Il Socialismo - Anno I - n. 2 - 10 marzo 1902

IL SOCIALISMO 27 In un articolo Sulla scuola libera e la scuola obbligatoria di Stato S. Ceton, tratta di una questione molto dibattuta nel partito olandese: debbono i socia– listi domandare che lo Stato accordi piena libertà cl' isti– tuire scuole di qualsiasi tenden7.a. a carico dello Stato; oppure è preferibile il sistema ora vigente in Olanda, col quale lo Stato provvede solo alle spese della scuola pubblica che non rappresenta (o almeno secondo la leg-ge non dovrebbe rappresentare) alcuna tenden1.a po– litica o religiosa? Una parte dei compagni neerlandesi, fra cui anche il Troclstra SO!-tengono la necessità della libera scuola, adducendo che quc~aa sola è confon1e al largo spirito cli tollernnza cui deve ispirarsi il partito, è sostenendo l'impossibilità di impartirsi al bambino un insegna– mento neutrale, e perciò l'impossibilità in cui sarà lo Stato cl' impartire un'istruzione obbligatoria senza ca– rattere reazionario. l.'A. combatte tale ragionamento. Dobbiamo essere tolleranti si di ogni convincimento religioso. ma per ciò basta ,·enga concessa facoltà ciel– i' insegnamento religioso fuori ed indipendentemente della scuola a spese della chiesa o setta, sem:a con– corso dello Stato. i\on dobbiamo im·ece tollerare un insegnamento imbevuto di una convinzione religiosa. e dommatica qualsiasi, perchè ciò equivarrebbe a tollerare uno degli clementi e dei mezzi principali di reazione. La scuola deve essere neutra: nè cattolica, nè protestante, nè so– cialista. '..solo degno cli essere chiamato insegnamento l'educare il bambino a pensare per sè, a farsi una con– vinzione propria. Educarlo a considerare ogni cosa eia un dato punto di vista religioso o filosofico, equivale a suggestionarlo, a menomare la sua facoltà cli giudizio. In pratica la scuola libera sarebbe a vantaggio dei clericali. Giù adesso, senza essere sovvenzionate. le scuole private confessionali, specialmente quelle del Sud, sono da molti preferite alle scuole pubbliche laiche, anche pcrchè sanno esercitare delle pres.'-iioni morali e materiali sui genitori poveri. Kon spetta dunque ai so– cialisti di allargare ;a cerchia dcli' influenza del clero in omaggio ad un principio astratto cli libertà. Se la scuola di Stato non è scevra di influenze po– litiche e religiose, se è neutrale solo sulla carta, ciò non è aq.(omento valido a favore della Scuola libera. Giacchè sarà più facile al partito socialista ,·igilare sulla neu– tralità della Scuola pubblic..,, che non di combattere la inffuen1.a cleric..,le nelle scuole libere. In base a queste considerazioni l'Unione dei ~-lae– stri socialisti ha votato nel suo ultimo Congresso un ordine del giorno in favore della scuola obbligatoria e neutrale di Stato, come minore fra i due mali, sotto– ponendo però la questione al prossimo Congresso na– ziona)e del Partito socialista olandese. Della cooperazione nell'industria agricola si pro– pone di trattare ~I. Ralsbeek nella 1Vic11we Tijd del gennaio: ma avrebbe fauo meglio ad intitolare l'arti– colo « sull'influenza della macchina nell'inclustrie agri. cole» perchè si occupa anzitutto dell'effetto che la lavorazione meccanica dei prodotti del latte abbia eser– citato sull'economia. Dal fatto che gran parte degli ~tabilimcnti in questione siano esercitati da coopera– tive (nella provincia cli \\larga 68 su 117) fra piccoli proprietari, l' A. non si occupa che incidentalmente, i--enza informarci dei progressi, dei c..,pitali impiegati, del 111ovimento dei capitali o degli utili corrisposti ai soci.Son abbiamo causa di dolercene, giacchè si tratta di cooperative che non si distinguono da Società ano– nime se non per la forma giuridic..