La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 24 - 14 giugno 1925

i:~ & ,-j • ,t,/;47 ~/1q ,' > 1 ,..,.· EDITORE PIERO GOBETTI - TORINO VIA xx SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTllv'ANA C. A'/ARNA IL BARETTI SETTIMANALE Qulndlclnalo di letteratura TALE Editore PIERO GOBETTI ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 . Semestre L. 10 . Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 - C. C. POS IL FASCISMO ~bbonamenio nnmto L. IO • E,tcro L. 16 U11 numt'ro /.,. 0,50 Anno IV . N. 24 - 14 Giugno 1925 SOMM·\Il!O. - R. Bauer: Turati. - ,\. Basso: Commento a Ginevra. - .\. Parini: Lu Giovinezza (Lo e.corso numero ò stato eequeetrato) di Malleolti. - JJ,,ro,·razia: G. Caraoo Doavilo; La riforma delle pensioni. - liisorgiM~nfo: A. Cavalli: La politica di IlosminL - ll. fl.: Il pr0Mcnr1 della civiltà 1·ussa. G. P,·ezzolini: Sa Ivernini. Turati Dal pubblico affollato nell'attesa rhc un oratore d'opposizione inizi il suo dire, parte un applauso caldo. È chiaro; entra l'onorevole Turati. La figurn tozza e bonaria del deputalo milanese passa sorridendo lL"a . i plaudenti e rispondendo con lepide barzellette agli an1ici i quali, con una parola confidenziale, con un saluto più cordiale, con un gesto procurano di metter bene in mostra l'intimità dei rapporti particolari che li legano al beniamino della folla. Nessuno però dei numerosi ammiralori mostra d'esser geloso di questi sfoghi ingenui della altrui vanità, perchè Turati è di tullo il pubblico, di tutto il suo pubblico._ Lo _si sa pronto a rispondere con perfet~ gmsllz\~ distributiva alla cortesia da chrnnque gh venga rivolta; lo si sa rassegnato e sotton1esso alle noie inevitabili della popolarità. E quando l'oratore ufficiale si è spicckto, sorge sempre una voce insistente e subito raccolta e ripetuta: Tui-ati, pru:li Turati 1 Il deputato non si. schermisce a lungo, mai; con un sorriso indulgente che scivola dalle labbra carnose nella barba h1·izzolata, sale, meglio, viene issato, sul tavolino più prossimo - par che ve ne sia sempre uno pronto alla bisOgna - e, premesso di voler esser breve per non sembrare indiscreto e ~cortese verso il pubblico, parla. Di solito si riallaccia con felice improvvisazione a quanto l'oratore ha detto; si ferma volentieri nel vago, nell'indistinto, nel geuerico; condisce il discorsetto cli qualche punta scherzosa che solleva dall 'nditorio un riso cordiale e pulitamente educato; n1a giunge sempre con sincero e malcelato accento di commozione al felice spunto flllale che str.appa al suo uditorio l'applauso caldo, il grido d'entusiasmo. Intorno a lui sempre un'atmosfera calda di simpatia e di consenso. Pure Turati politicamente non sa nuci nulla di nuovo. E quando infalli tenta l'analisi politica della situazione, l'approvazione immancabile giunge solo dopo un attimo di esitazione. Successo di stima allora? ")/o; 1na v'è un vuoto che la sua costruzione lop:ica non riesce a colmare e un istante involontario di perplessità. In questo caotico e difficile momento della politica. italiana egli appare un trascinato non un trascinatore. La sua ]unga can·iera di riformista - il riformismo in lui è una seconda natnra - il suo socialismo piccolo borghese e sentimentale esercitatosi in gran parte nell'atmosfera giolittiana, non hanno potuto plasmarlo per questa dura, aspra, ardua vigili~ di una democrazia liberale. Turati è stato il precursore che a tanta_ parte di un popolo bamboleggiante e impreparato ha insegnato paternamente i rudimenti politici; non può però essere il creatore di un novus ordo nel quale l'autogoverno sia base fondamentale, poichè la vita moderna che vuol essere conquista ed austero esercizio del dovere politico per l'affermazione dei propri diritti, impone una spietata forza volitiva che chi agisce solo per impulsi sentimentali general1nenle non possiede o non sa dare. Pure, ripetiamo, intorno a Turati aleggia indistrulto il favore della folla. Il suo ottimismo facile, spontaneo, insopprimibile. ne è la causa prima. Le frequenti riserve incidentali che non mancano mai nel suo discorso, non riescouo a soffocare il soffio della speranza, della convinta fiducia che ne scaturisce. La sua grande fede nel popolo ch'egli vede traverso la sua persona, l'onestà e ]a profonda candida ingenuità dell'anhno suo gli fa scorgere, anche nei n101nenti più oscuri, nei quali il dubbio più forte stringe l'uomo d'azione, il sorgere di un bene prossimo, vicino; gli fa talvolta sopravalulare il cnmm.ino pe1·corso. I disinganni frequenti non son riusciti a mutare questa sua natura. Tutto ciò piace alla maggior parte del popolo italiano; perchè il popolo italiano è tullo permealo di ottimismo. :Non sa reggere alle lunglie vigilie; non sa la bellezza dell'aspro cammino contro corrente; ha bisogno di sentirsi lieto, di non aver il cervello e il cuore ingombri di preoccllpazioni soverchie. Non per nulla il mito scherzoso dello stellone trova tanti entusiasti asscrlori. Abituato a trovare fuori cli sè (a11<-he se contro cli sè) la soluzione dei più difficili problemi Jella sna esisLenza stodca, spera sempre nel meglio e l'attencle qu_asi con fatalismo orientale; nell'attesa fidunosa lrova la quiete an1hita facendo conto sprcialmcnte snJ suo urande spirito d-i adauamenlo. Questo lo re~de incapace d-i un volontario impelo di ribellione, gli vieta cli assurgere alle E[er_e infocate del dramma di che è intessuta , e~1stenza di una 1noderna democrazia, lo costringe a baloccarsi col riformismo, col palernalisn10, con lo slalaiisrno, con lutti f'.li i:;mi oppiacei che son stati sino a ieri hasc p~ncipale de] suo alimeuto culllrraJe econom1co e nolitico. Un mutamento fc1·se è in atto, 1na sarà necessariamente lento. Oggi il popolo nostro con aria ancora trasognata sta sperimenlando come libertà, potenza, prosperità, sian frutto cli una riconquista senza fine, non d~ni; riconquista difficile, sanguinosa, cosciente; come popo:o e Stato sian tull'uno, come solo in sè stesf-o 1Jossa e <lebba cercare forze nuove e con esst· ...-aJide condizioni per la sua ascesi storica. Sono i 1Jr,imi incerti passi, le prime incerte mosse in .i.uncampo <l'azione sino _a ieri eco: nosciuto. Nla occorron nuove gmde, nuov1 condottieri. I vecchi rimangono nel folto dell'esercito marciante come simboli di un passato c:he non si p~ò e non _si <leve. rinnegare, l:•gati ai nuovL da un vincolo di affollo indissolubile. Verso di essi saJe ancora venerazione e riconoscenza, ma essi non possono più darci il comando, non possono pilt indicarci la mèta JonLana ciie sfugge al loro sguardo sta1teo, non però al cuore e al desiderio. RICCARDO BAUEP.. Collllllento a Ginevra Quali difficoltà si oppongono oggi alla realizzazione di un equilibrio europeo invano cercato attraverso il susseguirsi di conferenze interna:r.ionali? Anzitutto la firma di un patto che garantisca in orrrri le frontiere darcl,be un crisma di legi.tti;1ità ari confini t1·acciati dai Trat• Lati ecl un senso di « definitivo >) ai mal conseguiti ingrandimenti degli Stal!