La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 24 - 14 giugno 1925

LA RIVOLUZIONE LIBERALE 99 Risorgi men lo La politica di Ros1nini li filosofo. Snpponimuo $ia noto che il K. conc·rpi, a p1atonirament(' i] mondo qnalC' una f--n<-rcssiva obliiettiyjzzazionc di Di<,, il quale (' 11(•1 (JUalc è ogni C'O~a. . Dio, per c-01108-C'er<• (' far(' il mondo: riduc·(' per astrazio!1~ l"idc_a ~na -~ cp~c~la d1 <"!-~ere• iniziale: qu1 1ncom1ncia I 111tu1.1.1011f' df'II U(l: mo; poi iinmagina i limiti rC'ali: r 1"~101~·10 _ I~ sente; Dio affermandoli compo1H' 1 I 111111L reali con !"idea dell'essere iniziale eh,• 11'1 in €-è: e l\1orno ahrcsì, affC'rrnandoJj, rompone i reali rhe sf'ntc, con resscre _iniziale che intuisce in Lui. E come per il dello componimc-nto Dio fa 1u1t-ccrc_ in 1110,~o _o~- biettivo gli Enti, e insieme le idee e_c~1/1p1; altresì l'uomo, componendo come s <' eietto, fa nascere in modo suhbictti,·o gli enti e le idee, e però copia la creazione cli, ina (_Cfr: Acm, Teori-0 del R. w le Idee e i Parachg111i in T'idebinw.s i11Aenigmate. p. 338). Secondo l"Acri il Dio di R. ,, potrebbe essere assomigliato a un ari ista~ che,. m?s~_oda ispirazione vaga, e guidato da pnnc1p11 g<:- nerali dell'arte, pone mano al pennello e dipinge: e, dipingendo, c.on:c~isc~ a u~1 medesimo tempo denlrn d1 se 11 tipo ~J quel che dipinge; siccl1è a un tempo meaes1~110~ comecchè in 1nodo diYerso, dipiuge fuori eh sè su ìa tela, e dentro di sè nel campo de11a imma~inazione" (ibid., p. 336). Dalfe parole anzidette si deve argnire eh~ pel R. il problema ccnti-ale della. filos~fia _e quello dell"essere, dal q':ale clenva c,1e 11 mondo obbiettiva1nente es1ste. Citiamo ancora una Yolta l'Acri: << L ·es• sere ideale (Dio), ch·è: obbietto d'~nlniz·ione, sj tennina, inttochè non ,eJnto, 111u.n ~u~- bietto che da noi si conosce per raz1oc11110 (forma reale); e c0111es~1bbiet_to intelligente ha sè stesso con1e obb~ello 1nteso (fonna ideale); e, inLclligenle, in quat:to s·urrisce a sè come inteso, si a1na (forma reale) » (pagina 324). .. . ., . È questa la tnmta dialettica del! esse1e ideale rosn1iniana. Chi ha in niente la concezione tri1iitaria i1nplicita nel]a (< form~la ide.ale >> àe] Gioberti, potrà con noi convenire che l'astiosa polenJica tra i due u1a~.:;:;in1 filosofi italiani del secolo scorso non era in definitiva basala che su delle parole, ed ani• mata da un cozzo di diversi stati d'animo. :?.1anon occupiamoci di ~iò. A noi inlexessa sapere che il R. fondarn la sua filosofia sull'idea dell'essere, incarnantesi e manifestantesi nelle forme della s·ealtà empirica. Per il R. il mondo obbiettirnmente esisteva nella forma che la Divina Sapjenza gH aveva impressa. Era dunque fonda.to sui due cardini del!' Essere e della Saptenza, entrambi connaturati in esso e ne1le sue cspr:ssioni. Quale conseguenza di codesta pl~ton1ca concezione ìe Idee erano innate nelJ uo1no, e tutta la Creazione non era per il R. che un vasto panorama