La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 25 - 17 giugno 1924

100 LA R!VOLIJZlOKf, LIBERALE IL PROBLEMA SARDO T. Introduzione ~ou si può intcmlerc il problema sardo se non lo si connette con In storia che l'ha prodollo e: variamente atteggialo. l'n esame dcll:1 ("risi spirituale sarda allraverso i secoli ci potrà dare, se conrlotto ccn le dovute misure, anche il segreto della \"ila e clelle questioni e conomiche. Dante dh·:nò l'oscura crisi rli questo popolo quando scrisse ne] De 1mlgari eloquentia che i sardi non aYcvano volgare e scimiottavano il Ialino. Egli scoJph·a cosi l'incapacità del paese a una vita auto110111ae a una civiltà originale, cogliendo del pari la necessilà di certi alteggiameuti di parassilismo che \"C:<lrcmoconncSdi con le con<lizio11i del suolo. I.e declamazioni degli storici e degli apologisti non sono riuscite a coutcslare la ,·alitlità delle conclusioni del Pais che ba dato il più esalto e Yi,·ace ritratto dei sardi autichi 1 gente rinchiusa nelle montagne, dedita alla pastorizia e r:11'agricoltura, incapace di più ,·asti orizzonti, paurosa cli tentare le ti• sorse ciel mare. Dopo la conquista romana :1 paese non h:.i mutato per millenni la sua fi.s0110mia, così come In lingua t rimasta follùata su elementi latini, atlrayerso le iuevitribili corru. zioni. ~el medioevo i sardi no11 seppero risolvere la questione pregiudiziale per la cre:nzione di una vita commerciale autonoma, che li mettesse a contatto diretto con l'Italia: re~tarono in1potenti di frcnte ai pirati. Nel duecento Pisa vi trovava costumi e caratteri semplicemente isolani, senza uulla di pecuHarme.nte italinu ,,,. lungi dall'assumere una missione civilizzatrice si accontentava cli nu'opera cli Sfruttamento commerciale. La natura geografica dtll'isoìa impe(lìva inizialmente un comunicazione diretta con i 'Italia: le coste orientali ,·i sono infatti difficilmente accessibili1 mentre i porti occidentali permisero per lunghi secoli un intenso commercio con la Spagn:1. Durante tutto il medioevo (che per la Sardegna dura sino al secolo scorso) l'isola ofice l'esempio caratteristic-o di un paese di JJOtnacli in cui non si riesce a raggiungere le condizioni di 'sicurez1.a pubblica che garantiscano un principio cli vita civile. Per tt1tto il periodo della latta fra Pastorizia e agricoltura dominano le tendenze razziatrici contro le quali ]'esperienza dei secoli crea succcssh-amente due caratteristici istitt*i <li prevenzione: ]'incarica e il baracellato. E <l'altra parte gli stessi banditi sardi riescono a difendersi dalle incursioni dei pirati. Il risultato fu che solL.·w,to la dominazione spagnuola potè sah·are l'isola dalla barbarie e dare ai sardi almeno il senso di una unità regionale. Gli aragonesi portavano in Sardegna una civiltà e\·identemente superiore. a quella anacronistica vigente e instaurando il feudalismo dctcnnina. vauo una possibilità cli comunicazione con la vita europea. Gli spagnuoli ebbero nnche il merito di non far pesare quesito loro civiltà (che altrove, come nel Regno delle Due Sicilie, incontrava invece le rea;doni di una cultura sup2riore) e rispettarono costnntementc le autonomie isolane, pur garantenclosi il dominio col preparare la prevalenza di ceti proprietari e scmiborghesi (preti, impiegati, professionisti) importati dalla penisola iberica. La ,·ita econo,mica non si potè a,·vantaggiare da questo hrngo clomi11:op-erchè, se pur ne ,·enivano con.seguenzé cli tra11quillità e <li vita più sicura, il p·rogres.