Il Socialismo - Anno I - n. 2 - 10 marzo 1902

IL SOCIALISMO supcrior concc-.:ione delle cose e dcli:\ r:-tgion dei fatti, anche dal 1 non trov:-tr quasi m:ti cit:lta \:i p:l.gina dei pochissimi libri cui l',\. si riferisce nel testo, dal trovar citati molto più spesso giornali che 1ibri, e dal non trovare, pili spesso :\DCOT:t, ci1:ni nè gionlali n~ libri, :tnchc qu:mdo si atlribuiscono :-idaltri dc:ermin:1te parole cli grande importan1_'l in quistioni vit:lli e controverse, come avviene per le citazioni di Sorel (p:i.g. 112), di Arturo I.abriol:l, l'unico scrittore italiauo cli socialismo che con /e pr{Jfesstur Labrù•la giri, citato, di l~ousiers (pag. 241), ccc. L'idea che si ripesc.'\ dihtit:i. in queste 327 J) :lgineh:i.un primo spunto nell'ultimo periodo del c:tpitolo 11: • In trent':lnni il ~ci:i.– lismo è p:issato dallo stato di sella a quello di p:i.rtito cropposizionc, e poi di p:i.rtito di governo, e ciò pcrmclte di misurare il c::unmino 1:,;crcorso. • Uhm?! F. se fosse successo :tltrimcnti, come infatti ~ succcs;;o fu.:>rdi Fr.:mci:i.,ciò avrebbe impedito forse di misurare il cammino percorso~ Nel cap. lii, l.a erise du sorialis11u. l-i 0 11 d'une dvdrùu, dice poi che • le neces.-:it?i. d'ordine pratico h:i.nno contribuito a svegli~re lo spirito critico in coloro che pcns:mo. « Sorci en Frrtncc, le pr.)– fcsscur I,ahriola en halie, V:m Kol cn I loll:mde, V:mdervcldc cn Belgiquc,r ecc., • credono che le dottrine di Carlo '.\farx :'\bhi:mo hi– sogno di eo:scre dilucidatc, e che si dchb:'\ riccrc:tre in esse non un dogma, m:i. un mc'.odo, un processo di i1we.o :tig:i.zionc (p :i.g. so3). • l\fa chi è che non crede alb utilità di dilucid:tre e di portare il criticismo scienlifico nelle opere di i\brx? Chi può pcns.·ue che l\l:trx abbi:t scritto cose che dcbb:mo rest:tre eterne ne' secoli, in nmi i loro p:i.rticobri? In un altro C..'"tpitolo l'A. p:i.rla della necessiti\ di trov:'lre • se non l':i.ccordo, almeno il miglior modus vivt11di fra capit:'llce bvoro •, vi-;to che l'espropri:tzione delb borghesi:\ per p:trtc del prolctari:tto or1f.tniz1.ato,con In qu:i.lec.,;;proprbzionc • i soci:tlisti che :i.pp :i.rtcn– gono :i.11:i. scuola di Miller:i.nd risolvono In quc;;tionc ciel c:i.pita1c priv:i.to, • t: pensata da costoro, pcrchè • essi dimenticano sol:'l:ncnic, o fanno le viste di dimentic:lrc che il C:lpitrtlcmobili:tre (d:-.n :i.ro , oggetti, ccc.) è meno facile a confisc.'"trSi,che non fossero, ncll'u\. timo secolo, le terre dei nohili e i beni di m:lnomorl:i.(p:i.g. 235) • cou che sembra ali' A. di :i.vcr fono una grande scopcrt:i, ed un:t formid:i.hilc obi<.'7.ione, t:tnto che si diffonde a dimostmdo. l'er finire, cito un :i.ltro :tccenno :1 quéll:i. che sarebbe I' ide !l.do – min:tntc del libr.:>,se fosse una idea: è pili di 100 pagine inn:mzi, m:t io l'ho messo dopo per illuminarlo con b luce delle p:i.r.:>le cit:i.te sopra. • Bisogna com:ider:tre come crronc:i. l'opinione che noi ci tro,·i:tmo in presenz:'l delb dissoluzione dc\1:1.societi hor• ghese, dissoluzione di cni le cbssi opernic per le prime nvrehbcro infinitamente a soffrire: b democrnzia soci:i.list :i.dc ,•e oricnt~re b su:i. tattic:i. in consegucnz:i. di ciò, e quindi sostituire lo spirito di riform:i. allo spirito di rivoluzione, per seguire l:i.sua èm:i.ncipnzionc non distruggendo ma costruendo, non per l'e-;propriazione politica dclb borghesia, ma per In organiu::i.zione economic:t dell:i. cb~<:e lavoratrice (p:tg. 1 r3). • Scnz'.l st:ire :'l dom:ln<brmi dove sb b rcciproc:i.esclusione fr!l. questi termini, mi clom:i.ndocome ci si:i. bisogno di scrivere uu c;:,sl gros:-0 lihro, per dire delle così piccole b:'lnalit?t. Bruno. Nel prossimo fascicolo pubblicheremo un capitolo inedito del Primo Maggio di EDMONDO