nel qua.le i pensieri di Dio erano oggettivati. Il suo n1ondo_ era pex: ciò statico; ocl ahneno il 1nolo che 1n esso v1 era non differiva da quelJo contemplato dal Gioberti nei momenti della sna " formoJa ideale '" anche pel R. infatti « l'essere finito e molteplice si fo1·mava p~r contraz1011e del: ]'essere iniziale» (involuz1one, nu1ues1) a Clll teneva dietro o si esprimeva parallelo il moto di c]jstcnsione nell"infinito (e\·oluzione, n1ctessi). • Su questo punto però no~ era d'accordo col Gioberti, poicbè per lui il Progresso non era l'esplicazione del secondo tempo della "formola ideale'" «l'Esistente torna all'Ente >>- ma la coinposizione secondo le modalità fornitegli dalla Ragione_ (Sapienza_)., di nL1ove combinazioni e l'onne. E questo mo che noi abbian10 chiamato il r"iforn1isn10 cli Rosmini • ed è il nucleo informa Lore del suo pensiero' politico e dell? sua a~ione di soci?lc riformatore. Detto cio, enlnan10 nel vno dclJa questione. rifìu1ò rinrari<-o, llOJJ tanto p(•rchè· u '.H'I.Pa~·- Janwnlo si erano pront1nf'iat<> tantc• 111{!lttrlr' eontro il Papa ed i] clr-1·0, e , i P.i Pn1110 <'O?J· n1C'ssi dag]i alli arbitrari r offc~1~ivi alla _grn• risdjzione eC'clc1,iabtica » coll approvazionf' della le~gP Siccarcli; quanto pcrch~ nel CHIO i11ti1110 1<ril<'ne,·a irragionevol<' pn·l<"ndcr<· ;iiC' il Papa, padre· romunc. dc·' f<>d<•li,dichiar.aC:!-<'la ~uC'rra a]l'Aw..,tria_ ~,e~ sc~lo mo1i,o di <'O!-.lit11irr Ja 11azional1ta 11.aliana, ~ una rwzicmali1,ì. così problernatica; per Jui ad oµni n10d" era impo5-,!-iil,ile<'hC' il Papa ..,~i11dut·c.:,.:;:;c ad u11 tal paR~o ,i. Pur 1uttada a<'<·cuò, offrcndoÌ')i di farsi palroejnatorf' prc:-so il Papa per otle1~rr~ u.n Concordalo basato hll quf',.,t-idut· punti_: I) lihf'rl~t dc!Ja Chic~a; 2) neg:oziazion_e di. ur~ Confec!Pr.azio11c fra i diversi Stati d J1alia, <!• rui ~i ~aranlii-;sr J"esistenza, sotto ]a __presi• cknu 1 , altncno onorilì<·a, del Papa; 11 c_he dissiperebbe dall'animo del Pontefic_e e <leali altri principi il sospello che 11 P1cmonle ~ensas$c al solo in~randime~ll? e _[01:scad assorbire in sè tulli gli StatJ 1taham ,,. (RoSMil\r. Comm.). A.vutc dircllc assicurazioni cla]lo stesso Ca-rlo Alberto, che iI 9 agosto 1848 lo ricevè a Vigevano, cloYe lro·,aY.asi ac_camp_ato contro ]"Austria il R. partì alla volta d, Roma. F11 ric~,-uto cou molta affabilità da Pio IX, il quale, udito il pensiero <)cl Governo piemontese, sembrò in nn pnmo ten1po pro• penso a tratlare per I.a concln«~?ne ~el ~oncordato. Al Pontefice ,1 R. non fece c,1e upetcre ljll.2.nlo o-ià gli aveva scrillo s·in dal marzo (18-18) ne!1";ccasione dell'invio del suo Pro: getto cli Costituzione. Non si tr~ttava. che d~ 1nettcdo in pratica, ora ehe J occasione Sl p1·esentava prop.izia. La C~1icsa ne avrehb.e <ruadaNnato. cd 1l Papato s1 sarebbe consol,. dato 1~ell"ai~in10 grato deg]i italiani. L'entusiasta Pio IX anche ]ui così la pensava, ecl avrebbe ,~o1uto fare, pronto coni· era ,a cedere