<;o agricolo veniva ostacolato' dalla m1turapolilic~e antieconomica <lei feudalismc importato. Se Pisa s'era <ledica.ta ad una o~rn di vero e proprio sfruttamento commerciale dell'isoh, gli aragonesi imponevano .jdomL nio di uua ca<:ta nobiliare parassita, vivente lontana dai suoi feudi, alla corte cli Spogua, in camhio del servizio di poiizia che offri ,·a. ai suoi sudditi. L'arte cli governo cli questi dom·natori si ri,·elò specialmente nella loro attitudine ad e\'itare ogni squilibrio trOppo profondo ed a lasciare a.i sardi indomiti ogni licenza sotto un governo patriarcale sdegnoso di prep~rare condizioni <li vita più moderna. In queste concli:;,.ioni l'eredità che il Piemonte si tro,·ava a raccogliere nl:'1 '720 era contracldit~ tori.a e dLficile. Jl nnovo regime non poteva infat'i seguire una politica cli acquie~cenza e cii tranquillità anche pcrchè si appressava a lottare éon ogni energia contro gli ultimi resti <li feu. dalismo. Il Piemonte si trovava in un per:odo di vitalità crescente ed ebbe l'impressione cli tro· vare nella Sarclegna la sua catena c1i.piedi. D'altra p:irte tutte te manife!-taziol)i pili viYe della vita sarda tcnde,·ano alla Spngna; in letteratura GiusepJn Del;tala, An.tonio dello Frasse, la mon8.ça J\1erlo in dir-itto il Vico 1 il Dexart, l'Asqner. Gli isoLmi ernno rimasti anche nelle ultime guerre fedelissimi ai dominanti. l,'ostacolo più profondo per il consolidamento del governo J)iemonte!ie era dato• dall 'esi..:tenza di un feudalismo" completamente spagnuolo che restava nella nuova. situazione un peso ancora più morto per ogni svolgimento economico, mentre alimentava colla. sna autorità e la sua influenw secolar-e pericolosi dissidi tra il vecchio e i1 nuovo. Non ci deve stupire se il Piemonte, che veni ,·a crenndo una sua aristocrar.h burocratica e militare so1ida e prussiana, fu costretto, non tanto per seguire il proprio istinto qu:1n~o per prevenire sediz:oni. future, ad impone il suo reaime amministrativo. Conservando le autonomi 0 e i~lane non era possibile intraprendere mia • ( lotta sc:ria contro il fcurlali!'lmo e i rvidtd di ,·it.1 SJl"ag111101a.Qu1.:sta supcriort e igc:nz.a pu() ._,_i\lslificare ~loricamcnlt: ~111rhcil m·,lc the ne clcdnJ o ·sia l'i11v;:clc:111..,'1. ,piasi dis1x,lica dei vin:rl' di Ca-.:t S.1,·oh. Ma i sardi, colpili nc:1 loro sc.-nco g-clcso di autonomia covar<;llo la ribellione thc ~ceppi() dolcnlissima sollo la condotta dcll'/\ngioi, diretta contro gli impiegati picmoutesi, alime11taL, clai nobili scontenti, falt-1 con furore.- dalla plebe rµrnlt! che incomincia'f ad avvertire profondi disagi. La ribellione fu sofiocat..a nel sangue e provò ancora 1111a ,·ella l 1immatu1ità della \'ita economica santa. Infalli nessun impu1so aderente all,1 reallà guidava le menti dei rivoltosi: la plebe rurnlc noll agiblva idee di rinnovamento o aspi. razioni alla conquic;l:1 della propric:tà, ma combalt<~,·a aurora mc<lioc\'almcntc o con uno spirito sel\'aggi:11nentc libertario a fianco dei suoi pn.- clrcni fe11clata1i. L'impulso vc111va da una mera esaspernzio11e privata contro le angherie degli amministratori piemontesi; non mette.va in discussione nessuno clei princip:i costituzionali clello Stato piemo11tesc, anzi ne rispetta,·a e uc csalta,·a la monarchia; si tendeva Foltanto a sostituire con impiegati sardi gli impiegati piemonle...,i. E' giusto riconoscere che i piemontesi no11ave. vru10 offerto ai sardi n<.Ssuna prova dei vantaggi del loro governo; trattando 1 "isola alla stregun cli una terra di conquista non pote:va110neppure, impegnati in una politica estera avventurosa, garanlin1e la pubblica sicurezza; JJè compiervi le ncce~sarie opere pubbliche per la viabilità " contro la malaria, dale le