Il Socialismo - Anno I - n. 5 - 25 aprile 1902

IL SOCIALISMO 40 milioni annui per i pensionati di cui sopra' - « si risolvono in gran parte in salari pei bvor:itori » per la fabbricazione delle anni, vestiario, navi, ecc. E lo stesso banale argomento di chi difende le spese di lusso fatte dai milionari oziosi, dicendo che cosi fanno lavorare i fabbricanti d' inutili gingilli e dànno pane agli operai. Perchè rimane sempre da dire: ma e non sarebbe meglio se invece di c:mnoni e fucili si fabbricassero aratri e macchine industriali o agricole? E chi non sa che nella fabbricazione degli oggetti di lusso, come nelle forniture militari, la parte che arriva al lavora– tore è anche minore,- in confronto del guadagno dei fabbricanti e fornitori, che negli oggetti di uso quo– tidiano e generale? E chi calcola la somma di lavoro produttivo che va perduto nei due o tre anni di ozio forzato nelle caserme, per due o trecento mila validi lavoratori sottratti alle officine e ai campi? E se i 400 milioni annui per i bilanci militari diventassero 300 od anche 200, chi sa dire quanto lavoro nazionale, per la produzione veramente utile nell'industria o nell'agricoltura, non si potrebbe ali– mentare coi 100 o 200 milioni sottratti ogni anno al baratro del militarismo? Dal r870 ad oggi - cioè da quando sono cessate le guerre per l'indipendenza nazionale, che fu c6m– pito glorioso e necessario della borghesia italiana - l'Italia ha gettato nel militarismo dieci mila m.ilioni! Se la metà o un terzo di questa somma enorme, si fosse riversata alla politica del lavoro, invece che alla politica della guerra, sarebbe o no il popolo ita– liano, ora, in condizioni meno misere? Che import:1 avere le grandicorazzate - salvo a dichiararlevecchie carcassepochi anni dopo, per farne costruire di nuove, come per i fucili e i cannoni e le mostreggi:1turc delle divise e i tamburi ..., poichè il militarismo « dopo il pasto ha più fame che pria » - se ancora si hanno nell'Agro rom:1110 e nel Polesine e nella Basilicata le cap~1nnedi paglia e fango come abita– zioni dei lavoratori italiani? Nè, finalmente, si dica che la politica della guerra bisogna farla perchè ... la fanno gli altri. E' la ragione che ancora acc::mpano per la spe– dizione a Tripoli, ché (come appare dal solita fra– sario diplomatico del ministro Prinetti alla Camera, il r 5 aprile) si farà... a Camera chiusa, sperando cosi di meglio sormont:trel'ondatadi avversione popolare. Ma quale danno ha risentito l'Italia dal fatto che la Francia ha preso Tunisi, un osso meno duro di Tripoli? La Francia vi getta i suoi milioni per mantenervi la burocrazia militare; ma non avendo bracciada esportare, sono ancora i lavoratori it:tliani che vi lavorano e vi guadagnano come prima. E come prendere sul serio la frottola di avviare :1 Tripoli l'emigrazione dei nostri contadini, se 1:\ occorrerebbero, per questo, dei milioni per le strade, B bo e Giro B1anc le case coloniche, ecc., che ancora... mancano in tanta parte d'Italia! Ma, si dice, e l'equilibrio nel Mediterraneo? Que– sto polmone, necessario perchè l'Italia marinara e commerciale possa liberamente respirare, non può essere in mano di altre potenze europee, che ci sof– focherebbero. Le solite baie! Come se l'Inghilterra non avesse interesse vitale a tener libero, per le sue vie del- 1' India, il polmone del Mediterraneo. E, come se il mondo non fosse aperto dovunque - semplice– mente perchè è impossibile chiuderlo - ai commerci e alle industrie di ogni popolo. E come se le co– lonie, che si formano spontaneamente e pacifica– mente, come nell'America meridionale, non siano mille volte piit proficue di queste conquiste militari che servono soltanto ai militari per fare carriera, e ai fornitori per rubare milioni, dissanguando il Paese. Dunque, non è possibile esitare: alla politica della guerra, che rappresenta il retaggio anti-sociale del- 1' umanità primitiva, bisogna anteporre la politica del lavoro, che rappresenta l'avvenire fecondo deUa ci– Yilt;\ umana. Ed è per questo che non bisogna ristarsi mai dalla propaganda anti-militarista, ripetendo sino alla noia (perchè si imprimano bene nella testa della gente, sempre ipnotizzabile dalle montature artificiali della bandiera e degli sbocchi commerciali) quei « luoghi comuni » de' 400 nùlioni annui ingoiati dal militarismo a danno e con paralisi di ogni energia e sviluppo nella produzione industriale ed agricola. Non bisogn:i ristarsi mai da questa propaganda anche perchè il militarismo è sempre lì, in agguato, avendo « dopo il pasto pii, fame che pria. » Nell'Italia.militaree 111nri1111 del 5-6 dicembre 1901 (Roma, n. 278), a proposiro del progetto di legge per i sottufficiali - ai quali si dà magro brodo, per lasciare laute bistecche agli alti gallonati - si leg– geva questa preziosa confessione, che documenta la cosiddetta « lealtà militare. » « Tutti sappiamo che ai tempi che corrono, chie– dere un aumento pel bilancio della guerra sarebbe cosa da farsi lapidare. Non importa che il bilancio dello Staro presenti un avanzo (ma, dico io, perchè si fanno pagare 70 milioni annui di dogana sul pane quo– tidiano!...). Per oraspira uno scirocco antimilitarista, contro cu.i è impossibilereagire. Non sarà sempre cosi; speriamo che cambi, ma per ora è cosi... Quindi quei progetti militari rappresentano il possibilein questo quarto d'ora... Lasciamo che questo passo avanti si faccia: poi dalla posizione conquistata continue– remo a spingere. Gli scritti che su questo proposito ci sono pervenuti li teniamo i11 riser,m. Di questi al– cuni ne pubblicheremo Sl'coudo le cir,:ostnuze, secondo 111 piegadegli a.vve11ù11,>11t.i: ma n questo quarto d'ora crediamo che il silenzio sia d'oro. » Vale a dire, le riserve mentali dei bravi gesuiti!

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