agl'impulsi della passione e del cuore. Non avi-ebbe fatto d'altronde che ripetere qnant~ già nel 1narzo aveva fatto, !ni assieme agh altri Principi italiani. Il lettore vorrà risp.armi2rci di ra1nrnenlarg]i che nella primavera-estate del 18-1~, in ~e: :;.uito alle pressioni di piazza, quasi tutti 1 Principi ita1iani ave\-ano c~ncess? _la .cc~~· lLizione (il sogno di 30 anni degh 1tahan1. ), senza peraltro di1nenticare che t.a~e concessione fu ritirata non appena le circostanze che l'ave,♦an determinata venivan ad esser lontane ed abbandonate. AvC'va cominciato dapprjn1a (15 111ag&io)il Rerrno di Napoli a rimangiarsela, ora lo ste:so Pontefice stava rimangiandosela, mentre altTi (e fra questi il Piemonte) la mante• uevano a scopo cli propaganda e quale centro di polarizzazione delle forze liberali it?liane. Il R. era capitato a Roma mentre il processo cli involuzione era già incon1inciato (29 aprile) anche da parte del P.~Jia; il CJ?al'.'_, debole d'animo e pauroso, ogm pornq d1 pm ,♦eniva circuito dalla politica reazionaria e volpina del cardinale AnlonelJi, ~ doppi~ nodo legalo all'Austria di Metternich ed a, Borboni. La breve parentesi del Ministero Ros~i sc1nbrò fa,♦orire il Ros1nini ne' ~uoi progetti; ma tutto prerip,itò a11orchè avvenne l'assassin,o del Rossi medesimo (15 novembre 1848) ed. in seguito ai ttunulti popolari,_ H Pap.a do,·è fnrrrrire a Gaeta ospite del Re eh Napoli. :Nelr ;silio il Papa fu 1naggioru1ent_c pa: droncrr~iato dall'Anlonelli, il quale divento senz'alrro l'arbitro, non so]o della politica papale, ma cli quella napolitana pu_re, che accentuò i suoi caratten conservaton e reazionari nell'acerba lolla contro il Piemonte giobertiano, il quale non ancora avc~a ab~ handonati i snoi propositi confederali; che , oìern di nuovo far accettare col postulare il proposito cli con-ere in difesa dello Stato ponLifìcio a 1nano annala, con~ro le orde rivoluzi.onai.:ic de1fr « teste hrunatc- ». Il diplomatico. Ciò non osLRnte nè Roma nè Napoli abbocL'attività politica pratica del R. si limita alla missione d.a lui esplicata nel 18-18-49 preso ]a S. Sede, per incarico de] Re di Sardegna Carlo Alberto. Lo stesso R._ ne p~rl_a di proposito in un suo Conunentctno pub,,]1. calo postumo nel 1881 (cd. Paravia, Tonno). Detta missione avvenne dopo la sconfitta cli Custoza e J., ritirala delle truppe sard_c sulla destra del Ticino; nel frattempo che 11 •Gioberti s'appoggiava agli elementi più ri• scaldati e facinorosi per acquistare il potere, e condurre di nuovo iJ Picn1onle in guerra contro l'Aust.:ia. Gli inlrirrhi del Giobei-ti colle « teste bruciate >> (i 1ivolnzionarj) sono noti pere~1è _sia opportuno indugiarvisi. Un .acce~nno_11 l_ettore può trovarlo nel larnrn del(Anz1_loll1 ~ nell'articolo da noi pubblicalo sul G10hcrll (Riv. lib., 192,t, 11. 