cattive cOndizioni d('] loro bilancio. Allche Ja rivoluzione francese passò senza lasciare traccie, senza eclucan·i 1111 coRtume polilico: i sardi continuarono a manifestare i loro malcontenti uelle congiure. Solo mentre i I Piemonte iniziava il suo Risorgimento e si assum,eva il compito cli preparare l'unità iyaliana incominc.iò in Sardegna la lotta onb·o 1 pregiudizi e l'economia feuclale. L'abolizione della proprietà feudale in Sardegna fu infatti incominciata sotto il regno di Ca.rlo Alberto e resta w10 clei più netti esempi c!i politica liberale dell'antico go,·en10 sarclo. La struttura economica del sistema feudale sardo non si può confo1l<lere col feudalismo continenL.'lle mancando nell'isola l'obbligo di servi7.ÌO militare e grap. pa1ie delle prestazioni personali dei ,·as~alli. In. un periodo interm2<lio, sotto la clominar.one aragonese, i servizi personali erano stati so?tituili dai canoni reali : ma dopo l'otto~ento il dit;tto feudale in Snrdegn.a si riduce,·a al fitto delle terre. Il danno pili grave di questo regime ce-nsisteva dunque nella 1ontanan- :;,.,a dei feuda.L.'lri clai proprii feudi : i signori spa. gnoli che poSsedevano le terre mig 1iori non si muovevano clalla loro penisola. e i piemontesi abitavano nelle loro terre sarde solbuto durante i mesi cli primavera, quando il p,;ies<!era immune dalla malaria e affidavano per il resto del tempo la gestione- dei feudi a rappresentanti. Abbiamo spiegato come sifTatla condizione di cose non potesse venir mutata per influenze esteriori, c1ato l'isolamento della vita s.inb che 11011 fu vinto neppure dalla ri,·oluzione fr::ncese: la cd;;i dunque doveva nascere per ragioni tutte interne. Il fenomeno più interessa11te cklla vita economica isolana al principio del secolo xix è la lott:1 tra la pastori:;,J:1 e l'agricoltura che già aveva interessato gli osservatoricontinentali del ~ecolo precedente come il Gemelli. I fondi chiusi erano clc~icati' ali 'agricoltura, i fondi aperti alla pastorizia: ora sin dal 1820 ave\'a sanci'o il dcere che si potesse cliiL1dere qualunque fo11do 1 eccetto que11i feudali. Il colpo che cla questa leg-ge ,·eniva alla pa:.torizia danneggiava anche g-ravemente i fe11clptari che eran soliti a dare in affitto a proprietari di bestirune forestieri le proprie terre mentre conducev.:rno il be.stiame propri~a p:i~olare sulle terre comuni. La lotta contro la pastorizia che era negli intenti del governo piemo11tese veniva <lunque·a tradursi in una lotta contro i fenclatari. Si costitul a Torino nel 1833 il M!nistero degli Affari sardi, a.ficl tto al mHchcse Emanncl2 Pcss di Villarnarina, feu<la.tario sardo ('he si propose i1 compito cli abolire la giurisdizione feudale. Aderell(lo a tale programma Carlo Alberto pen ò addirittura a un editto per il quale si addivenisse al riscatto cli tutti i fendi, e si mantenne fedele a tale politica per quanto ragioni e.ii pol.tica estera in1pe<lisser6 la pubblicazione imrnedia 1a dell'editto. Tra il 133 e il '40 gr~rn parte dei signori si vicler9 liquidati i loro cliritti in denaro e in titoli di rendita: per il riscatto fu nec~ssaro iscrivere nel gran libro del debito pubblico una renclita cli lire 480.000 annue, aumentate pc. 1i a lire 576.000; e a compensare.l'erario fu imposto ai Comuni un diritto fisso clemaLLle cli cui si curò }'esazione con rigidità ancor più esosa di quella adop~rata prima d,ti ba.reni. A Cagliari nel 1835 ven!va stabilita una delegazione incaricata di fiss:ire i canoni che clovevano esseer pagati ad ogui feudatario. I fondi cosi libetati divennero proprietà dei coltivatori, con faC'oltà di chiusura e