La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 21 - 3-10 luglio 1923

86 Il governo paterno e il regime plebiscitario sono fratocchierie democratiche. E' perfettamente possibile combinare i due «aurei libreUi ", i Doveri dell'Uomo e il Contratto Sociale, con il metodo giolittiano o con il metodo mussoliniano di reggere l'Italia. Non c'è nessuna contraddizione. Ma noi non siamo per la democrazia che si riassume nell'eguaglianza dei diritti, dei doveri e della puzza cli piedi. Non circondiamo di nessun timore riYerenziale la onesta povertà dei fìlosofì o degli apostoli. In America, il povero diavolo, quando gli puzzano i piedi, non fa mica un discorso suJ sacro lavoro umano: no, no, se ne va spontaneamente nel vagone riservato ai suclicwni. La democrazia moderna è un vivaio cli milionari che si appassionano alle contro• versie dei Chrisiian Scientists e delle sette del New-Thouqht. Riconoscimento a tutti anche ai poveri diavoli, di sosienere in pien~ sincerità e spontaneità ciò che essi ritenaono giusto, di loLtare per consegui1,e ciò ~ui si credono chiamati, di prornre con cli.retta esperienza ciò che giace in loro, cli offrire ad ognuno la possibilità cli diventare clei milionari dopo essere stati dei comunisti, cli diventar.e dei saggi dopo la sazietà della vittoria mondana. Le grandi democraz•ic moderne non vogliono dei bramini che « stanno al difuori dei partiti di masse». perchè non sanno cosa farsene della morale cli Renzo, divulgata a cura cli Ettore Janni. I partiti, e il regime di partiti, fondati su una volontarietà - vera o supposta _ di reclutamento, non si esauriscono, cari signori, nei comizi sotto il calor del sole. C'è un vigor di vita, che vi sfugg,e: e dove voi vedete sol,;.:,.ntouna congiura di demagoghi m cravatta rossa, o in abito talare, ·noi abbiamo veduto di più: il primo esperimento -:- froebeliano! - di un popolo di gingillim troppo saggi, troppo senninodoro, troppo «moderati", che finalmente ebbero il coraggio di cercare l'avvenire, la fortuna, il saccheggio, quel che volete, non più nelle promesse lasciaLe cadere dall'alto da un c:andidato ministeriale, ma nella palingenesi più o meno stolta di un partito cui avevano aderito volontariamente. Noi siamo stati per il suffragio universale e per la proporzionale, perchè essi costringono un numero sempre più vasto di italiani ad un atto volontario di adesione ad un partito, ad un programma, ad una di quelle che si chiamano ubriacature. Li educano a non es. sere più- i Michelacci del ministerialismo. i\'oi abbiamo rivendicato, anche per gli italiani, il diritto di essere reazionari e sovversivi., socialisti e clericali, in gran numero, a larghe masse, con tutto il fervore e l'intransigenza che fermentano nella collettività dei partiti: abbiamo rivendicato agli italiani il coraggio dell'errore, dell'illusione, del fanatismo, e il loro diritto di non attendere più da un Presidente «sedentario" o da un Presidente «dinamico", da un esperto del governo paterno o del regime plebiscita.rio, la sagge1.\za del minister,ialismo unanime e poltrone. l,a nostra difasa d1dla proporzionale La nostra difesa della proporzionale si imposta così: ricerca e costruzione autonome di un ideale statale, abolizione di tutto il ridicolo « bene fatto per forza" dalle Donne Prassecli della politica casalinga, via libera alla lotta politica, appello a tutti i contrasti che µ-li uomini cli governo poltroni chiamano, nei loro discorsi, «fastidi"· La nostra difesa si inquadra in 'una concezione calvinistica della democrazia, che annui.Ecc gioiosamente allo sviluppo capitalistico e alla rivolta proletaria, e si compiace se attraverso le predicazioni dei propagandisti delle "macchine" dei « partili ,, attraverso l'adesione volo.ntaristica delle masse, attraverso la lotta che ne risulta e alla delusione feconda, un numero sempre più largo di uùmini potrà avvicinarsi ad attuare il grande insegnamento di Giovanni Calvino, lù spirito animatore delle democrazie guerriere e conquistatrici: che la rinuncia non è una virtù, che la ricchezza e il benessere Y)no le testimonianze della grazia. Xaturalmente, non ci interessa affatto la rlife~a della proporzionale come sistema elettorale giusto od equo: tanto meno ci preoccupa conoscere se la riforma Acerbo contrasta o no allo Statuto, e simili. Riconosciamù che anche questi motivi vanno toccati, ma lasciamo questo compito all'on. 