DE AMICIS. Coloro che ricevettero il 1° fascicolo e ricevono ora il 11°, se non intendono abbonarsi, SONO VIVAMENTE PRE- I GATI DI RESPINGERLO. RIVISTA DELLE RIVISTE SOCIALISTE Riviste olandesi. Nei numeri di gennaio e febbraio della 1Vie11we Tijd (Nuovi tempi) cli Amsterdam il compagno deputato Van Kol tratta del!' Imperialismo nella politica neer– landese. L 1 A. premette che non intende negare, in linea di principii, ad una nm-:ione, il diritto di espans– ione coloniale. Può darsi che in una società avvenire. retta secondo i criteri socialisti, l'espansione coloniale (pacifica) possa e debba verificarsi per rendere parte– cipi dei benefici della societa anche le altre razze umane. Ma allora si tratterà cli un movimento fondamen– talmente diverso da"' imperialismo odierno. Questo non porta vantaggi, nè per la patria, nè pe1· la colonia. Ma bensì per pochi capitalisti, che, come fornitori del– l'esercito, costruttori od armatori cli navi, arricchisrono con le guerre coloniali, od accumulano capitali ingcli.ti, sfruttando a sangue gli indigeni nelle piantagioni e nelle miniere. Per il popolo olandese l'imperialismo significa un peso sempre crescente di imposte, e per gli abitanti delle colonie non ha finora portato altri frutti ali' infuori deWarbitrio più brutale, del più in– fame sfruttamento, dell'avvilimento e della corruzione cli popoli interi. Si pretende adesso che l'espansione coloniale sia per l 1 0landa una questione cli vita e "di morte. Si aspira alla sovranità sopra tutto l'Arcipelago indiano, allegando che in politica la forza valga invece del di– ritto. Ma ciò significa perdere ogni nozione della con– dizione cli fatto. Perchè mai dovrebbe l'Olanda ,cer– care di aumentare il suo impero coloniale, se il ter– ritorio è già adesso tanto vasto che il piccolo Stato manca di ogni mezzo per governarlo? Ed infatti lo Stato non è attualmente nemmeno in grado cli proteg– gere le isole dalle invasioni di stranieri, non è stato capace di portar loro nè la pace e l'ordine interno, nè una vita industriale o commerciale. nè un'omhra di vera civilta. L'Olanda è venuta meno a tutto il c6m– pito che ad una potenza coloniale: ~spetta cd invece di tendere con tulle le sue forne ad ·adempirlo almeno parzialmente, pensa a conquistare altre colonie. Non è capace a portare il peso odierno e cerca di accrescerlo, tanto per soddisfare le \·oglie cli un pugno di specu– latori. L' A. dimostra quanto sia erronea Jlopinione che il secolo xix abbia portato ai Paesi Bassi un freno alle conquiste coloniali. Egli documenta largamente come nel secolo scorso gli Olandesi si sono impossessati di territori estesissimi senza far rumore e senza quasi che la storia ne prendesse nota. Con una serie ininterrotta di spedizioni, che si organizzarono sotto un pretesto o sotto l'altro, sono riusciti ad ocruparc 1·egioni inticre nelle isole di Giava, Timon, Borneo, Sumatra, Atsih, e ad annettere la Nuova Guinea. I pretesti delle spe– dizioni erano ridicoli. Non era certo un piccolo regno come l'Olanda, che potesse essere chiamato a vendicare ogni ingiustizia nel mondo. L'espansione coloniale dell'Olanda si è effettuata con delle infamie e delle crudeltà senza nome, a solo vantaggio del grande capitale, il quale sprona il paese a nuove conquiste. Se il paese si lascia spingere sulla via dell'imperialismo, 11011 tarderà a svegliare la cupi– digia delle grandi potenze, de111 Inghilterra e del I'Austra– lia, nonchè del\' America e della Germania. Se l'Olanda si atteggia a conquistatrice. troverà altri disposti a con– quistare anch 1 essi, e ad espandersi a spese dell'impero coloniale neerlandese. Così avranno seminato il vento dell'ingiustizia 1 e raccoglieranno la tempesta.

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