La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 11 - 15 marzo 1925

LE MEMORIE La polilica delLlustria, la }(c,taurazirme, e val,a co11ie reazione per educar,, gli italiani 1 1n questi argo/11,e'lltile storie usano comportarsi con tranquillo ollimiwio: e per poco 1w1, fanno nascere il Nisorgimento diretta111e11tPdol ronfronto con i 111etod1dell'Austri" .. 1/a co,werrebbe g11ordare il problema ria buoni laici, piuttosto i_qnoronti di 1,liti e dt Pro1·vide11za della Storia. L'idea che la tirannidi• sia educativa ci repvgna. La tira1111ide.1JeneraLa ribellione ro1,w,ntica o L'11111i/iacioneplebra. Se nel l?isorgimento si Pbbe altro, si Pbbe no1,o,tante la tirannide, per opera di inl'luttabili avvenimenti europei che trascinarono anche il nostro popolo verso La vita 1,wderna. La reacione au,triaca lw ed 11cato Le yeneracwni che 11011 poteva110 rincere nel '48 L'.l 11,tria di Giuseppr Il e i rr borb01iici ave1·ano avuto virtù di educatori: avevano preparato l' esercito 1wpoleo1dro, un'aristocrazia militare, special111entf' merid-ionale citi' r Italia ,wn aceva più i-i,to da secoli. .lla la ;,artP migliore di IJUestoesercito tro1;<Ì la ,,,mie i11 ra1npo o ritornò come straniera ,otto la Restaura:ione. Il tono della cultura italim,o chi' nel ',00 aveva un i-alorr europro f11rori11ato dal disordine degli anni nap,1!,01iici: il romanticismo del ·21, rea- :io11ecrisi iana a )i apoleone, era in arretrato ri,pe/to all'illm,llinismo lombardo del secolo precedente, fu un prodotto delle avventure 1,X0-1810 .. t,rni in cui 11011si studia, ,wn si lacora, si 1·ive di imprevisti e di retorica. E. questa la generazione dei padri degli eroi del !lisorgimento. Cna generazione che cominciò. sot•cersiva e finì rea:ionaria; che fece le sue prime proce in piazca, cçm demagogia e leggerez,:,a, che in \"apoleone appre;;cò sopratutto le qualità del Capo di tutti gli arrivisMi e di tutti gli spostati. Sotto l'1lustria r1uesti sindacalisti rivoluzionari trovarono la consolacione di un impiego stabile, adatto ai loro quarant'anni, e si, com·insern lentamente, con l'aiuto del bastone croato, ad abbandonare i costvmi del parvenu per l'ideale del servitore leale. Sotto questa descrizione JYUÒ essere compresa la nw.ggioranca delle classi medie italiane dopo il 1815, gente saggia, che aveva -messo testa a partito e ,wn era più disposta ad ascoltare i richiami dei ronw.ntici, delle teste calde come Santorre, Ciro ,ltf enotti, _ltfa::ini. Cosl gli idealisti dovettero cercare le vie dell'esilio, vissero da disperali, alla giornata ,afflitti dalla miseria e dai sospetti, tagliati fuori dalla vita civile. Spiriti natura/men/e destinati a essere classe dirigente crebbero nell'aria falsa delle congiure, dei progetti -nebulosi, lavorando per una patria che non conoscevano, che non potevano studiare realisticamente, di cui si facevano una id ealizwcione Janto necessaria quanto imprecisa e pericolosa. ,Ye risvltarono dei poligrafi pieni di entusiasmo: ma tendenziosi nella scienca, inespert-i nella politica pratica. Chi riuwse in Italia 1,iandò i suoi figli alla scuola della Restaurazione. Per ragionare su esempi concreti prendiamo il caso di Uiuseppe Augusto Cesana, uno dei fondatori del Pasquino, del Fanfulla e di dieci altri qiornali del Risorgimento, il quale nelle _Vlemori€ùi un giornalista. ci ha lasciato un ritrailo senca 'm,iti delle cose d' llalia dal '21 al '71. Figlio di un nwderato, moderato di istinto. Virtù fondamentale in lui: il buon senso. Sotto l'Austria disposto a sopportare il giogo, ma addestrato dal/' abiludine ad usare astuzie per eludere persecuzioni nel caso di qualche scappatella. Un patriottismo che arriva sùw a tentare la lettura delle edizioni di Capo/ago se la cosa si JJUÒ far franca. Era logico, per le premesse che si son dette, che i milanesi preferissero sembrare spiritosi. piuttosto che eroi