La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 29 - 15 luglio 1924

lJG bile), giungere alla rivoluziolle soci:dc, cio(" ·dio scon\'Olgimento cli quello Slalo che gli alleati della dgilia 11011 t<>ll('rauo che bia me:-..~oin qucsti011e. I liberali per scongiurare conseguenze so,·vcrtilrici del principio di eguaglianza e libertà hanno detto: , Libertà ed uguaglia.11,.a davanti alla legge•· Ma il piccolo borghese e l'op<:- raio hauno sempre trovato abbastanza ironfro questo concetto della legalità. Se sostanzialmente il moYimcnto socialista ci appare l'erede <lella funzione liberale, non ~i può affermare che dal lato forn1alc esso ne sia sempre stato degno e consapevole. Molle delle obbie;,,ioni che a questo riguardo sono avmnate dai liberali delle altre scuole, alcuna delle quali sono ricordale nel recente articolo del Bauer, ci trovano consenzienti. U problema consiste precisamente nel far sì che le classi lavoratrici sia110 piena.mente cousa. peYoli e degne del loro compito liberale, rispettose dei doveri che c.sso imporla, e che una revisione delle dottrine e dei program1ni, in fondo più formale che sostanziale, si compia. Bisogna che il proletario si abitui a sua vo1la a rispettare le forme della lotta, si appresti a difendere, a custodire gelosamente, ma anche a non offeudere il metodo liberale, che nei suoi confronti significa. sopratutto esplicito rinnega.mento della violeuz:i. ti problema della violenza La critica più comune che si leva da11e fila socialiste contro i socialisti fiduciosi uelJa bontà del metodo liberale, è di utopismo. Si <'011siclera ridicola la posizione di chi affe.nna che anche col rispetto del metodo liberale sarà possibile la piena :i.f!ermazione delle classi lavoratrici nella '\.'ita sociale. Si domanda: come si può supporre che la borghesia si inchinerà di fronte ad una maggioranza che di fatto le negherà il diritto alla \-i.ta t E come si p-uò supporre che questa maggioranza si possa afferm?re colla scheda, con la legge, colla libertà, col metodo borghese? El bene a questo punto esser cJ1iari ru1che a costo di cadere nel semplicismo. Intanto è evidente che la obbiez.ione parte da un presupposto dimostratosi erroneo e cioè che sia dato giungere al socialismo improvvisamente, con un colpo solo. Gli obbiettatori non tengono poi presente che il metodo Jiberale non è nè borghese, nè socialista 1 nè popolare. El un minimo di civiltà che lutti, per interesse prima personale, e poi umano, s: 1mpegnauo di rispettare. E' un vei• colo che pu·ò seniire al trasporto cli tutte le merci. Ieri servì alla borghesia, domani potrà servire al proletariato. Non sarebbe la prima volta nella storia che uno strumento, una legge creata ad uno scopo dalla classe dominante, servisse poi al partito avve'rso per lo scopo contrario. La legge De Maiestatis in Roma è un esempio clamoroso. Lo stesso fatto che le opposizioni si appellano oggi alla costitu1,ione che un tempo costituiva la roccaforte dei conservatori, lo dimostra, Molto vi sarebbe da dire sulla forza di inerzia del diritto. ~on disprezzino i socialisti 1 non svalutino a priori lo strumento che ci offre 1a civiltà nel1a quale viviamo. Anzi, coltivino questa che potrà anche essere una generosa illusione: i frutti non mancheranno. Può essere, certo 1 che la bMghesia, terrorizzata dalla marea che sale impfacabilmeute, stretta nelle morse di un movimento operaio pure formidabile nel suo gradualismo e nel suo rispetto per gli strumenti legali dalla borghesia medesime concessii ricorra . alle sop!·affazioni, alle armi, alla violenza. 1Yiasi badi : 1) la borghesia non è un blocco uniforme; 2) queste armi vogliono delle coscienzei delle volontà che le irnpugniuo. Esercito, carabiuierii polizia, sono popolo, p'roletariato non .borghesia. sino a pro\·a contraria. !