La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 21 - 3-10 luglio 1923

CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\NflLE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamentoper il 1923(con diritto agli arretrati) L. 20 • Estero L. 30 - Sostenitore L. l00 - Un numero L. 0,.50 IL MARTEDÌ Anno II ~ N. 21 - 3-rn Luglio 1923 .Numero d.edioa:to a11a rii:orma e1ettora.1e. SO},{ MAR I O: G. ANSALDO: O la 1>ro11orzionaleo il 1101izzinodel parroco. - Audi tor tantum: Lo spaccio della he•tia trionfante. - .\.. )ioNTJ • P. GonE'M'1: La proporzionale in lfalia ntl dopo g-nerra, - Agricola: Il progetto Acerbo. OLAPROPORZIONALE Il POUZZIDNEO•LPARROCO Ho voluto, per scrupolo, seguire il consiglio di Gobetti, e rileggere certi articoli dell'Unità del 1919 per riattaccarvi questa nostra difesa della proporzionale di oggi. Disastro. Mai così chiaro mi è venuto in mente questo: tutto il regime unitario, dal '60 in poi, è il regime della noia. Più un Ministro fu tale da essere dichiarato grande da noi « quattro malinconici", più fu noioso per l'immensa maggioranza degli italiani. Pare di assistere alla lotta di un comitato di pedanti, di una setta di pedagoghi, contro tutto un popolo che vuole mettersi un po' la camicia nera, un po' la crunicia rossa. E' difficile trovare in u,n paese moderno tre uomini di ·atteggiamento pedagogico cosi pronunciato come Giustino Fortunato, Salvemini, Einaudi. La loro sola presenza è una provocazione per il buon popolo. Nel 1919, i pedanti e i pedagoghi che sos1,e,nevano la proporzionale si preoccupavano: o della «giustizia" nella distribuzione dei seggi alla Camera, o del migliore reclutamento del personale parlamentare. Qualcuno polemizzando contro l'on. Orlando (il quale aveva dichiarato che si trattava di una semplice « questione di opportunità»), si compiaceva di presentare la propor- ;;:ionale come l'inizio del regime di democrazia diretta, cui sarebbero necessariamente -seguiti gli istituti del mandato revocabile, della opposizione locale, del referendwn. Nessuno · si preoccupava della fatica - fatica di serietà, fatica di passione, fatica di disciplina -- che la riforma imponeva al buon popolo. Il disegno di quei valentuomini era chiarissimo. Essi volevano togliere al povero popolo anche l'ultimo rimasuglio di regime borbonico: le grandi sagre elettorali, la possibilità di votare per qualunque emulo del Deputé d'Arçis o dell'Onorevole de Campodarsego, Leluminarie nel capoluogo del collegio, sopratutto il diritto di ·essere ministeriali nati, di votare per De Bellis, di offrire pranzi trionfali a Facta, di farsi bastonare dai mazzieri. Ora, a tutti i diritti rinunceranno gli italiani, fuorchè a quello di essere lazzaroni: e la setta dei pedagoghi volle togliere a loro l'ultima forma di lazzaronismo pittoresco: quello elettorale. Il suffragio universale e la proporzionale furono - anche in questo - il coronamento degno di un coloss&le sforzo p&r fondare il regime della noia. Credete che queste siano cose ché un popolo se le dimentica? L' □ rr □ re per la "macchina,, dei partiti Il grande partito moderno ha fatto paura ai borghesi italiani. Il tòno con cui il Senatore Albertini parla sul Corriere dei «grandi partiti di masse» è deliziosamente provinciale, stile Italietta di Umberto I. 1 partiti di masse - cioè i partiti, tout bonnement, perchè i partiti senza masse esistono solo sulle intestazioni della carta da lettere - sembrano attraverso le obiurgazioni del Corriere, 'dei Leviatani crudeli, che stntolano il cittadino «che possi~de un po' di senso critico,, (e lo dimostra leggendo fedelmente il Corriere). Questo orrore è in realtà diffusissimo. L'esistenza di una «macchina,, del partito, l' autorità di _un personaggio extra-parlamentare _che,. m qualità di Segretario può porre dei veti ad una combinazione ministeriale, l'esist.enza dei «quadri,, di organizzatori e di propagandisti di professione, tutti questi fatti assolutamente normali e éoITenti in Nord America o in Germania hanno s~scitato fra gli.« honoratiores.», gli ,« ottimati ,, e i «capaci» italiani scandalo infinito. Si sarebbe detto, a sentire certe loro lamentazioni, che davvero il regime delle democrazie parlamentari sia quello dove il cittadino, prima di andare a votare « per- riconoscere il più capace,, fa coscienziosamente il suo giro nei coniizi elettorali, pesa e soppesa i meriti dei candidati, e dopo una saggia meditazione, dà il voto. Questa è roba da libri di lettura: oppure è roba dei tempi, in cui la scheda si chiamava « viglietto" o « bullettino di voto», e lo scrutinio si chiamava « squittinio "· Oggi, nelle grandi democrazie straniere, le «macchine" elettorali dei partiti hanno una rigidità, le campagne si fanno con una propaganda tambureggiante di .cui, noi, in Italia, abbiamo appena avuto i primi saggi. Io non vi do esempi: andateveli a cercare if1 Ostrogorsky o in Max Vì'eber. Anzi, andateveli a cercare nella vita della Germania moderna, dove assolutamente nessuno è scandalizzato per l'autorità dispotica, entro e fuori· il Reichstag o i Landtag, delle varie Partcivorstand, o Direzioni generali dei partiti. La Germania si incammina a diventare la più grande democrazia _moderna, appunto per questo: che una percentuale fortissima di cittadini tedeschi è inquadrata in vasti partiti, che portano in sè la democrazia anche quando la negano, che sono, per la loro organizzazione, una educazione alla democrazia anche qw;mdo inseriscono nel loro programma la guerra alla repubblica di Ebert. La socialdemo- • crazia ha fatto scuola, nei sistemi di arruolamento e in tutto il resto. Per quanto riguarda l'azione parlamentare dei partiti, ogni crisi ministeriale del Reich o di uno stato federale si svolge precisamente con quegli interventi diretti delle Direzioni dei Partiti, che in Italia sono sembrate orrori. Io ho seguito da vicino a due crisi prussiane, quella del gabinetto Stegerwald e del gabinetto Severing: nessuno, vi assicuro, sentiva per i veli delle Direzioni dei Partiti quel vomito, che il Senatore Albertini ha provato per la combinazione Giolitti (estate 1921): così forte, che non se n'è ancora rimesso adesso. Tenete dietro alle cronache dell'ultima crisi del gabinetto Sassone, combattuta a colpi di ordini del giorno e di mozioni da parte delle Direzioni dei Partiti, e troverete le più recenti conferme di questo fatto: la vita politica delle democrazie moderne è dominata dalla «macchina" del partito, che fa in basso la coscrizione degli elettori, sceglie i suoi mandatarii in parlamento, li dirige attraverso il gruppo parlamentare, li infrena con la neutralità del mandato, e li impiega talora come ministri, in un gabinetto che è - sempre - di coalizione. Il dispiacere di non pater essere ministeriali L'onore contro la «macchina" dei partiti era solo un episodio, nell'angustia più grande, più plebea degli Haliani: quella di non possedere i candidati ministeriali. Il congegno della proporzionale amme.tte ,certo gli interventi delle prefetture, ma non così efficaci e squisiti come il collegio uninominale e il fatto che la proporzionale era discretamente sincera, senza premi i per le maggioranze, toglieva modo al governo di formare liste dichiarata.mente ministeriali, perchè molti candidati preferivano correre l'alea per conto loro: facevan certi lor calcoli, e· concludevano sempre: «No, no, è meglio che si facciano due o tre liste, democratiche, liberali, àncora, bandiera, ecc.: c'è più probabilità"· Ma 'il buon popolo restava sconcertato da questa mancanza di candidati ministeriali, designati