16). _ . Lo scopo della missione ros1uu11ana era, se. condo il parere del Consiglio dei Ministri snbal pino, di indurre il Papa a prender p~rtc assieme al Piemonte alla nuova prossima gur.o1-racontro l'Austria. I1 Rosmini dapprima carono ali· amo; vollero anzi troncare ogni rapporto diplomatico ;·ifìu_tando (,qnest'ul_tima) di 1·icevcrc le creocnz1ah del] amhasClatorC' piemontese presso il Regno del 1c Due Sicilie~ ravv. Plezza, ingiustan1e11te asserendo rlw ne1 Par1amcnLo suha]pitw a,·eya <'_ostni pronunciale parole irriverenti contro il Re cli Napoli. La <.'o&-1. non era ,·era. ma agli effeui pra• tid ebbe o-li stessi risultali, poichè nè il Plczza nè il Talleyrand ( duca Dino di), altro inviato dal Governo pic1nontesc proposto in sosti tu.ione del Plezza, furono ricevuti. (Vedi la questione nell'ottimo lihric-cino ddl'A:-z1LOTTI, La funzione del Gioberlismo. Appendice). "i"oi crediamo che si debbano vedere in questo rifiuto le conseg11cnhc clell'aiione con1binata del Mellernirh e del!' Antonelli; comunque Io stesso Gioberti era forse del nostro parere allorchè annotava che e( il Governo sardo era stato calunniato, attribuendogli il proposito di dividere il dominio della Chiesa » ( :\.:-z1LOTTJ, Funz., p. 5-1, nota). Colla disgrazia politica capitala alla missirme ri,·c:,11ta (alla qual,-, dd r<·slo. il H. avr·va rin1111,·ialo sin ,lall'ottohrc· ( l I), 1MB), andiJ parall<·la Ja dj!'-grazia pr·r~r,nalP deJ Ho- ~mini pN·lato, al ,rual<· fu 11,·gala la porp,,ra dH· sol,·111H'm<·11L<• Jt, f,i.lf•f4!--<) P.apa l,!li a\-•f>va pronu~ssa e JH'r la 1p1al,· i.J Hor,Jni_ni a, ~-va~ia falle dc-lii, •prsc- (11na c·J1HJ!lan11nad1 rn1JJ,- lirc hullat<• aJl'a, ia'.J; m1•11tn· dlH~ "'"''i Jilwr• <"oli furon dall'i\11lo11c-lli falli nH·tlf·r,, aJJ"Jn• di<'e. I du<· JilJCn·oJi sono il l'rOf!/'llo rii Co~ stituzion<~ e Defl,, r-i1u1ur•piaghe rie/la Chi,,sa, e tr.atlano <pwi:;tioni politidH· ,·ivili ,. H~ligi~. . Ouenuto final1ur11h·, dopo 11H,lt,· -tup1d,· traversie, di pot<·r ritornare nella par<• d,·JJu sua Lombardia, il R. n<'ll"al(oslo dc·l HH9 partì da Casrrla pc·r staliilir,i nella sua dilella Stresa. rn t.al n1odo Ja i-.ua mi~~ionc ,JiplomaLÌ<'a ~ra finita, in uno colJa sua allività poJili<'a. Forse non anco il suo soµ-110 <•ra fi11ilo, nonostante il rapido cangiar degli avvenim<•n_ti. Se il ricordo del breve tirocinio politic-o del Rosmini ci può aocoi: una volta offrire l~oc• casione di constatare ]'in<:apacità Jil,cratrice• unitaria ciel Federalismo, non per ei() <loh~ biamo dispensarei dal ronsidcrarr il '-jSt~ma politico a cui tale incapacÌtà C' <·onsegm:a; poid1è forse in esso troveremo quelJa v1ta che qui abbiamo visto languh-e. Il pensalorci politico. Le opere politiche vere e proprie del R. sono jJ tratlato Della, somnian.a cagione per la quale Stanno o rovinano Le llntan<: :società (1837), il ragion.amento sul Conwnz~m? ecl il socialismo (1847), ed iJ progello d, Costituzio11e secondo la Giustizia sociale (1848). In un altro senso auchc i] trattato Delle cin• que piaghe dell<LSant<LChiesa (1849) è_un 'opera politica in quanto v'è postulato 1] P;'· milivo ordinamento