e che l'idea di canzonare croati e tedeschi fosse più tentatrice di una congi.ttra. Delle scuole austriache Ce,ana ci conferma l'idea d-ivulgata da tutti i manuali scolastici. La scienza era in decaden:,a: dove avrebbe potuto l'Austria trovare dei professori seri? Anche il Piemonte non tr01;ainsegnanti prima del '40. E Francesco 1° aveva esposto ai professorri di Pavia il suo programma: « Signori, io non desidero eh.e mi facciate dei dotti, desidero che mi facciate df"i buoni sudditi"· La cosa 7Jiù interessante nella scuola del '21 erano gli scherzi tra studenti o contro i professori. Ecco, in 11wdo assai ge1ierico, una forma di resistenza all'.4ustria. Resistenza inerte che s'accontenta va di sfruttare gli eventi: " Il banco della lode - narra Cesana - era verniciato di verde, filettato di bianco e di rosso; colori nazionali, mentre il banco dell'asino era verniciato di nero, filettato di _qiollo, colori dell'Austria, che già da parecchi anni aveva riacquistato il dominio della Lombardia. Evidentemente quei colori erano un aoanzo dimenticato del regno napoleonico ; ma l'uso al quale continuavano a servire non costituiva meno una satira atroce 'f}Cr i nuovi pad,,-oni ,,. LA RIVOLUZIONE LIBERALE Risor"imen.to DI CESANA J/11 ogni peru,tero di a,,,,,,nae languivo: la scuola indiriczaca aglt 11np1Pght, chr /"1l11s/rwco11cedeva con una certa Largltezzo. Anche nclC impiegato lo spirito della caricatura si conservava, ma non era altro che 11110specie di resistenza passwa alla routine. « <.:'erano bt'tli>tdei partiti a ,1 /ilitno t11 lotta fra loro; ma i princìpi clte li tenevano divisi erano le gole dei cantanti e le gambe delle ballerine ,,. Il regime paterno funzio11avaa dovere, co11La bandiera: tutti upoliLici. Le plebi rurali co,tituwa,w la base del regime; i mendiranti di città ne approfìttana110; Le classi medie urbane erano una minoranza condannata ad adattarsi fine/tè non potessr• contare politicamente di 7Jiù. E' 1·hiaro che in queste condizioni non si può pai·Lare d·i educazione politica. Cesana .uscì dalla scuola col temperamento di un osservatore mediocre e incolto, come Pellico rra uscito dal carcere stroncato. In 11ueste ge11erazio111,cl,e nel '48 superarono se stesse ,La capacità di reazione fu mtinima: l'Austria aveva umiliata la loro dignità, limit11to i loro. cervelli. Portate ora Cesa11ain esilio a Torino. Fu miracolo se gli riusci di tr.ovarsi in esilio come in casa sua . . lla, in giornalismo, ness1tna cultura ec01wmica, nessuna conoscenza dei problemi europei. Si doveva aiutare con la fantasia e con le barcellette. Si ebbe un giornalisnw politico ·in tono di letteratura amena. Il Fischietto e Il Pasquino furono il modello del genere: un giornalismxJ di idee e d·i lolla politica non poteva sorgere; Cavour, Ferrara, De Sanctis tra i giornalisti si trovarono isolati. Invece che in battaglie l'opùtione p-ubblica era impegnata in scaramrucce. Il '49 è in parte il frutto dell' inìmaturità della critica in un ambiente sospettoso, in cui i partiti vengono a ridursi a sette, e la paura di spionaggi e di trlldunent, " /(I pr(t1;a dt dubbi interiori ,,on o.acora elaborali. Di fJUPS/11mcal/1,1,rapolitica deglt 110,r,ini c/w "et '/18 011evarw 2U, 3/J, li.O armi .sunr, re- ,pons11!J1t,La dittatura e , governi paterni. Fabbricarono ,m'llttrt0sfera a cui gli srliriH ind,ìmit, dovPltero reagire con le fucilate: rPO.IJtrrcon lo critico, con la dignità. della rliiarezzo pol,ttca n,,ssurw avrebbe potul!J. .J,[ eno degli altri gli italiani che rweoano cor,01r·i11toda troppi serali costrizioni e 1;rflilirtzioni. Con 11ue.slono,·izlalo di :,eroi/ 11 l rrwd1.,"1"ati loin,/J(lrdi (e qli 11ltri ttaliani con toro) si trooorono II el regno d' ltalio cmt,e provin-- doli 110n per/ettomPnte coflvinti nè consci di ciò r:he era suaesso. Il terreno rwn era 71reparoto per IP riforme: nessuno osava pensare