con le, debite forme dalle prefetture. L'assenbeismo del 1919 è derivato principalmente da questa cosa mostruosa. Non si sapeva quali liste appoggiasse Nitti! Le prime elezioni libere, dalla costituzione 01a e del regno in poi, sono state perciò marcale di infamia. Non si perdonò a Nitti di non aver «fatto» le elezioni. Ohibò! Nel 1921, seconda prova, i Blocchi Nazionali hanno cercato di rimediare alla deficienza organica della legge: ma sempre c'erano dei ministeriali « extra moenia ", i popolari, i Combatt.enti, gli autonomi. Il ministerialismo si presentava con bo!li diversi, ancòrn: e gli italiani ne erano disgustati. La volontà del popolo italiano, il /aut la solliciter, come il vecchio Rénan diceva che bisogna fare coi testi. Guai ai ministri che lo dimentican-0! I due asp1dli della ribellione Collegio uninominale e sagre Il suffragio universale e la proporzionale, insieme combinati, tendevano a sottoporre gli italiani al regime cfella democrazia diretta e dei parti ti : regime non lazzaronesco, rion allegro, non provinciale, non pa1.riarcale e non buon compagnone. Esso ha pesato sugli italiani. Di quì la ribellione. Ribellione che assume due aspetti. Il primo è quello della nostalgia per il suffragio ristretto (p. e. Albertini) e per iì ~ollegio uninominale (p. e. Orlando): uno e l'altro intesi come strumenti del governo paterno. Il collegio uninominale, in particolar modo, ha avuto l'omaggio di infiniti rimpianti. Tutti i borghesi « dotati di 'spirito critico", spaventati dalle macchin0c dei partiti, hanno rimpianto Giolitti, che procedeva caso per ca.so nella sua politica elettorale, dava talvolta delle ,indicazioni palesi, delle patenti di ministerialismo: •tal'altra 'perme.tteva la coquetlerie di una blanda opposizione di principio (!), conce: deva loro, passista della poìitica, la dilettazione elettorale: cioè accordava il massimo delle loro richieste. Anche con Gioli.tti, tutti gli italiani soddisfacevano, in fondo, il loro desiderio di essere ministeriali: ma con la foglia di fico. Oggi, molti dei critici del progetto Acerbo, sono critici appunto per questo: che la listona dei 356 nomi vuol dire i! ministerialismo pacchiano, svergognato, senza foglia di fico; e così, veramente, non istà bene. Qui si esauriscono tutte le ragioni della loro eritica: la cui miseria è espressa dalle frasi correnti che l'on. Mussolini deve mantenersi sul terreno della legalità, che la loro. critica vuole essere collaboratrice, ecc. Il secondo aspetto è costituito dalla affluenza alle sagre, alle baldorie settimanali, fiorenti a cura del governo in tutte le regioni d'Italia. La dimostrazione in piazza la si fa e la si intende come uno strumento di regime plebiscitario, infinita.mente più divertente, più buon compagnone del monotono suffagio universale complicato con la proporzionale. Ogni sagra è una protesta contro l'esistenza di partiti diversi e contr.astanti, è una specie di sciopero dalla lotta politica., è una vacanza. Anzi, tutto il regime plebiscitario è una allegra vacanza, una rivincita contro , la setta dei pedagogl1i, contro il regno della noia, contro il suf(ragio universale e la proporzionale che ne sono state il coronamento. La ribellione al suffragio e alla proporzionale si risolve in una nostalgia di governo paterno e di regime plebiscitario, variamente combinati, e in cui tutti si trovano d'accordò: demiurghi della politica casalinga e folle imbonite dal sole. Il progetta flcerb □ e il ministerialism □ di Michelacci □ Il progetto Acerbo tiene ben conto di questo umore da Michelaccio.· Esso dice in sostanza agli elettori: « Ecco qui una lista di 356 nomi. Voi ci trovate dentro uomini che conoscete, della vostra provincia: non dovete preoccuparvi di programmi, di partiti, di niente. Sono tutti amici, del governo, e tanto basta. Votate questa, liste!.,e per tre o quattro anni non vi seccheremo più ». Discorso cui gli italiani non sanno resirJere. Il carattere della riforma è appunto questo: la ricomparsa trionfante dei candidati ministeriali. Grazie al premio e superpremio della lista di maggioranza, il governo potrà arruolare un cospicuo numero di candidati dichiaratamente ministeriali. Bollati e auienticati come ministeriali. Messi in riga, tutti e 356, con un cartellino come quello degli orbi, alla porta delle chiese: « :1-Iinisteriale "· E sotto la firma del medico e la marca da bollo. Gli italiani volevano questo. Adesso, col progetto Acerbo, non più le confusioni del '19 e del '21. Il ministerialismo ha un bollettino unico e ufficiale, suddiviso in tante ruote, proprio come le estrazioni del gioco del lotto. Finalmente ! La riforma restituisce agli italiani il modo di fare il proprio dovere elettorale « tuto, cito, iucunde "· La liberazione è innegabile. Vantaggi per i candidati: dispensa dall'arruolamento in un partito, e delle conseguenti noie: (omaggi - sia pure di maniera - a un programma, ecc.) dispensa dal ripiego, altrimenti inevitabile, di fondare un nuovo partito o movimento o lega, con sezioni in tutto· un vasto collegio (Partito Lavorista, del Lavoro, de-i Contadini, Combattenti, Autonomi, ecc.). Un an-uolamento solo, definitivo: quello nella maggioranza. Vantaggi per gli elettori : Nessuna adesione - neppure formale e d'occasione - a un partito: ;,essnn sforzo, sia pure appena rudimentale, per scegliere fra le varie concezioni dello stai.o e della politica implicite nei varii partiti: i programmi alla spazzatura, in omaggio alla «spregiudicatezza" e al « buon senso" degli italiani. Contrariamente alle insinuazioni degli oppositori, il nuovo sistema elettorale non è affatto complicato. Tutti i suoi computi di quozienti nazionali e regionali potranno renderlo complicato per i Consiglieri della Corte di Appello di Roma: ma il fatto che c'è una lista ministeriale, lo rende semplicissimo per tutti gli elettori del regno. Michelaccio è contento. LI' frat□ cchierir democratiche e il vivai □ dei miliardi Sotto la macchina del partito, sotto il controllo delle direzioni e tutte le brutalità dell'arruulamento reclamistico, c'è un elemento essenziale: ed è la volontarietà - vera o supposta -- dell'iscrizione e della permanenza nel partito. Quando i borghesi « dotati di spirito critico " fanno smorfie di disprezzo per il «bestiame elettorale » dei partiti di masse, non si avveggono che questo bestiame ha una superiorità etica immensa su di essi, perchè ha la convinzione di aver aderito volontariamente a un programma di rigenerazione del mondo, ad una grande federazione dei dolori e delle speranze. Questa adesione volontaria di migliaia e migliaia di illusi da propagande evangeliche o di ubriacati da discorsi incendiari a un « progranuna ", è l'atto di nascita di altrettante migliaia di ci.ttadini. Nessuna adesione al governo paterno, nessuna adesione al regime plebiscitario avranno questo intimo, nobile suggello della volontarietà, dato solo dal partito. Un governo paterno o un regime plebiscitario potranno addurre a loro trionfo folle di dimostranti o interminabili cifre di scrutinii elettorali: ma quelle folle, quelle cifre sono semplicemente un risultato meccanico di certi artifizi di governo: non decidono niente, non provano niente, sopratutto non sono in nessun modo la decisione di alcuna lotta, la affermazione di alcuna conquista:Sono un risultato me.ccanico: non una modificazione organica. Venuti meno, per vecchiezza o per esaurimento degli arte. fìci, quegli artifizi di governo, le folle ricadono al punto di partenza, le cifre si scompongono nei vecchi fattori delle vecchie frazioni.