democr.at1co delJa Clnesa, col patrocinalo rivendicamenlo ?el dhitto d'elezione dei Vescovi al popolo ed al clern. Abbiamo visto d'altronde che de1nocratici. cristiani italiani ed i modernisti nou han esitato d'appropriarsi gli argomenti del lfo. smini nel tentativo da loro fatto di rammo• dernare la vecchia Casa di Pietro. In questo senso tale libro ha nvuto un 'efficacia politica; nel senso di strappare ai Principi il diritto di non1ina dei vescovi, la sua iinport.ania è stata del tutto negativa, altrcllanlo che il patrocinato ritorno alle origini. . .,.?n oc.c1;1• piamoci dunque di questi tental1v1 falh~1: anche se dobbimuo riconoscere la generoslla e liheralità cleil'auima che li ha concepiti. Possiamo inoltre fondere i due lihercoli sulla Coslituzione e sul Com.unisnio, inquantochè in essi è ancora una volta chiarita la concezione dal R. foi-mulata nella Sommaria cagione, che fa loro da base. Consideriamoli quindi globalmente lulli e tre, prendendo come punto di riferimento il Progetto di C~- stituzione, come quello in cu.i le i.dee politiche del Nostro sono meglio formulate e chchiarate. Nel la concezione rosn1iniana esi:;tono tre societit: 1) la Teocratica, riguardanle la persona u1uana in quel che ha di piìt intimo e spirituale (Io, anima, Divinità); 2) la Fa. ,nigliare, riguardante ]a vlla_ fisica, la razza, g]i intercssj ed i bisogni ~egli u?111ini; 3) la Civile che ha lo scopo cli coordmare le due precedenti secondo. i dcllami clel_laGiu_sti_zia. Subordinala inoltre la soc1eta fam1ghare così alla leocralica quanto aUa civile, restano sole due realtà a costituire la società. Queste due realtà sono: l) la per,ona umana; 2) la Giustizia. Su questi due piloni è fondato il sistema politico del Rosmini, ed il suo Progetto di Costituzione, In tennini ancora più e1npirici la persoua tnuana dà ]uogo aUa _proprietà, :illa vit~ ,famigliare, alla vita politica delle co1nunlla e dei P·rincipati: la Giustizia all'ordinatn~nto civile de]]a società. Così., mcnlre la funzione di quest.nltima non si_ riduce cbe a creare delle modalità secondo Je quali le divergenze d'interessi cd altre devono sboccare in nna soluzione aru1onica; tutte Je funzioni inerenti alla , ita persoua]e e famigliare <le\'Ono (( do- ,·erosameute » subordinarsi alla società teo• cratica, alla Chiesa, ia quale per diYino voJere presiede ai destini dcli'unianità. i çui Yoleri coordina ad un fine: quello della espiazione e della sah·ezza. Per l'i1lazione che sponla11ea da c10 scaturisce, il R. affenna che ]a società ci\"lle è basala sopra un contratto, i cui contraenti sono j padri (i proprjctari); i quali s'uniscono escJusivan1enle per uno scopo: que1lo di consenare i loro diritti. Perciò solo ai padri ~ con~esso il diritto di volo nel suo Progello di Costitu=ione: e per padri intende non soltanto coloro che per sesso e per età. possono C'sscre elettori, ma tutti qucili cl1e p:oclono i benefici <Funa [H"OJH"iclit,della proprie!