le P- r;i in comune costituirono m, clem~nio comun-ile o statale che t,ell'intento primo cli Carlo Alberto doveva· serdre per col01~iedi vecchi militari e invece si venne a poco a poco alienando. ~111·:.tv c...,p im nto i: f.lat/J la prùva più compkta dcli,, i1TJp· ilJilità di agire (la]J'c:sterno, con riforme lcgi;lativc sulla vita economica dell'i:.oln. l)i:,trulto il regime feudale si è fatto mc110• dH: 111111,1 ~e 1w11 Fi snn(J cre;;te le condi, ,1.1,;ni o:,bidtn'l' C'ap·:1d cli im1,ed1rnc la rinascita. Qul te c·owliz.ioni si ria.i;sumono in una: esi- -;tu1za <H 1111tap:t~dc: liquido d:1 imptE'j{are nelle te::r1·c ~1;11 .,i pu<) u<•,in'. h pktola proprittà o l'agric:0lf:1ra i11tc1h.\' ;<.• J1(Jll le 1si offrono i mcz,r.j cli prosp<:r;1rc. Tutta la lotta contro la v1stori1i:i v, 1ltv11a c:ozz,re e ad nunullar, ..i contro r{l1csta to11d1zione di fallo. Abvlito il feudalismo co11tim1:n·n un regime agricolo medievale. <,li cfktti più notevoli della riforma non furono perL,nto cconomki ma po1itici : ne risultò un più intime collegarrfe:1to delJa vit.a isolana con quella ddJa penisola, incominciò a formarsi il regime amministrativo che dominò negli anni seguenti, si po:.cro le basi di un on1inamcnt.o unita.rio. L:.1 vita intcllettuhlc sarda si può far comincinre appunto con questa rivoluzione semipolitic,1 e s<:mic:conomica. .Sono di questi anni figure cii stu,Jiosi caratterlf;tiche come il Tota, il Mar. lini, lo Spa1101 il Siotto-Pintor, l'Asproni, e specialmente L. B. Tu veri, il il'fazzini sardo che: riprcnclC" in jJieno secolo srx le teorie dei monarcomaci. Ma i probkmi economici che si vorrebbero porre con la riforma restano insoluti. BIBLIOGRAFIA !,L\):);(): Storia della Sardegna; èapolago, 188o. - Storta moderna della Sardegna; Torino, 1842. PAIS: La S[lrdegna pri1na del domin10 r<miano; in At'.i R. 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A r,r:hP lui lr; sentiva di istinto. Nella frrmfr, u,rruga/(J a .,erfr,ta, nPgli fJGchi ferrm e pPT,,11.,1,nrlle fobl:ir11atteggiate a tagliente ironia 1;r1;Prt/i 111,r11ro stilA di opposito7e. I I wr1 11.,.,a-1.,miode,;e dunque far parte rii 1111 r1fo110rllf(in/J/11 che rvm pul,, non esse7 .,tlflfJ drtlatfJ d(JU-alto. Il gregario furioso, u fasci /(I r-saltatr, pfJlrrvbe colpirP Turati, ,\/ af(i, Laz;ari. Ci 1Juolun'intelligenza fredda ,, u1lr:olatrice pr,r scornir,, l ai;,;ersario rero in Jfotteotti, l'r,r,po-1itorP più intellig,,nte ,, rdù irredur·,'11le tra i socialisti uni... tari, il più giov_aw, d'anni P d'animo di un partito rftP si ricfJrda trl/[rpo d, f'Pltoux. Giarortl/J Matteotti era url/J sp1rito troppo aristor:rotico per aoere la notorietà degli altn capi rfd socfoli.stM. lille facili ']Uestwrti di rr,Plodo e di tertflen;a ai.·era JnPferito la dura preparazirJne nei rno/;lemi eco-rvJmici e (inar,ziari . . trtf;/te col fasr:isrrw i;oleva fare questirme di dati e di docum,erdi. Non r;oreu/Je mai potuto cor1trrt1.VJ?:PrPun pub- '1lico popofono: la sua voce precisa e nerw,sa, un pQCOvelata, pareva fatta per l'assemulPo p1Jr{arrientare, per le denunce specifichP, per le accu.~e iwsorauili. Era uno dei due o tre spi:riti su:-periori del Parla,. merllo. Contro uoritùii. cori.e Jlatteotti, Arltl'7!d'.lla, T1eres, il fascismo sente che non riuscirà rfi.