'I'urati, o alla .4.s.sociazione proporzionali.sta Milanese, e ai signori che hanno firmato la petizione proporzionalista alla Camera. Questi sforzi, a nostro avviso, sono però cacheltici. Chi in politica parla di «giustizia,, elettorale, sempre sarà ridotto al silenzio con la risposta della «necessità" del governo: e chi concepisce la proporzionale come un mezzo per assicurare l'armonia, l'ordine e la belle o-rdrmnanu dello stato, clovrà tacere, dinanzi a chi gli adduce questi risultati, più facilmente raggiunti cogli espedienti dèl µ-oyerno paterno e del re,gime ple1JisC'ita1·in. L.-\ RIVOLUZIONE LIBERALE ;--/oiamiamo pone la proporzionale feroce come un rimorso, dinanzi a una borghesia c.he crede di essere modeirna perchè usa l'auto e va ai circuiti internazionali (ci vanno anche i ricchi persiani, e i venezuelani!) e dinanzi a un proletariato ansioso di scontare tre anni di scomposte 1ùa promettenti adesioni a partiti di masse, con l'accorrere festoso alle sagre elettorali, (e col ripiombare nell'attesa lazzaronesca dei benefici che un governo fatutto e svesciatutto promeUe loro. Sì, la proporzionale è un rimorso. Questo popolo, che si vanta v1ncitore e modernissimo, che sogna primati industriali e guerrieri, non è stato capace di reggersi col regime dei partiti, con lo strumento della proporzionale. Non è all'altezza delle democrazie moderne, per cui la proporzionale. è, e deve essere, quello che l'uso della tastiera è per la dattilografa. L'abbandono della proporzionale è una bocciatura bell'e buona del popolo italiano. E la proporzionale resta là, all'orizzonte òella nostra vita politica, come un esame che non abbiamo superato e che dovremo ancora affrontare. Dichiarazioni personali Ho nominato Calvino, ho arrischiato i due ardui termini di democrazia calvinista. Qualcuno potrebbe chiedermi, se proprio, col cuore, io ami i modelli di America e di Germania, se proprio mi lusinghi la concezione puritana della vita e della politica. Le mie preferenze non c'entrano. La proporzionale, strumento del vegime dei partiti, ha dei legami ben intimi con la capacità di un popolo a sopportare l'armatura del regime di produzione capitalistico. Questa capacità si _chiama Calvino e puritanesimo. Quando vedo gli italiani abbandonare lietamente la proporzionale, io mi limito a dire: Bad,Lte, voialtri non lasciate soltanto un sistema elettorale, non risolvete solo una questione di opportunità, come dice !'on. Orlando. Voi sacrifiçate, o gettate via, uno strumento cli educazione moderna, che potrebbe, a lungo andare, avvicinarvi alle democrazie moderne, e che comunque testimonia de!Le vostre volontà di imitarle. Padronissimi cli gettarle via, ma riconoscetene almeno il valore. Quanto a me, posso anche arrivare a persuadermi che il popolo italiano non può reggersi con il regime dei partiti, cioè con la proporzionale combinata con il suffrag-io universale. Ma allora non cercherò di tirare un pietoso velo sull'incapacità degli italiani ad essere moderni, non darò da intendere che la democrazia fiorisce scitto il governo pat'E)rno,o che il regime plebiscitario sosti-· tuisce assai vantaggiosamente il regime dei partiti. Se dovrò abbandonare le posizioni e i dati delle democrazie moderne, non mi fermerò a clecantal'e nessuna mistificazione intermedia. Vi darò il «borbonismo" integrale, e vi dirò: questo è il regime adatto per il popolo italiano. Faremo insieme una revisione generale: prima cli tutto, faremo un inventario del Risorgimento, e liquideremo parecchie glorie nazionali. Io sarò disposto a lavorare per la restaurazione di chi è stato cacciato ingiustamente. Vi farò l'elogio del Regno dei Lazzari. Anche questo può essere un gran regno, purchè ci sia la sincerità magnanima di Re Nasone, e si sappiano valutare bene gli espedienti tecnici del governo lazzarone. sco, senza fisime di modernità, senza cercare di gabbare il mondo con il collegio unico e la scheda di stato. Vi dò appuntamento di qui a cinquanta anni. O governerete con la proporzionale, con il suffragio, corredati dal mandato revocabile, dal referendum, e da tutti gli istrumenti della democrazia diretta e del regime dei partiti - o governerete col polizzino pasquale della Santa Confessione e della Santa Comunione, rilasciato dal parroco a fini di stato. GIOVANNIANSALDO. <;iudizi sul .)