La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 15 - 8 aprile 1924

i 1- , POLITICI\ CONTO CORRENTE POSTALE Diretta da PIERO OOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. IO . Estero L. 30 • Sostenitore L. 100 • Un numero L. 0,50 ESCE IL MARTEDÌ (It presente n,ime1·0 doppio è posto in ve11àita al prezzo di L. 11 Clii riceve. uo oun,ero cli sa~~io ~ oor,. intende abt,ona.rsi r"spiog:a il ~iorr,aJe, altrimenti gli cootir,u~re mo l'invio e Qopo on m~se. provve<fer, mo a.Ila risc::os5icn" "'' diar 1ie 1ra. tta. Anno III ~ N. 15 8 Aprile 1924 8 OMM ARI O: S. CAUA)[JllLLA: Le vecchie canzoni. - A. CRESPJ: ])lsarmo e libertà dei mari. - G. A.: Coni ril,u(o alla •tori a d'Italia. - F. Cor,ETTI: Non ho detto male di Garibaldi. - F.: L'industria laniera a Prato. - G. P .. A. MONTI: Stato e Sfll1,all. Le vecchie canzoni La co::..a più iuteressallte, in questa co'll.correuza di dieci opposizionl diYe1-se per dire le stesse C'OSecontro i1 facismo, è che nove volte su clieci ucn ne viene fuori che 1a dem.oc.razia o il liberalismo: e si esce sempre, come in tutt~ i salmi, cou la stessa canzone. Democ,·azia-1iberalismo; .,liberalismo-democrazia: ecco il giuoco del iri-e-irac in cui, tolte poche eccezioni, si risolve la critica del regime imperante, o la tibuJ1ian.a protest.a contro le incongrttenze e le malefatte dei despoti « arrivati ». Sarà bello e commovente, non nego : sarà prova d1 un .austero affetto per gli idoli infranti: e il romanticismo della protesta crea un 'allireola di santità jutorno ai « liberali -,, p11ri, ai « democratici • puri. Sia.mo giusti: chi può non sentiirsi toccat.o nel vedere p1·opri0' il meglio di que11a gente a cu~on tanta violenza si è ritnproverato d; nascondere sotto la bandiera dei priucipii e dei programmi politici la più cruda indifferenza a ciò che non fosse sostanza, pratica di governo e cli partito, ritirarsi invece in buon ordine sulla rocca dei principi e dei progtammll, e con buona dialettica fondarci su una opposizione cli- . gnitos.a, che non cede di un passo, nelle grandi 1inee, clalJe alture democratiche ò 11berali,? Tutte le mattine, quelle poche o molte anime pie che per pri•m.a cosa leggono l'articolo, -cli fondo dei loro giomal'i sui trams correnti verso 1'u.fficio o l'oJficin.a, esu.litano nel loro cuore leggendo, e .non par vero, di volontà popolare e di costituzionalismo e di rispetto alle libertà statutarie; tutte le niattine, leggiamo· melanconicam.enit'e anche noi tante belle ed elegiache istorie. i\ila., dico, non si fa un passo più in là, non si scende uè si a\·anza d1. t111ap. osizione. Da tutta questa fatica oppositoria non esce fuori se non quello che si sapeva prima e che non è serviito a niente. Se cloID<'lni,per poetica. i-potesi, fosse finito tutto 1 e l'opposizione liberale e l'opiposiz.ione democratica prendessero il governo, non avrebbet"O, evidentemente, altro punto d'appoggio ideale che per l'appunto il liberalismo e la democrazia; e queste sono, in realit'à, 1e vere « istituzioni » che es5e ora difendono nelle loro critiche; quelle medesime « istituzioni » che banno reso possibile per la loro passiv1tà l'avvento del fascismo e in nome delle quali altri liberali, altri dem.oCI·atici entlrano nel « liston-e» e a_ppoggiano il presente governo. E così pare che, non uscendo da un punto cli vista costituzionale, si diano soltanto queste soluzioni e ad esse bisogni stare aderenti : parre che, Ln fondt>, tutto il moto cl'idee clell"opposizi0ne non estrema si riduca a chia.ii:re, a specificare, a rinfrescare i suoi vecchi princip~. Ora, non è poco tutto ciò : ma nemmeno è molto. Non è poco che si cominci a capire in Italia quanto fosse e sia deleteria la segreta « incred-u:1ità >i 1'>oHtica a cui ci hanno abituati venti anni di gi'olittis.mo • e ci- vuole abituaire ancor meglio questo regime , imperiale , . Ma non è molto che per credere si riilaccia sostanz,ialmente la strada di prima, e si presentino gli stessi risultati : oggetto d1 delusione o/' chi nutriva qualche sperrunza di novità più solite, e facile bersaglio allo schermo che nàsconcle il riposto corruccio di quanti oggi sgoVerna.no. Capisco: c'è uua ragione tattica uon iindi:fferente a favce-e dei teodci convinti del liberalismo e della democrazia. Lo stesso corn1ccio da loro suscitat.o •dimostra come sia praticamente opportuna la battaglia impegnata con questi auspici : nè alcuna cosa può s,u.1 momento fa,r meglio presa nel pubblico quanto la costante e ostinata rievocazione dei valori• liberal·i. Tanto ~ vero che a,,.che le a11Jreoppos.izioni fanno spesso conto di questi valori ·e diritti et>me di un minimo indispensabile, come di una necessaria premessa. Ma la differenza è appunto che HberaJi e democràr tici si felrmano al minimo, nè sembrano chiecle- ' re c11 più. Si i111punt.auo H, alla « funz.ione squjsita.mente politica dello Stato legale,, allo , Stato legale organo perfetto di_amministrazioue ». Ma DISARMO E LIBERTA DEI MARI su tal ponte levatoio si fe~ seru,.a. . 1nti'overe Una delle questioni sulle quali in Italia - e passo, il palad.ino del~.~- non solo in Italia - è grandissima l'ignorall7..a lI pericolo e··it..difetto d'i questa po&iz.ioneè che e non pie-cola, nei. non ignoranti, la mala fede, l'esperienza politica del tempo presente pass~ co- è quella che concerne la questione della hbertà me acqua cheta sulle coscienze, senza frutto po- dei mari e della potenza navale inglese. Si dice sitivo. L'esperienza pohhca odierna dovrebbe iin,. eh l'Inghilterra nel novembre 1918 cli proposito segna.i-e invece, che liberalismo e democrazia ha voluto mantenere il proprio monopolio nanon sono sufficienti per la destructio destructJ.o._ vale, facendo ]e sue riserve sul secondo dei famosi quattordici ptmti ·di Wilson. Il vero si è n-is. Sono un quadro ormai agnostico Che può incorniciare tanto una fede intelligente e tt11a che essa ha fatto le sue riserve perchè la frase laboriosa onestà, quanto la più perniciosa debo- libertà dei mari è estrema.mente ambigua ed era le:2-za, pronta alle rese a discrezione. Sono, tuJ:- dh~sam'ente intesa dagli americani, da.gli in- - gle:;i e.d:ai tedeschi. t'al più, un sOstegno pratico per agire con qualche maggiore fecondità,: ma un sostegno che di La libe1ià dei n1ari in tempo di pace, ci.et la per sè sostiene. tsolo a mezzo. piena libertà di entra.re, ad eguali condizioni Biso&"Dache i liberali e i democtatici si con,.. in po1ti britannici, senza clifferenziaz-ioni di vincano : la vera opposizione, e la loro stessa sorta tra navi inglesi_ ed estere, non è praticata nel mondo che dall'Ingbilt\e!Ta tra le grandi poopposi:izione qua:udo è più pr-ofonda, trascende li- tenze. Il tentativo, con ogni probabilità fallito, beralismo e democrazia, come trascende il mar- dell'on. 1\'lussolini, di ottenere pei- la ma.rin.a ixi&mo tr·ad:izionaJe, il massimalismo, il co1nun-i- tali,yia nel Mar Nero condizioni di privilegio sn10. Kon si riduce a questi principii schematici, ne] comme1"'ciodi cab'etaggio tra porti russi, monon si riduce ai ~sterni noti : ne&'5uno dei' si... stra quanto poco diritto abbia l'Italia. di parlare ste1ui noti basta ad alùuentarla, nesstll10 