del Comune, con orchestra, cori e cantanti, forniti dall'accademia di S. Cecilia, a cui - in compenso - sarebbe devoluta l'attuale dote sotto forma di sussidio per l'istruzione artistica. Spettacoli di primo ordine, informati ai più elevati criteri i cl' arte. Biglietto cl' ingresso unico: cinquanta centesimi a sedere.» Con un incasso medio di lire 10 miia per sera e con la combinazione delle masse fornite dati' Accademia, il Comune non solo potrebbe offrire alla Capitale d'Italia una serie annuale di rappresentazioni insuperabili nel– )' esecuzione, ma far anche un buon affare. Nessuna obbiezione tecnica fu mossa alla mia pro– posta, che - salvo un maggior studio nei particolari - incontrò anche - dopo il primo stupore - I' ap– provazione di alcuni convenuti, ma contro di essa si levò unà pregiudiziale, dirò così, di classe: « I ricchi e l'aristocrazia, non frequenterebbero mai un teatro di quel gcnerç. » G o E che per ciò? Lo frequcriterebbe tutto il popolo che anche _oggi affolla in Roma i loggioni di dicci teatri. Questi ricchi e quest' ariStocrazia, che !"I.On sono in grado di mantenere un teatro proprio, devono poter impedire che il popolo· sé lo mantenga? )Jo: giacchè le alte classi han fotto bancarotta arti– stica -:- tanto vero che I I Argentina ad essi destinata è chiusa - abdichino nelle mani del popolo - e del Comune che lo rappresenta - il governo della cosa artistica. Se la stessa Milano, che vanta in Italia ed in Europa un ben conquistato primalO teatrale, non può assicurare l'esercizio del suo teatro aristocratico-borghese, se non mendicando fra estranei al pubblico - esercenti, al– bergatori, privati - un capitale che colmi la diffe– renza passiva fra il costo dell'esercizio e gli incassi che può dare la borghesia agli spettacoli fatti per essa - non dovremo noi dire che la stessa borghesia, di tutt:i i paesi, ha fallito alla sua missione artistica ed ha reso necessario lo spostamento della produzione e del con– sumo artistico dalla sua classe a tutto il popolo? Ed a ciò ottenere, non si presenta, per prima, la necessità di abbattere il vecchio teatro di classe (a parterre e pakhi, di limitata capacità) per sostituirlo col grande teatro della colletti vita.? I signori, che odiano i contatti plebei ed esigono la divisione dei palchetti - salvo non pagar sufficiente– mente lo spazio occupato - si tapperebbero in casa? - Evvia! · Roma che desse per prima in Europa l'esempio cli un Teatro dei popolo, potrebbe passarsela della diser– zione dei quattro annoiati che ora sonnecchiano nelle poltrone; i quali del resto - dopo un po' di broncio - si affollerebbero, cOmmisti al popolo, nel grande tempio cieli' umanità che tutti affratella nell'educatrice ammi– razione di quànto è bello e· grande. Del resto, non volete risolverla così? ... Non la ri– solverete in nessun altro modo! G. Podrecca . LIBRI ED OPUSCOLI ATLA'-TICUS, Ei11·Blick in dw Z11k1111/ts-slaat. (Uno sguardo alla societit futura). Stuttgarr, J. H. \V.· Dietz, r 04 pag. li libro tralt!l clel\'ordin!lmento deli!l prodi.uio;~ .e del consumo nello Stato socialista. Nou ha però alcun car,a.t~e t;topistico,{.lièr– .chè l'autore prende per base dei suoi calc~1i; h 1)ot~nzialità' di produzione allualmmle raggùJ1Jla nell'agricoltura e nell' industr'i.a. Egli non suppone che l'uomo abbia un maggior potere sulla na– turn •di quello già concesso dalla scienza moderna, 1 e si domanda se è possibile un notevole rialzo del tenore di vita c:..i.mbiando l'or– dinamento sociale. li basso tenore di \·ita della massa nella società odierna di– pende da due fattori: dalb .c.i.ttiva distribuzione delle entrate e dall' insufficienza della produzione. Modificar~ il sistema di distribm;ione è uno dei perni della dottrina socialista. Ma l'A. non suppone l'!lbolizionc di ogai red– dito non ha.sato sul lavoro, perehè, secondo lui, l'espropri:izione dei capitalisti dovrà farsi concedendo ad essi un indennizzo in form!l di rendita a vita, calcolato in. base al reddito accertato al tempo dell'espropriazione. :\la sempre due tcrti o tre quarti del– l'entrata nazionale dovrnnno essere devoluti al compenso del lavoro 1 Nell'avvenire prossimo dello Stato sociale, si dovrebbe mirrire ad :i.umcn– t:\re il consumo dclln carne dai -40kg. annui del co11sumo attuale a test:i a 1ookg.-del burro da -4 1/ 2 .1 15016kg.,-dcllozucchcrod1115a3okg.– e della birra {1iç) da 100 a 200 fori.

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