86 Il governo paterno e il regime plebiscitario sono fratocchierie democratiche. E' perfettamente possibile combinare i due «aurei libreUi ", i Doveri dell'Uomo e il Contratto Sociale, con il metodo giolittiano o con il metodo mussoliniano di reggere l'Italia. Non c'è nessuna contraddizione. Ma noi non siamo per la democrazia che si riassume nell'eguaglianza dei diritti, dei doveri e della puzza cli piedi. Non circondiamo di nessun timore riYerenziale la onesta povertà dei fìlosofì o degli apostoli. In America, il povero diavolo, quando gli puzzano i piedi, non fa mica un discorso suJ sacro lavoro umano: no, no, se ne va spontaneamente nel vagone riservato ai suclicwni. La democrazia moderna è un vivaio cli milionari che si appassionano alle contro• versie dei Chrisiian Scientists e delle sette del New-Thouqht. Riconoscimento a tutti anche ai poveri diavoli, di sosienere in pien~ sincerità e spontaneità ciò che essi ritenaono giusto, di loLtare per consegui1,e ciò ~ui si credono chiamati, di prornre con cli.retta esperienza ciò che giace in loro, cli offrire ad ognuno la possibilità cli diventare clei milionari dopo essere stati dei comunisti, cli diventar.e dei saggi dopo la sazietà della vittoria mondana. Le grandi democraz•ic moderne non vogliono dei bramini che « stanno al difuori dei partiti di masse». perchè non sanno cosa farsene della morale cli Renzo, divulgata a cura cli Ettore Janni. I partiti, e il regime di partiti, fondati su una volontarietà - vera o supposta _ di reclutamento, non si esauriscono, cari signori, nei comizi sotto il calor del sole. C'è un vigor di vita, che vi sfugg,e: e dove voi vedete sol,;.:,.ntouna congiura di demagoghi m cravatta rossa, o in abito talare, ·noi abbiamo veduto di più: il primo esperimento -:- froebeliano! - di un popolo di gingillim troppo saggi, troppo senninodoro, troppo «moderati", che finalmente ebbero il coraggio di cercare l'avvenire, la fortuna, il saccheggio, quel che volete, non più nelle promesse lasciaLe cadere dall'alto da un c:andidato ministeriale, ma nella palingenesi più o meno stolta di un partito cui avevano aderito volontariamente. Noi siamo stati per il suffragio universale e per la proporzionale, perchè essi costringono un numero sempre più vasto di italiani ad un atto volontario di adesione ad un partito, ad un programma, ad una di quelle che si chiamano ubriacature. Li educano a non es. sere più- i Michelacci del ministerialismo. i\'oi abbiamo rivendicato, anche per gli italiani, il diritto di essere reazionari e sovversivi., socialisti e clericali, in gran numero, a larghe masse, con tutto il fervore e l'intransigenza che fermentano nella collettività dei partiti: abbiamo rivendicato agli italiani il coraggio dell'errore, dell'illusione, del fanatismo, e il loro diritto di non attendere più da un Presidente «sedentario" o da un Presidente «dinamico", da un esperto del governo paterno o del regime plebiscita.rio, la sagge1.\za del minister,ialismo unanime e poltrone. l,a nostra difasa d1dla proporzionale La nostra difesa della proporzionale si imposta così: ricerca e costruzione autonome di un ideale statale, abolizione di tutto il ridicolo « bene fatto per forza" dalle Donne Prassecli della politica casalinga, via libera alla lotta politica, appello a tutti i contrasti che µ-li uomini cli governo poltroni chiamano, nei loro discorsi, «fastidi"· La nostra difesa si inquadra in 'una concezione calvinistica della democrazia, che annui.Ecc gioiosamente allo sviluppo capitalistico e alla rivolta proletaria, e si compiace se attraverso le predicazioni dei propagandisti delle "macchine" dei « partili ,, attraverso l'adesione volo.ntaristica delle masse, attraverso la lotta che ne risulta e alla delusione feconda, un numero sempre più largo di uùmini potrà avvicinarsi ad attuare il grande insegnamento di Giovanni Calvino, lù spirito animatore delle democrazie guerriere e conquistatrici: che la rinuncia non è una virtù, che la ricchezza e il benessere Y)no le testimonianze della grazia. Xaturalmente, non ci interessa affatto la rlife~a della proporzionale come sistema elettorale giusto od equo: tanto meno ci preoccupa conoscere se la riforma Acerbo contrasta o no allo Statuto, e simili. Riconosciamù che anche questi motivi vanno toccati, ma lasciamo questo compito all'on. 'I'urati, o alla .4.s.sociazione proporzionali.sta Milanese, e ai signori che hanno firmato la petizione proporzionalista alla Camera. Questi sforzi, a nostro avviso, sono però cacheltici. Chi in politica parla di «giustizia,, elettorale, sempre sarà ridotto al silenzio con la risposta della «necessità" del governo: e chi concepisce la proporzionale come un mezzo per assicurare l'armonia, l'ordine e la belle o-rdrmnanu dello stato, clovrà tacere, dinanzi a chi gli adduce questi risultati, più facilmente raggiunti cogli espedienti dèl µ-oyerno paterno e del re,gime ple1JisC'ita1·in. L.-\ RIVOLUZIONE LIBERALE ;--/oiamiamo pone la proporzionale feroce come un rimorso, dinanzi a una borghesia c.he crede di essere modeirna perchè usa l'auto e va ai circuiti internazionali (ci vanno anche i ricchi persiani, e i venezuelani!) e dinanzi a un proletariato ansioso di scontare tre anni di scomposte 1ùa promettenti adesioni a partiti di masse, con l'accorrere festoso alle sagre elettorali, (e col ripiombare nell'attesa lazzaronesca dei benefici che un governo fatutto e svesciatutto promeUe loro. Sì, la proporzionale è un rimorso. Questo popolo, che si vanta v1ncitore e modernissimo, che sogna primati industriali e guerrieri, non è stato capace di reggersi col regime dei partiti, con lo strumento della proporzionale. Non è all'altezza delle democrazie moderne, per cui la proporzionale. è, e deve essere, quello che l'uso della tastiera è per la dattilografa. L'abbandono della proporzionale è una bocciatura bell'e buona del popolo italiano. E la proporzionale resta là, all'orizzonte òella nostra vita politica, come un esame che non abbiamo superato e che dovremo ancora affrontare. Dichiarazioni personali Ho nominato Calvino, ho arrischiato i due ardui termini di democrazia calvinista. Qualcuno potrebbe chiedermi, se proprio, col cuore, io ami i modelli di America e di Germania, se proprio mi lusinghi la concezione puritana della vita e della politica. Le mie preferenze non c'entrano. La proporzionale, strumento del vegime dei partiti, ha dei legami ben intimi con la capacità di un popolo a sopportare l'armatura del regime di produzione capitalistico. Questa capacità si _chiama Calvino e puritanesimo. Quando vedo gli italiani abbandonare lietamente la proporzionale, io mi limito a dire: Bad,Lte, voialtri non lasciate soltanto un sistema elettorale, non risolvete solo una questione di opportunità, come dice !'on. Orlando. Voi