\on è eletto che all 'appello si risponda in eterno; 3) infine, nea.uche la più ortodossa dottrina ]iherale nega in questo caso la legittimità della violenza (forza) cui ricorra una maggioranza vi01entata 1 per respingere I 'illiberale viole:m.a avversaria. Il liberalismo stesso andò soffenna.ndosi in tutti i campi solo dopo lotte sanguinosissime. 1'-1a non sarà stato il proletario a sortire per primo dal terreno convenuto, a calpestare il metodo le rerrole di gi uoco; e la sua, cli fronte aJla opinione ;ubblica che abbiamo visto in questi giorni di quale enorme potenza sia dotata, apparirà una sacrosanta e liberalissima violenza. Non dimentichiamo On Liberty dove vi'ene ricono. sciuto financo il diritto alla resistC1Jza individuale. Sarebbe l'ora che molti socialisti la smettessero col voler fare i filosofi della storia. Ma è ridicolo voler mettere nei programmi socialisti ~H tutto un po', legalità e violen:--3, pace e guerra, :democrazia e tirannia. pur d1 prevedere tutto il f)Tevedibile. Incompalibililà libernle socialisla 7 Vengo al secondo puuto relativo alla revisione del programma e della dottrina. Qui si appun: tano talune fra le critiche più acerbe dei hberaJ1 dell'altra sponda di cui si è fatto eco anche il Bauer .Si dice: come fate a conciliare il liberalismo con una visione finalistica, con. un pro. gramma preciso e predeterminato come è qu~ll~ socialista? I liberali non possono sapere a pnon come si determineranno gli equilibri a venire. Voi imbottigliate, al pmi dei liberali con.se1v~ tori H liberalismo. E precisamente col vostro pro~ram,ma. sociaHsta cosi beu specificato e circonstanziato. a LA RlVOLUZJO:KE LlllEJ<ALE La critica è:, giusta se si n\·olla contro "-Orpas. s.1.le concezioni soci:distc e contro cc:rti incartapcconti teorici e militi i quali si ostiuano a vo lc:r segnare aJl 1a\'n:nirc una via obbligab si11 1u:i minimi particol:u i. La critica in\.'CCe non (;. iusta e; solo può in parte colpire unr, stato di animo C'crto ancora diffuso, S<: ,j ha riguardo ,,1 1UO\'i11101tosocialista ed opetaio generalmc.,nte consideralo. Io \'Orrci pregare molti critici, com<: il Ilauc1·, di nou fC!nn.arsiai programmi e ai libri dei l<:ori<.-1,ma di a\·cr più rigu ..1.rclo ai fatti 1 alla prassi c-l1eccrtajncntc sono ben lontani dnl tispcU.arc ogui apriorismo dogmatico. E allora si vedrà come molte delle pretese inconciliabiEtà scompaiono, specie lenendo conto delle critiche fatte più S(;pra ai puri seguaci <le] mc.-1:odo. Ciò beninteso non n1ol <lire che l'azione socialista si sia svolta sc1np1·e su un terreno libernJe. Anche il SO<'ialismo, inteso come asplrnzione delle 1111.i--sead afTc:rmarsi nella storia (e per la affermazione le Yie 11011 sono poi tante e tanto contraddittorie), I:! un divenire perenne. Xou vi (:. giorno in cui potrà dirsi realizzato. E' un ideale di \'Ìtai d'azione, immenso, sconfinato, che induce a superare di contiuuo la posi1jone acquisita conforme all'elemento dinamico progressista dei ceti iuferiori che salgono irresistibilmente. Ora lo stato d'a11imo liberale non sta anche in questa sete jn<lefinita cli progresso, di superameulo, in questo ideale di marcia eterna? La critica liberale si arresta di preferenza sul progrJ.mma socialista e si serve a questo scopo dei libri più idioti cli tutta 1a letteratura sovversi \·a. El noto come colla parola « socialismo • si dica. tutto e nulla. Una inchiesta indetta in , camera cbaritatis, tra i socialisti italiani lo dimostrerebbe inconlutabilmente. Tante teste, tante risposte; e tahme magari notevolmente discordanti. Dopo Bernstein, che ptu-e esagerò alquanto nella sua reaz.ionei poco limane da dire in questo campo e sarebbe Pora che i critici più intelligenti ne prendessero atto e non continuassero ad abusare del facile e grossolé'.l;nometodo polemico che consiste nel chiedere di quanti articoli si comporrà la legge espropriatrice o nello sfruttare le correnti utopistiche che ancora sussistono per la forza di inerzia e nel