ai yrandi problerflfl dell'unità non 0111·r1racom;,iuta. Il progello ,li inghetti wllP Tl'(Jio11i,pPr Psempio, fu battuto dall'indi(frrenzrt t, doli' incultvra di uomini che 11oeoo110bisognQ di esser losriati tranfjuillamente a ricordare la passata schiavitù. La nr,u/rnlità dei I/omani nel '70 - che non seppero offrire, nemmeno con una dirrwstrozione contro le yuardie del papa, un pretesto al{occupazione italiana, - si spie- _qaanch'esso coi, l' ignoranza e con l'esercizio dello schiavitù. /,11 Destra fotografò questo debolezza: dieci uomini di genio capaci di guidare uno rivolu:ionr romr di amministrare lo Stato, _r;lialtri, uomini mediocri, moderati per quietismo, amanti dell'ordine per stanchecza di ricordi _giovanili troppo tristi. Dopo il '70 questa classe politica rasse.r;nò quasi spontaneamente le s1te dimissioni. Aveva bisog,w di allargare le sue visioni, di liberarsi del ricordo degli austriacanti, di viaqgiare. Cesana, che era tra i giornalisti più aperti, andò a vPdere le Piramidi d' Egitto. Le descrive in 11no degli ultimi capitoli delle sue memorie. La cultura di quegli spiriti non poteva essere che dilettantisnw, passatempo. 11,J a le colpe spirituali dei cospiratorri e degli esuli risalgono ai loro persecutori. p. g. RADETZKY ll maresciallo Giuseppe Venceslao Radetzky, conte di Radetz, comaindante swpremo dell' imperiale e regio esercito d'Italia, e più tardi governatore civile e militar'e del regno Lombarcl.oVeneto, -fisicamente parlando non era - e uon doveva essel'e stato n1ai, neppure da giovane - un Adòne. Bassotto di statm'a e mingherlino, la testa fatta a palla, gli occhi scerpellati, il naso camuso, due baffetti microscopici 1 bianchi come la neve, clJe campeggiavano sulla tinta piuttost.o accesa del viso; tale era l'uomo quando 111.io conosciuto io, o, per dir meglio, quando l'ho veduto la prima volta. )Jel complesso, e a prima vista, aveva la fisionomia di un bu/.l-dog, ma cli un bu/1-dog di buona indole; il suo sguardo era dolce e le sue labbra sorridevano facihnente. Egli coustituiva, insomma, u.n.a vera eccezione Ira i suoi compatriotti - i Boemi - che passavano meritamente per una delle più belle razze del!' impero. Quando non vestiva l'uniforme - e prima del quarantotto la vestiva assai rara.1nente- a vederlo, pareYa più un vecchio impiegato d'ordine che UJll soldato; nulla -nel suo portamento, nel suo gesto, nel tono della sua voce ché indicasse un segua.ce di Niarte. Vive,·a ritiratissimo: Iavo1·avamolto nella cancelleria del suo stato maggiore e la sera dceveva vole11tieri i pezz.i grossi del presidio. Abit:ava in via Brisa, ma la cancelleria l' avea nel pal-az.zO Cagnola in via Cusani, dove si recava tutte le mattine ad m·a fissa con esattezza cronometrica militare, e ad ora fissa usciva. da1l'ufficio. Quaindo il tempo non era cattivo, faceva il suo tragitto - del resto 11011 lungo - a piedi. E allora prrima di uscire di casa si metteva nel taschino del panciotto una buona quantità di quartini, e, strada facendo, li distribuiva ai suoi p011eri che lo &tavauo aspettando scaglionati lungo il tratto di piazr.a Castello che egli doveva attraversru·e. 11 qua-rti-no era una moneta d'argeuta di lega equivoca, ma e-be al corso legale valeva venticinque centesimi di svanzica pari a venti dei nostri e giù di Il. Per quei tempi un qu,artino era una bella elemosina ; e siccome i poveri del maresciallo erano parecchi, cosi si può calcolare che la sua gita pedestre veniva a costargli un giomo stùl'altro un bttou tallero. Si diceva allora che oltre a questi atti di carità alla buona, egli ne facesse a,Jtri di molto maggiore impo1tanz.a a favore di famiglie rispettabili e bisognose, socco-rreudole clandestinamente. Il fatto è che fino al 1848 il suo nome fu molto popolare nelle elassi inferiori della popolazione milanese. Ad aumentare la sua popolruità contribuiva non poco anche il rigore con cui egli puniva quei suoi subordinati che si fossero permessi soprusi a danno ili cittadini. Tali casi erano rarissimi, per verità, ma quando si verificavano, il castigo seguiva pronto eò esemplare, chiunque fosse il colpevole - semplice soldato od uffiz.iale. Citerò, a qnesto proposito, un fatto, di cui tutta Mila!'O ebbe ad occuparsi per parecchi giorni. 