sacrifiçate, o gettate via, uno strumento cli educazione moderna, che potrebbe, a lungo andare, avvicinarvi alle democrazie moderne, e che comunque testimonia de!Le vostre volontà di imitarle. Padronissimi cli gettarle via, ma riconoscetene almeno il valore. Quanto a me, posso anche arrivare a persuadermi che il popolo italiano non può reggersi con il regime dei partiti, cioè con la proporzionale combinata con il suffrag-io universale. Ma allora non cercherò di tirare un pietoso velo sull'incapacità degli italiani ad essere moderni, non darò da intendere che la democrazia fiorisce scitto il governo pat'E)rno,o che il regime plebiscitario sosti-· tuisce assai vantaggiosamente il regime dei partiti. Se dovrò abbandonare le posizioni e i dati delle democrazie moderne, non mi fermerò a clecantal'e nessuna mistificazione intermedia. Vi darò il «borbonismo" integrale, e vi dirò: questo è il regime adatto per il popolo italiano. Faremo insieme una revisione generale: prima cli tutto, faremo un inventario del Risorgimento, e liquideremo parecchie glorie nazionali. Io sarò disposto a lavorare per la restaurazione di chi è stato cacciato ingiustamente. Vi farò l'elogio del Regno dei Lazzari. Anche questo può essere un gran regno, purchè ci sia la sincerità magnanima di Re Nasone, e si sappiano valutare bene gli espedienti tecnici del governo lazzarone. sco, senza fisime di modernità, senza cercare di gabbare il mondo con il collegio unico e la scheda di stato. Vi dò appuntamento di qui a cinquanta anni. O governerete con la proporzionale, con il suffragio, corredati dal mandato revocabile, dal referendum, e da tutti gli istrumenti della democrazia diretta e del regime dei partiti - o governerete col polizzino pasquale della Santa Confessione e della Santa Comunione, rilasciato dal parroco a fini di stato. GIOVANNIANSALDO. <;iudizi sul .)/aziona/fascismo u Gionialist.a per len1,pera111eiito e storico per alta preparazione colt1irale, il Sah;atore/ti ha, si può dzre, u: tro-i:~l?,, una forma di articolo, dove q11-estedue q11al1ta, che paiono contradditorie si fondono in maniera perfetta .. Questo 110/u.m/ ne è una pro--Ja. Fi son raccolti, Con dei titoli che sono 11ccoancora '"r,:i·va e agitala. degli avve,dmenli recenti, parecchi dei moltisshni articoli, sc1'ilti dal Salw,toreUi sulla Stampa, sul Tempo e altro• ·se: e q11esto dà, anche oggi, al libro tutte le attralti7!e, che s~io proprie della materia , palpi. tanti di att1,alita ,. Nla, allra-vesro quesli com• mentarii fugaci al fatto del giorno, si rh.,1ela una unità grandissintll. di -visione, 111uz rispondenza completa tra le -;,•arieparli, cronologicaniente anche distanti, del libro,. (Milano, ),L Fornr,, Il Secolo, 21 giugno). < I due -vol,imi di Luigi Salva torelli e di .Ha• rio Vinciguerra hanno il pregio di trasportare su, u.n_piano _di ?isione ~t.orica e di indagi11e psicolo1;1caobb1el/1va la cr1t1ca elaborata dai liberali sul fascismo ,. Piac<:nr..a, Il n~w,:o ~ionia/e, popolare, 1° luglio). • :·· la conszderazzone essenziale che ci su1:• genscono que~ti due sag1;i di critica riflette Ja posizione stanca singolare lit cui i due autori si tro·mno di fronte a/l'ar![Omento studiato. La cultura e la preparazione sentimentale di I.11i1;i Sah'atorelli e di .\lario Vinciguerra è .se11z'altro antida11111wzia11a e a11tiretorica •. (l?it-ista di .\Jila110 1 giugno). CO DIALOGHI VENEZIANI loi~a[[io òella~enia trioni a te CANDIDO.- In questi giorni, di fronte alle mie petulaJ1ti richieste, Yi siete accuratamente schernito dal discutere le molte cose che si sono dette i11to1110al progetto di legge elettorale. Ora vi siete fatto sfuggire la coniessione che nelle prossime elezioni non andrete a Yotare. Permettetemi di conclude.re per conto mio che un giucliz-io 1 'aYete così già pronunziato, ed un giudizio graYe, perchè io so che in altre circostanr~ nou avreste schiYato tu1 do\·ere, sia pure difficile. PocoCURANTE. - Voi siete, al solito, un furbo, che si diletta a fa.re il processo alle intenzioni. ìYia allora, mio caro « loico » i proseguite la vostra indagine: il giudizio c'è, ma intende di tenersi 1ontru10da] fatto contingente della legge, fatta com'è o altrimenti. Non giudico questo progetto, non ne avrei giudicato un altro: giudico vano ogni giudizio, e non aYrei votato nemiche se fosse rimasta in piedi la legge Yecchia. CAXDIOO. - ì\Inoia Sansone con tutti i Filistei! PococURANTE.- ).. 7o. Vi prego di non fraintendere. ~on si tratta nè del piacere della Ycn<letta, nè dell'Achille sotto la- tenda: gesti che 11011 si confanno nè alla mia modesta. posizione di semplice cittadinÒ - man of the street, direbbero gl'Ing1esi -, nè sopratutto ai miei sentimenti. i\Ia il voto è la più atta espressione della mia personalità di cittadino, e richiede da parte mia un esan1e di coscienza. Ora la mia coscienza mi vieta cli fare dei «deputati•, finchè il Parlamento è di fatto soppresso. Non posso contribuire atth-amente a perpetuare l'equivoco di una far- . ma n10ta cli conteuuto. La rinunzia che io faccio al mio diritto di voto non ~ dispetto, desiderio cli Yendetta o disinteressamento egoista; ma la più grande concessione e insieme il più grande sacrificio personalei che possa fare a coloro che detengono il potere, ma non si sono guadagnata la mia fiducia. Io dico loro: - Quantunque sia condnto che 11011posso anelare cl 'accordo con voi, concedo che potrei anche essere io ad ingannarmi. Fatevi dunque la vostra Camera senza Parlamento. Io non vi molesterò menomamente. CAxnrno. - Ricordatevi però che il presente regime ecl i suoi simpatizzanti partono dalla premessa della necessità della lotta all'ultimo sangue contro il parlamentarismo, anche se al Parlamento coglie qnakhe botta di straforo. La nuova Camera sarebbe un Parlamento senza parlamentarisn10, un Parlamento petietto. J->erottenere questo frutto si potrebbe quindi passare anche attrm:erso elezioni a rime obbligate. PococcnAX'TE.- Sì, questo è, in termini familiari, il pensiero fascista. Esso è però doppiamente erroneo. In pri1nis voi sapete il mio pensiero sul cosidetto parlamentarismo. Ne parlammo qualche settimana fa. Tutti i parlamenti hanno del parlamentarismo; ma il parlamentarismo non ba bisogno assoltito dei parlamenti, vive anche se11r... 