Ì, pletorici ( chè diversamente la Francia non l'avrebbe appoggiato con tanto entusias1no),. ancorch_è l'art. 19 del Pallo della Lega sancisca la rl• vedibilità per arbitralo dei Trattati; e da ciò il pericolo che la Società ginevi·ina si tramutasse in una Se.nla Alleanza pe1· la perpetuazione di tutte le ingiustizie sanzionate dai vecchi e d.ai nuovi trattati. Non dimentichiamo che la Santa AUeanza fu costituita « conforme a~ principi-i dell'Evangelo, i quali coma_ndauo a Lutti gli_uo111in~ di amarsi come fratelJi », tra Sovrani che s1 p1·oponevano (< Ja ricoslruz.ione dell'oràùne morale>> e « la pace dtuatuJ"a, fondata su lilla giusta redistribuzione rlelJc forze politiche»! Questa obiezione è di tal forza che non ha bisogno di commenti. L'ingiustizia, I'i.r: razionalità, l'insostenibilità di taluni trattau sono ormai evidenti, e sarebbe vano, asstudo ed immorale pretendere di eternarle. Quando i Rnteni di Galizia o di Subcarpazia, i Tedeschi d'AustTia, i B,ùgar,i di Macedonia domanderanno di ricongiungersi alla rispettiva nazione, chi oserà opporsi 101·0, in nome della pace e della giustwia internazionale? Un'altra difficoltà sta nel fatto che la Società non è finora universale, e, sopratutto, delle tre Grandi Potenze che ne son fuori solo per la Gennaffia si può pensare ad un prossimo ingresso. Quanto agli Stati Uniti, fino a che non sarà mutato l'attuale indirizzo della Casa Bianca, è vano pensare che essi possano entrare nella Società. La Russia bolscevica poi, non potrebbe ade1-irvi se non rinnegando sè stessa, rinnegando cioè - checchè ne pensino gl'ingenui tipo Macdonald - la sua essenza di Governo rivoluzionario il cui compito preciso è di a~tare dovunque la fiaccola della rivoluzione proletaria. Una sua eventuale adesione, o]ll·e che un assurdo, sarebbe un equivoco gigantesco, la rip.roduzione in proporzioni enorm~1nente 1nao-aiori dell'equivoco di quei tra~lati fra la R. 0 ussia e le varie Potenze, i quali sanciscono il disinteressamento rcciprOco per ]a politica interna e coloniale dell'altra parte. Una terza ragione è data dal persistere in molto Stati di situazioni interne anorn1al,i, poichè è evidente che un Patto simile può aver valore soltanto fra Nazioni liberali, fra popoli cioè che si governino da sè, e che neppure siano afflitti da guerre civili; e inoltre gli Stali in tumulto, o dove G~verni si reggono con la forza, non possono disarmare, e sono sempre un pe1·icolo per la pace altrui. Ma se mancano fiuora le condizioni mate• riali e spirituali per la realizzazione di un progetto così vasto quale era H Protocollo, non è dello tuttavia che si debba rh1unciare a quelle realizzazioni parziali che sono consentite dalle circostauze e che valgono a in~ dirizzare, sia pure lenlamente, verso il fine altissiu10. L'entrata della Germania nella S. d. N., che la lettera del Consiglio permette dj sperare prossima, è certo un buon passo. Frat• tanto un altro problema resta sul tappeto: la sicurezza della Francia. La Francia che per 43 anni si è nutrita del pensiero di una révanche e l'ha finalmente ottenuta, e che sente la soa inferiorità di fronte alla Germaoia, noa può non considerare con terrore l'eventualità cbe un analogo peosiero covi ora la riv, le. Di fronte a questa situazione due vie le si offrivano nelle relazioni con la vicina: collaborazione pacifica, oppure avversione irreducibile, non trascinando occasione per metterle il piede sul collo e te- .ll·erla in rispetto. Poincaré si cacciò risolutamente per la prima, coi risultati che tutti noi conosciamo. Ora sono in contrasto due Lesi: la Lesi francese per uu'alleRnza anglo-franco-belga ed una garanzia che si estenda anche alle frontiere orientali, r: la tesi tedesca per una alleanza a cinque che comprenda anche Italia e Germania, mentre per i confini con la Polon.ia e la Cecoslovacchia s'impegnerebbe a sottoporre ad arbitrato le questioni relative. Nou esitiamo a dire che la tesi francese sarebbe nefasta per la tranquillità d'Europa. Le alleanze parziali dirette contro una determinata Nazione, anche se a scopo puramente difensivo, rètoggio delle vecchie teorie di eqnilibi:io. che il principio della Soc~età delle Nazioni deve definitivamente bandire, sono state sempre fomite di guerre. L'alleanza anulo-franco-helga sarebbe anti tedesca; si pe;petuerebbe il giuoco della Francia che si vuole imporre e della Germania che teucle a svincolarsi, ,. nella lotta sorda e costante delle due vi<'Ìne si aggraverebbero le ostilità e le diffidenze, e si rafforzerebbero i nazionalismi dei due paesi. Non si dica che un'alleanza delle tre Nazioni, o quattro con rltalia, sarebbe garanzia sicura per la sua stessa forza mili tare. Anzitutto la Germania, appunto pernhè controllata, vigilata, insidiata, si preparerebbe tenacemente alla rivincita e il precedente del 1806-13 mostra a qual grado di preparazione si possa giunge1·e anche in condizioni difficili. Già or~ le associazioni nazionaliste p1ùhùano in Germania, e il loro svilupparsi è stato il naturale contraccolpo della pressione francese nella Ruhr. D'altra parte la Germani.a procui-erebbe essa pure di crearsi un sisLema cli alleanze, e la Russia potrebb 'esser la prima acl accedervi. Infine, non è dello se tulle le Potenze vincolate dal patto di garanzia con la F1·.ancia al 1uo1nento opportuno inlerverrebbero,· 111entre la Germania potrebbe anche approfittare ciel momento in cui una o piiL di e se si trovassero in qualche modo impegnate. e consegue che la garanzia non potrà trova1·si in un'alleanza militare parziale. Il che non implica eh 'io sia contrario al sistema degli. accor-li parziali, chè anzi solo allrnverso gli accor,Ji parziali si potrà giungere al fine ultimo dell'intesa generale, ben più difficile e lont~na. Ma queste intese parziali dovranno avere lo stesso scopo e lo stesso spirito pacifico cli quell'alleanza generale che è la Società delle Nazioni, basata sulla collaborazione di tutti, ed essere costi'.ult<: ciotto i suoi auspici; com-prendendo. Lutti gh interessati ad una determinata quest10ne, anche se direttamente in contrasto. Ottimo quindi ;1 progetto ted~sco, che supera le vecchie divisioni ":ella più ~a•~"; con: siderazione degli inleress1 generalt. -'~n ~ senza significato il fatto che_ la ~ermarua si rimetta, al tempo stesso, a_Jl·arb'.tra~o per le frontiere orientali e si dichiari dispo~ta ~ firmare trattati di arbitrato con tll1t1 gli Stati, come già lo ha fatto co~ la ~~izzera e con la Svezia. Nè va disconoscrnta l importanza che avrebbe u1o impegno per _le frontiere occidentali liberamente sottoscritto dalla Germania anzi da essa stessa proposto, poichè è per' lo me110 ingenua 1• affermazi_one del Tenips che la rinuncia alle due prov1nce nulla costi alla Germania in quanto ce renoncenu,nt << douloureu::c >) est déja acqui: par le Traité de Versailles, que tous se~ '': gnataires se sont solennellement Pngages '' maintenir ... Ed è evidente cL,· questo patto, ra, dci11.ando vieppiù le due :\'azioni, avrà per effetto di far cadere i risentimenti, attenua.re le ostilità, smussare gli angoli, rafforzare le democrazie pacifidie di Francia e di Germania ed avviarle su di una via di sincera collab~razione. 