demolire le formule mitiche che difficilmente si possono cancellare irr un giorno e che sono frutto della ignoranza diffusa e del difetto di abito ct-i.tico. Del resto in questi ultimi anni grandi e sile!lziosi mutamenti si sono avuti nella dottrina e ancor più nella prassi socialista, anche se i so· cialisti non la hanno ancora proclamato - e fa loro torto - alto e forte alle masse. Le recenti esperienze, tutte le esperieuze di questi ultimi trent'anni hanno condaunato senza speranza i primitivi programmi socialisti. Specie il socialismo colletti vista, accentratore, il socia. lismo di Stato, ne è uscito disfatto-. Si credette che a espropriazione improvvisamente avvenuta. dopo i2 conquista rivoluzionaria del potere politico, passate tutte le attività allo Stato che sarebbe divenuto il gerente unjversale (« governo di cose e non più di persone •)i tutto sarebbe andato per il meglio. Produzione enormemente aumentata., il lavoro ridotto al minimo e reso gioioso 1 Puomo libero alfi.ne dalla schiavitù delia materia e degli strumenti del suo lavoro. Eliminate autornaticame11te le lotte, le guerre col cadere di ogni differenza economica, e trionfatrici 1 sovrane, la fratelh1nza 1 la giustizia, l'amore. Ormai nessuno crede più in coscienza a codeste fayoJette, e sopratutto nessuno crede più che un simile programma possa realizzarsi con codesti mezzi. Tutti vedono i peti ccli enormj d~lla. burocrazia; della incompetenza, della invadenza statale, dello schiacciamento della libertà indi. dduale, della assenza di interesse. ~on parliamo poi del problema della felicità ... ! , Anche per i socialisti le formule semplicistichei le fon11nle che danno la chia\·e dell'avveuire e che aprono tutti gli usci han fatto il loro tempo. Non è più possibile avere un programma preciso, preordinato. Solo per grandi linee si può delineare la mèta, an1i una ruèta, una tappa. Occorre adattarsi alle circostanze e sopratutto a un mondo che dal XIX se<:olo in qua è in con- . tinua vertiginosa trasformazione. Occorre gettar ·via il vecchio bagaglio dogmatico che pesa inutilmente sulle spalle e impaccia il calntm.inoi e adeguarsi all'espetienza. Perchè solo dall'esperienza liberamente attu.ata può scaturire l'indicazione per il domani. Indicazioni per l'avvenire La JJropaganda e anche l'azione socialista ebbe sino ad ora, e forse fu necessa1-i.o, un carattere preYalentemente economico. Fu forse necessario perchè è assai difficile1 per non dire utopistico, andare cianciando di mora1e, di vaJori spirituali cli do\·erii a chi soffre la fame in un tu• g1ui~. Condicio si?ze qita non è la couquista di una relativa autonomia economica; senza di que• sta nulla si può fare. Tutto cozza contro la miseria; la miseria è la gran nemica 1 forse qua11to la ricchezza. :Ma via via che le condizioni economiche si fauoo migliori 1 via via che la classe lavoratrice riesce ad assicurarsi 1111 tenore di \·ita decente, e questo è già avvenuto in molti paesi e in Italia aJmeno per qualche categodai un nuovo gigan. tesco problema si pone. Quello della couquista dei beni moraJi 1 dell'autonomia spirituale, quello della personalità. L' autonpmia economica sta bene. Maggiore eguaglianzai più diffuso benessere sta bene. Ma il socialismo e il movimento operaio non possono arrestarsi a questo punto. Non possono limitarsi a curare il perfezionamento <kgl1 < ;d,11amo1ti collc:ltivi taiit<J più che qua. lunqm.• l.::w,rn . <JJir!oal centro <love ave-r<: la 6ua h:v,c: JH:lla J1t-riI<·rJ1,ndle singole: ro:;dcmu:. La r~rr;Ja l:lll:tncipazhnc n1 intesa dunque in s~nso inttgralc. I~ infatti in questi anni, nei paesi e nelle n:gir.,:ii e on, miramr·nk più evolute, queste rsigc:111<• '1 ',;rclinc.-morale <: spirituale si UJno venute spontam·n111<·11lesprigionando dal s<:no stesso della tl:is:;.c "J*rai::i, prcvcnelldo l'indicazione dei teon, 1. Co ..