'l di questi. Con altro nome c'è stato il parlaJneutarismo di Corte, plima dei regimi costituzionali, ai quali certamente il parlamentarismo sopravviverà sotto chi sa quale altro nome. Se 11011 che il « parlamentarismo parlamentare » ha un limite ed un controllo precisamente nelle libertà costituzionali e nella libera discussione in Parlamento, l'altro parlamentarismo è illimitato, incontrollabile e traditore. La 26a Le~ gislatura è un morto che parla; ma il parlamentarismo è vivo e vegeto che è un amore. AYete seguito un po' le vicende del processo della Società Paludi pontine contro Giovanni Preziosi e seguenti polemiche Pantaleoni-Bazzi? C'è da prendere tu1a indigestione di parlamentarismo. Il secondo errore è alla radice della mentalità fascista, e quindi, come tutti gli errori psicologici, è incorreggibile. A che pro il fascismo domanda i 1 suffragio della nazione? Se esso ha coscienza di avere iniziato un ordine nuovo, contro il regime democratico-parlamentare, se esso pensa, come dice. che cr la. rivoluzione è in marcia,, si sviluppa, è al secondo, terzo, quarto tempo, ed allora perchè questa mésalliance con i Yccchi ordini corrotti, perchè questo arrampicarsi affannoso, a pochi mesi cli distanza dalla 111.arcia su Roma, per le scale cli :Montecitorio? Perchè questa figura cli pm·'Ven.u.s in caccia della signorina con qualche pretensione genealogica e con qualche magagna? Il male i:, romc Yi dicevo, alle radici, ed è stato involontariamente cliagnoslicato dal loro capo in quel tale articolo sulla forza e sul consenso. Se il goYerno prese11tc potesse dire senza ambagi : - '.\Toi<lel Yostro consenso 11011abbiamo bisogno, poichl! poggiamo sulla nostra forza; allora si troverebbe in una condizione più netla esso e il Paese, e sarebbe tanto di guadagnato per tutti e due. l\Ia ~\Jussolini pensa di conte·m• perare 1a forza col consenso, come ha spiegato al Senalo, ~ queslo I: assurdo. Egli non sa dire: - O forza o consenso; ma ha bisogno di forza e consenso; il che costituisce una posizione equivoca e precaria e:, qu(:I chit· peggio, tra·clisce una tara intima. E' una forma di ne\·rnstcnia, dn. cui sono affetti alcuni uomini che giungono al poiC'lc in certe rlcterminatc circoslanr,e storiche e psicologiche, e che, da un esempio caratte1istico, si potrebbe chiamare la u nevrastenia neroniana ,. Lo slato di spirito paradossale del mussolinisrno è questo: Kel momento in cui si fa il gesto forte avere davanti a sè una platea plandente. Dtte braccia piegate intorbidano la vista. CA:-lDIDO. - In questo - scusate se v'interrompo nell'analisi psicologica ~ c,è la cattiva influenza dell'estetismo di bassa lega della letteratura mediocre di questi nltimi tempi. Kon vi pare che Mussolini ci avrebbe guadagnato sen,_.,, l'iu-fluenza di Marinetti? PococURAN'!E.- Perchè 110? E' una osservazione che ba il suo valore, ma sempre come considerazione secondaria. Del resto riparleremo foi-- se un'altra volta su questo interessante argomento delle influenze letterarie negli ultimi avvenin1enti. Ora mi pre1ne, per non farvi perdere troppo tempo con le mie chiacchiere, di trarre 1a conseguenza delle osservazioni precedenti. Si tratta di un dissidio di mentalità,' quindi incolmabile. Liberalismo e fascismo parlano dne lingue diverse: metterli insieme, anche con buone intenzioni, significa rifare il tentativo de11a Torre di Babele. Il fascismo abbia la forza d'animo di acquistare piena coscienza del proprio essere. Il governo dittatotiale si regge giorno per giorno sttl filo della proj)ria spada. Ogni tentativo di con.temjJerare forza e consenso è una déJaillance, di cui gli avversari hanno il diritto di prevalersi. Il go\·erno dittatoriale, per 1'intima sua essenza, è costretto a contare semplicemente sui propri muscoli : è il destipo del cltr,!Jn. Un secondo cli capogiro segna la fine della propria fama di giocoliere e in pari tempo della propria esistenza. Una elezione, preparata inevitabilmente su questo terreno (e basta considerare come si stanno facendo quelie a1nministrative) nè legalizza nè rafforza. Nel marzo scorso Stambuliski, per avere un Parlamento ancora più ammaestrato, fece le elezioni ed ebbe un consenso strepitoso. Oggi, tre mesi dopo, Stambuliski e il suo regime sono un ricordo. Il consenso si guadagna non si estorce: è questa la semplice e grande verità che :I fascismo bisogna ancora che imparii e sarà forse un bene che si faccia da sè la sua esperienza. Ogni offerta d'aiuto, data la sua mentalità chiusa, gli dru·ebbe ombra. • D'altra parte 11011mi spiego perchè i partiti avauzatii diciamo così, rivoluzionari, si facciano tanto paladini dell'ordine costituzionale. E' una specie di trii1cea già belle e fatta, ed essi pensano, al solito, che ciò è comodo? Se è cosl, non è glorioso per essi. I partiti avanzati devono essere pronti ad accettare subito la lotta su qualsiasi terreno. E' una pigrizia pianta.re ~ piedi su di unoi perchè più piallo, e non Y0· lerne uscire. Se \·eramente si sentissero ri'vol1.v zionari, gioirebbero di uno strappo fatto alle tradizioni e della. dimostrazione pratica che ciò si può fare senza molta difficoltà e dei precedeI]ti offerti da un goYerno, che ancora pratica il Quiiina1e. AUDITOR TANTU:'-II. PIERO 60BETTI - Editar~ TORINO - Uia XX Sellembre, 60 LUIGI SALVATORELLI NAZIONALFASCISMO 1 Yolume di 200 pagine L. 7,50 <;iudizi della stampa « Luigi Sal'Vaforelli ha il grande merito d.i aver l'icondotto I.a storia del fascismo 11d1ma a,ialisi di c~ti so_ciali. Più ~on.seguente e più rigorosa degli altri osservaton.. del fascismo euli hci con, dotto fino in fondo il processo alla piccola borghesia 11. (G. Ansaldo, Genova, Il la·,1oro, 3 giugno). a SalvatoreUi è lo scrittore della coeren.za, che sa portare nella polemica pratica la solidità di u.na coscienza storica matzira, anche se accessibile al p1ibblico. Questo s1io saua-io 11arrà certamente a chiarire le confll,se id;/ che dominano nella situazione att11ale ». (Ronia, L'Azione, 3 giugno 1923). • Un saggio completo di critica serena e obbiettiva al fascismo, (Il Mond.o, 3r JUaggio 1923). a A nessuno sjuggircì la singolare importanza dì questa opera che è la prima critica organica del fascismo, scritta da una mente storica di p-rim'ordi11e e condotta con la serenità e la finezza di un osservatore am.abilmente ironico e scettico 'Verso tutti i progettismi e i dogmatismi ideologici•· (Roma, Studi politici, maggio). e Si tratta di 1~n esm,ie originale del problenia del fascismo, scritto da uno dei pochi giornalist; seri e preparati d'Italia, ' (Torino, Tempi N11ovi, 26 maggio). . , Si _p11bprevedere che chi1111q11evoglia d'or innanzi occu.pa.rs1.del fascismo non potrà non te11e_rconto dei ns11ltaU ai quali il Salvatoretli è g111nto 11. (Onstm\'1min Tempi .\'uovi, 9 giugno). e ... nell'opera quotidiana precisa, lineare a11• stera per le posizioni finemente dogmaticl,e o g~rb~tan_,ente ~celtiche, pote'Vano cercarsi i capitoli di "'.' Ltbr_o, poichè nell'adesione critica agli_ a'Vvenimenti si svolgeva ini_vterrotto 1u1 rag_1onam.entospassionato e originale, capace di alt1ngere la realtà aj>punto mentre contemplava sfìd_11c10tole 1deologze e le ill1'sioni dei troppi -vicini osservatori. Nazion.a1fascismo storia del doP.o.[[uerra, risulta da questa ascesi' di coerenza pol1t1ca •· (Torino, La Stampa, 27 giugno).