1\'Ia per questo è necessaria, mi si passi l'espressione abu~ata, la smobilitazione degli spiriti. è nece~saria cioè molta buona volontà da entrambe le parti. Come in tutti i fatti storici le cause essendo effetti e viceversa, r intesa avvicinerà progressivamente ~li spiriti dei due popoli, ma è necessario ci1e il disarmo spirituale sia già iniziato perché si poss.,._ stfr1gere il patto. La Gern1ania mostterà 1:11iadecisa "·olontà di pace rinunciando a rivendicare l • AhaziaLorena (per la quale certo non tulle le ra- !rioni rnilitarnno a favore della Francia). e le ;arà d'uopo perciò d, un effetti,o spirito dem~cratico; ma occorre che la Francia s"induca in pari tempo ad abbandonare non solo ogni velleità sul Palatinato e le Province Renane, m.a ad affrettare lo sgombro di tutte Je province occupate e a rinunciare anche defìnilivarnente fin d"ora all"annessione della Sarre. Pensian10 che un eventuale passaggio alla Francia della Serre, dopo il plebiscito che vi sarà indetto nel 193-!, riaprirebbe insanabilmente il dissidio franco-tedesco, e !"irredentismo germanico così scatenato includerebbe nuovamente tra le sue rh·endicazioni l'Alsazia-Lorena. Se la Francia n10l pregiudicare la sua posizione in Alsazia-Lorena, aspiri pure alla Sarre. Il pallo del Reno a cinque sarà la maggiore garanzia di pace in quella regione. E diciamo pm·e che soluzioni analoghe, inquadrate nel più vasto e completo sistema della Società delle Nazioni, dovranno essere attuate per le situazioni analoghe. A questo stesso ordine di iJee rispondeva il p.atto del Pacifico concluso nel 1922 a Washington che valse ad allontanare il pericolo di una guerra rrirrantesca imminente, anche se, imperfetto ~ 0 m'è, dovrà essere ampliato, migliorato, perfezionato, nutrito di uno spirito nuovo. Così per l'equilibrio del Mediterraneo orientale potrà intervenll.-e un accordo fra Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna con l'eventuale adesione di altri Stati, che tenga conto delle nuove situazioni. Mentre per le frontiere orientali u11 patto di questo genere, che sai-ebbe pure utilissimo e che richiede spirito di intesa da entramb'e le parti, sarà possibile soltanto quando siano eliminate alcune fra le più gravi ingiustizie, come quelle ad esempio che dividono insanabilmente la Polonia d,,Ua Lituania. Patti particolari fr:. tutti gl'interessati, re• gistrati dalla S. d. N., per la definizione delle più spinose e•-! annose divergenze: fe. derazioni od unioni regionali di Nazioni vicine per origine, p"r interessi, per posizione geografica sulla ha3e di superiori intenti CO· munì (Unione Caucasica, Federazione Balcanica o aln1eno Yugoslava, con la Bulgaria, Unione Baltica, ecc., da cui si potrà giungere agli Stati Uniti d'Europa; Federazione Araba, Stati Uniti dell'America Centrale, e via dicendo); radicale mutamento della politica estera di llllti gli Stati (abolizione della diplon1azia segrela, riconosci1nenlo del p.1•:ncipio nazionale e quindi del diritto di anlodecisione per tutti i popoli, orientamento nuovo nella politica coloniale); accordi sem-

98 LA RIVOL ZIONE LIBERALE pre più vasti e completi per il disarmo e l"arbilrato; realizzazione cl'jnteec- pol-itfrhe ed economiche univPròali ( una Socie là delle Nazioni seria e fattiva, esercitante una funzlonc preminente nel meccanismo della politica internazionale; 1'Ur11one doganale universa1e; ed .anche una lingua ausiliaria internazionale) ecco la sola \ria realistica per giungere, sia pure lentamente e allraverso dlfficoltii innumercvoTi. a queJl'i,kalc di ( manità solìr1alP <·he (lp1,- • <'l'>~f're.Paspirazjonc Jon~ larw di tulle le ,lcmo<"ra,ie, vc,rso Ja <1ual" dcn':Hi orif'ntarc la poi itfra eslf'ra d<'i Gov<·rni lun1.dmiranti, t" jn <·ui soJo si pui, pcnsnrc- di lrovare 1111giorno quel minimo di pace rhe c.arà ,·on~entito alJ\imanitit. LA GIOVINEZZADI MATfEOTTI Gerolamo Malleolli, di una fami!!lia di calderai, era quasi povero, quando, Jasciato il nativo Trentino, si slabi lì a Fralta Polesine e sposò una giovane di condizione modestissima: Isabella Ganzarolli ora sellanlaquatrenne. I coniugi Malleolli ebbero tre figli, vissero sempre u1 perfetlo accordo esercendo un negozio di mercerie e dì fen·arnenla sito in uaa casa - che divenne poi di loro proprietà - al centro del paese. Lavoratori e, 1·isparmiatori tenaci riuscirono ad accu111ulare una forluna cospicua col loro co1nmercio e con speculazioni oculate. Molla parte del loro danaro, a mano a mano, investirono in terreni e fabbricali - sparsi qua e là nella provincia - acquistati a condizioni faYo.revoli .... -lnche raggiunta l'agiatezza continuarono a vivere modestamente e con parsimonia. Rimasta vedov.a, la signora Isabella continuò nell'esercizio del negozio ancora per n1ohi anni. :Nella :-ua bottega t1·ovava sempre cordiale accoglienza Costanlfno Lazzari quando « umile proletario del commercio " (cosi egli .an1ava presentarsi) si recava a Fratta a visitare i suoi clienti e a l'ec-are il conforto della sua fede ai co1npagni. A lui par1ava la vedova con sentimento di orgoglio dei suoi figli che erano la sua adorazione e per i quali continuava a lavorare e a rispanniare inesorabilmente, conforme l'esempio del marito. La sventurata 1n~dre tutti li perdè gi0Ynmss1mi. Il primogenito, dottor professor Matteo, morì per primo a trentun anni. Studioso di problemi sociali aveva pubblicato diversi saggi. L~ope1·a sua più iinportante è forse: « L'.assicurazione contro la disoccnpazione" (Torino, 1901 - Editori F.lli Bocca, pp. 276, in-8°). Silvio, dedicatosi all'amministrazione delle aziende agricole della famiglia, moriva dopo poco a soli ventitrè anni. Entrambi dormono nel campoEanto di Fratta dove li raggiunsero più tardi i miseri avanzi del secon-:logenito, Giaco1no, a loro fratello anche nella fede politica. Giacomo n~"'qV::6. nellii casa paterna il 22 ilaggio [1385. Trascorse l'infanzia a Fratta ini.ziando\i gli studi. Li proseguì a Rovigo nel ginnasio-liceo " Celio "· Anche quando si trasferì in quc_lla città e vi fu collocato a pensione presso ailÙci della sua famiglia, ritprnò frequentemente al suo paese. A Rovigo ìc Yisit2v.a spe:·ssissimo la 1nadre che prende\·a molto intr-resse ai suoi studi. Fratta Polesine è un comunella di forse cp.iattromila anime. Al suo centro (a circa 13 chilometri da Rm igo e a 9 da Lendinara) presso lo Scortico (corso d'acqua che unisce l'Adigetto al Canal bianco) sta un borgo di ridente aspetto formato da grnpJYi di edifici ben costruiti con al L1gui vasti deliziosi giardini. TI borgo ha origini vetuste. Fu già luogo forte. Nessun rudero rimane del castello che i1 vescovo di Adria Isacco II vi fece costruire. Lo possedè e 111unì G1tgliehuo Marchesella nel 1142, lo occuparono i veronesi, lo 1·iprese Salinguerrn cli TorellD (1188) e a lui lo tolse dopo una dura lotta Azzoìino d'Este (1205). Lo rico\lquistò e distrusse, nel 1224, Tisolino Camposampie1"'ù. Giacomo Matteotti amava ricordare le •1icende belliche delle quali era stato teatro il suo borgo e si era interessalo della rita guerresca del coniede Guglielmo Marchese11a, eseguendo ricerche non n10Ito fruttuose in axchivi e hiblioteche. Un giorno un conipa.gno si meravigliò ch'egli si occupasse di siffatte ricerche. Come un socialista si interessava della vita di un signorotto, di un nobile? ... Gli sembrava un alto di incoerenza ... Giacomo sorrise honarian1enle e raccontò come probabilmenle anche h sua famiglia fosse di origini aristocratiche. Difatti un prete trc.t1tino - previo sborso ài una s01nm.:1 di c12naro - si era offr~rlo di documentare con1c la fan1igha .MatteotLi avesse a capostipite nn bastardo dell 'in1peratore di Gerznania: 1\1attia, Hi}JOte di Carlo V. Giacomo a,·cva declinato l'offerta, 111a per burla si compiaceva talora ricordare le sue presunte origini aristocratiche con al'ia scherz.osa di supedorila: - lo che discendo dall'imperatore Mattia ..... La popolazione di Fratta è generalmenie occupata nei lavm:i dei cainpi. L'industria dei co-nL-nni dà lavm:o ad un discreto nuffiero di operai. La vita vl trascorre tranqui1la e monotona. Il bo1·go si aninut alquanto ::il giovedì per iì mercato, che però ha in1portanza locale solLanto. In questo ambiente ristretto visse i primi anni Giaco.:.nò, fra la scuola e ìa bottega paterna, giocherellando per le strade coi suoi coel anei e recandosi talvolta a pescar rane nel vicino :Naviglio Adigetto. La fiera annuale di animali del 30 ginguo ricl,iamando in paese n1olta gente e insie1ne giocolieri e giostre, era attesa dal ra~azzo con desidf'rio. Dei divprtinien.ti da godere i:;i parla\a fra sro·lari in anli.eipo per lunghj mcSj e si rievocavano con nostalgia Jc giornale di fiera dc~di anni precedenti. T-fon erano r1nc!