ì ci r.,ongouo, pror>rio da un punto di ,·ist.a lih(r:'.11· fr/ndam<:nta1i probl<·mi che si s.ono \'C1mt1,1Ritan<lCJiu questi ultimi anni nel m,Jndo 01x:rai,,. Scelgo un esc.."1llpioa cru;o: la richiesta ùel controllo. A P"rte i metodi e il giudizio di mciito, t.1k richiesta rivc:la appunto il 50rgere cli una J><:r..:.cmalitàuc:ll'operaio che non si accontenta 1Jil1 1 e ne ha ben donde, de1l'aumento di salario f' della diminuzione del]' orario lavorativo, ma che iutende affermare in pieno la sua dignità cli uomo fuori e dentro la fabbrica. Così ci ~ dato superare tricnfalmente la vecchia obbie:donc: ciei liberali conservatori individualisti e rispondere che alle prove dei fatti è falso che il movimento operaio e socialista annulli la personalità umana e schiacci l'individuo. J1 che <lei resto aveva ~ià da tempo, se non erro, dimostrato hrilla11temente Arturo Labriola. E' chiaro che giunti a parlare dtll'azione fu• tura troppe cose vi sarebbero da dire. In breve mi sembra che, sia in pratica che in teoria, dovrebbe e potrebbe essere di guida ai socialisti m1 ideale di autonomia e di Jibertà. Si deve procedere 11011d.all.'alte, al bassoi non cl.alcentro alla periferiai ma all'inverso. Il socialismo in tutti i suoi aspetti non ha da essere frutto di impo- &izione, ma di conquista, anzi di autoc011quista; de\·e essere Uilf\ creazione autonoma delle cJassi operaie. De\·e sprigionarsi naturalmente dallo stesso ruoto operaio 1 dalle esperie111..einfinite delle leghe, delle cooperativei delle istituzioni culturali. E' proprio del vangelo marxista la formula che l'emancipazione del proletariato deve essere opera del proletariato stesso. Non bisogna dare trop,pà importanza alla conquista del potere poli. ticoi e considerarla come la conclusione di un giga11tesco permeamento dello Stato. ;\on avere troppa fede nelle leggi, nella legislazione sociale. Si possono fare tutte le leggi, ma se esse non costituiscono la sanzione di uno stato di fatto e non riposano nella coscienza degli uominil sono \·ane astrazioni. Insomma i socialisti hanno da a\·ere più fede in loro stessi. Lavorino, esperimentino, senza pregit1dizi, pro11ti a ricominciare e a mutar rotta se è necessarie. Non si prefiggano uu programma troppo rigido. Ciò che è bene oggi è male o può essere male domani. Credere nella libera iniziativa, neJle creazioni spontanee. Giunti a questo punto cosa rimane delle rancide e stantìe obbiezioni dei liberali borghesi che guardaudo troppo alla carta stampata e poco a.i fatti, amano ancora djpingere i socialisti come collettivisti accentratori, 11egatori cli ogni libera iniz.iath·a 1 spregiatori <lei \·alari individuali? Mi posso considerare lib!!rale ? Accenno <li sfuggita a quello che a mio parere può, deve essere lo stato ctianimo e Pabito mentale di un socialista liberale. Io non credo alla dimostrazione scientifica del socialismo; non credo di possedere 1a verità assoluta; non intendo in<'hinare la fronte a dogmi 1 non mi illudo cli avere in tasca Ia chiave dell'avvenire. Sono socialista per 1111 insieme di principi, di esperienze, per la couYinzione tratta dallo studio dell'evoluzione dell'ambieute in cui vivo; ,ouo socialista per coltura, per reazione, ma anche, lo dico forte percbè mi sentano certi assoluti deterministi o incartapeco1iti marxisti, per fede e per sentimento. Non credo che il socialismo sarà e che la classe lavoratrice si affennerà nella storia per In fatale evoluzione delle cose, \'Olontà umana a parte. A chi mi parla codesto linguaggio replico con Sorel, e qui sta tutto il mio \·olontari~mo: « il sociafis·1!1,osarà ma potrebbe anche non essere:». li dubbio, ecco il dubbio che sorge, ecco il relativismo che compare; ecco la critica che si afferma. In questo dubbio che spinge prepotentemente. a!Pazi011e, i.11 questo relatiYismo che induce al rispetto degli avversari e che li consi• dera come spronei freno e controllo, in questo dèmone critico