\, Poiehè, st>conclo il R., ·solo i contribuenti hanno dirilto d'annuinistrarc lo Stato, inquantoehè lo SLato non d'altro è fonnalo che dal cumnlo delle sin• gole proprietà. td<·ma p<,fj1ico rr·aJj .. ti<·o <IPJ J:· n~<'~Sflaria-- m<•uf<· n,-,11 'èarr;hhr potuto finire du· ne~Ja pJ11to<·ra/.ia ( nd µovf"rno deJJa p_Iutor,ra~ta! ,·,,Ila po:'\tulata ,'.oJJrrntra~dooe ÒP1 maf!:r•on pn,prif•lurj nPI SPnato <·hr•. rom_r~ Ja Camera J,a'-..a. a,rPl>l-w dr,vuto andw JuJ <#~"ereelet-- tivo °rJ,u·•lo rit.1dtatr, non &i "an~bhf' jnoltre pr,t,~t<; M-itan·. 'Jllal,,ra ~i fr,~~.r· rnr~~_~o in pra-- ti,·a il pr,~tulat" ro;.miniano d~-JI<·~<·tl<:rat~ pn,porzion:de ha'-alo •Uj ,·ontnb~~• 1 d1r<·tU pa~ati ali,, Slato, "'•r·ondo i quaJ, '!n •()Jo ,·iltadirn, avn·hhr- pùtul<> a11to•el<·~w·r'-1: men: tn• j nulla l<·1wnti, la Frand~ ma.'--.a ,JP-gh opr•rai r- <lr·i r-ontrjh_ur-nt.j .n.o~ ,:irr~tli ~r_,n avn·hbf• n,·pp11rr• Ja pn5~1hil1ta d1 man~la:P 1nagari un y.,J,, rf,-.· .;;uoj rapprr•-f•ntant1_ in Parlarnrnt<,. <111a11tun<Jllf"dal d,~-~~!r<! -~~~ 1al~ fr, ...,. t.r·u11ta a p, r•~larr- p il "';~'- 1.;1,1r~m_11,tar,· o le altre m,.no µ:ravj pre~taz1on1 r1d11e~lc a lutti indi'-lintamr>nt,~ i cjuadini. St,·a1rn r·<,1·w,~z;i<m,~ davv,~ro d,·J rlir--itt.r.,<·o: d<·.-,ta,r-lie fa ohhlif!o a1 1•ittadinj nuJlatr:nr·nt1 rJj rlarc -.in la vita, mentre no:1 ,j r•,;nr,i,d~ loro il dirjuo ,li voto: <'Ome '-C anr·he Ja vita nou fo"'-e una proprietà che viene colJa morte annullata, e eol dispensarla ,la un lavoro rf"d• ditizio. diminuita neJla sua r·apacità produttiva.___:_<'conomieamente: nella sua ric<-hf'z:za, nel ~uo valore! Invero tale disistima della grande mas•a discende,·a non ~Oltanto dalla sua " papale ,, rnncezione della vita, secondo I.a quale " la società ci,~lc inverso a tutti quelli cbP nulla contrihuisc·ono non P, e non può essere altro che un<Lsocietà benefica "; ma anche dal suo misconoscimento dello Stato moderno quale era emerso e daUa rivoluzione protestantP e dalla rivoluzione francese. In lutti i suoi scritti politici egli incita infalli gli italiani a darsi una Costituzione « italiana ,, e non francese: madre di tulle ]e sventure politi• che ciel 0 ecolo e delle aberranti eresie del ('Omunismo e del1'anarehia. Tutto il ~uo Ragionamento sul Comunisnio del 1847 è basalo '-a questa idea corroborata dalla constatazione che la confusione allora fatta tra uguaglianza naturale ed uguaglianza civHe sia stato il scgna]e d'inizio della nuo,·a eresia. Tali, per sommj capi, sono pure ..uno stesso s02:rretto ]e idee del suo amico e scoiaro 11 ~;rchese Gustavo Benso di Cavour (fratello del ;trande statista piemontese), il riuale nel 18-16pubblicò un saggio sulle I dées conununistes et des nioyens d'en conLbattre. '\'ote,·olc il fallo che tanto •il Benso che il R., pur arrivando alla conclu,;;,ione « papale » della soluzio!le mediante la beneficenza del •Jroblen1a sociale, ammettono la fondatezza delle teorie malthusiane, per incitare gli italiani a