-li j soli svaghi di Giacomo. Sebbene la sua [on,iglia non eccellesse in ze1o 1·eli~joso egli , ( niva condouo "ialvo1ta in rhiesa e , i si recava ancl1e da solo. ln un primo lC'mpo si era interessalo aU~ funY.ioni religiose, poi l'edificio stesso della chiesa aveva finito per .richiamare la sua maggiore attenzione. La chie!-5:lparrocchiale dj Fratta - dedicata ai Santi Pietro e Paolo - è vasta e ricca di 1narmi, di pitture, di decorazioni, <l'intagli. Gjacomo mi condusse un .-,iorno a visitarla e mi fece amm.irare le pil- ~1ue del Tinlorelto e di Paolo Veronese ivi esistenti. Alla porla maggiore sta una 1nagnifica bussola del Brnstolon e nel suo coro esisle un p.arapello in Jegno intarsiato opera dei celebri Voltolina di Lendinara. Questo parapetto era oggel lo della estatica ammirazione di Giacon10 fanciullo. Una volta essendosi recato nel coro fu sorpreso dal sagrestano .a tocc·are gli intarsi e scaccialo a scapaccioni. Anche la chiesa di San Bartolomeo, ridotta a n1agazzino, inleressava il ragazzo pex certi caratteri gotici che vi son scolpiti. Egli a,·eva dll.l·Hto parecchio pri111a dj poterli comprendere e fu felice quando, progredendo negli studi, potè leggerli e apprendere così che il vecchio edificio era stalo erello nel 1338. Molto ammiJ"ati furon sempre da lUi ali antichi uala:,;zi costruiti per le nobili famiglie l\1oìin ~ e Br1doer clal Pallad:o: Egli ayrebbe voluto acquistarne uno, ora d1 proprietà del genera le Guerrini, ma il suo desiderio non potè essere mai soddisfatto. Cosi crebbe Giac0mo co11 spontanee inclinazioni a11e cose d'arte e alle antichità. Doveva poi ancora maggiormente prendervj passione d]- veno,to adulto. Al ginnasio e al liceo si fece :gotare çome alunno studioso e di]igen.te, stimare e benvolere dagli insegnanti e dai condiscepoli. E si faceva benvol~re dalla [an1iglia presso la quale era ospite. Vivace, dotato di fortissima volontà fin d'allora si ùnponeva, si faceva valere fra i co111pagni. Studioso, non sgol:,bone, frequent.iva la biblioteca clell'«Ac: cademia dei Concol·<li >l attendendo .a studt storici e letterari ... SimpatÌ2zante per il partito socialista, era appena qnattordicenne quando partecipò al n10vin1ento giovamile de] partito e alla sezione adulti si insci-isse poi - ventenne - nef 1904,. La buona signora sua ospite .lo trattava di enfant proclige e prevedeva giusto che sarebbe diventato 1ninistro a quarant'anni! Più Lardi, nelPaprile 1919, insierne con lui mi ree.al a far visita all'ottima signora. Lo accolse Cestosa1J1e11tce tenerarne□le. Giacon10 non era solito a sconfinare ncJJe espansioni affettuose, ma quei giorno era vivainente vjsibiln1ente rc,mmos;,:i. Nel sno sgua1·clo hdeu.ava una profonda tenerezza. La nostra ""ospite non si stancava cli lodarlo P gli andava dicendo ]a sua gioi:1 di rived"'do, con un danvio cli parole e aggiungeva che il gion10 più belJo della sua vita sarebbe stato quello in cui egli sarebbe salito r, in quel Palazzo>> (al. ludm·a a Monlecitorio) « dove avrebbe fatto tnnlo bene ... )). Gjaco1110 era creseiuto con la convinzione che i suoi non fos,sero ricchi. A scuola bisognava essere tra i ptiini: non perdere ten1po, 11011 clissipare. Con !"istinto della dura lotta e la dignhà del sagrifi.cio (li.venne uon10. Ottenuta la licenza liceale continuò gli studi a Bologna uell~ facoltà di giu1·i$prudenza. FretFlCillÒ con assiduità le lezioni di dil'hlo penale. Suo maestro predilctlo fu Alessandro Stoppat9. Anche a Bologn.a, sebbe11e vi\·essc signorilmente alJoggiando tnh-olta nei niigliori alberghi, con~en--ò L~ sue <.!bjtndini austere. ri1n8!!Cndo eslraneu all'aiubiente studcnt~sro e non partecipendo alla Yila ~passoaa dei goglbrdi. Si laureò giovanjssimo e frequentò Jo sìuclio dello Stoppato conli1nrnndo negli studi di diritto penale sotto ]a ~ua guida e ,~aicnùosi dei consigli del fratelìo suo n1aggjorc Matteo. Durante le vaw canze scolastiche e dopo conseguita la latffea viaggjò moltoin Italia e alPeslero. Fnron viaggi di svago, nrn anche di sLudio per completare fr1 sua coltura. Viaggiò in Genuauia, in Austria, in IsVizzera, in Francia e InghilLcra e di quelle nazioni apprese l'idioma. L\nglese l'aveva già appreso per legge1·e direttamente le opere di Shakespeare. Nel 1910 - non aveva che Vt-'nLicinque .anni - pubblicò il suo primo lavoro. Un'opera poderosa frutto dei suoi diligenti studì di diri llo penale: « La recidiva» (saggio di revisione critica con dati stalislici) edita in Torino dai F.Jli Bo,-,,a (BihJjotcca antropolo7j,•o-giuridi,·a, SPrir, J, vr,I. XI, p. p. XVJ-139). Jn <Jtt<':-;t'<,p<·ra;~ notevr•lc La <·onc<•zi,Jne socialista ,1,.Jla vita so,,iale e del fr•norneno dPlla dcdinqtwnza. !-t)0::mc·ontjenc du,_; derli('he afft>flllOA·: " Con 111,imo grou; al prof. A lessonrlro Stoppato, r-lu• rni fu semprr• ,, Lenei;o/mente prodigo rii incoraggi"1nmtto e r·onsi14li ,>. << Alla 11wrnorin di Mutlf,o, frate.Ilo rnio ,,:, amù·o, eh<' con occhio affr•lL1lf.JSO prolf!.S-5e il crf'sr;r,r,, rli qnr•.';le JJ"ginr, r!, non polè vNJr,rn<' il cornpi11wnlo n. Inlanto la madre si ritirava daJ neµ:ozio e, per dC'Bidcrio di Giaf'omo, "fasciava la ve<;• c-hia abil.azionP per lrasfcrfrsi in una casa di. campugna r,ul]a $I rada che dal centro ùonducc alla stazione ferroviaria di Fratta. Giacomo vvl-cva rimodernare ,1ue&ta casa ehe scherzosamente chia1nava « il mio palazzo,> e dava onJini inla:ito perchè si rinnova%ero le piante dP] giar<lino annesso vi. Davanti alla ca;a che lo vide nascere e dove lras<'.Orse la sua infanzia ~i Jeva un modesto obelisco dedicr.to ai martiri che il piccolo borgo diede .;I Risorgimento nazionale. Una iserizione dice: "Fratt<L - da Spielberg, Vr,nezia, Lubiana - l'eco doloros(l dei suoi Martiri - del 1821 - rnccoglien,lo in questo marnio - scrive sua storia - 31 gennaio deliberato - 16 giugno 1867 inaugurato "· e sono scoJpiti i num"i: « Antonio Villa--· Antonio Oroboni (1) - Prete Marco Poli -- Federico Monti - Vincenzo Zcrbin - Donienico Grindato )>. I superstiti, i fedeli un altro ne faranno incid.e1·e un giorno: Giuconio JY/alteotti. ALDO PAR!1'(J. (1) .li giovine Conte Oroboni tratto allo Spielberg vi morì <li tisi ne] 18~3. A lui Silvio Pellico dedicò ncJle « Mie Prigioni n una pagina comm0\'entc. Burocrazia