Il Socialismo - Anno I - n. 2 - 10 marzo 1902

20 IL SOCIALISMO altre merci, il lavoro ha diritto di essere libero nel mercato, cioè cli ce<lersi al prezzo pii.1 conveniente al proprio possessore. Ammessa. la libertà nel lavoratore di vendere la merce al valore libero (là dove non è libertà non v'è economia, diceva Ferrara) discende il carattere contrat– tuale del rapporto che lega operai e intraprenditori. Senonchè essendo mutevoli le condizioni del mercato, il rapporto tra operai e capitalisti cesserebbe di essere il prodotto della valutazione e della covenienza ove non fosse mutevole. Esso, al pari di tutti gli altri rap– porti economici. deve mutare con le condizioni di equi– librio del mercato. Negare la mutevolezza dì tal rapporto significa snaturarne I' indole economica: significa pro– clamare la bancarotta della coesistenza dell'attuale so– cietà con le leggi economiche che la reggono. Ecco perchè i liberisti s'inchinarono dinanzi alla li– bertà di sciopero, e le legislazioni moderne furono costrette a riconoscer! a. Ora è evidente che trattandosi di un principio fondamentale, esso ha un'cstensf'One generale a tutte le forme d'intrapresa. Negare il diritto di sciopero in certe intraprese di fronte ad altre che restano libere, può farsi dunque soltanto in base ad un principio di ordine diverso da quello economico. Economicamente non si può contra– stare tal diritto <li sciopero senza attentare alle basi logiche e «naturali» dell'attuale sistema cli economia sociale. Quali sono dunque le preoccupazioni che Spingono il Governo, e i suoi corifei semitcorici a negare la libertà contrattuale nelle pubbliche intraprese? E sono esse tali da reggere alla critica spassionata delle supreme ragioni d'ordine economico-sociale? Ecco un esame in cui la pratica del Governo e la dottrina dei suoi uffi– ciosi corifei non resiste al cimento. La violenza del Governo si fa palese: e il carattere illogico di ogni restrizione legislativa, cosi cara al giornale di Sonnino, tendente a colpire la libertà di resisteza negli addetti alle intraprese monopolistiche pubbliche, si mostra in modo veramente invincibile. . . . I tratti differenziali tra l'inlrapresa privata e pub– blica sono difficili a cogliersi. Un'intrapresa ordinaria, soggetta alle leggi del monopolio, non diviene di ca– rattere pubblico solo perchè è sottratta alle leggi della concorrenza. Altrimenti rivestirebbero carattere di pub– blico servizio non soltanto i grandi servizi postali, tele– grafici, ferroviarii, ma anche tutte quelle industrie pri– vate, specialmente agricole, in cui entrano elementi mo– nopolistici. Adunque tra pubblico sen-izio e intrapresa ordinaria non vi è nessu11;1.c!'.stinzione sostanzialmente economica, soggiacendo entrambi i tipi di organizza– zione pror\1ttiva alle medesime leggi cli valore. ~è le pubbliche intraprese (ferrovie, poste, ecc.) . possono differenziarsi dalle altre imprese industriali per un caratterejìNa11::inrio, perchè così si confonderebbero con le privative (sale. tabacchi, lotto, ecc.), le quali soggiacciono a norme fiscali che loro tolgono il normale cnratterc economico. Nel caso della pubblica intapresa invece noi ci tro– viamo di fronte ad una reale ed effettiva azienda eco• nomica, in cui i rapporti interni, tecnici cd economici, sono quelli stessi che reggono i capitali altrimenti in– vestiti, sia per ciò che ha connessione alla produzione, 1 che per ciò che ha riguardo alla ordinaria distribuzione dei profitti e delle mercedi. 11 caso così generale per cui la gestione indipen– dente del pubblico servigio cede il posto in quasi tutti i paesi (eccetto l'Inghilterra) ad un sistema di esercizio o sia/aie o misto, cioè di esercizio privato col controllo del potere collettivo, non può essere assunto come una nota particolare alla vita economica di questa intrapresa di fronte alle altre. Anche si può dire che l'intervento dello Stato, nel– l'esercizio del pubblico servizio, sia determinato appunto clall'indole eronomica ordinaria di esso. Sono infatti proprio le comuni leggi del mercato che imprimereb– bero ai profitti dell'intrapresa pubblica una mèta infe– riore all'ordinario saggio delle industrie in concor– renza. Onde il potere collettivo agisce come freno degli effetti economici del servizio pubblico. Ammessa l'identità formale e sostanziale della in– trapresa cosi detta pubblica con quella privata, segue che un trattamento giuridico particolare rispetto al pub– blico servizio rappresenterebbe una •deroga ai principii generali di legislazione sociale. '.':è tale deroga può es– sere giustificata in base all'indole tecnico-economica particolare del pubblco servizio, che noi abbiamo mo– strata inesistente. li riferirsi al fatto che il pubblico servizio sollecita la <liretta tutela del potere sociale per fare cli esso un Istituto di distinta natura è ricorrere ad una manifesta petizione di principìo, ciancio per di– mostrato ciò che invece deve dimostrarsi. D'altra parte non ancora è pacifico nel campo degli economisti il concetto <li chiudere il flusso della concorrenza ai pub– blici servizi; onde vi è qualche scrittore di grido, come il Pareto, che ammette la concorrenza nel servizio te~ legrafico e perfino postale. Nel caso delle ferrovie ik1.liane il terreno viene sba– razzato dalle difficoltà del loro carattere statale, perchè sono gestite da private Compagnie assuntrici. Il principio del diritto di sciopero, che noi abbiamo visto essere una fatale conclusione della stessa scienza officiale, non può, per tutte queste ragioni, subire ecce– zione nel campo del personale addetto ai pubblici servigi . fi.la gli empiristi, tra cui generalmente viene reclu– tato il giornalismo ufficioso, hanno le risorse attinte alla loro casuistica oziosa e pedante. Cosi udite dire che il servizio pubblico riposa su di un principio cli utilità sociale a differenza ciel servizio privato che è informato ali' utilità individuale. La cli tinzione è erronea: il servizio nel!' uno e l'altro caso è diretto ad una massa di consumatori che ne compra l'uso. Se pertanto la sospensione, a cagion di scio– pero. arreca una ripercussione pili dannosa all'eco– nomia di quella che non l'arrechi la privata impresa, ciò lo si deve non alla loro diversa JìnaLilà, ma alla loro diversa efficacia ed estensione economica. 1 Se il 1 ~on si nega che lo sciopcr..) forrovi:1rio abbia effetti pi,\ o meno dele eri sulla vi1a econ.. )mic:i.del p:ie~, di cui p:u:1fo;zcrcbbc quasi ogni movimento. Ma <1uc~1ac,mdizionc di co<.e, se mostrn r impo~'>ihilit:ì di ge• stire le fcrrvv·c a1p1tlllistic,111u11/,', n.Jn autorizza però il dccrclo di sd,iaviti dei ~uoi impiegati. Sollo tal rispetto ncpptu·c l'organizza. zionc st:ltali;; ddh ferrovia risolve qud tlm1/is1110 che rende ncccs-– S."lrioil dirittJ di sdopcro. (lucsta solm~ione 13 si ha wltantu, se– condo !' idea s.Jci:tlista, ncll'ordin·unclllo i'(lo;,eralivi:,tii'o dd servizio. (.\', d. A.)

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