Il Socialismo - Anno I - n. 3 - 25 marzo 1902

34 IL SOCIALISMO loro reclami, già riconosciuta da un'inchiesta uffi– ciale - non bastino a compensare l'atto reazionario della militarizzazione. Ma è evidente che la deliberazione del gruppo parlamentare ha avuto come decisivi, questi motivi determinanti: 1. La S/JVerchia preoccupnzioue di un ritornodella reazione. - Mentre, da una parte, se anche si avesse un Ministero Sonnino è evidente che dopo l'ostru– ;donismo e le elezioni del giugno r 900 e il risveglio del proletariato agricolo, e per l'esperienza acquistata dalla classe dominante, in Italia è meno temibile il bnbnu di una reazione, dimenticando persino quella « fierezza allegra », con cui i socialisti italiani sosten– nero le bufere del '94 e del '98. E aggiungo d'altra parte, che un po' di reazione, se dovesse capitare, non sarebbe tutto un male, perchè sfronderebbe dai nostri Circoli e dalle nostre Leghe parecchi o infidi o arrivisti, che col riformismo ministerialista e il po– polarismo locale adesso si proclamano socialisti, si– curi di non aver noie e con la probabilità di riuscire consiglieri comunali o provinciali o anche deputati. La potatura. degli alberi ha appunto questa fun– zione di togliere le fronde inutili e i succhioni, rin– vigorendo il tronco e i rami. 2. Un S()Verchio pessimismo parlamentarista, che per un lato tende a non vedere o non sentire tutt:1 la energia potente delle forze vive del paese e del proletariato, e per un altro lato cede insensibilmente alle suggestioni addomesticatrici dell'ambiente anifi– zioso di Montecitorio. Tanto che si è persino eletto che, se fosse caduto il Ministero Zanardelli, anche l'accordo con i ferro,·ieri sarebbe caduto; come se disfare un accordo già stabilito non fosse cento ,·alte piè, difficile che non fare l'accordo, e la continuitù dell'ente Governo non imponesse degli obblighi alle varie frazioni della classe dominante, la quale sa bene che a tirare troppo, la corda si strappa. 3. U11atropposcnrs,1 fid1tcin 1,e/ profrtnriato- tanto da temere chi sa quali eccessi di ,·iolenza impulsiva o di smarrimento pauroso al solo annunzio... di una crisi ministeriale! Che la stampa reazionaria, la quale ignora o finge ignorare l'opera educatrice dei socia– listi fra le masse proletarie, gridi ai quattro venti che i « capi socialisti )> devono moderare, trattenere, annacquare o spegnere lo spirito di emancipazione nel proletariato, è una cosa che si spiega. Ma che ci siano dei socialisti, i quali non sappiano, in ql1esta primavera di scioperi, che mandare lettere o tele– grammi per moderare, trattenere, annacquare o spe– gnere, questo veramente è un eccesso... di prudenza governativa. Come se le nostre organizzazioni pro– letarie fossero diventate una masnada brigantesca di impulsivi e di violenti... mentre gli stessi giornali ufficiosi (vedi Tribuna del 2, marzo) sono costretti ad << ammirare, in una moltitudine ancora ieri quasi ignota ed ignara, uno sviluppo vero di educazione e di civilt:\ "· Nè io credo che l'opera nostra debba consistere in un'altalena impressionista e convulsiva di spinte e di freni, di riscaldamenti e di agghiacciamenti, por– tando all'incandescenza dell'entusiasmo il proletariato ancora incosciente, per buttargli poi addosso una doccia fredda appena il proletariato dia indizio di un risveglio morale e politico... Io penso invece che l'opera nostra deve conti– nuare ad essere quella che fu sempre, cioè la for– mazione metodica e costante, senza altalene, di quella coscienzaso,;ialista, che anche ora, nel nostro prole– tariato, dimostra di essere disciplinata, senza spaval– derie inutili ma anche senza paura... della propria ombra. Nè io so dove esista « la ubriacatura delle frasi da comizio che l'amore dell'applauso può strap– pare dalle nostre labbra » che la Crit.icasociale del 1 6 m:trzo attribuisce ad una parte dei socialisti. Mentre è certo che i propagandisti del socialismo - quelli (troppo pochi purtroppo) che vanno quotidianamente fra il proletariato industriale ed agricolo - hanno sempre tenuto e tengono il medesimo linguaggio, che è plasmato di dottrina socialista, cosi lontana dalle impulsività in avanti degli « anarcoidi » come dalle impulsività all'indietro dei «socialistoidi». In sostanza, le due tendenze, pro e contro il Mi– nistero, si riassumono nella prevalenzadata alle preoc– cupazioni o del presente o dell'avvenire. Chi si preoccupa esdusi,·amente del presente, e, sotto l'attr.tzione del poco che si è fatto od ottenuto, scambia il mezzo per il fine, finisce per soggiacere a quella tendenza naturale per cui l'avaro desidera e adora il denaro, per sè e in sè, anzichè adoperarlo come strumento alla elevazione del tenore di vita. Essi si preoccupano delle organizzazioni proletarie, non come strumenti per remancipazione, sia pur gra– duale ma imegrale, bensì come utilirù,che si adagia nelb ripugnanza per una combattivit:\equilibratarna continuativae inesorabile. Un analogo fenomeno di degenerazione grassosa è accaduto alle nostre Società operaie di mutuo soc– corso e, in gran parte, alle 1.ì·adls-Uuions inglesi: le quali per non compromettere il fondo sociale o l'aumento di salario già ottenuto, rinunciarono alla « politica >> perdendo ogni spirito rivoluzionario, cioè ogni senso dell'avvenire. Cosi, coerenti perchè guidati dal loro tempera– mento meno combattivo, i riformisti dichiarano un errore il voto per la socializzazione della terra, bal– zato vivo e vibrante dallacoscienza dei contadini ra– dunati al Congresso di Bologna, contadini autentici per nove decimi e non rappresentati da intellettuali o professionisti o arrivistio amanti del quieto vivere popolarista. E dichiarano che le Camere del lavoro devono restringersi « fuori della politica», pure am– mettendo che la lotta di classe « la fanno senza dirlo ", come se i borghesi non se ne accorgessero e non finissero poi per negare anche quei sussidi munici– pal.i,b cui preoccupazione utilitariaha una così grande forza addomesticatrice.

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