Il Socialismo - Anno I - n. 1 - 25 febbraio 1902

IL SOCIALISMO E' vero che la donna è forse attualmente piè, deli– c:tta dell'uomo, meno 1nuscolosa, meno for~e, che avrebbe bisoano di pii.1 rjo-uardi;ma questa, m gr:111 parte, C un:1 ° conseguenza 0 delb vita r~tirat~~h,eella lu condotto finora; questa è la sua 111fenonta che con O"'ni sforzo, sia pur quello terribile della sele– zione ~\ella specie, essa deve tentare di vincere. Cerro che col lavoro essa perderà presto (come gi:'tl' h:1.11110 perduta le donne operaie), la delicat:t _bellezza che forma ancora il suo oraoglio 111 tante parti del mondo; è vero che le sue aote ~horiranno, i suoi capelli, inca– nutiranno pH1 pr~sto, le sue ossa diventèranno pii.1 grosse, le attaccature meno snelle, che il suo corpo diventcd pili rigido, ossuto, angoloso, come per le stesse cause è diventato quello dell'uomo, e che essa perderil la sua grazia, il suo profumo di delicato fiore di serra, come avviene appunto delle rose dei nostri giardini appena l'attento giardin_iere tralasci di mon– darle, ripararle e potarle. Ma la donna acquisterà un altro genere di bellezza e di f:ìscino, quale hanno acquistato i paesaggi che noi pbnge,·amo guastati dalle ferrovie e dalle oAìcine, per sempre. D'altra parte, queste sono cose fatdi e una legge che tenti pon·i riparo, non far:\ che inasprire il problema, ritardan– done la crisi e la soluzione. Ma si dice che per la donna è in ballo l'interesse della specie. Ora l'interesse della specie, se la donna non è madre, è in ballo come per l'uomo; ma poi, secondo l'ultimo Annuario di Stntistirn, noi abbiamo 57 per cento di donne nubili in Italia, che hanno il sacrosanto diritto di vivere all'infuori dei doveri della specie. Il _problema, attualmente, I: dunque in questi term1m. Noi abbiamo un gran numero di donne nubili e spose anche obbligate a guadagnarsi la vita fuori di casa: il loro interesse, quindi, è di guadagnare il pili facilmente e abbondantemente possibile. Or:1, ogni legge, invece, che limiti l'impiego del suo capitale di lavoro e di attivie;ì - che trova già il mondo riluttante, per le antiche tradizioni che b rin– chiudevano nelle case - aumented gli ostacoli a ciò, anzichè diminuirli. Se si limita alle donne, nella industria, la giornata ad 8 ore, la settimana a 42; se loro si impone il dopopranzo del sabato di vacanza; se s'impone la esigenza che ogni industriale, che occupi donne, debba sottoporsi a reiter.1teispezioni, denuncie, ccc., non si fa altro che restringere enormemente il nu– mero delle industrie in cui la donna possa venire impiegata e quindi rinvilirle la mercede. L'industriale non può occup,ue insieme operai che abbiano orari e trattamenti differenti; non può conceder l'ora di riposo richiesta ogni sei di lavoro .'.l una parte dei suoi operai senza concederla all'altra; non può sot– toporsi vo 1 entieri .1lledenuncie, ispezi011i,multe, ecc., che la legge imporrcbbe. E allora che cosa succe– derà? O l'industriale dovr,ì rinunciare ad occupare la donna lù dove essa lavora di conserva con l'uomo, o dovrà concedere anche all'uomo il tr:1ttamentostu– diato per proteggere la donna. Nell'un caso e nel– l'altro diminuiranno i lucri per le donne, e perchè i padroni, con tanti oneri, non vorranno pili assumere donne, se non a patti speciali, con grandi gu.1dagni; e_perchè d'altra parte le donne da ogni parte licen– ziate abbonderanno piè, che mai sul mercato facen- dosi una concorrenza disastrosa nelle poche industrie in cui saranno impiegate, e con quale vantaggio? Per l'igiene del corpo è peggiore la fame o il sopralavoro? Resta il problema della donna madre, a cui non solo sei settimane di riposo per la gravidanza e per il puerperio dovrebbe concedere la società, ma tutu intera la durata della produzione e dell'allevamento dei figli; perchè essa compie, durante questo tempo, una fun:1.ionesociale di interesse massimo e vitale, e perchè essa, dedicandosi in questo tempo alla fa– miglia, produce, economicamente, di pill che nelle officine. Quando la donna ha dei figli da creare e da al– levare, quando b famiglia cresce di numero e di bisogni, la donna può produrre ancora con le sue antiche funzioni di madre e di massaia assai pili di quanto potrebbe dare impiegando la sua attività negli opifici che la societ:\ moderna ha aperto alla sua at– tivit1; perchè essa così potrebbe creare dei figli pili sani e pii, forti, e salvarne un numero grandissimo, eh<::ora, per mancanza di cure materne nei primi giorni di vita, sono dannati irremissibilmente a morte. E' non solo desiderabile, quindi, ma socialmente giusto ed economico che la donna madre non debba allontanarsi dalla casa, non debba frequentare gli opifici, con spreco, per lei e per la società, di forze che è possibile utilizzare piè, preziosamente. Ora, a ciò si arriverà, molto meglio che con leggi speciali facilmente eluse, con l'aumento dei salari in generale, sia dell'uomo che della donna: aumento che si otterr:\ non coll'arrificialismo legale protettivo, ma colle energie della organizzazione proletaria, maschile e femminile. Quando il marito guadagnerà tanto d.1 poter facilmente nutrire la famigliuola, quando la ra– gazza prim.1 del matrimonio potrà mettere da parte 1111 piccolo gruzzolo per sopperire alle prime spese della maternit.\, la donn.1non lavorcr:\pili nè durante la gravidanza nè durante il puerperio. Accadrà quello che è già accaduto nella piccola borghesia degli impie– gati e commercianti, dove pure la donna di solito la– vora; quello che accade nell'alto salariato dei ferro– vieri, meccanici, tipografi, ecc., in cui si è già formato un punto di onore per l'uomo nel non lasciar lavorar la propria donna madre. Succeder:ì quello che è gi,ì un fatto in America e in Australia, dove la donna non è soggetta ad alcuna legge protettiva, e, lavorando con l'uomo al paro dell'uomo, si dedica invece com– pletamente ed esclusivamente alla famiglia, quando è maritata. · Va accadendo degli uomini (come ho dimostrato in una piccola monografia sul polimorfismo degli insetti sociali e degli uomini) quello che è accaduto delle formiche e delle api, la divisione cioè del la– voro, con separazione della funzione n1aterna dalle funzioni sociali e politiche. Per modo che l'uomo e la donna, pur restando divisi per quanto riguarda la specie, si confondono e si fondono nell'immensa opera del lavoro industriale e sociale. E' tempo ormai che la donna, madre o zitella, unisca la sua voce, fatta ora meno inefficace dalla nuova posizione conquistata nella vita sociale, a quella degli uomini e confonda la sua causa con quella della classe a cui è :1scritt.1,del proletariato in genere, chiedendo con esso diminuzione delle imposte e au-

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