Lariformadellepensioni Della riforma dell.a burocrazia da gran tempo si scrive e si parla; oggi poi simno addirittura ad una « svolta >>tragica! Non inlendiamo affalto occuparci qui dell'ultimo così vivacemente clibattulo progetto sulla burocr.azia; vogliamo invece studiare il problema impiegatizio, con tutta serenità, sotto un punto di vista tutto speciale, su cui da anni noi veniamo insistendo e che, a parer nostro, ne agevolerebbe n1assimamente la soluzione; ,·ogliamo dire: I" riforma delle pensioni. L'oclieruo sistema delle pensioni pare a noi la causa fondamentale, o, quanto meno, .una delle principali della esistenza del problen1a buracralico. L'ingaggio quarantennaJe dell\m.piegato, rin1ane qu.asi con1e una triste forma di schiavitil; co1ne una pesante catena, quando si consideri com.e~ spesso, □on sia soltanto lo Stato a volersi ìiberare, anche per ragioni politiche, coc:1e oggidi, dei suoj impiegati. Spesso sono puTe gli stessi i111piegati che, specie nel ritrno così proteiforme della vjta rnoderna, acquisLando cogli. anni nuoYe più proficue attitudini, hanno interesse a mulare ufficio, ma ne sono, i più, Lratteauti dalla non lieve considerazione e i1npedimento dell'abbandono e perdita degli anni trascorsi per la pensione. È tempo, oramaj, che si cambi il vigente sistmna deHe pensioni con quello oggidì più logico e conveniente cleHa libera assicurazione; libera, s'intende, nella scelta delle svariate sue forme, 1na obh]igatoda per ogni persona che entxi nei pubblici in1pieghi. In altri termini ogni pubblico impiegato avrebbe l'obb]igo di assicurarsi, ahneno per un 1ninin10 detenninalo dallo Stato, n1a scegliendosi la formola più gradita e conveniente fra le odierne svariatissin1e, prevident5ssime e sotto ogni aspetlo complete fonne di assicura::;ioni. Col vigente sistema delle pensioni, un iu1piegato che 1nuoia prima di aver f.atto un certo nume1·0 di anni di servizio, lascia nella miseria i propri superstiti. E quand'anche nn1oia dopo a,·er raggiunta la pensione, questa diventa più che gra:na nei riguardi della fa1niglia superstite. Non è certo a pensare, specie coi te1npi che corrono, che l'impiegato, spesso poyero diavolo, possa agginngere aJln previdenza delr aunalc pen!-loue, quella cli una libera, Yo1onlaria, prhata assicnrazione, per meglio prov·,ederc ai casi snoi e della propria fa1niglfo. Ed altri sarebbero ancora i benefici del sistema qu." c-aldcggi~to. Con ]'assicnra::;ione J"i1upiegato potrebbe in ogni u101nento an1pliare e modificare La polizza a suo g:radirnento, secondo i suoi nuovi bisogni (sempre, s 'inlcn<le, entro certi li111iti cla regolarsi dallo Stalo). All'occorrenza l'impiegato potrehbe perfino trovare credito 1nesso la sua Società assicuratrice; si combinerehhe così, assai bene, comodamente e facilmente, il beneficio delrassicurazione cott quello del credito; e non solo per « prendere a credito )>, ma anche per « dare a credito ", in quanto l"Istituto assicuratiYo potrebbe aprire un serdzio bancario c.1i operazioni attiYc e passi\"e con ;:.d·i1npje~ali; P facile pensarne, capin1e i del1ai:di. Infìn,,, dimettcndo•i rimpiegato dal p11hblico uflkio, potrebbe anche risol_vere il li'UO r·ontratto di a"Qicuraz-ione, o <·untJnuarlo a "'110 h~nr.oplaf•itr.,. '\P per raQl,,l)nzione in impjP('O, ~u~sit-te- ..,,1,l,e piu l"osta,·olo ddl"età delfimpi~gato, o.i,la<'.o1or:au;;alo prin<:ipalmente <lai Vll!~nte --i'-olenJa df'Jfa p<~1Eoic1ne uniformr~ di Stato. A rp,ah.ia~i clii JJn ,·ittadino, purd1e (•apace m)Llo 1.di altri rjf!uardi, potrebbe easPre as- 'linto af puhbl;eo impjego, ~ia perr;hè ogni r·ittadinfJ. pen,:iaud,, alla poi;,bjhjJhà di divenir<: imrJ;,~~atfJ ~tatalr-. prfJvvederebhf' in tempo a NJntrarre un· a:--~i<'urazione ( e r;arebhe un utilP stimolo allo e?tenden~i di ,,u,--~ta forma <li previdenza) ria perch<.!, ~ an<:he un dttadino non J'.avc~~e r·ontratta, µ:Ji .sarebbe reJativanJenlf; JH'~"H,;J~~ anzi facile rli C'Jnlrarla al momento in r:u! rlivPni~~P. a qualunque età, pubhliro• impie~ato: appuntrJ per- ('hP Je orivate S<Jf•iPtà ac;~i<.1iratrir-i hann 1J Ja ma7f!jo{·e Jibertà~ facilità ,li prr,\-\.f'dere ad o~ni più e.variata csiµ-enza, e di air~du"Star tutto eon soddisfazione di lntti. Così lo Stalo potrebbe anr::he ;dov·trsi di persone che, talvolta, anche fornite di <Jt~ time capacità, non poswno divenire impie- ~ati pnhblici, '-O]o per avere eurpa'-~ato quel fatale limite di età inconciliahi1P er.,r, l'attuale sistema della pensione di Stai:<,. Ed a7giun~eremo ancora cbe, co"J si;:;tema '{Ui da noi proposlc, l"impieg-ato uscho <1aI servizio di Stato d potrebbe sempre ritornare~ purchè conserYas~e i requisiti ,·oJuti e ,ottopo• nendosi, naluralmcnte, ex no,,;o a! r~lativo concorso con tutti i nuovi aspiranti. Dopo quanto bo succintamente esposto, frutto di lungo e sereno studio, non riesco a intravedere obbiezioni serie alla in,;ocata rjforma, yantagg·iosa per l'impiegato~ per lo Stato, per la intiera collettività. Con essa, sono sicuro, si riuscirebbe, dopo tanto, a dare il micli.ore a,-viamento alla risoluzione del proble'i:na della burocrazia. GIOYA:S':'<r CA&A:-.o-Do:--, ITO. ( 1, Qne~ta tesi è S:t.aLJproposta già ne1la Rivoluzione Liberale del 19 g_.iugno 1923, in un articolo di Observer. Crediamo H~iic insistervi coi nno\·i argomenti di G. Carano Dc.nvito. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 JJIJlI.\"E.\"TE: GUIDO ZADEI L'Abate Lamennais e gli italiani del suo tempo Ai prenotatori • L. 10. La figura dell"abate Félicité. de Lamennais {17321854) di Saint• Ialo è una delle più intereHanti fra quante prirncggi3rono in Europa nella prima metà del secolo XIX. L"abate bretone ebbe grande rinomanza in Italia dal 1820 al 18➔ 8, poi le sue opere furono dimenticate ed oggi le nostre bibiioteche 5ono quasi affatto sprov- ,is:e degli scritti suoi e degli studi che nel Lamennais sono u::,ciLi: numerosissiIT'.i, in Francia. Uno studioso bresciano (la cui cultura lamennaisiana è stata recentemente con5:acrata in Francia dalla Bibliograpliie de Lamer111ais del Duine e dalla acco• glienza ch'ebLe a S:iint-Malo una sua r-onmnicazione fatta àinanzi ai migliori storici del Lamennais) si è accit.10 all"opera di far conoscere lo ~uittore francese agli italiani e mostrava quanto sia stata grande l"in• fluenza sua sugli uomini nostri del suo tempo. Nel volume ci saranno alcune delle più belle pagine hmennai:.iane e si leggeranno intere:<:o:mtissimi giudizi sull'Italia. In appo~iti cn.pitoli sar::mno studiati con ampi.ez7.a cli informazioni i rapporti del Lamcnnais con la Saota Sede: con Giuseppe Mazzini. con Vincenzo Gioberti, con Gino Capponi e col Tomma,eo, con Pier Silve5:tro Leopardi e con Giuseppe Moittanelli.. Notizie pres~ochè inedite intorno 3.i reazionari suoi oppositori quali il conte 1lona1do Leopardi e il canonico Borioni di Ancona e ::uìropera del principe di ì\lctternich rende1anno il , olume intcrcss,mte anche l)er i france~i. François Duine, indubbiamente il più profondo CO· noscilore di tullo ciò che si riferi~ce al Lamennais., scri,·e,·a alcw1i mesi fa, dopo aver letto i due articoli che. con lo stesso titolo del nostro ,·olume. Guido Fad1..