Il Socialismo - Anno I - n. 5 - 25 aprile 1902

66 IL SOCIALISMO la guerra, per la stessa forza delle cose, rende a disgregarli,isolarli e distruggerli. La guerra rappresenta la lotta brutale (soprav– vivenza della vira seh-aggia) tra popolo e popolo - come l'omicidio tra uomo e uomo. Il lavoro rappresentainvece l'unione tra uomo e uomo, tra popolo e popolo per lottare contro le forze esteriori della natura, domandole e trasforman– dole a beneficio dell'umanit:\. Ecco perchè - checchè si dica o si faccia - il fiume della civilt:\ umana va verso il lavoro e con– tro la guerra. Ed ecco perchè ogni politica che renda a conservare o rafforzarelo spirito di guerra (.~uerra ac,ita, sui campi delle battaglie o nelle conquiste co– loniali - guer·ra crouica, nelle caserme e negli ar– mamenti, che dissanguano i popoli) è una politica che va a ritroso delle tendenze naturali ed incoerci– bili dell'evoluzione umana. Ed ecco perchè la borghesia potè affermarsi nel mondo e conquistare la supremazia economica e po– litica, quando oppose alla .:ivilrà feudale e militarista del Medio Evo il principio e la forza del lavoro nel– l'industria e nel commercio, meravigliosamente svi– luppati dal macchinismo a vapore. Mentre la bor– ghesia segna ora il suo tramonto, perchè nella illu– sione di sopprimere <' i nemici interni )> si fa alla sua volta militarista, rinnegando l'anima stessa della sua civiltà industriale e pacifica. Ed ecco perchè il socialismo, che è profonda– mente anti-militarista,- per il lavoro contro la guerra - costituisce una forza,che nessuno può sopprimere, perchè esso riprende, in nome del lavoro, quella pro– pulsione ascensionale del progresso umano, che la borghesia aveva assunto contro il feud:tlismomedio– evale cd ora ha abbandonato, compiendo il suo ciclo storico inevitabile, dall'alba al tramonto. Queste essendo le ragioni fondamentali <lei no– stro anti-militarismo, riesce evidente l'assurdità in– sostenibile delle pii, ripetute obbiezioni, che - da pa– recchi in malafede, ma da molti anche in buona fede - ci Yengono opposte. Anzitutto è evidente, che il nostro ami-militari– smo non ha niente a che fare con l'odio o col di– sprezzo per l'esercito in genere - che è farro di la– voratorie non di milionari - e per i suoi capi, in ispecie. Una differenzadecisiva fra la dottrina socia– lista e le altre dottrine politiche è che noi crediamo la storia non essere fatta dall'arbitrio degli individui, ma germogliare dalle viscere delle cose, cioè dalle condizioni d'esistenza individuale e sociale. Quindi noi non abbiamo nessun sentimento di rancore o di– sprezzo personale, nè verso questo o quel ministro che fa una politica reazionaria, nè verso questo o quel funzionario che offende i diritti popolari, nè verso questo o quel capitalista che sfrutta gli operai e o i contadini, nè verso questo o quel generale o co– lonnello che fa... la professione del soldato. Noi com– batti:1.1110 le cose e i sistemi, non le persone. Cerro fra i capitalisti come fra i ministri, fra i funzionari come fr:t i militari, ci sono - come do– vunque - i personalmente buoni e i personalmente malvagi. E contro questi noi si:rn10 temprati a dire anche delle dolorose verità, come quando - accanto agli eroismi inutili e suicidi della folla anonima di soldati, o di Cappellini a Lissa, di De Cristoforis a Dogali, o di Arimondi e Dabormida ad Abba Carima - ricordiamo le vilt:ì dell'ammiraglio o del generale in capo e ricordiamo che i nostri generali da soli non hanno mai dato una vittoria all'eserci~o it:i.liano,da Custoza ad Adua. Ma anche quando compiamo que– sto dovere di sfrondarele mont:i.turemilitariste , non è per odio nè per disprezzo che noi parliamo: ma per profonda convinzione scientifica e morale. Per la stessa ragione noi, liberi pens:i.tori ,non ci siamo m:i.i sognati di odiare o di inveire contro questo o quel prete - come pur fanno molti :1 .nticlcric:1.li ve cchio stile - perchè noi combattiamo le cose e i sistemi, non le persone. Altrettanto si dica del sospetto c he i socialisti facciano prop:i.g:mda :i.nti -milit:i.rista , per il secondo fine di diminuire la forza armata - la sola che tenga a freno i sov,·crsivi - e prepararsi così ad un colpo di mano. Non solo perchc nessun socialista pensa che il sistema economico della proprietà privata si possa trasformare in quello della proprietà sociale o col– lettiva con un colpo di mano o di barricare. Non solo perchè, come ho detto parlando dei richiamati sotto le anni (nel Socialismo del r o aprile) la stessa <( forz:i.:1rm:1t:1 )> C inevitabilmente destin:i.taa spez– zarsi nelle mani della classe dominante, perchè anche i coscritti divent:i.nosempre meno :i.utomie sernpre pili uomi ni coscienti, come riconferma l'esempio odierno del Belgio. Maquell'accusa è assurda sopratutto perchè noi non domandiamoutopistic:1mente <( la sop– pressione dell'esercito. » Per la politica del lavoro contro quella della guerrae contro il dissangu:uncnto economico prodottodalleenormispese militari,noinon domandiamoche un:i.riduzione<leibibnci militari,che gli stessi tecnici militaristi h:111110 sostenuto; come quando il generale Ricorri chiedeva il risparmio di parec– chie diecine di milioni all'anno, riducendo ad 8 i r 2 corpi d'armata, che, col pretesto della difesa della patria, non sono altro che un mezzo per allargare i quadri degli ufficiali, cioè per :i.prireuna carriera ai figli della borghesia che non sanno trovare una profes– sione migliore, g:ir:tntendoloro b. rcbtiva pensione dopo 2 5 :rnni di onorato e pacifico servizio militare! Nè si venga a ripetere la solita banalità che 400 milioni di spese militari all'anno - compresi i

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