bi LA RIVOLUZIONE LIBERALE LA PROPORZIONALE IN ITALIA dclk: discipline. La dcmocra,,ia tro,·ava la sua atmosfera liberale: la proporzionale obbliga i singoli a battersi per un 'idea, vuole cbc gli in• tcressi si organiz1.-ino, che l'economia sia clab0rata dalla politica. NEL DOPO-GUERRA I. Brescia, 23-Vll-23. Caro Gobelti, Tra 101 interrorratorio e u.no scrutinio, tT·a ·una dcltalt,ra di medie e una correzione di cmnpili io sono pnr andato ripensa11do alla proporzionale, m.a che --Juoi che ti dica?, neanche q1rnsla 110/to so110 riuscito a riscaldarmi intorno a tale q u,cstione. A 111.esuccede pe1· le elezioni ~om-epe, l'oisc.g11nnre11to: ·nelle questioni scolastich_e non son uwi riuscito a piglia·r sid serio le « 1·i/or1nc scolastiche • 1 e sempre Ilo preso sul scrio le quc• sti<>1ii didattiche, il modo d'insegnare: così 11ellc qu.c.stioni elettorali i problcm._i -vasti, generici {suffragio 1111i-versalc, proporz,ona/c, -voto alle do,rnc) 110 11 mi f1m1no mai interessato, ·mentre in-::ca, qHafche 1>olla, Ilo preso gu.slo alla« lolla_ elettorale,, intesa come occasicnie e pretesto di discutere proble111i concreti in presenza di pu,b• blico e in contradditorio co11m;'Versari, cioè come ol·casiouc di « propaganda di idee•, cio~ come occasione di « i11seg11a111ento •· Vedi che con 10m •mentalità cosiffatta, io, per 11atu,ra, son condannato a restar indi.fle,·e11tc di fronte a dibattiti crcnerici sai 1Hetodi elettorali, e a p-igliar invece ;noltissimo gusto alle giostre elettorali. Nel caso particolare poi, quando penso all'HSO che nli Italiani come elettori. e come eletti han _fatto.:,della proporzionale, mi viene sempre i11. mente quel che sì disse a/L'estero dell,1tso che noi, neL '66, a Lissa si fece, o non si fece, delli; nostre morlenzissime na--Ji da guerra; « de-i bam• bil'li messi a ca1.1allodi bei ca'Vallo11ivivi e --Jeri »; U bambi110, issato là sopra, tira da 1111aparte il ccn1al/o -;.m dall'altra, lo 'VUOLfar andare il ca• 1·allo si ferurn, lo ·•.rnol jermarc e l'animale --1.:a. E così è stato della proporzionale: era una rifar. ma fatta per porre le elezioni sulla base di provram.mi concreti e di q1iestioni tecniche preczse ; in."JCCC da noi le piattaforme Jw·ono: a.ntiguer• •ra, antisocialismo, an.t'ifascismo e così 'Via; era u11a riforma fatta per sostituire il partito ali.e persone e in'Vece dappertutto le elezio11'i furon Jatle pro e contro dei nomi; era 1ma riforma fat• ~ta per sostitnire al cmnpanile la provincia o la regio 11 e e dappe-rtiitlo iwvece dove la lotta J1, un po' calda l'interesse pro,,enne sem,pre dall'ainore ;,er 1111, bo·,·go e dall'odio per l'altro. Questo per gli elettori. Q11anto agli eletti non seppero neanche foro far 1J11w~.:ereil cavallone; chè in 11-nsolo Periodo 111ostrm·o110di orientarsi e di saper _la- ~,orarc: quando le arti e il prestigio di G~o~ztl~ risl.i.tbiiiro110 anche alla Camera le cond1z101H deLle assemblee di an.teg11erra, cioè quando ci si ;armò, o bene o 1nale, 11,11a11iaggioranza perso• 1iale (tmin.ominale). La proporzionale, nei due esperi.menti fatti, Jia però dimostralo lampante 1ma cosa: che con qHesto sistcm.a il Go'Verno ,w,i può più fare le eltJ,=ioni. Bellissil;ia cosa 'in teoria, e tale che basterebbe da sola a catli'vare alla proporzipnale le siinpatie dei liberali. Nla quando si viene al• l'ltalia e agli Italia:ni, siamo di numJ0 là all.a fa--.;ola del bmnb·hzo e del ca--.;allone; che cosa ne ha /alto di questa libertà l'Italiano elettore? che cosa ne ila fatto l'Italiano eletto? gli elettori han pro;.,'Veduto loro a sostituirsi al go'Verno 11el sopprim.erc codesta libertà; io ricordo che •uellc due ele:zion.i del '19 e del '21, nello stesso locale, sono stato nel '19 minacciato di legnate dai socialisti, d11e anni dopo effetli--ùmnente bastonato dai fascisti; q,wnto agli eletti, la Camera del '19 non ebbe pace, come si ~ visto, fin• chè non ebbe abdicato aila. sua libertà nelle nw11i di Giolitti; e quella del '21 si dispone--ùa a far lo stesso, quando inte1-ùenne don Sturzo, il solo che sapesse cos'è proporzionale, e silurò el vecio . . '\la da allol'a la barcaccia sbandò sempre più, fi.11cl1è 11ell'oitobre del '22 si capovolse come ogn11110ricord.a, e si vide in quell}occasione che « al g0"t.1erno » c'era be11altra gente da quella elle fa Camera a--(.,'e1.·a presunto di preporre a sè e al paese. Jn queste condi::im1i, credi tu elle proprio 11a/. ia fa pena di tanto arraballa.rsi per conser1.1are a questo disgrnz·iato paese « 1/ cav_allone » della proporzionale? .Wa forse, pensandoci, ne -vale la pena, sì.. Le na'Vi corazzate, che nel ,66 si /e• cero 11; fregare • dalle fregate di legno di Tegethoff, non è mica detto che 110n sian 'Venute buo~ ne più tardi anche a noi, e elle anche noi non si sia ri11sciti a farle andare con una certa abilità e disin"JOlt11ra • 1na poi c'è dell'altro. Code• ste del --.:oto, del s 1 uffragio ~mivcrsale, della proporzionale ecc. sO11O, come si suol dire, delle « co11quiste n : 11aa --1,)oltache ce le han date, guai a clti le tocca; scaldarsi tanto per a'Verle, forse 110n è il caso, 1111a--.wlla a'Vutele bisogna ad ogni costo dijenderle. E' lo stesso elle per f.'istit11to de/la. giitria: se ne può ridere, si puil dire che è 1111acosa spesso grottesca, m.a se do1nani aut1/c11110ce lo volesse togliere, tutti si do• raebbe· saltar su, e si salterebbe Slf. di fatto, a difen.derlo: e se non lo si facesse i nostri 1.1ecchi a'Vrebbero diritto di dirci dal loro Elisio, o Tar• taro, che noi siamo degli impotenti appello o loro. Per cui: difendere la , conqiiisla , della proporzionale. Anzi « couqu,;stare la co,~quista :,i, Percl,è è successo a11chequi il solito cm1oso fallo della storia d'Italia, della conquista scandalosa nienle facile e incruenta di e posizioni,. clic pa~ re-vano imprendibili: 1inilà, libertà, indipendenza, abbattimento del potere temporale prima, ,, poi rnflragio m1i"Jersa/c, olto ore, prof,orzio,wfe ecc.; è CJ1tCl che diceva una 11olta Gino Luz• zato in R. I...., t1,tta roba che altro-ve ci son -vol1tti secoli di lolle e fiumi di sangue per averla e noi, plif, plaf, come pere mature che ci cascan in bocca da si!, o come don.i }J'ra:;iosi di qualche padre eterno. Sl; a tulla prima pare cosl ma poi ... per l'1inità e per l'indipendenza, cli, ci pare1Ja di a1.,crle a",.mle così a buon patto, il conto la sto,ia cc l1ha presentato nei '15 e abbiam. finito di pagarlo 11el ,io-ve>nbre del '18; per la libertà stiamo battagliando ancora adesso e la battaglia ci costa ora ben più 1norli che non sian. quelli dello Spielbcrg, e di Be/fiore ccc., e non sappiamo qua·ndo e come sarà finita. E cosl, nel suo piccolo, a-v-vienc per la 1,ropo,·zio11ale: l'abbiamo a'Vula per u.na cicca., senza, che proprio la ·rolessl'mo, ad ogni 1nodo senza che ce la fossimo meritata; adesso entra in funzione la solita nemesi, ce la ,..10gliono ritogliere, ce la ritoglie• ranno. E tocca a noi, anche qui, difendere la conqnista, anzi, come dice--Jo, « riconqnistar la conq·uiSla •· Era questo, ,iaturalmente, il compito dei 1i bcrali; e anche q11.i,naturalmente, i liberali se· dicenti non daranno battaglia altro che per di· fender le commende, le ,posi:;ioni, e per assicurarsi il posto nel listone; e anche qui il poslo dei liberali è preso dai « popolari ,, o, 1neglio, da d011 Sturzo e daUa sua paltuglia. E t1t che cosa ne dici? Tit pc11si a/l'ascesi delle classi popoia,·i r Per ora addio. Tuo l\.'Io:sn. II. Si può pensare ttLta questione politica (politica daV\'ero e non passatempo di dilettanti) che sia soltanto questione di forata?