è in di libertà dei mari anche in tempo dli pace. grado, da sè solo, di condm·la a fondo. La• vera opposizione è in una crisi morale, in un rivol- Circa~La libertà dei -mari in tempo c1i guerra gi'mento della coscienza, che non si atta.e.ca solo il J}'llltto_cli vista inglese è il seguente : che come "' . nella gueiTa <li terra, acl e-,em.pio, nel caso delagli scogli corrooi dei passato, ma. si mu.oye 1'ass-e<lio cli tma fortezza, non è permesso a sen,7,a ritegno verso nuove basi. E tali basi de- coiliJ_.nercianti neutri di comu:nicare con la città vono essere qu€$te, che escludano idealmente e o la zona assediata., cosl- - a meno che si vosforica.mente la possibilità del giolittismo, del g!.ia stabilire una clistinzione a scapito delle pofascismo, del mussoliruismo. Ora la concezione tenze 1narinar'e - non è giu~to che alcun comliberale e democ~atica dello Stato, come la. si ri- nrerciante comunichi con i porti cl'i 1u1paese efpresenta sotto le vesti della critica antifascista., fettivamente bloc·cato. Tanto più che in pratica, n·on ha escluso, nè esclude que.5ta possibilità, i11 tempo cti guerra, ~ rischi di questi pretesi anzi in parte l'ha favorita. co1n111ercianti neutri,, sono coperti, non co111eiu Di pjtì: liberaI_ismo e demOCI·azia.vengono a.... ten1pi normali, -dalle compagnie di assictuazio- • chi.udersi in una. tes~ di sCTetto diritto, cli for'- ne, ma. dai loro Governi, per mez.zo cli q11~te: male legalità: anglicizzano. Così fos&.innot·anto in tem.po cli guerra non vi sono più éommeredUcati politica.mente, che la semplice discussio- ciauti neutri; chi cerca r01npere o riesce a romne l<:>gicacleUe questioni giuridiche' bastasse a pere il bloceo giova al paese bloccato: In teinpi guidare sulla retta via la nostr'a politicità! I corme i nostri in cui non più solo eserditi e flotte « puri 'D Jiberali, i « puri » democratici vogliono ma tutte le popolazioni, e le loro r'iso:rse sono fondarsi su questa speranza.: ma essa non è implicate e impiegate nella guerra è impossibile solo una sperall.7..a,è un giudizio irreale. L'angld- compilar liste di co11it\rabbandodefiniti'v'e, perchè can.ismopolitico non si ridu~'ealla forma, è una ogni merce può aiuta:re a vincere o a perdere sostanza e uno ,spiii.to: istituire quello spirito,· la guerra. Gli ~tati Uniti, entrando in guerra, rivoluzionare la nostra stol"ia, questo è dunque, adottarono appunto il punto di vista britan.uict>. . se ma.i, necessario. La libertà dei mari, nel senso di libertà per i.nL'opposizione pratica, la c:rltica, spicci.ola, la clividui od i1np,rese private, di sfuggi.1'e per ma.- ripetizione all 'in.finito di dogmi. inconcussi rie- re ai rischi cui è esposta per rtenra. la proprietà scono <'01n.moventi, onorevoli, non sufficienti~. Le privata, è in tempo di guerra im,possibile, alvecchie canzoni toccano il cuore ed adclor'mentano m·euo fino a. chè la g•ueri:a per .mare non sia i. bim.bi : tua appunto, per la loro ingeuuiita. più p~sibile che iUi casi. in cui è autorizzata dalSANTINO CARAMELLA. la Lega d.el.Je Nazion.iJ contro la potenza 'che LA LIBERTÀ DI CREDERE La libertà di credere enorniemente è la. 1Jal- 'VOla d-i sfcurezza, è lo sfogatoio: 111:i,lionidi uo- :ln,1,n.ipossono 111:verenelìe fabbriche, pwrchè siano padi'Yon.11 di c-rearsi e di ·i1n.1nagùn.a-rsi a: Loro t-alen,lo, paradisi terrestri o celesti, palingenesi com:uniste o rel-igi.ose, teasofiche o h.a.Llesisliche, ricostruzione del. nwnd.o, paci 1.iniversqili. Se que• sta Ube-rtà è loro tolta,, i/, ·regfune ecoroniico è colpito cr 11iorte : e qiliesta è la ni:gione • in◄tinw della indissoL1<bilità fra democr((zia politicro e grande prodid-one ind,z.st·ria.le. Perchè la fabbrica. fnnzimii, perchè l11w1no possa ancora seru'bre la 1nacchina senza in.frangerla in una nuo1Ja giter-ra sentile e senza. prorom,pere a furori deva.- statori, occm're assicu.r.are libertà di propaganda a tutte le dottrine, a tutte le 1Jisionì, a tutte le 1<topie, a t1<tte le scem,piaggi,n.i, a tutti gU errori. Guai ai popoli che sono /Jroppo saggi, troppo ra,gione'VOU, in1 ciii abbondano i po'Ve-ri ·rn.acchia1Jellini, e gli scim,iotti della rea1politik: essi non. possono cmn.anda.-re,essi lang-u,iscono ai margi.ii della. -uita economica e della storia del mondo. Le predicazioni più ridevoli per l'aristocratico e per L'intellettuale ed.1<cavoal d,z.bbio, sono oggi c01ne le correnti calde neUe acque degli oceani: farnno fi,orire. /,a palmw e la, 1J1gna1 sit-Lle ter·re che esse la·nibiscono. G. A. abbia violato il Patto della Lega stessa o qualche norn:ia vitaJle del Dilritto internazionale. Fino a ta11to che non si arrivi a questo pu.nto e fino a cbè l'autOrità della Lega sia su pe.x• giù indiscussa, 1'Inghilte.r!'a, che è un paese' insulare, , che dipende per la massima parte dei suo cibo dall'estero per mezzo di traffici che si estendono su tutti i ma.d, non potrà provvedere alla sicurezza della sua marinai mercantile in tutti i mari e delle sue comunicazioni con itutte le . parti dell'Impero Britannico, che mantenendo un.a flotta a ciò adeguata e pronta adl operatre, secondo i casi, sola o con altre. Se non ci fossero flotte da guen·a e non vi fossero che flotte mercantili, la sua supeii.orità assoluta su.ll'e altre flotte europee sa.rebbe anche più schiacciante, pet'cbè la sua n:rorina è circa il 40 per cento del naviglio mercantile mondi,fie. Iu una battaglia tra navi merca.ntili annate, l'Inghilterra potrebbe tener fronte a tutte le marine merca,nti1~ eu.rope.e. Non c'è aloun'aJ.tra nazione, che ha una ta1 marina mercantile da difendere e che ta11to dipende pel suo vitto dal resto del mondo. Se anche non avesse ]'Impero questo fotto rimanrebbe immutato e con ogni pr0babilità l'Inghilterra dovrebbe a.nnarsi anche di p;ù, non disponend:O più cli tante basi e porti in tutto ·il mondo. Si noti che appunto per qnesto essa ha mai tLsato li sua flotta contro l'indipendenza. o l'espansione coloniale di alcuna altra nazione; la -si.essa massima espansione coloniale tedesca avvenne pdma che la Germania costruisse Ja sua potenza: navale; l' Inghilterra sa che gli altri non tollereranno la sua potenza navale, necessaria alla sua indipendenza, che se 9uella non minaccierà mail 1' inclipende.D.7_..a altrui. La flotta tedesca è ora in fondo al :Ilare ciel Xord perchè miraYa a sostituire alla Libertà dei nwri, inaugurata una \·olta per sempre daJ1' Inghilterra rompendo il monopolio spagnuolo e portoghese, il controllo dei marj da parte d1 una Germania .SO\'""fanain Europa. E questo spiega percbè sono infondati gli allarmi di una certa stampa. circa la concen-t:razione della flotta inglese nel Mediterraneo. Questa era la regola prima cbe sorgesse il pericolo tedesco e torna ad essere lai regola. ora, sia per ragioni di_ economia e di clima, sia perchè nel Medite1Ta.neo li flotta è a metà strada dall 'Inghilterra e dall'Estremo Oriente. L'Inghilterra non ·ha nesswi interesse a chiudere alcun mare; il suo niassimo interesse è di tenerli tutti aperti; Gibilterra, Malta, Suez sono basi di riparazioni e cli fenna.ta in un mare iu cui essa non ha altro tnteresse se non quello di in1pedire che le sue comuni~.zio1ti ~iano interrotte. Se le potenze mecliten·anee. fossero concordi, il l\[editerraneo potrebbe essere neutrali?..zato, ma esse sono gelose l'una dell'altra, dalla Russia fino alla Spag,1.a; quindi _per non soffrire delle loro beghe e visto che non tutte le furono, le sono e con ogni p1-obabilirtà le saranno sempre egualmente a.miche, l'Inghilterra deve cooperare a man.tenervi l'equilibrio schierandosi con coloro che s<, no minaociaroi contro coloro che minaccia.no di pert,u-bare tale equilibrio. Senza l'amiciz1a delle più importanti tra le nazioni medite1Tanee le dette basi servirebbero ben poco e sarebbero ~se stesse in pericolo ;esse sono importanti solo in con1biuaz1one con i porti e le flotte di potenze amiche. L'Inghilterra non ha alcun interesse a suscitarsi inimicizie nel ìVfediterraneo, eh.e così ceswrebbe di essere la ùa più sicura e bre1·e alle Indie; ne segue che se alcuno ar'n1a oltre un certo punto, gli è che costui mira a crearsi una condizione di monopolio nel Mediterraneo e a farne Ull niare chiuso. E contro costui l'Inghilterra non potrà non contrapporre altri arma.menti navali o altre intese ed eventualmente sen~irsi dell'arma dei debiti non ancora pagati ed ammonire che priuia di mostrare i denti bisoana averli : i'a bancarotta o la flotta_ in fondo~ al mare è l'alternativa che sta di fronte a chi fosse tentato cl'i riprendere nel Mediterraneo i] <fioco perduto dalla Germania nel Mare del Nord. E nella difesa. del mare li.be-rum.~ mediterraneo dietro l'Inghilterra Yigileranno pronti anche gli Stati Uniti d'America, con i quali ora essa ha acconsentito a condividere la supremazkt assoluta sui mari. Ripetiamo: precisamente perchè l'oYvio interesse inglese nel lVled~terraneo è l'amicizia con tutti ed è la pace di tutte le potenze meditenJ1,11ee,che sole rendono la sicurezza cli quella via di comunicazione non costosa o meno costosa, ognuno che accresca le sue forze navali esiJ;tenti nel ì\![editerraneo ovvero compia annessioni territoriali o si opponga ad accordi navali o faccia di tu>litoper sabotarli, non può dall'Inghi:lterra non essere sospettato di intenzioni bellicose, monopoliste ed aggressive. Ma... quos deus -uult pe·rdere de·mentat. La conclusione della conferenza navale cli Roma è di pessimo augurio. Come ha testè ammonito il ministero labttrista inglese, l 'Inghlltevra è p,rorut:!a disann.are d'accordo con altri, ma non a disannare da sola. E pur dopo la gnerra le sue tasche san.no esser più delle altre lllllgi dall'esser vuote. ANGELO CRESPI _,,/

511 rnnIRIH~rn Alln U~RIA ffIIAllA La Consociazione Repubblicana del Circondario di Lugo (Romagna) pubblica wn ebdomaànrio: La Vedetta. C'è dentro vutto: il conlrassegno eleuc,ale del Parlilo Repubblic1>,w, la vanga, e l'edera, il pellegrinaggio aUa lomba dell'apostolo, /.e biografie di circostanza dei candid.ali del partito. Vi si dichara. che , la monarchia non è:. degna di reggere l'Ita.lia ,,. Fermata così, in pritma pagina, la, 11wle dei principii inconcussi, si passa, in seconda pagina, alla 11wzione degli affetti. La natura romagnola, ancora co-rru.sca dello splendore satanesco del.I~ ribell1011i mag11a~1i111e, d.i1Jenta bonaria. e pacioc• co-na. I lesti mazziniani sono sostilniti con la cuciniera dell'Artusi. li foglio repubblicano p1tbblica wn co11,p1a. cenza un 1·esoconto della atti1Jità dei 1·oma.,i.:11c df ì\f-ila'IIO. Grandi cose: 'i ro111ag11olidi Mifa·no no-11 sono meno di diecimila. « Essi desideravano da un pe12..0di incontrar@, di rra.te11iizz.a.rc in un luogo loro, caratterizzato da nati.ve impronte folkloristiche». LJlwn>10, fincrlme-ute, tro- ~vafo: Corso Porta Romana} 42. Ed ecco il grave e rebarbativo organ<>della Consociazione Repubblica11a del Circondario di Lugo descrivere La intima piace-volezza dei tratteni·menti dei rom.a• gnoli di J1ilano: e Certe serate che si allllunciano sobrie e serene :5i tramutano spoutaneameute in riti pantagrueJici, proprio neIl 'ora in. cui la metropoli sonnecchia, i tranvai riposano nelle rimesse edi i passanti si fanno radi per le vie. Sono, appm1to, le dtte cli notte: ora giusta. per il commfato. Ma un certo quale appetito stuzz;ica i soci a ripensare alle patrie tagliatelle fatte in casa. Siccome il cuoco del circolo è un forli- ,·ese puro sangue e lllt cuore grande così, ecco che egli insinua nella couv~rsazioue questa proposta : « Se ]oro signori desi<lerano assaggiare le tagliatelle, io in mezz'ora faccio la. « sfogl~a » : fra tre quarti cl 'ora la minestra è servita in ta- , 1ola ». I soci rispondono con un ev,; va unanime e i1 banchetto viene apprestato, non senza invidia ,da prute degli assenti che a]l'i11doma11ireclamano di gustare alla lor volta il festino. In conse- .guen1.-a.,,;ene indetta u.n'altra cena per la quale si prenotru10 30 o 40 buqngustai, mentre i partecipanti, ali' u1timo momento, risultano il dop0 pio, con grave imbarazzo del cuoco e con di~ppunto dei solidi mangiatori che di fronte aU'inat. teso aumento dei commensali, si vedono diminuire 1e porzioni. Poche sere fa intorno alla tavola'ta del sodalizio si raccolserò 120 n10.illgiatod, uno p,iù fiero dell'altrc e tutti schietti, fr.agdrosi com~ is1:ru.- menti musicali. 1 ·on parlaYano che il vernacolo, non mangiavano e bevevano che specia.l'ità della loro regione. Tra un bottone e l'altro si lanciaYano frizzi con i vecchi soprannomi di scuola, con i mod!i di c11irein voga a Raivenna, a ForJì, a Faeu1...a.,a Cesen.,'l, a Lugo. Le famose burle di u~ tempo tornayano a galla nella conversazione. Bandito ogni s-punto politico. Non il più pallido scre,L-io. Tutti amiconi con le braccia al collo. Grazie ad una mirabile suggestione collettiva, a poco a poco sco,mparivano. Paireva che i qua.- i chilometri interposti fra Millano e la Romagna dretti pa.noramifi della regione comune, sparsi per le p·a.re~e1la. sala, si ampliassero a divenire reali. i-commensali si illudevano dJ rivedere i.n tutta la loro Yivezza la Pineta che stende le ali verdi verso. la spiaggia cli porto Corsin.:i, la bru_.µai e snella torre d:i Forlì, il porticato pensile' cli Faenza, la. fortezza di Cesena, i. colli di! Berti' noro, le sinuosità del Lamone, la Rocca cli Lugo. Nel mezzo di queste visioni, campeggia l~emblema d'ella Romagna, dipinto sull'ampia cappa del focolare: la ca-vMa d.,rg/i ani!ll, la ferrigna cavea conficcata stÙ timone per fetllliµ'e il giogo dei buoi. Intorno al simbolo brilla a lettere d'oro il \·erso pascoliano : « Romagna solatia, dolce paese ... »·. Il tra,pass,:; è ra,pido : dai severi primcipi,;. politici c1ie ditv,idono, al.la sfoglia che riconciiia, alla Romagna solatia che cap-lta a, proposito per te1,iperare,, di wn raggio di poesia, i rutti di wna gagliardQ • digestione. Probabiimente ,i soci del Clr°ç.olo di Porta Romana, in q1tei 1no-»ientt con le ta:glia.telle d.avan.