che accompagna ed obbliga a non straniarsi dalla realtà ma anzi a rivedere conti• nuamcnte, alla luce delle nuove esprerienze, e teoria e p,ratic-c1ista appunto a mio parere lo stato cPauimo liberale di un socialista. Si è detto che il liberale è in fondo uno scettico. Non è \·ero. E' piuttosto un relatidsta. Si teme da \·arie parti che lo stato cl 'animo liberale conduca ad nn indebolimento della teoria·e sopra. tutto a minore fermezza nella fede professata. Ma quanto più solida e radicata è quella fede che non teme la critica e il lavoro di erosione degli avversari, che anzi lo desiderai e che nel bagno diuturno nella realtà trova sempre nuove ragioni • per affermarsi. Ma quanto più forte è quel par• tito e quel m.oto che riconosce il diritto alla vita ai suoi avve1·sa1;i e-be anzi quasi direi li <lesi. dera, che dkhiara di non dnnegare e non rin. nega 1 nel giorno del trio11fo1 lo spit-ito~ di queJl '01-dinamento liberale che permise ad esso minoranza appositi-i.ce, di crescere e di rafforzarsi, e che a sua Yolta permetterà l'esistenza e lo sviluppo di altre ideologie e di altri movimenti ancorchè contrari! Giunti a ,questo punto è hene essere franchi. Per un complesso di fattori che sarebbe troppo :ungo CS.-:!:minare i:: un fatto incontrovertibile che in Italia non f: mai esistito un partito sociaHsta e un ru;\'lmcnto oJ>eraio che fA>tes~edir:-i ,·eramenki in q11ant<>a metodo, spc.--ciedal lato !'armale, 1Hr.:rn1e. .\h. 1 crnque anm ciel dopo gtlérra debbono jJUH: ,..\t-re iusq:tnato qualche c(;!-a alla c 1asse laYoratric<:. L se il rr.ito accreditato dal fasci mo, di un ;a d5mo (1,;. <:he avrebbe impedito la rivciuziom:, può aw;r distrutto la prima gr::nde e~pc:-ritn'l.a del yroictariato ita1iano, Ja lotta contro la dittatura fascista anà iudotto al rispetto e a11'anH;re dei principi di Jibertà e di democrazia. Pc.--nsr.1(:he: uun sia mi:-ro caso che proprio da.Jle fila sr,,-iali;t(; pro\·c--nga questa volta uno <lei martiri più puri della libertà: Giacomo Jfatuotti. =e----=--• CARLO ROSSELLl G. B. PARAVIA & C. Editori - IA/n•ni • 'Tipogi-ufi TORINO - li!ILANO - FIHENZE - ROMA - NAPOLI • PALEBIIO Biblioteca di filosofia e Pedagogia HAKS COR:SELI es PEDAGOGIA. DELL'ARTE Traduzione cli (~JCSEPPE RESSI L. i0,00 Stimolare e promuo,·ere, nell'insegna.mento del disegno, deUe arti industriali e libere, le facoltà interiori dell'allievo, e condUilo ad estrinsecare le sue reali visioni indipendentemente da una qualsiasi riproduzione delle qualità degli oggetti esteriori che le visioni necessa.i.-iamente determ.L nano, riformando in questo senso il vieto insegnamento veristico, impartito nelle scuole e nelle accarlem.ie, ecco la riforma in cui il Cc-:nelius Yede il ritorno alla tradizione retta nel campo artistico e su cui fonda la possibilità di un rinnoYamento dell'arte dalle tristi condizion-i attuali, in cui regnano il gretto realismo e il c.-oncettualismo astratto, due tendenze opposte e parimente deleterie, minando e precludendo ogni sana e pcsitivamente feconda atti,ità. Poste nella prima parte della su.a opera le leggi delle particolari manifestazioni artistiche, illustra nella seconda un metodo pratico d'insegnamento dedotto dalla propria esperienza, destinato a condurre Pa11ieYo ad un'ope:-a creatrice fondata suJI 'immaginazione. PIERO 6DBETTI - Editore TORINO - Via XX Seltembre, 60 ,,1Yovifà .• VIKCEKZO CE::S-TO IO E ME ALLA RICERCA DI CRISTO Con prefazione di Adria □o Tilgher L. 6 FRA 'CESCO :'.'IITTI WlTRAGEDIA DEhh'EUROPll GtlE COSI! Fl!~Ìl. !t'l!(ìlE~lCl! ? con ritratto e autografo L. 14.00 "h'Eao DEbbA 5TAffiPA ,, i1 ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel lC)◊Ii ha sede ESCLUSl\'A.).H:~-rE -io Milano f 12) Corso Porta !\uova, 2d. O.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Torino. t'11dui GoiiRTrI • Direttcre-responsabile

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