/aziona/fascismo u Gionialist.a per len1,pera111eiito e storico per alta preparazione colt1irale, il Sah;atore/ti ha, si può dzre, u: tro-i:~l?,, una forma di articolo, dove q11-estedue q11al1ta, che paiono contradditorie si fondono in maniera perfetta .. Questo 110/u.m/ ne è una pro--Ja. Fi son raccolti, Con dei titoli che sono 11ccoancora '"r,:i·va e agitala. degli avve,dmenli recenti, parecchi dei moltisshni articoli, sc1'ilti dal Salw,toreUi sulla Stampa, sul Tempo e altro• ·se: e q11esto dà, anche oggi, al libro tutte le attralti7!e, che s~io proprie della materia , palpi. tanti di att1,alita ,. Nla, allra-vesro quesli com• mentarii fugaci al fatto del giorno, si rh.,1ela una unità grandissintll. di -visione, 111uz rispondenza completa tra le -;,•arieparli, cronologicaniente anche distanti, del libro,. (Milano, ),L Fornr,, Il Secolo, 21 giugno). < I due -vol,imi di Luigi Salva torelli e di .Ha• rio Vinciguerra hanno il pregio di trasportare su, u.n_piano _di ?isione ~t.orica e di indagi11e psicolo1;1caobb1el/1va la cr1t1ca elaborata dai liberali sul fascismo ,. Piac<:nr..a, Il n~w,:o ~ionia/e, popolare, 1° luglio). • :·· la conszderazzone essenziale che ci su1:• genscono que~ti due sag1;i di critica riflette Ja posizione stanca singolare lit cui i due autori si tro·mno di fronte a/l'ar![Omento studiato. La cultura e la preparazione sentimentale di I.11i1;i Sah'atorelli e di .\lario Vinciguerra è .se11z'altro antida11111wzia11a e a11tiretorica •. (l?it-ista di .\Jila110 1 giugno). CO DIALOGHI VENEZIANI loi~a[[io òella~enia trioni a te CANDIDO.- In questi giorni, di fronte alle mie petulaJ1ti richieste, Yi siete accuratamente schernito dal discutere le molte cose che si sono dette i11to1110al progetto di legge elettorale. Ora vi siete fatto sfuggire la coniessione che nelle prossime elezioni non andrete a Yotare. Permettetemi di conclude.re per conto mio che un giucliz-io 1 'aYete così già pronunziato, ed un giudizio graYe, perchè io so che in altre circostanr~ nou avreste schiYato tu1 do\·ere, sia pure difficile. PocoCURANTE. - Voi siete, al solito, un furbo, che si diletta a fa.re il processo alle intenzioni. ìYia allora, mio caro « loico » i proseguite la vostra indagine: il giudizio c'è, ma intende di tenersi 1ontru10da] fatto contingente della legge, fatta com'è o altrimenti. Non giudico questo progetto, non ne avrei giudicato un altro: giudico vano ogni giudizio, e non aYrei votato nemiche se fosse rimasta in piedi la legge Yecchia. CAXDIOO. - ì\Inoia Sansone con tutti i Filistei! PococURANTE.- ).. 7o. Vi prego di non fraintendere. ~on si tratta nè del piacere della Ycn<letta, nè dell'Achille sotto la- tenda: gesti che 11011 si confanno nè alla mia modesta. posizione di semplice cittadinÒ - man of the street, direbbero gl'Ing1esi -, nè sopratutto ai miei sentimenti. i\Ia il voto è la più atta espressione della mia personalità di cittadino, e richiede da parte mia un esan1e di coscienza. Ora la mia coscienza mi vieta cli fare dei «deputati•, finchè il Parlamento è di fatto soppresso. Non posso contribuire atth-amente a perpetuare l'equivoco di una far- . ma n10ta cli conteuuto. La rinunzia che io faccio al mio diritto di voto non ~ dispetto, desiderio cli Yendetta o disinteressamento egoista; ma la più grande concessione e insieme il più grande sacrificio personalei che possa fare a coloro che detengono il potere, ma non si sono guadagnata la mia fiducia. Io dico loro: - Quantunque sia condnto che 11011posso anelare cl 'accordo con voi, concedo che potrei anche essere io ad ingannarmi. Fatevi dunque la vostra Camera senza Parlamento. Io non vi molesterò menomamente. CAxnrno. - Ricordatevi però che il presente regime ecl i suoi simpatizzanti partono dalla premessa della necessità della lotta all'ultimo sangue contro il parlamentarismo, anche se al Parlamento coglie qnakhe botta di straforo. La nuova Camera sarebbe un Parlamento senza parlamentarisn10, un Parlamento petietto. J->erottenere questo frutto si potrebbe quindi passare anche attrm:erso elezioni a rime obbligate. PococcnAX'TE.