#, o gli agnellotti aU!uso cN Romagna, hanno - c01ne il. loro ci,,OCQ - « w1 cuore gr(ltnde così » : se fascisti, acclanz,<1:110socio d/011.ore lJo·n. Berga•mo; se repubblicanii, sono pronti ad. offrire la presiden.zir onoraria a'll'1mo• revole .1111.ssolin.i-.Sono « tutti amicon~ con 1t braccia al collo». T"tti di Forlimpopo/4, tmtti .fratelli 11ellJaden1,piereal rito sugoso della gran• de e magnazza "· Ma i bra1Ji roma.gnoli di .Vlilano non di:inenti• ca.,w ciò che' la pat;ria; attende da loro. Sono cittad.i,14 italianf., boia d'm:ia. lVladona, e faranno tu.tti iL loro dO'Vere, il sei ap·rile : ognuno ci ha le sue i•dee, la; su.a, fede d,i ribelle, an.dra1nno a. -votare. Lo am,wu?ici(r lJorgan.<>della, Consociazier ne Re.pubblicana del Circondario cùi Lugo, con, queste p,arrJ.e : « 111 occasione delle prossime elezioni, la. fruniglia romagnola si spopolerà un poco: molti suoi membri si recheranno alle loro città per esercitare ill diritto di voto. Per l'i-nclom,a;ui, 7 apri•le, tutti i romagnoli di Milano hanno già fissato di tlrovarsi a colazione in tu1 •ritrovo cli.Cesena. Alla sera via per Cesenatico, su.l mare, a cenare col - LA RIVOLUZIONE iIBER'AfE \ pesce fresco. Poi torneranno alla ciilà <li adozione carichi <li specialità i11digene e ripre11dcra1111Oil ciclo delle vi~ite reciproche,. Voi lo vedete: t1'tlO serve, per fare la , magnazza ,. La lolla politica in Rom.agna; colazione a Cesena, migliaccio d,i maiale; cena a Cesenatico, filetti di sogliola al Sa•igiovese, o calamaretti 'in gratella: e poi cibarie per le riball•' a Milano. Negli intermezzi, giuramenti sttlla fe, de delL'A postalo che dorme a Stagliene o sulla grandezza del tninistro che regge e ricostruisce l'luilia: con qualche collellala (ma mollo meno di quello che si creda com.,memenle). Condite Lutto di romanze verdiane e di besle,n-- mie, e servile caldo. E' il piatto di sl.agirme. G. A. R proposito ·del dazio sul grano Non ho detto male di Garibaldi Egreg;o signor Direttore della « R-ivoluzioJ1e Liberale • Appena letto il 'titolo dell'a,ticolo di Obse,-ver • Co1ct.ti protezionista • ho esclamato: troppo 011ore ! e sono corso allo spcccJ1io. Lo specchio mi ha rassicurato .~on mi sono trovato prote-/4-ionist:.a., mi sono ritrovato co1nc prima. Ifo scon;o subito le prime righe. Anche esse hanno servito a riconforlanni : « Colelti non arriva a un'esplicit:a accettazione ciel balzello prnleLtivo ,. Ma allora non sarebbe stato più logico, mettere dopo le due parole - fu·nzionanti, nella mente cft Obse,-ver, da caitello da gogua - non uu punto fermo m:a, per lo meno, u.u più tunano punto interrogativo? Non si sarebbe do,·u.to anche rammentare la precisa clichiarazioue con la quale chiudevo l'articolo incriminato, che io ero sem· pre stato ed ero di ~eudenze libe1ista? ì\t{i appiglio, anzi, a questa dichiarvione per aprire 1neglio il ntio pensiero. Ho ad.operato la parola tendenze e non qy.ella pri,ncipii a ragion Yeduta. Essa si accorda più s-incera1nente· col modo con cui mi pare debbano proporsi problemi di cru'attere pratico come questi di politica doganale. Uno ,in sostanza, si deve chiedere: quale la soluzione più con1.1eniente per la Nazione, date le circostanze concrete di .oggetto, cli luogo, cli tempo? Nel caso delle dogane, qualche volta la risposta può essere favorevole al mantenime11to o ill''introduzione cli un d'azio. Chi lo potrebbe escludere a pri<>Yi? Un, dazio può essere un discreto mezzo di evitare una crisi, di attenuare la bruschezza di un passaggio, di lasciaire il tempo a certe produzioni di consolidarsi, di permeftere che esse attenda.no il ritorno cli prezzi nonnal:i e via di seguito. Un'a. tispos.ta di qnesta specie mi è sembrata di poter abbozzare, alla buona e senza inamidature più o meno scientifiche, nell'articolo a cui Observer si rifetii.sce. La tendenza liberista, la tendenza che riconosce che la soluzione liberista è più spesso la più conveniente, subirebbe 1,1n'eccezio11e.·~ron sarebbe la prima. Fatto il bilancio del bene e d'el male fra d~1e soluzioni, l'economi_sta, che non sia u~· fanatico, sceglie· quella del minor male, quale essa sia. Ecco tutto. Posso aver sbagliato nell'analisi concreta. Non ho sbagliato, credo, nel'l.' imp<r stazione. Sono per q11esto diveutato di punto iu bianco un protezionista ,!tn tale che ammette a priori la regola della protezione? Non mi piace -di adoperare parole grosse. Volto a11o scherzo e chiedo, come s-i dice a Roma: « ma che fmno Ii giochi'?». Non sono protezioni'st:1. uè col p1mto fermo µè col punto interrogativo. ' Di sca.mbietti, d1. giocherelli - certo involon· tari - di questo genere è tutto intessuto l'artico-lo che il signor O. mi tira addosso con tanta. stizzerella. Egli mi usa, è vero, l'-amabilità attenuatrice di certi liccmoscimenti di acutezza e di coltua-a stati..c;tico-mna:t1istica. Ma aV1·ei preferito - si badi, io non so chi sia il censore - 1 che mi avesse letto 111eglio ,come crede dii 1nerita.re ano scrittore che 11011llnprovvisa mai, e avesse così evitato di 11:n.-ovaren l m,io rutico]o tante coutraclclizioni, omissiqni, spropositi che proprio non mci pare ci siano. E' tLll pezzo, del resto, che io· sono sopra una linea positiva di impostazioni e di metodo. Si legga, ad esempio, un mio vecchio articolo intitolato: Liberism.o e legislazione di classe (Giornale degl·hEconontisti, agosto 1902). ì\1es,so in evidenza. il contrasto fra il liberismo, soprattttto inh-ansigente, e la realtà della. vita sodale, dicevo, fì.n€:ndb, che clinanzi a tale realtà certi liberisti intransigenti non si sarebbero peritati tli e.<;.clamare: la nostra dottrina è giustissima, sbagliata è la società. ......_. L'argomento principe di Observer è uììcouticino, graziosino e semplicino come un O di Giotto. Ma di cbe si lagnru10 - si dice iu sostanza - gli agricoltori e i loro ponta.•voce? Non è vero che col ribasso del pre-t1..odel grano ci si.a pure il ribasso clel valore lordo de1!la pro- • duzione grana,ria. Moltiplicate il raccolto del 1923 per il prezzo di vendita ed avrete nua somma perfino superi.ore a quella che otte.i.•rete esegueudo analogo computo col raccolto e relativo prezzo del 1922. 1'1a qu'esto cout'o-ru·go1neuto non può essere diretto contro di me. Io sono pattito da questo presupposto, che « il ribasso del grano non sia ,annuale o .cl'ilievissfana d1uata, m.a sia di ta.le pre\·edibile dtLI'evolez.1..a.da portare ad un nuovo equilibrio' nei fatti economici ". E' chiaro, dunque, che io mi l"i.feriscoad un periodo futu.ro e che. t!emo gJi effetti sull 'agricoltm·a cli questo periodo futuro. Se per conseguen7..a. si vuoJe fare iil conto di O., bisognerà riferirsi non al 1923, in cu.i si è avuto un raccolto cli gnu.10 ecce-dona: l:issi1no, ma al '-periodo che io prospetto. E in q1testo periodo si avrà il prezzo ribassato (che è ·uell'iipotesi) e si av·rà un raccolto medio, che sa,rà sem,a dt1bbio molto inferiore a quello del 1923. Dalla moltiplicazione dei due termini non potrà non venir fuori ttn valore di prodotto lordo complessivo inferiore a quello del periodo precedc.