11 maresciallo ave,1a due fìg1i nell'esercito; un0,. ufficiale superiore in un reggimento cli confinarii, non ha mai fatto parlar'e di sè - che io sappia - nè in bene, uè in male; l'altro, il minore di età, tenente io un reggimento di usse.ri, era un vero demouio, spavaldo, prepotente che credeva tutto lecito per sè, perchè era figlio cli suo padre. Ma suo padre l' intendeva di,·ersamente, e non g1ieue lasciava passare una imp11nita. Un giorno il nostro tenentino - bel gio,·ane, del resto - entra in quel caffè che allora esiste\·a, ancora, clirirupetto al palazzo Litta, dove. <:onveuivai10 abitualmente moltissimi ufficiali dei reggimenti acqu.attierati nelle vicinanze. Si trovasa in quel momento nel caffè l'abate Giamti che, seduto ad un tavolino, leggeva tranquillameute la Gazzetta d'Austria, centellan.do il suo caffè. L'abate Gianni - fra parentesi - era un gigaute; un gigante in tutto il valore della parola, a confronto del qua.1e Ponorevole Pierantoni avrebbe fatto la figura di un rachitico adolescente. 11 giovane Radetzky squadrn il prete da capo a piedi, quasi ma.ravigliato di trovarlo in quel . luogo, poi gJi si avvicina chiedendogli il giornale in tono i1nperativo. - Ora lo leggo io - gli risponde con la massima calma il Gianni. - Nou è lettUlI"aper lei ! Legga il breviario e farà meglio - replica. il tenente facendo atto di levargli il foglio di ma,10 per forza. -- Lei è un insolente ! - Bada a ciò che dici, pretaccio malcreato ! - Lei è un mascalwne ! - Non sai con chi parli? Io sono il figlio del ma,resciallo Radetzky ! - Non posso crederlo. - O ritiri le tue parole, o mi darai soddisfazione sul ten-eno.. Scegli il luogo, l'ora e le armi. A cosl stupida disfida, il molto reverendo si ah,a lentauiente in piedi1 e avvicinandosi al proYocatore, guardandolo fiso negli occhi gli dice: - Stà bene I Nessun luogo più adatto di questo, nessuna ora pjù opJX>rl1111acli questa, uessnn 'arma migliore d:i questa .. E cosl dicendo, lascia cadere sttlla guancia del tenente un potentissimo manrovescio che lo manda barcollante a quattro o cinqtte passi di dista.n.za. Quindi esce maestosamente tr'anqtùllo, come se ni.1l1a fosse, e se ne va per i fatti suoi seuza voltarsi indietro. Fu ventura che in quel momento nessun altro uffiz.iale si trovasse presente, e che il Radetzky fosse - come ordiuariamente - in costume borghese perchè fino al 1848 gli uffiziali non vestivano l'ttn.iforme che in servizio. Altrimenti sarebbe a\"venuta una tragedi~ 47 La lllttizia ciel fotto si divulgè, per la città in un lamp<,. L' J. R. polizia ne fu ,Jlarmatissima, e nello stesso t<.-mr,oimbara;,_.zatissima, non saperulo che, pesci pigliarsi. infatti, da una parte ,J.ient<.-menoche il figlio del maresciallo, dall'altra u11 prete rispettabile, funzionario pubblico perchi· profcs.,ore nel!' J. R. giru,asio di Sant'.\- lc:ssandro e per di più provocato in mudo ,·eramente colpevole. JI:3.a s.doglic:re l'intricata qut$ticme intervenne il mares<ciallo in persona che, informato della cosa, l'hiamò a si: il figlio, gli ditrl.e una ,o!= lavata rli capo, gli intimò gli arresti di rigore per non so r1uanto tempo, e poi lo c-ongedè, ron una tcrriil, f,e<lata in qutlla , parte 0ve non i: che lue:t •· b cosi c-ol cellone c-c-clesia.sticodell'abate (,ian-- ni ric-evu\Q ali 'oriente, e colla pedata del babbo ricevuta all'occaso, qud discolo ebbe il saldo del bt10 conto. ~la per quanto quella pedat.a. fosse c:aduta in luogo c:mincntemente pri-vato, nella ~tc.