~ia\c,a puLblic~ri.o in una ri\ista milanese: « Ie cspère bien que vous reprendrez ce mi"me sujet: L".i• bare de Lamemwis e gli ir:cliani del suo tempo, pour le <lé,·elopper en un volume, qui serait trt:s lu. et très précieux pour ]es étrangers comme moi >J. L'abate Cbarles Boutard, autore di tre grossi YOlum..i e di parecchi opuscoli hnnenuah-iani, scrh·e,·a il 25 marzo 1923 a proposito dei due articoli suaccennati: <e Dès le5 pre-mières pages, j'ai \ u que vous possidcz Yotre sujct et t1ue rien ne vous manque pour le u·aitcr avcc compétence ». NOl'rU CARLO A\"AR:-;A DI GliAL'l'IERI IL F,Lt\SCISr;10 250 pagine - L. 10. Indice: Premessa.• Cap. I: L'equi\'oco - II: L'ideologia • III: La Milizia - IV: Le Corporazioni sin• ducali • V: La Riforma cosli,luzionale . Conc-lusione - .Appendice: Circa le recenti indiscrezioni della Riforma costituzionale. ll libro di Avarrw è sopratutto uno studio docu. me11talo. Sulle corporazioni sindacali e sulla 1i;orm,1 costituzionale spe.cialm.ente egli offre delle conclusioni originali. È la prima volta che questi. due lati del fascismo vengono studiati a fondo. L'Avarna presci.nde dai concerti e dalle polemiche più noti. Egli swdia specialmerlle l'opera del fascismo al potere con larghezza. di informazione e incalzante obbietti·vità.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE 99 Risorgi men lo La politica di Ros1nini li filosofo. Snpponimuo $ia noto che il K. conc·rpi, a p1atonirament(' i] mondo qnalC' una f--n<-rcssiva obliiettiyjzzazionc di Di<,, il quale (' 11(•1 (JUalc è ogni C'O~a. . Dio, per c-01108-C'er<• (' far(' il mondo: riduc·(' per astrazio!1~ l"idc_a ~na -~ cp~c~la d1 <"!-~ere• iniziale: qu1 1ncom1ncia I 111tu1.1.1011f' df'II U(l: mo; poi iinmagina i limiti rC'ali: r 1"~101~·10 _ I~ sente; Dio affermandoli compo1H' 1 I 111111L reali con !"idea dell'essere iniziale eh,• 11'1 in €-è: e l\1orno ahrcsì, affC'rrnandoJj, rompone i reali rhe sf'ntc, con resscre _iniziale che intuisce in Lui. E come per il dello componimc-nto Dio fa 1u1t-ccrc_ in 1110,~o _o~- biettivo gli Enti, e insieme le idee e_c~1/1p1; altresì l'uomo, componendo come s <' eietto, fa nascere in modo suhbictti,·o gli enti e le idee, e però copia la creazione cli, ina (_Cfr: Acm, Teori-0 del R. w le Idee e i Parachg111i in T'idebinw.s i11Aenigmate. p. 338). Secondo l"Acri il Dio di R. ,, potrebbe essere assomigliato a un ari ista~ che,. m?s~_oda ispirazione vaga, e guidato da pnnc1p11 g<:- nerali dell'arte, pone mano al pennello e dipinge: e, dipingendo, c.on:c~isc~ a u~1 medesimo tempo denlrn d1 se 11 tipo ~J quel che dipinge; siccl1è a un tempo meaes1~110~ comecchè in 1nodo diYerso, dipiuge fuori eh sè su ìa tela, e dentro di sè nel campo de11a imma~inazione" (ibid., p. 336). Dalfe parole anzidette si deve argnire eh~ pel R. il problema ccnti-ale della. filos~fia _e quello dell"essere, dal q':ale clenva c,1e 11 mondo obbiettiva1nente es1ste. Citiamo ancora una Yolta l'Acri: << L ·es• sere ideale (Dio), ch·è: obbietto d'~nlniz·ione, sj tennina, inttochè non ,eJnto, 111u.n ~u~- bietto che da noi si conosce per raz1oc11110 (forma reale); e c0111es~1bbiet_to intelligente ha sè stesso con1e obb~ello 1nteso (fonna ideale); e, inLclligenle, in quat:to s·urrisce a sè come inteso, si a1na (forma reale) » (pagina 324). .. . ., . È questa la tnmta dialettica del! esse1e ideale rosn1iniana. Chi ha in niente la concezione tri1iitaria i1nplicita nel]a (< form~la ide.ale >> àe] Gioberti, potrà con noi convenire che l'astiosa polenJica tra i due u1a~.:;:;in1 filosofi italiani del secolo scorso non era in definitiva basala che su delle parole, ed ani• mata da un cozzo di diversi stati d'animo. :?.1anon occupiamoci di ~iò. A noi inlexessa sapere che il R. fondarn la sua filosofia sull'idea dell'essere, incarnantesi e manifestantesi nelle forme della s·ealtà empirica. Per il R. il mondo obbiettirnmente esisteva nella forma che la Divina Sapjenza gH aveva impressa. Era dunque fonda.to sui due cardini del!' Essere e della Saptenza, entrambi connaturati in esso e ne1le sue cspr:ssioni. Quale conseguenza di codesta pl~ton1ca concezione ìe Idee erano innate nelJ uo1no, e tutta la Creazione non era per il R. che un vasto panorama nel qua.le i pensieri di Dio erano oggettivati. Il suo n1ondo_ era pex: ciò statico; ocl ahneno il 1nolo che 1n esso v1 era non differiva da quelJo contemplato dal Gioberti nei momenti della sna " formoJa ideale '" anche pel R. infatti « l'essere finito e molteplice si fo1·mava p~r contraz1011e del: ]'essere iniziale» (involuz1one, nu1ues1) a Clll teneva dietro o si esprimeva parallelo il moto di c]jstcnsione nell"infinito (e\·oluzione, n1ctessi). • Su questo punto però no~ era d'accordo col Gioberti, poicbè per lui il Progresso non era l'esplicazione del secondo tempo della "formola ideale'" «l'Esistente torna all'Ente >>- ma la coinposizione secondo le modalità fornitegli dalla Ragione_ (Sapienza_)., di nL1ove combinazioni e l'onne. E questo mo che noi abbian10 chiamato il r"iforn1isn10 cli Rosmini • ed è il nucleo informa Lore del suo pensiero' politico e dell? sua a~ione di soci?lc riformatore. Detto cio, enlnan10 nel vno dclJa questione. rifìu1ò rinrari<-o, llOJJ tanto p(•rchè· u '.H'I.Pa~·- Janwnlo si erano pront1nf'iat<> tantc• 111{!lttrlr' eontro il Papa ed i] clr-1·0, e , i P.i Pn1110 <'O?J· n1C'ssi dag]i alli arbitrari r offc~1~ivi alla _grn• risdjzione eC'clc1,iabtica » coll approvazionf' della le~gP Siccarcli; quanto pcrch~ nel CHIO i11ti1110 1<ril<'ne,·a irragionevol<' pn·l<"ndcr<· ;iiC' il Papa, padre· romunc. dc·' f<>d<•li,dichiar.aC:!-<'la ~uC'rra a]l'Aw..,tria_ ~,e~ sc~lo mo1i,o di <'O!-.lit11irr Ja 11azional1ta 11.aliana, ~ una rwzicmali1,ì. così problernatica; per Jui ad oµni n10d" era impo5-,!-iil,ile<'hC' il Papa ..,~i11dut·c.:,.:;:;c ad u11 tal paR~o ,i. Pur 1uttada a<'<·cuò, offrcndoÌ')i di farsi palroejnatorf' prc:-so il Papa per otle1~rr~ u.n Concordalo basato hll quf',.,t-idut· punti_: I) lihf'rl~t dc!Ja Chic~a; 2) neg:oziazion_e di. ur~ Confec!Pr.azio11c fra i diversi Stati d J1alia, <!• rui ~i ~aranlii-;sr J"esistenza, sotto ]a __presi• cknu 1 , altncno onorilì<·a, del Papa; 11 c_he dissiperebbe dall'animo del Pontefic_e e <leali altri principi il sospello che 11 P1cmonle ~ensas$c al solo in~randime~ll? e _[01:scad assorbire in sè tulli gli StatJ 1taham ,,. (RoSMil\r. Comm.). A.vutc dircllc assicurazioni cla]lo stesso Ca-rlo Alberto, che iI 9 agosto 1848 lo ricevè a Vigevano, cloYe lro·,aY.asi ac_camp_ato contro ]"Austria il R. partì alla volta d, Roma. F11 ric~,-uto cou molta affabilità da Pio IX, il quale, udito il pensiero <)cl Governo piemontese, sembrò in nn pnmo ten1po pro• penso a tratlare per I.a concln«~?ne ~el ~oncordato. Al Pontefice ,1 R. non fece c,1e upetcre ljll.2.nlo o-ià gli aveva scrillo s·in dal marzo (18-18) ne!1";ccasione dell'invio del suo Pro: getto cli Costituzione. Non si tr~ttava. che d~ 1nettcdo in pratica, ora ehe J occasione Sl p1·esentava prop.izia. La C~1icsa ne avrehb.e <ruadaNnato. cd 1l Papato s1 sarebbe consol,. dato 1~ell"ai~in10 grato deg]i italiani. L'entusiasta Pio IX anche ]ui così la pensava, ecl avrebbe ,~o1uto fare, pronto coni· era ,a cedere agl'impulsi della passione e del cuore. Non avi-ebbe fatto d'altronde che ripetere qnant~ già nel 1narzo aveva fatto, !ni assieme agh altri Principi italiani. Il lettore vorrà risp.armi2rci di ra1nrnenlarg]i che nella primavera-estate del 18-1~, in ~e: :;.uito alle pressioni di piazza, quasi tutti 1 Principi ita1iani ave\-ano c~ncess? _la .cc~~· lLizione (il sogno di 30 anni degh 1tahan1. ), senza peraltro di1nenticare che t.a~e concessione fu ritirata non appena le circostanze che l'ave,♦an determinata venivan ad esser lontane ed abbandonate. AvC'va cominciato dapprjn1a (15 111ag&io)il Rerrno di Napoli a rimangiarsela, ora lo ste:so Pontefice stava rimangiandosela, mentre altTi (e fra questi il Piemonte) la mante• uevano a scopo cli propaganda e quale centro di polarizzazione delle forze liberali it?liane. Il R. era capitato a Roma mentre il processo cli involuzione era già incon1inciato (29 aprile) anche da parte del P.