-nte, giacchè è appunto presupposto che in questo periodo precede11te /anche ad evc-ntuale parità di totale raccolto) il prezzo sia più alto. Ma quello che spingerà ad agire gli agricoltori - ho scritto - sarà il ribasso del reddito netto, riba.sso che O. nou trova punto dimostralo. E non trova cl i mostrato per eh è; si riporta proprio ai suoi due am,i 1922 e 1923 pei qua11 ha fatto H conticino e pe:i. quali ammette e1ern.enti di superficie, di costi, di prezzi e di prodotto che implicano 1a. conseguenza della non diminuzione del reddito netto nel 1923. Io invece mi riferisco al periodo futuro, presupposto a pre-,zo grano ribassato. Abbassandosi il valore del prodotto lordo, è evidei>te che si abbasserebbe il reddito netto dei granicultori. Da qui l'addentellato col dazio. I granicu1tori reagi ra.nuo contro il ribasso del reddito nebto, che è quello che li tocca neil'istinto di tornaconto. E reagiranno in varia maniera,· a seconda delle zone, dell'ambiente, della loro posizione di proprietari coltivatori, <il p1·oprietari semplici, di affittuari, ecc. Ora, siccome alcune di queste reazioni mi sembrano dannose al l 'econontia agra da e all'econom.ia generale, così è venuta l'idea cli un dazio che rendesse meno viva e meno dannosa la reazione dei col.tivatori. Sarei ridicolo se dicessi che l'idea è mia. Essa era ne11'aria e nelle coscienze. Si è manifestata nel referencl,,u,m; Luzza.tti. Si è concretata in un ordine del giorno votato all'unanimità (26 ottobre 1923) dalla Commissione di studi tecnici cd economi-ci della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari. Kel quale ordine del giorno, nel n. 5, • si fa voti « percbè ogni misura sia presa a fine di ev~tai·e al nostro OTganismO' agrario, -in ge• ner'ale ancora bisognoso di prog14esso tecnico e quindi dell'investimento di forti capitali, il danno di UJl1a crisi; anche, 01Je occorr~ col ripristino d'ei dazi doga1.wli 01'a sospesi». Quest'ordine del gio1uo, proposto dall'ing. ~1orandi e dal dott. .Orsenigo, fu votato anche da un egregio e 1igido liberista, il prof. V. Poni, che era stato p1·escelto qualche mese prima a relatore del tema sulla tariffa doganale 1° luglio 1921 e ·gli :i.nteress.i dell'Agricoltura. E che era il nùo povero articolo, diretto agli agrioo]tori, in ambiente agrario?La illustrazione un po' analitica di quel certo comma dell'ordine del gior':110accettato .da tutti, tecnici ed economisti. Aggiungo, infine, che io nell 'a.rticolo, che era già tanto lungo, non ho detJ:o quello che avrei potuto aggiungere in seguito, quando le cose avessero accennato a concretarsi, che, Cloè, era da ric.hiru11a.realla memoria una,. vecchia p:toposta del compianto prof. Ghino Valenti, secondo la quale il dazio doganale stù grano· mira.va a dare tempo agli agrico1t'ori di, adattarsi ai lllltovi pre-tzi e avrebbe dovuto essere perciò gradualmente decrescente. Dovrei ora· passare a ribattete tutte le altre accuse di con.traddiziol.1,i.,dl errori, di equivoci ecc. cli cu:i sono gi-atifi.cato? Ecco, prenderò una mezza misura. Il lettore cortese t'enga present~ le accuse dei] 'articolo ·di O. e colga a volo ·1a fuggevole mia replica sopra tre di tali accuse. I. Io, essendo uno studioso 111odesto, si, ma piuttosto positivista} inseguo gli effetti del ribasso prezzo grano pe1' una serie concreta cli 7,0ne territoriali e di casi. O. mi trova, per due volte, contradc1itorio. Egli conionde e mescola fra loro le diverse sttddistinzioui e le relaÙ,·e conclusioni. 2. Ho scritto che le tras{ormazioni ecc. seno talora pi1'i facili nel campo, industriale (entro clate cait'ego1ie) che nell 'iud'ttshia agi-a.ria. Io faccio una questione di piiì. o di ·meno-, non UJ1a questione assoluta, nel senso che nel campo industriale sia peru1esso ciò che non è nell'agri• coltu.ra. O. mi lancia addosso una uutt;t:'1. tiritera cli esempi come se io avessi osato sostenere questo secondo assu11to. Fra i fatt,j o casi che mi si op,pongo110 strale-io questo, che il lettore di qnesto g:ion1ale è bene si rilegga: « come ricaYarc argilla o minerali dove il terreno od il sottosttolo non è ada.tto ? ». Con simili argome11tazio11i chi non darà ragione a1 c.ri.tico ? E su questo toho si pttò proseguii-e dcorreudo anche a certi motti popolari di spiccato sapore agricolo. 3. E' vero, mi sono espresso troppo in fretta - e la fretta la aYevo clic!tiarata - a proposito dei cambi. ì\1.a anc.he O. an11Uette effetti indiretti delle maggiori importazioni stùla m.'istu-a dei cambi. Ora, io 111,:iroalle risultanti comples~ sive, ch,è ho llllO scopo p1·atico. E nelle 1istùta11ze c01uplessi•ve gli effetti di.retti si fondono con gli indi retti. Da ultimo O. si esalta in una. congerie dl critiche e di punti interrogativi per avere io ripetuto che gli a&rricoltori non hanno tanta forza politica per ottenere, in vece di un modesto e transitorio dazio doganale, la riduzione dei dazi industriali che tanto li colpiscono. lo non ho mai parlato di un ctazio sul grano per il ra,:colto 1923 e quindi O. può lasciare alla Bibbia lo stantlo piatto di lenticchie. Io non ho neppure parlato di oppc,rtunistici compromessi cogli industriali. Del resto, ad un controbilanciamento oggettivo di dazi ·- dato che se ne voles6e parlare - certe brntte opportnnità pratiche hanno portato più volte. Si rammenti il caso di quell'illustre e convinto liberista che è !'on. De V)ti De :Marco, il quale fu cosi aspramente accusato di contra.cldizionc quando ammise un dazio sul V1no eia rendere meno squilibrate le condizioni del :\.fc-a.ogionw in confronto del &~trione. Jo poi, che non ammetto pattuizioni furbesche, non capisco percbè gli agricoltori non potranno seguitare a combatoc-1'.'etanti dazi ind.n.striali che un -ragionamento economico positivo, condotto sull'impostazione parctiana. che ho accennato in principio, porta alla condanna. Io non faccio que. stione cli principi di massima, quasi scopo a sè stessi, tna questioni concrete e contingentl. E -finiamo una. buona volta! I./ 01 a cui _preme tanto la salute dell'anima mia, si rassicuri. Io sono troppo profondamente individualista per diventare qnello che egli mi qualifica con un titolo eh~ è come una martclJan,. : un pr~1:aXo, non ho detto neppure questa volta male dl GaribalM e non ne dirò male, se Iddio non mi abbandona, neppure in seguito. Cordiali saluti. J1ilano, 25 marz.o 1924. FRAXCESCO COLE'ITI. Il nostro Obsener n.on faceva .question.e di li, berisnio o protezionisnw astratto di Jron,.te all'articolo del prof. Caletti. Anzi, tulto il suo -ragionamentc era squisitam.ente realistico e le obbiezi<mi del Coletti lo lascia,w in. piedi. I liberisti devcmo -.;edere in qualu,ique proposla di dazi doganali sul grano un dan.110per l'agricolt,ira : 1) perchè i dazi in.dustriali che st aw1nentera11.noper ritorsi01ie o per compenso - la ritorsione e il-compenso sono se1npre stat.e te n,onne della politiea doganale italiana - i,n,. peifiranno la diminuzio,,e delle spese di produzione; 2)Perchè solo il nostro liberis-rno ci -z:arrà ad ottenere dai paesi esteri lJabolizione dei dazi s1iUe derrate che -ùi potrenmw esportare. Observer poi nega-"a appunto che nell'attmale ribasso del prezzo del grano si -verificasse il noto caso Pantaleoniano della crisi da evitare che giu.