- Sì, questo è, in termini familiari, il pensiero fascista. Esso è però doppiamente erroneo. In pri1nis voi sapete il mio pensiero sul cosidetto parlamentarismo. Ne parlammo qualche settimana fa. Tutti i parlamenti hanno del parlamentarismo; ma il parlamentarismo non ba bisogno assoltito dei parlamenti, vive anche se11r... 'l di questi. Con altro nome c'è stato il parlaJneutarismo di Corte, plima dei regimi costituzionali, ai quali certamente il parlamentarismo sopravviverà sotto chi sa quale altro nome. Se 11011 che il « parlamentarismo parlamentare » ha un limite ed un controllo precisamente nelle libertà costituzionali e nella libera discussione in Parlamento, l'altro parlamentarismo è illimitato, incontrollabile e traditore. La 26a Le~ gislatura è un morto che parla; ma il parlamentarismo è vivo e vegeto che è un amore. AYete seguito un po' le vicende del processo della Società Paludi pontine contro Giovanni Preziosi e seguenti polemiche Pantaleoni-Bazzi? C'è da prendere tu1a indigestione di parlamentarismo. Il secondo errore è alla radice della mentalità fascista, e quindi, come tutti gli errori psicologici, è incorreggibile. A che pro il fascismo domanda i 1 suffragio della nazione? Se esso ha coscienza di avere iniziato un ordine nuovo, contro il regime democratico-parlamentare, se esso pensa, come dice. che cr la. rivoluzione è in marcia,, si sviluppa, è al secondo, terzo, quarto tempo, ed allora perchè questa mésalliance con i Yccchi ordini corrotti, perchè questo arrampicarsi affannoso, a pochi mesi cli distanza dalla 111.arcia su Roma, per le scale cli :Montecitorio? Perchè questa figura cli pm·'Ven.u.s in caccia della signorina con qualche pretensione genealogica e con qualche magagna? Il male i:, romc Yi dicevo, alle radici, ed è stato involontariamente cliagnoslicato dal loro capo in quel tale articolo sulla forza e sul consenso. Se il goYerno prese11tc potesse dire senza ambagi : - '.\Toi<lel Yostro consenso 11011abbiamo bisogno, poichl! poggiamo sulla nostra forza; allora si troverebbe in una condizione più netla esso e il Paese, e sarebbe tanto di guadagnato per tutti e due. l\Ia ~\Jussolini pensa di conte·m• perare 1a forza col consenso, come ha spiegato al Senalo, ~ queslo I: assurdo. Egli non sa dire: - O forza o consenso; ma ha bisogno di forza e consenso; il che costituisce una posizione equivoca e precaria e:, qu(:I chit· peggio, tra·clisce una tara intima. E' una forma di ne\·rnstcnia, dn. cui sono affetti alcuni uomini che giungono al poiC'lc in certe rlcterminatc circoslanr,e storiche e psicologiche, e che, da un esempio caratte1istico, si potrebbe chiamare la u nevrastenia neroniana ,. Lo slato di spirito paradossale del mussolinisrno è questo: Kel momento in cui si fa il gesto forte avere davanti a sè una platea plandente. Dtte braccia piegate intorbidano la vista. CA:-lDIDO. - In questo - scusate se v'interrompo nell'analisi psicologica ~ c,è la cattiva influenza dell'estetismo di bassa lega della letteratura mediocre di questi nltimi tempi. Kon vi pare che Mussolini ci avrebbe guadagnato sen,_.,, l'iu-fluenza di Marinetti? PococURAN'!E.