· Certo un italiano a,·yezro alla diplomazia, agli inganni e alle questioni di .metrica, rim...'lrràsconcertato a dare una risposta negativa alla domanda; ma la sua incertezza riesce il migliore argomento per la nostra polemica. Potremo ridere in Italia del diritto costituzionale, perchè non siamo riusciti a creare una. costituzione. Ma il sistema elettorale riesce sempre una prova delle capacità organiche d'uu popolo, se questi non preferi~ce considerarlo come un espediente per scegliersi pacificamente un tiranno. 11 collegio uninominale fu il sistema ideale per un paese (l'Inghilterra) che aveva rinullciato a1 feudalismo per garantirsi contro un sovrano statolatra; è ancora economican1ente e politicamente una forma feudale, presuppone il voto limitato e l'esistenza d'una classe aristocratica, si adatta a un tipo di vita tradizional!' e seden· taria, esente dallo spirito d' aYYentura; riesce l'ideale più accessibile ai contadini, alieni dal partecipare· alla vita dello Stato, paghi cli eleggere il deputato, incapaci di controllarlo. DoYe il deputato non può parlare in nome dei snoi interessi di feudatario la tendenza del collegio uninominale si esprime nella formazione di una classe di politici, facili a degenerare in una pratica di politicantismo parassitario. Questo processo si ebbe, in forme o.lquanito demagogiche, in Italia, dove gli interessi agrari nou riuscirono a stabilizzarsi, e l'istinto retorico trasformò il rappresenta.nte nel tribuno, con grande consolazione di V. E. Orlando. Così stando le cose la rappresentanza propor· z.iona1e parve segnare giustamente in Italia il periodo in cui la Yita unitaria si sarebbe imposta alfine, dopo il tormento della guerra e delPascensione socialista, con una fisionomia di serietà etica e politica. Se ne fece banditore il partito popolare che pan;e appunto inaugurare in Italia, nella ·misura concessa agli italiaui 1 una rivoluzione di caratte-re protestante sia per la sua etica cristiano-liberale, sia per lo spirito laico e cavouriano con cui guarda il clericalismo (parliamo del popolarismo di Sturzò e cli Donati). Non si deve dire dunque che la rappresentanza proporzio11ale abbia a,·uto il merito di funzionare come strumento di conservazione per evitare la rivoluzione comuuista: (questione assai difficile a risolversi in un senso piuttosto çhe nell'opposto). L'utilità della proporzionale consistette invece nel creare le condizioni della lotta politica e del normale svolgimento dell'opera dei partiti. r·no dei più forti segui cli disgregamento nel dopo-guerra non fn la lolta di classe, ma il peri. colo che le classi si spezzassero egoisticamcnt.c in categorie; che gli interessi \'incesscro le idee, che il corporativismo si sostituisse ai costumi <li lolla siutlacale rivolu1.-ion.aria insegnata <la Marx e da Sorci. II pericolo - anche se nessuno l'ho vislo - slava nelle rapprcsentam..c profcssionalJ concctlo che fu caro a tutti gli intellettuali disocctl.pali da R. :l'lurri a Rossoni. Solo la proporzionale ebbe la virtù per qualche anno cli utilizzare queste [or,.,c clisregatTici obbligandole a trasportare i loro interessi nel campo J.>0litko, dove 11.attualmente son tratlc a coordi11arsi ri~ nunciando al loro esc1usivismo proprio quanto più ciascuno lo afferma e lo difende. Jl fascismo dovette sconvolgere, per \·incere, i risultati liberali conscn·atori di due esperimenti proporzionalisti e oppose all'esercito degli elettori bande di schiavi pronte a rinunciare ai diritli politici e alla serietà morale per uno stipendio. Il loro istinto di padroni guida assai precisamente i fascisti nella lo~ta contro la proporziouale. Ora codesti padroni sono tanto più curiosi in quanto ci vogliono presentare i loro slratagem.mi di volgare rest.:1.urazione come scoperte futuriste. La critica alla proporzionale perchè non rende possibile nn governo di rnaggioran7..a è futurista proprio come le scoperte mari• nettiane <li forme d'arte alessandrine. L' importanza del!' opera .moralizzatrice della proporzionale si riconobbe appw1to, negli espedmenti italiani, nella sua attitudine a liquidare i go,·erni di maggioranza. Dove prevale senza iuce1ie1.z.etu1a.maggioranza si ha nient'altro che un'oligarchia larvata. La formazione elettorale della maggioranza di governo è poi sempre un risultato di transazioni e di eq,uivoc:i (ricordare il patto Gentiloni); l'arma del ricatto diventa il sistema con cui jl tiranno può asservire ai suoi istinti gli eserciti deUe democrazie votanti. La Yita moderna si nutre di antitesi e di contrasti 11011 riducibili a schenti; i blocchi e le concentrazioni sono il sistema del semplicismo in cerca di unanimità; la logica della vita politica si riposa nella varietà e nel dissenso, il governo ne sorge per un processo dialettico diversamente atteggiato a seconda delle diverse azioni cli tutti i partiti. La proporzionale è riuscita a creare le condizioni di vita per un governo di coalizione (valorizzato dall'influenza dei partiti che vi _collaborano anche quando si contrasta.uo)i ehmtnando ogni possibilità di patt-i Gentiloni. L'Italia di Nitti do,-rà rimanere per questo aspetto, a parte ogni critica che si può muovere alla figtua del ministro, un ideale vanamente _vagheggiato e risperato di onestà e <:li e~ucaz1_one politica. Era un'Italia con uno stile d1 nazione europea. La presenza del Partito Popolare fu quasi sempre un coefficiente di serietà o almeno ~1 volontà politica, anche se talvolta prevalsero abitudini provinciale o clericali. In quel periodo torbido e difficile ht la propor1ionale che aiutò con chiarezza i governi a salvare il paese: ci f11 dato il primo esempio della capacità degli italiani a yi\-ere in un regime di democrazia moderna· [uori di quell'esperimento non ci 1imase altra ~lternativa che il :Medio Evo di Mussolini. PIERO GODETTI. ùA CRITICA POl.