- stifica l' applicazione temporanea di un dazio. Lo. stesso Caletti suppone d1<raturo il periodo • con prezzi bassi, e ciò urta contro Pipatesi checontenllj)la solo 1i11per.iodo breve di eccezionale ribasso. Chi ch-iede il dazio per evitare la criside,."e saperci precisare il peri-odo di durata.: al,.. tritnenti a-i.:rem.osem.pre ragione di accusarlo di protezionismo, anche se si tratti di wn maestro e di uno scrittore come Frane.esco Caletti. p. g. PIERO 60BETT(- Editore TORINO • Uia XX Sellembre, 60 Opere di Enrico Pea ROSA 01 510N Dra.mma in tre atti, L. 4. P}tl!',rnPIOGGIEDI OTTOBnE Tragedia in bre atti, L. 4. FOLE Racconti e fantasie, L. 4. (rilegata L. 5). I tre rnhuni che rappresentano una delle più significatiYe ,opere di PQesia della letteratura contemporanea, si spediscono contro assegno o dietro vag"lia di li re dieci. GHERARDO l\1ARONE DIPESA DI DUiìCINEA Saggi su P~ - Onofri . Papini - Ungaretti Di Giacomo - Panzini - Petraccone ecc. 1 vol. cli 180 pag. L. 6. "h'E~O DEhhA • STArnPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste. fondato nel r901, ha ·sede ESCLUSIVAMENT}t in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE I :o.chiesta. su.11.'in.d.u.stria. L'INDUSTRIALANIERAA PRATO Origini L'ì11<lu:ìtria Janiera toscana vanta nobili ante11at.e: le antiche a1'\d della Lana e di Calimala che parteciparono alla fortuna della repubblica fiorentiJ1a e con essa decaddero. Nel s<XOloXVHI furono \Ìnle dagli avveuimenli polilici e dalla con<.-01re111.astraniera uè si rialza.r0110 più; ma nei di11torni di Firenze, e precisamente a Prato e nelln sua \·al cli Bisenzio restava viva Pindustria 1'micra casa.bnga aulica quanlo la città (noo) rendeuclo possibile la rinasèita. Infatti il lavoro della lana è difficile e 11011 può essere improYn~to, esigendo maestrru1ze a.<ldeslrat.e da lunghi anni di pratica: è qttesta una delle principali ragioni del localizzarsi di questa industria in ri~lrette e detenni.nate 1·egioni. .:\i primi dello scorso secolo i 1Iaz1..ouie i Pacchiani (come i Sella nel Biellese) impian1a.rono a Prato nuove macchine iniziando cosl la m~ derna ll1<h1striapratese; condizioni politiche e ùi ambiente ritardarono lo sviluppo avvenuto inYecc r311'idame11lein Piemonte e nel Veneto; i p1;111i fabbti.canti cessarono e avviarono ad altre impre..._e i figli. Altri do\·ettero ti.cominciare la difficile opera; le più antiche fabbriche tuttora esistenti risalgono al 186o; la maggior parte sono del periodo 188o-18go. Sviluppo e potenzialità ln Pmto esiste una sola importante tessitura di petti11ati, fondata da una ditta straniera dopo la i.J1tr<xh1zio11ed i dazi protettivi del 1887, occupando circa 1300 opera.i; non ha nessun rapporto rolla re.stante industria pratese che fabb6ca esclusivamente ca.rdati. I te..ssuli cardati· pratesi sono fabbrica.ti con cascami e lm1e. meccaniche, ottenute colla sfilacciatu.r.a.degli stracci; nel commercio degli stracci e nelle successive la\-orazioni del filato e del lessu to sono impiegati non meno di diecimila opemi. Le statistiche ufficiali del 1918 danno un rlumero inferiore perchè tengono conto deUe sole fabbriche organizzate dalle Associazioni sindacali. Caratteristiche Pralesi L'industria laniera pratese è frazionata in circa duecento piccoli stabilimenti. diretti personalmeute dai proprietari.; poche fabbriche banno ltttti i repa1-ti ; 1a maggior parte hanno la sola· tessitura. Esistono poi Filature, Stracciat1u'e 1 Tintorie e Gualchiere che lavorano per conto delle tessiture; la Rifinizione Yiene fatta. quasi tutta in un solo grand~ stabili.mento per conto di terzi. Questo sistema di laYorazione per terzi (insieme al non grande e-osto della materia i1npiegata) ha facilitato e facilita il sorgere cli un gran numero <li piccole ditte impiantate coi capitali appena occorren.ti per l'acquis-to dei primi stracci e. pe-r la prima lavorazione. Dato l'assoluto predominio della piccola industria donei ripetere pe.r Prato ciò che qui da altri già è stato egregiamente detto per il Biellese: e cioè che l'organizz.azione è famigli'are, che DlMlca.no graudi società anonime 1 che l'industriale si fida più della propria pratica che dei tecnici. Anche il fabbricante pratese è come il biellese più un fortunato e tenace operaio che un borghese legato a banchieri e finanzieri; anche i lanieri prates1, industriali ed operai, sono male organizzati; 1e loro fabbriche hanno bisogno di un rinno,•a,nento Ji materiale e di dire-L.ione;nè per questa si mostra adatta la genera..7.ioneche cresce. Rapporti con l'Estero e previsioni L'industria dei. cardati è naturale ed e.sporta i . snoi prodotti; non avrebbe qtùndi bisogno di protezione doganale; quella dei pettina~i invece impiantata cla b1·eve tempo, importatrice delle materi.e prime e venditrice all1int'.e:1110doV1·à forse per alcuni aun.i essere protetta dalla produzione estera organizzata <laantico tempo e già padrona dei mercati. • 1.., 'argomento meriterebbe naturalmente tm esan1c assai profondo. li rinnonmento del materiale è molto ostacolato dal costo ecces-sivo del macchina.rio nttOYO, fabbricato quasi esclusivamente all'estero e. gra- , Yato da inattditi dazi protettivi; per esen1pio una « ran1euse it (apparecchio per la rifinizione non fabbrie;,to affatto in Italia). è gravata da quaTru1ta1 foe oro per quintale, U/1.1 telaio pme tedesco è gravato da ventotto bTe oro al quintale! Tutto queste aumenta il costo di almeno i.I trenta per cento senza ri1t1.scire a far fabbricare macchine slJn.ili in Italia; infatti un telaio fabbricato qui Yiene ve11dultbsempre a prezzo superiore al costo del telaio tedesco gravato da dazio e da enorme .spesa di trasporto. Per le previsioni 11011 posso che associ.anni al già ~-it-to per il I~iellese; l'industria lanieta ba capital'i hon grandi ma sufficienti, ha buone mae.. stranze, dovrà 1·iw1ovar'e molti impianti, basta già al consumo interno ed ha per adesso bu011i 1nercat.i esteri i ma il futuro è incetto. L'i'ncerte2,1..a.,è data dalla c,;si de.Ile materie prime che scarseggiano e dalla fomrid.abile concorrenza estera. Pe.r la mancm,za delle 1naterie prime rJporte.rò alcune cifre dagli tùtimi bollettini deU' Associazione aell 1indl1stria laniera: nel_ 1902 g1i ovi11i erano circa 700 per ogui. mille ahi.ialiti dei principali paesi consttmatori di lana; nel 1923 son.o scesi a circa 550. La media degli stracci animali esportali dall'Italia ogni anno anteguerra era <li circa mille quintali contro circa dieci.mila importati; nel 1923 gb stracci animali esportali dall'Ilalia sono s-tali tre11taircmilacinqucCC11t..oqui11tali conlso circa tredicimila importati! Tali cifre dimost.l'auo l'enorme rkhicst.a delle materie prime dell'industria l.