-;s.a giornata e in men che non si <lic:a diventò ili dominio pubblico; e tutti in Jlilano lodarono il vecchio maresciallo <: la sua giustizh sommaria che, in realtà gli faceva grande c,nore non solo nella qualità di padre, ma anche in quella di capo dell'esercito_ Da qu.el giorno, e per parecchfo tempo, i milanesi specie i pc,polani - alle pedate diedero il 110medi radeschi. Ti darò u.n radeschi.. Lo cacciò ~i;ia a furia di radeschi ... Quel mo-nello bisogna trattarlo a radesthi ..... ed altre locuzioni consimili ebbero in breve corso legale, se non forzoso. .M.acoi primi albori della rivoluzione la popolarità del maresciallo incominciò a declinare e fi,ù per subìre il tracollo finale colle sciabolate distribuite ad una popolaz.ioue inerme da una soldatesca briaca e provocatrice, la sera del J gennaio 1848. Da quel giorno il suo nome diventò odioso, abon:ito. Ma non mancò chi asserì allora ch'egli fosse stato estraneo a quelle scene di sangue preparate a sua insaputa e da lui altamente biasimate l'indomani. E io non sono lontano dal crederlo, tanto più che mi ritornano oggi pienamente alla memoria le confidenze fattemi in quei brutti giorni dal sor Giovaim..ino. Il sor Gio\·an.nì110era un brav' uomo che cumulava i due uffici di mio tabaccai.o erdinario e di maestro cli casa del generale \.\.almoclen, e<r mandante del 1° corpo d'esercito e governatore militare cli i\Iilano. 11 sor Gio,·rumino mi assicuraYa, dunque, che il generale, suo padrone, appena anita notizia delle sciabolate era salito su tutte le furie frattando i soldati di sgherri, di vigliacchi e peggio, e accusando i1 colonnello \Vratislaw di aYer,:: montat:a la m.acchina. 11 colonnello \vratislaw era allom capo di Stato Maggiore del! 'esercite d' Italia e in moltissimi casi agiva indipendentfunente dal maresciallo, mantenendosi in corrispondenza: diiretta e segreta col generale Hess-, comandante lo stato maggiore generale dell' impero, residente a Vienna. n sor Giovannino si ,-anta.va di aYere orecchio acuto e però doveva sapere di molte cose. Le sue ri ,·elazioni erano quindi attendibilissime, allora per me; più. ta.nli, JX>i, Yenn.ero confermate anche da pubblicazioni quasi ufficiali. Ora, se gli eccidii del 3 gennaio vennero preparati ad in.saputa dello stesso goYe.rnatore miJitare della città, si può ammettere con maggiore ragione che fossero stati preparati anche ad insaputa di Radetzky. Che questi poi non fosse d'indole crudede, egli lo ha, provato dopo la campagna di Lombardia. Oltraggiato, schernito, insultato atrocemente ed in tutti i modi possibili dai milanesi di 0211i classe. sociale, durante il go,-eruo provvisorio, ritornato vincitore, non prese vendetta personale di sorta. Allorchè rientrò in Milano dopo l'annistiz.io di Salasco, tuia frotta cli barabba trottando ai lati del stto cavallo, gli andarn gridando: - Swr Radetzky .. sur Radetzky, sem minga staa 1mm, 'Uedel, a casciali. --via! Hin staa i sciowri ! (Signor Radetzky, non siamo stati noi, sa? a cacciarlo via; sono stati i signori). Assicu_ra7jone vigliacca e stoma.chevole per sè stessa, ma che conteneva tW gran fondo di Yerità. E il maresciallo rispondeva sorridendo: - Lo so! .. lo so, figliuoli miei! GIUSEPPE AUGUSTO CESA~A Questa. riabilitazione di R., oJ.tre a da-rei un. esempio di prosa del Cesana, ci se·mbra che non man.eh.i di interesse. PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settemb~e,. ~O O. 8. MILL .;Yovifà: LIBERTÀ eon prefazione di LUIGI EINAUDI L. 8 ENERGIE NOVE 1918 • 1920 Rivi,tn quindicinale diretta da PIERO GOBETTI con scritti di S. Caramella, L. Einaudi, U. Formea~ tini, ~- Gentile,. A. Gramsci, Balbino GiuliaRo, A, Lo-ria: ~- Prato, U. R:icci, (Numeri speciali snl socialismo e sulla questione scolastica. La collezione completa L. 50. (Le ultime 3 copie rimaste)

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==