ìITCA DIRETTORE : OLIVIERO ZUCCARINI Non v'è altra Rivista in Italia che agiti il problema del regionalismo proponendosi di risolverlo in una. radica.le trasformazione delle attuali istituzioni. Nel suo programma. nettamente antiburocratico e antiparassitario si esprime una tendenza. che nel nostro Paese va facendo costanti progressi La « CRITICAPOLITICA » è una Rivista organica, completa, interessante che in due anni di vita si è solidamente affermata. A questo concetto \·ogliamo dare dei riferimenti alquanto diversi dai consueti. Il dopoguen·a fu un fenomeno di dissoh-imento dei c~ stumi e di ogni serietà ideologica : le condizioni generali vi sono assai analoghe a quelle dell 'Eu-. ropa di Lutero, fortemente favorevoli a un mo~ vimento di carattere religioso nel se11so di una rifonna cristiana del cattolicismo. Il sintomo più importante di queste esigenze non sono i \'ari episodi mistici o confessionali (Papini, )fanacorda, Zanfrognini, Conscientia), ma il tentativo cli Sturzo che ha appunto la serietà di un largo movimento sociale. La proporzionale diede a queste Yoci i mezzi per agire nel terreno nazionale1 per presentarsi come programmi e proporre Hanno ~ollaborato alla « CRITICA POLITICA » i se<ruenti scrittori: avv. Fausto Andreani; dotto~ E1,genio Az-i111011ti; dott. Caniillio Be~lien~; dott. Carlo Caciorowski; prof. Carlo Ca111,111ori; Al-ighicro Ciattini; dott. Angelo C'l'espi; professore Gio--i.:anni Crocion.i; avv. Angelo Corsi; avv. Mario Ferrara; prof. N. M. Fo-ve!; prof. Arcangelo Ghisleri; Edoardo Gi1'ett1; dott. Ellore Loli.ni; prof. G1110 Luzzalo; avv. Giuseppe Macaggi; dott. Paolo Mantica; avv. Sa-verio Mer• lino· Roberto Mirabelli; dott. Antonio Mo11t1; Ron;olo f\!Iu.rri; prof. Felice ì\1oni~gliano; professore Sergio Pan1111zio; prof. . Vilfredo Pareto; aYv. A. F. Perri; dott. Giulio Pierm1geli; professore Camili.e Pilollet; Odon. Por; prof. Gaeta• 110 Salvemini; dott. Gino Scarpa; prof. Fernand_o Schia1.1etli; Angelo Scocchi; prof G111doSens1n1 • prof. Michele Viterbo. L'abbonamento cosla per un anno L. 20 - Per un semestre L. ·J l - Un fascicolo separato L. 2 - Per l'estero l'abbonarnento aumenta di L. 10. Inviare vaglia alla <( CBT'l']CAPOLITICA»: Via dei Serpenti, l16 - Ro:-1,1 87 LEGIFERAZIONI ITALICHE Le stramberie dell 11mmaginazione ! Chissà, perchè alcuni giorni or sono, entranflo a 1Iontecitorio io pensava al popolo ebreo in captività a Bahil<>- nia? ::S:onmi farete il torto di supporre che io sia freddurista sino al punto da arrivare a quella similitudine per via che anche il popolo ebreo c:ra... eletto. ::S:o ! ma perch~ anche gli ebrei in captività rimpiangevano i collegi perduti e per riaverli esibh·aoo ogni sorta di servigi ai goYer· nanti di Babilonia. Uno di essi - un certo Ioha· chim o Jfellhacbio - sollecitava la benevolenza del capo delle guardie del re, ricordandogli che Ju.i pure avc,·a contribuito alla catastrofe del suo popolo, rivelando alla pattuglia babil011ese, che l'aveva fatto prigioniero, il boschetto nel quale s'era messa in agguato la cavallc,ria giudea. E Johachim o Hellhachio divenne scriba della can· celleria del re e grande fu il suo 1,clo nel servire il despota contro la sua propria gente oppressa. Chissa pc,rcnè (stramberie del!' immaginazione!), iucontrando in un corrido-io, ritto ed osse• qu.ioso dinanzi a due deputati fascisti, l'on. Casertano, mi p~..rveche il suo cranio fosse avvolto in un turbante lunato, che gli scendesse dagli omeri massicci la clamide orlata di pelle cli capra e che pencolasse dal retto nasale l'anello ili ferro della schiavitù babilonese. L'on. Casertano - leggete i giornali? - è ora il balio asciutto della riforma elettorale e fu il lohachim o Hellhachio della borghesia liberale o democratica alla vigilia dell'avvento fascista e della captività del popolo eletto di Montecitorio. Egli è glabro, florido, panciuto e solenne e sarà un intingolo fra g1'ingredienti liberali e democratici della « 1ista. nazionale •· Agita un ventaglino sotto il suo dùub!e m.cnton, e dice: _ Discussioni oziose! Ciascuno procuri d'es• sere rieletto e qui dentro ripig1ia il giorno dopo la sua libertà di azione . Questo saggio precetto spiega la ragione del mio particolare interesse per l'on. Casertano: In lui, lettore, tu puoi riconoS<'ere i due _terzi_,o i tre quinti, della nostra assemblea legtslattva. Egli è il medio peso, la media temperatura della sua specie, Sl: cliscussioni oziose ... Che importano il terzo 0 i due quinti lasciati alle minoranze fatalmente clisunite, di fronte a quest'altra questione fondamentale : _ Vi sarà la libertà e la segretezza ùel voto? Qui è tutto. Se vi sarà questa libertà, i numeri e le vicende medesime della lotteria elettorale certamente imporranno, della libertà, l'estensione a tutte le altre manifestazioni della vita politica italiana. Se non vi sarà la libertà cli Yotare, i posti delle minora1ne, comun_q~e d<r sati, saranno ridotti, e la coazione, l 'arb1tno, la intimidazione continueranno a· paralizzare coloro che Yi staranno a sedere. Vi è un problema, e non consiste nel conquistare un.a minoranza dei due quinti o dei due sesti dei seggi a :Montecitorio: consiste nel ~conquistare i dieci decimi delle libertà, che c, furono confiscate_ Alle conquiste ci si arriva con la volontà deliberata; ma vi si perYiene rendendosi deo-ni ùella libertà. Riconquistare ciò che fu perdu~o implica una rinnoYazione nei riyendicatori. Sfugge alle mani del cieco ciò che ritrova - sulle vie del destino - il chiaroveggente. UKO SPETTATORE. L'AZIONE FO:ND. \TA DA ORAZIO RADW:'.\DO A::-1:-10 V - 1923 SETTIMANALE DI POLI'J:CA, SOCIOLOGIA, LETTERATUR_.\ DIRETTORE GUGLIEDIO QUADROTTA E' il settimanale che prosegue Popera di indagine e di discussione dei problemi nazio_nali, ~el quotidiano fondato nel 1919 da _Orazio Raunon_d(?- Contiene in ogni numero a1~1colt_e ~tud1 ong1nali di elhineuti e competenti scntton; ras~gne di cttltura e di infonnazione dei moYimenh sociali e spirituali, recensio~i,. comm~n~i, ecc .. E' denso e ricco come una nv1sta. E cli~so 1.n tutti i ceti politici e intellettuah. SONO FRA I suor COLLABORATORI: Napoleone- Albin.i ... Gio-vanni Alle-vi ... Cele: stino Arena ... l'Vanoe Bononz.z. ... Angelo Crespi ... Eu,genio Donadoni ... E~tore_Fabie~t.i ... F~ancesco Flora ... Edoardo Giretti ... G1110Con ... Carlo Grabcr ... Rosalia Gwis Ada,ni ... Enrico La Loggia ... Fra_ncesco i\!ag:ri Temistocle Nla11ci11elli •... Fel.z.ce i\lon11glta.J10 ... Gennaro Monda1i11i ... F. Eniest.o Morando ... Ro1110l0ì\{111·- ri ... Alessandro Po,nè ... Mario Puccini ... An• tonia Renda ... Paolo Re-velli ... Giuseppe Ricchieri ... Ferru,ccio Ru.bbiani ... Fraucesco Scaduto .Yicola T11rcili ABBON.UIE:-ITO ANNUO ITAI,IA L. 15 (con diritto agli arret.rati) ESTERO L. 30 Abbonamento cumulatiYo con Papera di GAB'RIEl.E n' ANNUNZIO PER L'ITALIA DEGL'ITALIAKI (in ,•endila a L. 20) - L. 25 (Chiedere numeri di saggio) Dlln:ZIONE E AMMINlSTR.C\ZIO:\'E Roma (9) - \"ia Fontanella di Borghese, 56-e

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==