metterle, nella dovuta misura, t:/intende, in pratica. Questo non induca nessuno in mjlrav:iglia: per i « papali » l'e~en:1enlo popolazione è sempre uno dei maggio~1 nel lor~ ~istema econo1nico: essi hanno bisogno d1 considerare gli uomjni quale una muta DU· 1nerosa di (< pezzenti >) i1H·erso i quali è ,, cri• stiano dovere » esercitare la carità. Gio,·a sottolineare di ta]e concezjone i caratteri schiavistici, aristocratici e pagani, pas• sali nella Chiesa quale eredità cli Roma, e in essa rimastj. nonostante !"azione liberatrice dell'economia capitalista. Suìl'ererutà pagana sarebbe troppo bello e troppo lungo parlare: basta questo semplice ,·ichiamo. A tale eredità comune il R. aggiungeva i suoi sentin1enti di possidente rovei·etano; sostenuti dalla solida impa]catura della sua filosofia spinta all'esigenza realistica ed intellettualista del « lombardo Antonio Rosmini )) a stabilire leggi e gerarchie, Che altro .sono iufalli le sue Idee ed i suoi • Tipi? Inutile aggiungere che tutto ciò n1ena,a chjtto dritlo al couservatorisIDo, il quale non cessava d'esser tale anche se chi lo sentl\·a si professava progressista e liberale. La sua concezione della vita 11011pote,·a non essere statica, negatrice com'era dell "iiuportanza storica della n1assa, nelle sue varie espressioni di potenza produttiva, rivo]uzionaria e rnilitare; ed assertrice com"era tlPlla superiorità indiscussa dalle ragione: sapienza e gin. stizia; sulla passione: com1u1isn10, eresia e barbarie. Giunti « questo punto bisogna far parola del secondo pilone del suo sistema politico: il pilone Giustizia, nel suo Progeuo di Costitu~ione incarnalo ne1la Suprcu1a Corte di Giustizia politica avente diritto di controllo e cli Yeto s1ùle deliberazioni dei due Parlamenti Confederali, ed e,pressioue di una Dieta nazionale presieduta dal Sommo Pontcfiee. ·\d essa avrebbern polnlo ricorrere Luui, c-nti poUtici e cittadini. per oltcnere quel la giustizia che i Parla1neuti e lo stesso So\Tano avessero eventualmente vio1ata. È chiaro pertanto che tal Dieta sarebbe venuta acl essere il vero Padamento ed il , ero Go\"erno del Paese, ed il Pontefice il , ero So\Ta110 della Confederazione nazionale; in seno alla quale, come giustamente notava Pellegrino Rossi, i (< buoni e gene. ro.:,i )> Principi italiani non altra importanza avrehbcro anlla nei loro Stati (che il R. Yoleva conservare nella loro struuurn), che Prnfet ti e Vice-prefetti addetti al GoYcrno d'una provincia o regione parte d'un Regno non più loro. _Si , Pela pPrlanto in ciò un ricordo deH'antica società rmnana, colle sue tipiche divisioni di nobili, cavalieri, nullatenenti, liberti, schiavi; cd anche di quelle dei nostri Co1nnni 1ncdioe,♦ali, al cui tipo sCinbra che il R. 5ia ri1naslo. Logica quindi appare la sconfitta che anche riguardo a ciò il Pmgetto del Rosmini d~aggiungcrc che i] 5j. doYè subire. La realtà a cui tanto spesso falnuti]e ci sembra

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