-i, essendo i coope– ratori cli fronte agli operai impiegati dei veri e propri capitalisti, e come dice J'A. qualche volta anche degli sfruttatori belli e buoni. Tali piccoli proprietari del re- sto non si chiamerebbero così in Italia, poichè essi posseggono in media per ciascuno 40 capi di bestiame g-rosso, 25 di piccolo e 40 pecore. Ciò nondimeno è interessante di notare l'effetto pro– dotto dall'introduzione della macchina, perchè contra– sta con quello esercitato in altre industrie. In Olanda si è verificato secondo I' A. un aumento delle piccole aziende agricole ed un impiego maggiore cli mano cl'o• pera. Le aziende piccole (che in Italia si chiamereb– bero medie) hanno acquistato maggiore potenzialità eco– nomica, giacchè le fabbriche (cooperative o no) avendo pei loro prodotti uno smercio grandissimo, comprano il latte ad un prezzo relativamenfe alto, lo trasportano giornalmente a proprie spese e garantiscono così il con– tadino dal pericolo, nel quale prima incorreva conti– nuamente cli vedere i propri prodotti deteriorarsi. Il fatto bizzarro poi che l'applicazione della macchina abbia cletenninato un aumento della mano d'opera, si si spiega per le condizioni speciali dell'industria del bestiame. Il numero degli operai necessario per go– vernare un dato nomero cli capi di bestiame non si può ridurre, anche se le lavorazioni dei prodotti si fa fuori dcli' azienda. Così i proprietari che prima della invenzione della centrifuga e della macchina per la fabbric..uione del formaggio, facevano lavorare es.1;i~tessi i loro prodotti, non hanno ora diminuito il numero degli operai, ma bensì hanno ridotto di molto la loro giornata di lavoro. L' A. calcola, che malgrado il ri– sparmio cli lavoro umano, effettuato dalle macchine - per cui oggi i prodotti di 1400 mucche invece cli 820 non richiedono che 150 ore di lavoro - si occupanto tutta– via per ogni 1200 ettari di terreno 14 operai in più cli quanti s'occupavano prima. Se nonostante l'aumento della mano cl'opera la la– vorazione a macchina offre un vantaggio rilevante, ciò dipende dall'utilizzazione razionale del latte, dalla qua• lità superiore dei prodotti e dalla facilità dello smercio. E' poi evidente. che l'utile per l'agricoltore è anche maggiore, se egli partecipa, come cooperatore, ai pro– fitti realizzati dall'azienda industriale. Oda Lerda-Olberg. Riviste americane. ' The i11ler11alio11al soria/isl Re.1icw (Chicago, n. 3, 1901 ). - In un articolo breve, ma succoso, denso cli fatti, Giu– seppe Katayama presenta lo stato del movimento so– cialista del Giappone. L'Impero del Sole Nascente, anche in questo non vuole stare indietro all'Europa e ali' America, le due rivali, malgrado le alleanze nella politica e nel commercio. Del resto era un fatto inevi– tabile la nascita ciel socialismo al Giappone. Come osserva Katayama, l'introduzione dell'industria doveva avervi per risultato l'organizzazione dei lavoratori per resistere alle brame dei capitalisti. Dopo la guerra dno– giapponese l'industria crebbe rapidamente e la do– manda del lavoro aumentò; le fabbriche diventarono più numerose e tuttavia le paghe diminuirono. Que– sti differenti faui provocarono, come inevitabile corol– lario, una serie cli scioperi ed il rafforzamento delle or• ganizzazioni operaie che dal 1873, dopo lo Sciopero nei cantieri del Governo, vivacchiavano. I primi grandi scioperi ebbero luogo nel 1896: nel 1898 i mecca– nici e fuochisti della Compagnia di ferrovie giapponesi in numero di 800 abbandonavano il lavoro e dopo tre giorni di sciopero ottenevano vittoria. Ciò incoraggiò la classe operaia ad organizzarsi vieppiù fortemente cd oggi ha i propri organi: Il -:1eroamico e // 1J/011dodel lavoro, 1 Per que-..1:i.volta non ci sono :i .rrfr:i.te in tempo tuue le rivi~'te americane ed ingle;;i, che nei fa!-Cicoli i::ucces<:.ivi ri:i.~,;;nmeremo più 1 :i.rg :i.mentc. (N. d. D.).

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