- Perchè 110? E' una osservazione che ba il suo valore, ma sempre come considerazione secondaria. Del resto riparleremo foi-- se un'altra volta su questo interessante argomento delle influenze letterarie negli ultimi avvenin1enti. Ora mi pre1ne, per non farvi perdere troppo tempo con le mie chiacchiere, di trarre 1a conseguenza delle osservazioni precedenti. Si tratta di un dissidio di mentalità,' quindi incolmabile. Liberalismo e fascismo parlano dne lingue diverse: metterli insieme, anche con buone intenzioni, significa rifare il tentativo de11a Torre di Babele. Il fascismo abbia la forza d'animo di acquistare piena coscienza del proprio essere. Il governo dittatotiale si regge giorno per giorno sttl filo della proj)ria spada. Ogni tentativo di con.temjJerare forza e consenso è una déJaillance, di cui gli avversari hanno il diritto di prevalersi. Il go\·erno dittatoriale, per 1'intima sua essenza, è costretto a contare semplicemente sui propri muscoli : è il destipo del cltr,!Jn. Un secondo cli capogiro segna la fine della propria fama di giocoliere e in pari tempo della propria esistenza. Una elezione, preparata inevitabilmente su questo terreno (e basta considerare come si stanno facendo quelie a1nministrative) nè legalizza nè rafforza. Nel marzo scorso Stambuliski, per avere un Parlamento ancora più ammaestrato, fece le elezioni ed ebbe un consenso strepitoso. Oggi, tre mesi dopo, Stambuliski e il suo regime sono un ricordo. Il consenso si guadagna non si estorce: è questa la semplice e grande verità che :I fascismo bisogna ancora che imparii e sarà forse un bene che si faccia da sè la sua esperienza. Ogni offerta d'aiuto, data la sua mentalità chiusa, gli dru·ebbe ombra. • D'altra parte 11011mi spiego perchè i partiti avauzatii diciamo così, rivoluzionari, si facciano tanto paladini dell'ordine costituzionale. E' una specie di trii1cea già belle e fatta, ed essi pensano, al solito, che ciò è comodo? Se è cosl, non è glorioso per essi. I partiti avanzati devono essere pronti ad accettare subito la lotta su qualsiasi terreno. E' una pigrizia pianta.re ~ piedi su di unoi perchè più piallo, e non Y0· lerne uscire. Se \·eramente si sentissero ri'vol1.v zionari, gioirebbero di uno strappo fatto alle tradizioni e della. dimostrazione pratica che ciò si può fare senza molta difficoltà e dei precedeI]ti offerti da un goYerno, che ancora pratica il Quiiina1e. AUDITOR TANTU:'-II. PIERO 60BETTI - Editar~ TORINO - Uia XX Sellembre, 60 LUIGI SALVATORELLI NAZIONALFASCISMO 1 Yolume di 200 pagine L. 7,50 <;iudizi della stampa « Luigi Sal'Vaforelli ha il grande merito d.i aver l'icondotto I.a storia del fascismo 11d1ma a,ialisi di c~ti so_ciali. Più ~on.seguente e più rigorosa degli altri osservaton.. del fascismo euli hci con, dotto fino in fondo il processo alla piccola borghesia 11. (G. Ansaldo, Genova, Il la·,1oro, 3 giugno). a SalvatoreUi è lo scrittore della coeren.za, che sa portare nella polemica pratica la solidità di u.na coscienza storica matzira, anche se accessibile al p1ibblico. Questo s1io saua-io 11arrà certamente a chiarire le confll,se id;/ che dominano nella situazione att11ale ». (Ronia, L'Azione, 3 giugno 1923). • Un saggio completo di critica serena e obbiettiva al fascismo, (Il Mond.o, 3r JUaggio 1923). a A nessuno sjuggircì la singolare importanza dì questa opera che è la prima critica organica del fascismo, scritta da una mente storica di p-rim'ordi11e e condotta con la serenità e la finezza di un osservatore am.abilmente ironico e scettico 'Verso tutti i progettismi e i dogmatismi ideologici•· (Roma, Studi politici, maggio). e Si tratta di 1~n esm,ie originale del problenia del fascismo, scritto da uno dei pochi giornalist; seri e preparati d'Italia, ' (Torino, Tempi N11ovi, 26 maggio). . , Si _p11bprevedere che chi1111q11evoglia d'or innanzi occu.pa.rs1.del fascismo non potrà non te11e_rconto dei ns11ltaU ai quali il Salvatoretli è g111nto 11. (Onstm\'1min Tempi .\'uovi, 9 giugno). e ... nell'opera quotidiana precisa, lineare a11• stera per le posizioni finemente dogmaticl,e o g~rb~tan_,ente ~celtiche, pote'Vano cercarsi i capitoli di "'.' Ltbr_o, poichè nell'adesione critica agli_ a'Vvenimenti si svolgeva ini_vterrotto 1u1 rag_1onam.entospassionato e originale, capace di alt1ngere la realtà aj>punto mentre contemplava sfìd_11c10tole 1deologze e le ill1'sioni dei troppi -vicini osservatori. Nazion.a1fascismo storia del doP.o.[[uerra, risulta da questa ascesi' di coerenza pol1t1ca •· (Torino, La Stampa, 27 giugno).

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