-'tnic.raestera; Ja fuga di queste male.rie daJl'Jtalia ha provocato un impressionante rialzo <li prcn..i con conseguente ripercuf.sione sul mercato dei tessuti finiti, contrazione di consumo e incertissime pròspettive per il fulmo. STATO E L'articolo di A1tgusto Mcmli intitolalo • Organizzazioni di statali 11 com.parso 'llel numiero del 4 Marzo"· s. ci ha procun-alo molte risposte e repliche : ne scegliamo d1te che ci son parse particolarmente significali-ve fra le altre; iwvitiamo intanto gl4 amici a meditare sul problema, ed, e-uen.tualm.ente, a scriverci le lo-ro opinioni i,. proposito. La parola di uno " statale ,, , Caro ~\1onti, il tuo articolo sulle Associqzioni di e statali •, pur non convincendo1ni perfettamente, non mi ha destato sorpresa, sia perchè mi· avevi già e.sposto i concetti ai quali ti saresti ispirato uello scriverlo, sia perchè ho ritrovato in esso tutta la tna personalità, con,trrui.a a ogni forma di neutralità vuota o ipocrita, a tutto ciò che uon ha un'idea propria. Ti dico subito che questa volta non sono d'accordo con te. Le Associazioni degli statali - di.ci tu - non devono essere apolitiche, perchè altrimenti sono pe-- ricolose per lo Stato, e, per evitaJ·e qttesti pericoli, dev0no inquadrarsi, «smistarsi» nei partiti 1 perchè in tal -modo suborc~eraru10 i loro in- ,te.ressi a quelli del paese. Ora noi, nel nostro passato recente, abbiamo ,avuito la fortuna, n.on so quanto invidiabile, cli aver attraversato e di continuare a ptovare esperienze inte.ressantiss:iane dal punto d'i. vista politico, e particolannen.te in rig\ta.rdo alle associazioni dei dipendenti. statali. Una delle conclusioni di queste esperienze è da te formulata in questi termiui: «il più grande sproposito commesso dal partito soci.ali.sta italiano dal StlO nascere ad ora, fu quello di avere sempre appoggiato gli « statali • mettendo a disposizione di essi le forze del proletariato libero,. Cioè i tanti guai cleriYati dall'azione delle associazioni statali. apolitiche, (la quale sarebbe anzi la causa principale del sorge,·e del fascismo, a quanto tu clic.i) sono dovttti al fatto che un partito politico ha appoggiato le « rivendicazioni » degli statali come se fossero dei suoi adepti. Quale il rimedio a questo stato di cose? Fa.r iscrivere nel partito quelli che finora er/LU0stati apoliitici ! In tal modo essi si pei'meano immediatamente delle idee del partito e t,.tto è sa.!Yo. E' possibile che tu non ti accorga cli questa contraddizione.? Supponiamo che durante il periodo bolscevico gli statali avessero seguito le idee che ora esponi e, invece cli forma.re associazioni apcr litiche, le avesero costituite- nell'in,te1110dei partiti, compreso naturalmente i.I socialista. Siccome il rapp:resentante più atttentico de.Uos.pirito bolscevico er'a il part~to socia1ista.1 ad esso sarebbero affluiti. in gtau parte gli statali iscritti alle associazioni apolitiche, e, fra essi, certamente gli elementi più vivaci e che esercitano maggiore influeum stÙl'inclirizzo e sull'azione dell'associazione. Non riesco a vedere come le disastrose oonseguenz..e da te deplo1·ate sarebbero state evitate. Il partito socialista nou avrebbe certo appoggiato le rivedicazioui degli statali meno di quanto le abbia appoggiate qlliln<lo erano avanzate dalle flSSociazioni apolitiche. Se questo ragionamento è esatto 1 la soluzione che tu proponi, esaminata dal punto di vista pratico, non ci libererebbe dai inali che. tu hai lamentato. ** :t: Più grave ancora si presenta la questione dal punto di vista che mi pare di pote1· legittimamente chimn.are liberale. Siccome nori.na cl' aziope dello stata.le ha da essere la gerarchia e la subordinazione, ed è quindi asswrdo (sic) che m1 fun~ionario si organizzi, si associ « non per altro che per criticare l'opera dell'.1-\..mm.iuistrazi011e per discutere l'opera dei capi, e quiudi per infirmare qttel principio d'autorità ché solo può reggere l'immane edificio cli u.na ammiui$b·azione statale, gli statali stessi dovrebbero rinttciare alla facoltà di organizza7_.ioni proprie, neutre, apolitiche, cli categoria. e. simili , . Dato il punto di pa1te.n,,a, io non so se non sarebbe ugualmente legittimo dedurne che, sicc0111elo _statale è uri soldato 1 i soldati non devono fao·e p<Yliticae dovrebbero da sè, senza che venga. una: legge adJ imporlo, rinunziare alla , fae0ltà, cli i.scriversi ad un partjto. La potenzialità dcll'indu.,tria laniera può vedersi dalla statistic,, approssimati.va seguente: l'Italia (con circa 65 mila op<.-rai)ha un milione di fu.si e diciottomila telai; la Francia due miliolli e mezr...odi fusi e 6o mila telai ; la Ger• mania 5 milioni di fu.si e 70 mila telai; l'lnghilterra 6 milioni e mezzo di fu~1 e 12r1 mila telai! L'industria laniera estera è organh~:7...... 'lla in modo differente dal nostro : i veri reparti esistoru, come i nel ustrie. SJX"<'ialfazatea parte. : laval,ura delle lane, sfilaccial,•ra, filatura, tessitura, liri, loria, petlinalzira, cc:c. BiS<Yt{ncràa.n<.:hein Italia studiare se non convenga una migliore divisione del lavoro; migliorare il macchinario; incoraggiare Pi11segnamento professionale già e.(._islt611tc;organizr.are l'esportazione Cosl l'industria laniera p<>trà avviar;si ve:r.;o J..,iù sicuri destini ,Iivenendo una e grande iru1usiria • padrona dcl 1ncrcato interno e bene introdotta all'estero. F. STATALI Tu invece non solo non ammetti questa seconda incon1patibiJìtà 1 ma anzi trovi utile e consigliabile che gli statali si iscrivano ai par• titi e fonnino associazioni ne1l'interno di essi. Non so se ttt ti sia soffennato sulla gravità delle conseguenze che cle.riYerebbero dall' attuazione della tua idea. J dipendenti statali uon avrebbero altro mezzo per far sentire la loro voce, per difendere i loro interessi che quello di iscriversi a un partito, magati. sovversivo. Lo Stato dovrebbe dir loro: • io non posso assolutamente permettervi che mi parliate come funzionari, perchè lo ,~etano l'ordine, la disciplina e la gerarchia; voi siete però liberissimi di iscrivervi al partito comunista o al partito anarchico e allora, come delegati e rappYe.sentanti di quei partiti, sarò ben lieto e onorato di ascoltarvi con deferenza e di concedervi tutto quello che desiderate , . Il sistema. è fol'Se concepibile in uno Stato in eui i partiti politi.ci comprenchno la quasi totabtà degli adulti, ma sarebbe evi.dentemeute inadatto per noi, non solo nelle attuab condizioui pobti.che dell'Italia, ma nelle condizioni normali dell'anteguerra 1 data la proporzione i'llfima degli inscritti ai partiti politici in con,fronto al totale de.Ila popolazione. E resta ancora da dimostrare che gli aderenti ai partiti siano moralmente, intellettualmente e tecnicamenlte migliori cli quelli che ne rima.ngou fuori. Mi pare quindi. che ripugnerebbe al più elementare senso cli libertà costringere una categoria di ·persone ,e soltanto quella, a entrare in partiti, cli cui si riconosce lo scarsissimo valore, o a rinunziare alla tutela dei propri inte- -ressi non solo materiali, ma anche ideali, perchè uon è detto che fuori dei partiti pi>litici non possano vivere le idee1 anzi potrebbe forse sostene1·si che le idee cessano cli' vivere quando diventano il progr'amma di un partito, e si tras-· foruiano in insegne o maschere di interessi non sempre legittimi . • * * Ttt vedi la necessità di viebare le associazioni apolitiche cli statab, per la difesa -dello Stato e percl1è, nel caso cli conflitto fra A1nministrazione pubblica e dipenclenti, la massa dei dipendenti si trova di fronte 1u11asti·azione che in ultima analisi si risolve nel dipendente iu Yeste cli funzionario, cioè il dipendente non si trova di fronte ne.ssuu altro che sè stesso. Qui l'identificazione di Stato e di burocrazia giunge all'estremo di ignorare addirittura l'esistenza del Governo e quindi, indiretta.tnenfe, di quei partiti che devono essere, nel tuo pensiero, la base cli ttttto, e dei quaii il Governo è l'espressione. Eppure i