~Jia; il CJ?al'.'_, debole d'animo e pauroso, ogm pornq d1 pm ,♦eniva circuito dalla politica reazionaria e volpina del cardinale AnlonelJi, ~ doppi~ nodo legalo all'Austria di Metternich ed a, Borboni. La breve parentesi del Ministero Ros~i sc1nbrò fa,♦orire il Ros1nini ne' ~uoi progetti; ma tutto prerip,itò a11orchè avvenne l'assassin,o del Rossi medesimo (15 novembre 1848) ed. in seguito ai ttunulti popolari,_ H Pap.a do,·è fnrrrrire a Gaeta ospite del Re eh Napoli. :Nelr ;silio il Papa fu 1naggioru1ent_c pa: droncrr~iato dall'Anlonelli, il quale divento senz'alrro l'arbitro, non so]o della politica papale, ma cli quella napolitana pu_re, che accentuò i suoi caratten conservaton e reazionari nell'acerba lolla contro il Piemonte giobertiano, il quale non ancora avc~a ab~ handonati i snoi propositi confederali; che , oìern di nuovo far accettare col postulare il proposito cli con-ere in difesa dello Stato ponLifìcio a 1nano annala, con~ro le orde rivoluzi.onai.:ic de1fr « teste hrunatc- ». Il diplomatico. Ciò non osLRnte nè Roma nè Napoli abbocL'attività politica pratica del R. si limita alla missione d.a lui esplicata nel 18-18-49 preso ]a S. Sede, per incarico de] Re di Sardegna Carlo Alberto. Lo stesso R._ ne p~rl_a di proposito in un suo Conunentctno pub,,]1. calo postumo nel 1881 (cd. Paravia, Tonno). Detta missione avvenne dopo la sconfitta cli Custoza e J., ritirala delle truppe sard_c sulla destra del Ticino; nel frattempo che 11 •Gioberti s'appoggiava agli elementi più ri• scaldati e facinorosi per acquistare il potere, e condurre di nuovo iJ Picn1onle in guerra contro l'Aust.:ia. Gli inlrirrhi del Giobei-ti colle « teste bruciate >> (i 1ivolnzionarj) sono noti pere~1è _sia opportuno indugiarvisi. Un .acce~nno_11 l_ettore può trovarlo nel larnrn del(Anz1_loll1 ~ nell'articolo da noi pubblicalo sul G10hcrll (Riv. lib., 192,t, 11. 16). _ . Lo scopo della missione ros1uu11ana era, se. condo il parere del Consiglio dei Ministri snbal pino, di indurre il Papa a prender p~rtc assieme al Piemonte alla nuova prossima gur.o1-racontro l'Austria. I1 Rosmini dapprima carono ali· amo; vollero anzi troncare ogni rapporto diplomatico ;·ifìu_tando (,qnest'ul_tima) di 1·icevcrc le creocnz1ah del] amhasClatorC' piemontese presso il Regno del 1c Due Sicilie~ ravv. Plezza, ingiustan1e11te asserendo rlw ne1 Par1amcnLo suha]pitw a,·eya <'_ostni pronunciale parole irriverenti contro il Re cli Napoli. La <.'o&-1. non era ,·era. ma agli effeui pra• tid ebbe o-li stessi risultali, poichè nè il Plczza nè il Talleyrand ( duca Dino di), altro inviato dal Governo pic1nontesc proposto in sosti tu.ione del Plezza, furono ricevuti. (Vedi la questione nell'ottimo lihric-cino ddl'A:-z1LOTTI, La funzione del Gioberlismo. Appendice). "i"oi crediamo che si debbano vedere in questo rifiuto le conseg11cnhc clell'aiione con1binata del Mellernirh e del!' Antonelli; comunque Io stesso Gioberti era forse del nostro parere allorchè annotava che e( il Governo sardo era stato calunniato, attribuendogli il proposito di dividere il dominio della Chiesa » ( :\.:-z1LOTTJ, Funz., p. 5-1, nota). Colla disgrazia politica capitala alla missirme ri,·c:,11ta (alla qual,-, dd r<·slo. il H. avr·va rin1111,·ialo sin ,lall'ottohrc· ( l I), 1MB), andiJ parall<·la Ja dj!'-grazia pr·r~r,nalP deJ Ho- ~mini pN·lato, al ,rual<· fu 11,·gala la porp,,ra dH· sol,·111H'm<·11L<• Jt, f,i.lf•f4!--<) P.apa l,!li a\-•f>va pronu~ssa e JH'r la 1p1al,· i.J Hor,Jni_ni a, ~-va~ia falle dc-lii, •prsc- (11na c·J1HJ!lan11nad1 rn1JJ,- lirc hullat<• aJl'a, ia'.J; m1•11tn· dlH~ "'"''i Jilwr• <"oli furon dall'i\11lo11c-lli falli nH·tlf·r,, aJJ"Jn• di<'e. I du<· JilJCn·oJi sono il l'rOf!/'llo rii Co~ stituzion<~ e Defl,, r-i1u1ur•piaghe rie/la Chi,,sa, e tr.atlano <pwi:;tioni politidH· ,·ivili ,. H~ligi~. . Ouenuto final1ur11h·, dopo 11H,lt,· -tup1d,· traversie, di pot<·r ritornare nella par<• d,·JJu sua Lombardia, il R. n<'ll"al(oslo dc·l HH9 partì da Casrrla pc·r staliilir,i nella sua dilella Stresa. rn t.al n1odo Ja i-.ua mi~~ionc ,JiplomaLÌ<'a ~ra finita, in uno colJa sua allività poJili<'a. Forse non anco il suo soµ-110 <•ra fi11ilo, nonostante il rapido cangiar degli avvenim<•n_ti. Se il ricordo del breve tirocinio politic-o del Rosmini ci può aocoi: una volta offrire l~oc• casione di constatare ]'in<:apacità Jil,cratrice• unitaria ciel Federalismo, non per ei() <loh~ biamo dispensarei dal ronsidcrarr il '-jSt~ma politico a cui tale incapacÌtà C' <·onsegm:a; poid1è forse in esso troveremo quelJa v1ta che qui abbiamo visto languh-e. Il pensalorci politico. Le opere politiche vere e proprie del R. sono jJ tratlato Della, somnian.a cagione per la quale Stanno o rovinano Le llntan<: :società (1837), il ragion.amento sul Conwnz~m? ecl il socialismo (1847), ed iJ progello d, Costituzio11e secondo la Giustizia sociale (1848). In un altro senso auchc i] trattato Delle cin• que piaghe dell<LSant<LChiesa (1849) è_un 'opera politica in quanto v'è postulato 1] P;'· milivo ordinamento democr.at1co delJa Clnesa, col patrocinalo rivendicamenlo ?el dhitto d'elezione dei Vescovi al popolo ed al clern. Abbiamo visto d'altronde che de1nocratici. cristiani italiani ed i modernisti nou han esitato d'appropriarsi gli argomenti del lfo. smini nel tentativo da loro fatto di rammo• dernare la vecchia Casa di Pietro. In questo senso tale libro ha nvuto un 'efficacia politica; nel senso di strappare ai Principi il diritto di non1ina dei vescovi, la sua iinport.ania è stata del tutto negativa, altrcllanlo che il patrocinato ritorno alle origini. . .,.?n oc.c1;1• piamoci dunque di questi tental1v1 falh~1: anche se dobbimuo riconoscere la generoslla e liheralità cleil'auima che li ha concepiti. Possiamo inoltre fondere i due lihercoli sulla Coslituzione e sul Com.unisnio, inquantochè in essi è ancora una volta chiarita la concezione dal R. foi-mulata nella Sommaria cagione, che fa loro da base. Consideriamoli quindi globalmente lulli e tre, prendendo come punto di riferimento il Progetto di C~- stituzione, come quello in cu.i le i.dee politiche del Nostro sono meglio formulate e chchiarate. Nel la concezione rosn1iniana esi:;tono tre societit: 1) la Teocratica, riguardanle la persona u1uana in quel che ha di piìt intimo e spirituale (Io, anima, Divinità); 2) la Fa. ,nigliare, riguardante ]a vlla_ fisica, la razza, g]i intercssj ed i bisogni ~egli u?111ini; 3) la Civile che ha lo scopo cli coordmare le due precedenti secondo. i dcllami clel_laGiu_sti_zia. Subordinala inoltre la soc1eta fam1ghare così alla leocralica quanto aUa civile, restano sole due realtà a costituire la