ù. a venire a patti, che de1Je usare la vfolenza. Si vuol unifwmare uor,iini e co:-;lu11d,eliminare chi non si arrende aila se1rtplice intimidacwne. X el ca,'J Jlatteotti si riuscii:a anche a colpire l'WJmo a cui fa cap'! [ orga:niccazwne di un partito. Pochi wl gran ffl.1.bbltco conoscQno la sua opera di orgardzcatore. :\"el '19 e nel ·20 egli aceva m,editalo solitario i problemi dell'orga:niczacione rivoluzio. naria ; oggi era il più instaw:abile wllo studiare le posizioni di difesa. Lo ricordo persecutore dei collabora.::;ionisti e dei dubbiosi del suo partito, col suo S{f'.1.ardopenetrante di dignità superiore incuteva tirtWre e sogge;ione. J/ atteotti e i confederacimw.l.isti. r!ni può dire quanta infl.uenca egli abbia avuto nel fermare l'esperimento del 1a collaborazl.One di cui si parw nel 1922-23 per Baldesi, D'Aragona e compagni? Selle questioni di disciplina JJ alleo/li la faceva da deus ex machina P io mi ricorderò sempre il suo viso bonario e arguto di scrutawre implacabile alle prese col buon Colombina che cercava di farsi perdona,,, lP-sue scappatelle di borghese conciliante e alla ma:rw, con le freddure gastro7UY!niche e còn il machiavellismo 'piemontese. Il partilo sociali-- sta .lì/be una gran fortuna di trovare ·per guiill un giovane come lui in un nwraento in cui tutti i quadri erano dei vecchi sopravpissuti di altre battaglie, o i cosidetti tecnici sindacali, o uomini deboli e sentimentali . .11 atteotti non era dotato delle qualità decorative che quasi sempre si trovano in un capo, ma ne possedeva l'energia, rin.. Idl TRAGEDIA DEI.tliZEUROPJ\ GHEGOSHFHRÌ!1.t'HMERlCH? L. I 4 00 • fìessibilità, il fascino personale. Tutti i segretari di secione hanno sentito di avere in lui un con/rollo e un collegamento. Ai preuotatort L. 12.00 con ritratrn e autografo È un libro organi<·amente pe, saio come program111a delle democrazie turo,,, e. Esce contempora,iean e,,te !lell' edizione ingle~e, american t tedesca, ru,sa. bul'K.ara, un'.{l•erese, (;'CC 1 • É' la più forte teorizzazione del s,stema di pol·tica estera di pace e di , accordi i11ternaziona1i che sta per pre,alere nel munda. L. CAPPELLI Eòitore Biblioteca di Stuéi Sociali direttada R.MONDOLFO Nulla di fortuito dun,.ue nel suo assassinio. Col cinismo della guerra civile s_i è i-oluto ~liminare il capo d'uno Stato .llaggiore. Non saremo così ingenui da chiPrler" che si faccia giusti~ia dell'assassinio del nr,strr, amico. In certi casi la giusticia diventa il problema di d!,e ci1·illà, di due principii in l<•tta. Se la ÒpJJosicione ha un compilo deve smascherare il gioco del musso/1nisnw che /1'71.de,li7uidando quqlche alto personaggio del fascismlJ, a creare un altro piedistallo al duce paterno, normaliccatore e addomesticatore. ~vece si tratta di mettere sotto processo tutto un regime. p. g. € uscito: PIERO 6DBETTl - Editar~ PIERO GOBE'rTI ù~ RlVOh'JZlONE LIBERALE Saggio sulla lotta politi.a in Italia L. 10lntroduzivne Lrnno Piturn: L'ered.·ità dol R,snrgimrnto. LIIlltO Si,:uoNDO: 1.,,. {utta; poli/fra. I ~ Liberali e democratici Il - I pupula ri III - I suc,alist• IV - I comunisti V - I naziu11albti VI - I repubt>J1e.,ni LrnRO TERZO: O,itica libe,·11le. I - Problemismo I[ - La lutta cli classe e la borghesia Ill - P,,lit1ea-ecclesiastìca IV - La propr•rzionale • V ~ I c,iTitrìbut-llti V·I - Poi ti•·a estera VII - Politica scolastica LrnRo Qu ARTO: ll fascismo Si sp"'disce il volume franco di porto a chi ne fa •ridh1esta alla nost,a redazione Via XX Set• tembre, 60 rodno, mediante vaglia d1 L. 10. TORINO - Via XX Selternbre, 60 CHECOS'ÈL'li\GHILTERRA_ L. 6La più complFta mnnogrofi.a w;cita in Italia in questi unni sulla vitcJ.politica inglese. ALESSANDRO D'E);TREVES Ilfondamento dellafilosofia g uridica hegeliana 1.. 7,50 NOVELLO P.I.PAF.A.V.A. FISSAZIONI L>IBEBAL>I L. 60.G.E. B._, C'vrso Principe Oùdone, 34 ·1 onwi PIERO GoeETTI - DirettD'fe-respo-nsabile

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