fatrt!i hanno climostrato che di.verse erano le condizioni, e quindi le aziç:mi, delle as· sodazioni clegl' impiegaiti, a seconda dell'uomo che'si trovav.a a.I Go;,.,erno. Per esempio Luzzatti, ministro dell' l11te1no, aveva saJu.tato con simpatia il sorgere cli un 1associa.zione fra i fw1zionari di. prima categoria del suo Ministero. •Giolitti, appena sttccedtttogli, sciolse telegraficamente la associazione, da lui ritenuta incomp_atibile con le funzioni di quella. cate-goria. Ed è inutile citare ·-altr; esempi. La resistenza alle domande dei dipendenti statab non dipende dai eapi gerarchici dei dipende.uti stessi, ma dal Governo cbe, quando è vera1nente tale1 ha per resistere mezzi molto inaggiori e più fonniclabili di quelli che hanno le organiZ?..azioni padronali per resistere alle riehieste degli operai._,La soluzione 1 a 1nio parere 1 dev'essere chmque cercata, non nel proibire le associazioni cleglj i11.11piegati,lll..c'\.nel tracciare confini definiti alla· loro a2,ione e nel colpire esse e i si.ngoli associati qum1do esorbitano da quei confini. Si tratta dunque di dat1 forza allo Stato 111011 di sopprimere le associazioni dei suoi dipendenli, perchè si ammette a priori che esso non possa loro resistere. ** • Un'ultima questione riguarda il confronto fra la « sttperba accolta di forze libere• costituita dal proleful;ato e « gli appetiti. indiscreti , delle associazioni cli statali. , tipicmnente piccolo-borghesi ». Confesso che la mia intelligenza 1 se111:-- plice fino a essere pedestre, non è mai a1Tivata a capacitarsi di qu.este distinzioni e opposizioni fra operai e dipeudenti statali .Intanto• fra i cli59 pcnrk-nti statali, le cui associazioni avTebbero concorso in linea principale a creare l'irritazione • fa.. c.ci .;ta • ci sono i ferrov-ieri che nella massa si chiamano operai quando le ferrovie sono gestite dall'indu,;tria privata. )fa anche limitandosi a parlare rle.gl'impiegati, io non vedo nelle loro oondizioni in confrcmtp di quelle dc,gli operai altr,, che una rlif!erenza nel genere cli lavoro; per il resto sr,n gente che lavora tutta per mangiare, e che prende, per il suo lavoro, una paga, si chiami s-tipendio o salario. E non so perchè l'ar.i<me dr•½li opc..-raiche cercano di migliorare le loro con,Jizkmi debba essere =~iderata. eroica e. alt:.ni<:-ntek-"kvole e benefica, e quella degli impiegati ri<:bbacostantemente essere descritta come un arrembaggio, un assalto brigantc-.-sçoalle ca.- se rieIlo Stato. A meno che si pensi che gl' impiegati entrando al ;ervizio dcl1o Statr,, oltre al rinunziare o ai diritti politici come, seC'<mdote, stabilirebbe i1 nuovo stato giuridjr:o, o a] diritto di orga.niz1..arsi in sindacati ccowmifr::i (rliritto riconosciutr, a tutte le altre categorie) come vorresti tu, debbano pure rinunziare a soddisfare il volgare bisogllJ) del cibr, materia.le e cibarsi soltanto della gioia e dell'onore di e56ei'e soldati al servizio della c-o!lettività, e di altri consimili sostanziosi nutrimenti. Pinchi: il dipendente statale sarà considerato un essere inferiore, la cui c-siste117,aè tollerata, purchè si adatti a rin1111ziarc a una parte di essa, che ttttti gli altri possono vivere liberamente, t vano di.scutere di solui,ione del problema bttrocratico. Come l'ascensione della classe opera¼. è cominciata quando essa ha potuto e voluto prov- • vedere da sé stessa ai proprii interessi dentro e fuori dei partiti politici, così la questione burocratica continuerà a rimane.re allo stato cancrenoso, finchè all'impiegato non sarà riconosciuto il di.ritto, fi.nchè esso stesso non sentirà il dovere, il bisogno di essere un uomo completo come gli altri, di essere sè stesso, e uon di foggiare la propria anima e la propria condotta su quella degli altri; cli non essere nè una macchina per lavorare o girare a vuoto, nè una macchina per Yotare; di sentire cli avere una funzione ed un'utilità sociale e di potersi dedieare, associandosi. con i sttoi compagni di categoria, al perle7...ionament.o de11e proprie condizioni, senza che quest'azione sia considerata deleteria e delittuosa. Scusami se t1bo annoiato e credimi tuo G. P. La pa·rola -di un organizzatore In risposta al citato articolo del ,)fonti, Batta.- gli.e sindacali. (Organo della Confederazione generale del Lavoro) nel nu,nero del 14 .1Jarzo u. s. p1tbbl-ica-aaun articolo segnato A. e intitolato Storture. Dimno dell'articolo le parti essenziali_ Pare impossibile che .-\u,,,oUSto)fonti non abbia riflettuto sulla assurdità di • costringere>, è i.I termine esatto, centinaia di migliaia cli la,oratori e impiegati dipendenti. dallo Stato ad inscriYersi in partiti pobtici per far ,ale.re i propri interessi di categoria, e sul fatto che, qualora il suo progetto do,esse realizzarsi, la fisionomia dei partiti ne uscirebbe falsata e la loro funzione deviata.1 imper~è - stante la grande massa dei dipendenti statab - i ntto,i Yenuti non tarderebbero a determinare un sopravYento degli interessi economici cafegoriali e intercategoriali sulle ragioni ideali e dottrinali. dei partiti stessi. Gli impiegati e i dipendenti statab hanno fatto sempre sentire. la loro inflttenza sui partiti standone fuori, figuriamoci quanta ne farebbero sentire se ci fossero dentro e in numero ragguardevole seppure. non preponderante! Il male che il llionti vorrebbe evitare col suo progetto, nella applicazione prati.ca di esso aumenterebbe a dismisura. - I partili, poi, non potrebbero più contare su delle forze vere1rea1-i 1 stabili. Xon occorre proprio nessun sforzo d'intuizione per prevedere come i fun?..ionari - inscrittisi nei partiti, non per propugnare dei principi ma per difendere degli interessi - prenderebbero facilmente il Yolo per altri Ed.i ogni qualYolta parrebbe loro di troYarema.ggiore e più immediata difesa con l'acquisto di una diversa tessera nel momento più quotata. Si potrebbe fin, d'ora dar per certo che - attuandosi il progetto i\Ionti - la lll..c'lggiorparte dei funz-ionad fluttuerebbe nelle acque dei partiti che stanno al potere o sono prossimi a conquismrlo, e ben si comprende. E' facile i1nmag-inare1 poi, che questi partiti - se vorranno eYitare cli esse.re continua.m.ente disturbati dall'intervento nelle discussioni generali dell'elemento impregnato di interessi particolaristici - doYrauno provvedere a creare nel lord interno delle se.parate sezioni. sindaca.li : ed ecco il Sindacato che si ricostruisce, sia pure frazionato in clive.rse sedi politiche, a rivendicare il ~uo diritto di esistenza! Gio,·a invece discutere. delle misure per eliminare i.I più che sia possibile il ricorso all'arma dello sciopero da parte degli addetti ai pubblici servizi. Premesso c-he ogni rinuncia alPuso cli 1u1'ann.a 1ite11uta dannosa agli interessi generali (nel caso lo sci.opero) i.mpbca - quando non si voglia porre il rinunziante in istato di inferiorità rispetto agli altri che ne possono usare - l'offerta cli ttn mezzo cli difesa che sostituisca l'ar- ,na dimessa, è necessario creare. degli istituti di conciliazione, d'arbitraito e giustizia, che diano garanzia che i legittimi interessi dei lavoratori

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