società. Queste due realtà sono: l) la per,ona umana; 2) la Giustizia. Su questi due piloni è fondato il sistema politico del Rosmini, ed il suo Progetto di Costituzione, In tennini ancora più e1npirici la persoua tnuana dà ]uogo aUa _proprietà, :illa vit~ ,famigliare, alla vita politica delle co1nunlla e dei P·rincipati: la Giustizia all'ordinatn~nto civile de]]a società. Così., mcnlre la funzione di quest.nltima non si_ riduce cbe a creare delle modalità secondo Je quali le divergenze d'interessi cd altre devono sboccare in nna soluzione aru1onica; tutte Je funzioni inerenti alla , ita persoua]e e famigliare <le\'Ono (( do- ,·erosameute » subordinarsi alla società teo• cratica, alla Chiesa, ia quale per diYino voJere presiede ai destini dcli'unianità. i çui Yoleri coordina ad un fine: quello della espiazione e della sah·ezza. Per l'i1lazione che sponla11ea da c10 scaturisce, il R. affenna che ]a società ci\"lle è basala sopra un contratto, i cui contraenti sono j padri (i proprjctari); i quali s'uniscono escJusivan1enle per uno scopo: que1lo di consenare i loro diritti. Perciò solo ai padri ~ con~esso il diritto di volo nel suo Progello di Costitu=ione: e per padri intende non soltanto coloro che per sesso e per età. possono C'sscre elettori, ma tutti qucili cl1e p:oclono i benefici <Funa [H"OJH"iclit,della proprie!\, Poiehè, st>conclo il R., ·solo i contribuenti hanno dirilto d'annuinistrarc lo Stato, inquantoehè lo SLato non d'altro è fonnalo che dal cumnlo delle sin• gole proprietà. td<·ma p<,fj1ico rr·aJj .. ti<·o <IPJ J:· n~<'~Sflaria-- m<•uf<· n,-,11 'èarr;hhr potuto finire du· ne~Ja pJ11to<·ra/.ia ( nd µovf"rno deJJa p_Iutor,ra~ta! ,·,,Ila po:'\tulata ,'.oJJrrntra~dooe ÒP1 maf!:r•on pn,prif•lurj nPI SPnato <·hr•. rom_r~ Ja Camera J,a'-..a. a,rPl>l-w dr,vuto andw JuJ <#~"ereelet-- tivo °rJ,u·•lo rit.1dtatr, non &i "an~bhf' jnoltre pr,t,~t<; M-itan·. 'Jllal,,ra ~i fr,~~.r· rnr~~_~o in pra-- ti,·a il pr,~tulat" ro;.miniano d~-JI<·~<·tl<:rat~ pn,porzion:de ha'-alo •Uj ,·ontnb~~• 1 d1r<·tU pa~ati ali,, Slato, "'•r·ondo i quaJ, '!n •()Jo ,·iltadirn, avn·hhr- pùtul<> a11to•el<·~w·r'-1: men: tn• j nulla l<·1wnti, la Frand~ ma.'--.a ,JP-gh opr•rai r- <lr·i r-ontrjh_ur-nt.j .n.o~ ,:irr~tli ~r_,n avn·hbf• n,·pp11rr• Ja pn5~1hil1ta d1 man~la:P 1nagari un y.,J,, rf,-.· .;;uoj rapprr•-f•ntant1_ in Parlarnrnt<,. <111a11tun<Jllf"dal d,~-~~!r<! -~~~ 1al~ fr, ...,. t.r·u11ta a p, r•~larr- p il "';~'- 1.;1,1r~m_11,tar,· o le altre m,.no µ:ravj pre~taz1on1 r1d11e~lc a lutti indi'-lintamr>nt,~ i cjuadini. St,·a1rn r·<,1·w,~z;i<m,~ davv,~ro d,·J rlir--itt.r.,<·o: d<·.-,ta,r-lie fa ohhlif!o a1 1•ittadinj nuJlatr:nr·nt1 rJj rlarc -.in la vita, mentre no:1 ,j r•,;nr,i,d~ loro il dirjuo ,li voto: <'Ome '-C anr·he Ja vita nou fo"'-e una proprietà che viene colJa morte annullata, e eol dispensarla ,la un lavoro rf"d• ditizio. diminuita neJla sua r·apacità produttiva.___:_<'conomieamente: nella sua ric<-hf'z:za, nel ~uo valore! Invero tale disistima della grande mas•a discende,·a non ~Oltanto dalla sua " papale ,, rnncezione della vita, secondo I.a quale " la società ci,~lc inverso a tutti quelli cbP nulla contrihuisc·ono non P, e non può essere altro che un<Lsocietà benefica "; ma anche dal suo misconoscimento dello Stato moderno quale era emerso e daUa rivoluzione protestantP e dalla rivoluzione francese. In lutti i suoi scritti politici egli incita infalli gli italiani a darsi una Costituzione « italiana ,, e non francese: madre di tulle ]e sventure politi• che ciel 0 ecolo e delle aberranti eresie del ('Omunismo e del1'anarehia. Tutto il ~uo Ragionamento sul Comunisnio del 1847 è basalo '-a questa idea corroborata dalla constatazione che la confusione allora fatta tra uguaglianza naturale ed uguaglianza civHe sia stato il scgna]e d'inizio della nuo,·a eresia. Tali, per sommj capi, sono pure ..uno stesso s02:rretto ]e idee del suo amico e scoiaro 11 ~;rchese Gustavo Benso di Cavour (fratello del ;trande statista piemontese), il riuale nel 18-16pubblicò un saggio sulle I dées conununistes et des nioyens d'en conLbattre. '\'ote,·olc il fallo che tanto •il Benso che il R., pur arrivando alla conclu,;;,ione « papale » della soluzio!le mediante la beneficenza del •Jroblen1a sociale, ammettono la fondatezza delle teorie malthusiane, per incitare gli italiani a metterle, nella dovuta misura, t:/intende, in pratica. Questo non induca nessuno in mjlrav:iglia: per i « papali » l'e~en:1enlo popolazione è sempre uno dei maggio~1 nel lor~ ~istema econo1nico: essi hanno bisogno d1 considerare gli uomjni quale una muta DU· 1nerosa di (< pezzenti >) i1H·erso i quali è ,, cri• stiano dovere » esercitare la carità. Gio,·a sottolineare di ta]e concezjone i caratteri schiavistici, aristocratici e pagani, pas• sali nella Chiesa quale eredità cli Roma, e in essa rimastj. nonostante !"azione liberatrice dell'economia capitalista. Suìl'ererutà pagana sarebbe troppo bello e troppo lungo parlare: basta questo semplice ,·ichiamo. A tale eredità comune il R. aggiungeva i suoi sentin1enti di possidente rovei·etano; sostenuti dalla solida impa]catura della sua filosofia spinta all'esigenza realistica ed intellettualista del « lombardo Antonio Rosmini )) a stabilire leggi e gerarchie, Che altro .sono iufalli le sue Idee ed i suoi • Tipi? Inutile aggiungere che tutto ciò n1ena,a chjtto dritlo al couservatorisIDo, il quale non cessava d'esser tale anche se chi lo sentl\·a si professava progressista e liberale. La sua concezione della vita 11011pote,·a non essere statica, negatrice com'era dell "iiuportanza storica della n1assa, nelle sue varie espressioni di potenza produttiva, rivo]uzionaria e rnilitare; ed assertrice com"era tlPlla superiorità indiscussa dalle ragione: sapienza e gin. stizia; sulla passione: com1u1isn10, eresia e barbarie. Giunti « questo punto bisogna far parola del secondo pilone del suo sistema politico: il pilone Giustizia, nel suo Progeuo di Costitu~ione incarnalo ne1la Suprcu1a Corte di Giustizia politica avente diritto di controllo e cli Yeto s1ùle deliberazioni dei due Parlamenti Confederali, ed e,pressioue di una Dieta nazionale presieduta dal Sommo Pontcfiee. ·\d essa avrebbern polnlo ricorrere Luui, c-nti poUtici e cittadini. per oltcnere quel la giustizia che i Parla1neuti e lo stesso So\Tano avessero eventualmente vio1ata. È chiaro pertanto che tal Dieta sarebbe venuta acl essere il vero Padamento ed il , ero Go\"erno del Paese, ed il Pontefice il , ero So\Ta110 della Confederazione nazionale; in seno alla quale, come giustamente notava Pellegrino Rossi, i (< buoni e gene. ro.:,i )> Principi italiani non altra importanza avrehbcro anlla nei loro Stati (che il R. Yoleva conservare nella loro struuurn), che Prnfet ti e Vice-prefetti addetti al GoYcrno d'una provincia o regione parte d'un Regno non più loro. _Si , Pela pPrlanto in ciò un ricordo deH'antica società rmnana, colle sue tipiche divisioni di nobili, cavalieri, nullatenenti, liberti, schiavi; cd anche di quelle dei nostri Co1nnni 1ncdioe,♦ali, al cui tipo sCinbra che il R. 5ia ri1naslo. Logica quindi appare la sconfitta che anche riguardo a ciò il Pmgetto del Rosmini d~aggiungcrc che i] 5j. doYè subire. La realtà a cui tanto spesso falnuti]e ci sembra

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