La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 7 - 25 marzo 1923

bi infallibilità alle questioni di diritti. universale ed astrauo. Che se, come credo, la controversia su questo'pu:nto è ancora indecisa, e il Papa, la risolve in un senso, e un principe ternp01~le la risolve nel senso opposto, chi interverrà auto1<evolrnente fra i due contendenti, e pronunzierà una seutenz.a definitiva? Le cose dette mostrn,no quanto poco sia ammissibile la separazione dello Stato dalla Chiesa, e quanto assurda sia per conseguenza la fonnnla: Chiesa libera in libero Stato, nella quale si spera comunemente di trovare la soluzione di tutte le difficoltà. Chiesa libera, sta bene: la Chiesa accetta ben volentieri la libertà che le offrite, e se ne preva1Tà, ve lo prometto in modo che ve ne accorgerete. In libero Stato: qui bisogna intendersi. O lo Stato si professa cattolico o no : nel primo caso, esso si riconosce obbligato a non esercitare altra libertà, che la libulà del bene ammessa dalla Civilta. Catto/.i.ca e dal!' Armonia., il bene poi, s'intende da sè, è ciò che piace alla Corte di Roma. Fra le'bnone opere di cui lo Stato Cattolico avrà la libertà, anzi l'obbligo ,vi sarà pur quella. di sterminare gli eretici conciossiachè questo precetto, oltrechè deriva per logica necessità dal principio dell'ortodossismo, fu espressamente inculcato da qualche concilio e da nessnn concilio fu insegnato il contrario. Cos.ì il concilio di Tolosa del II.I9 c. 3, disse: « Haereticos ab Ecclesia Dei pellimns et damnamus, et per potestates· exteras coerceri p,raecipimus ". E il qùarto Lateranense : « Si Dorniuus ternporalis requisitus et ad monitus ab Ecclesia, terram suam purgare neglexerit ab haeretica foeditate, excommunicationis vinculo inuodetnr. Et si satisfacere contempserit infra a,nnum, ' significetur hoc s1U11moPontifici, nt ex tunc ip,se vasallos ab e ius fidelitate denunciet absointos, et terram exponat Catholicis accupandam ». Nel secondo caso, lo Stato sarà agii occhi della Chiesa peggio che eretico-, sarà ateo, e tutti i precetti che la Chiesa inculca contro gli eretici, a più .forte ragione si applicheranno allo Stato ateo, a' suoi governanti, a t~tti quelli che io approvano. Sarà dovere di ogni buon cattolico l'osteggiare in tutti i modi lo Stato ateo, e procurare la formazione nel seno di esso di 1111 altro Stato destinato q112.ndoche sia a p-renderne il luogo, pel quale la religione cattolica sarà religione ufficiale. Il sistema del servilismo assoluto; che ho fin qui descritto, è una esp,licavione logica inevitabile del concetto di Chiesa ortodossista, Quand'anche Ella rni òtas.5.!' a l'!•igliaia testi di padri e di papi in favore della tolleranza, della libertà di coscienza, ecc., 11011 rni proverebbe altro se non che gli nominj non sono sempre logici ; e difatti lo furono meUDin passato che non nell'età nostra, nella quale, vinte e fugate per semrpre le teorie ibride del gallicanismo, del febronianismo, ecc., regna sovrano in Francia, in Italia, in tutta l'Europa cattolica il servilismo assoluto. Questo risultato è dovuto alla libértà, la quale fra i tanti benefici produce anche questo, che è forse il più grande che siccome nella sua luce gli uomini giungono più presto a conoscersi a vicenda, e a conoscere ciascuno se stesso; così pure le dottrine e le instituzioni umane acquistano Più rapidamente una chiara, sicura e compiuta consapevoleZ7.,a di sè medesimi, e delle conseguenze di cui ciascuna di esse ha gravido il seno. Gloria a.dunque alla libertà, se la Chiesa Cattolica si riconosce oggi e si proclama per quello che è, e si è organiz-,cata in modo conforme ali.a sua essell7.,a, cioè in questo modo che i Laici, che sono ancora Cattolici, si prostrino e si sottomettano ciecamente al sacerdozio, il sacerdozio all'episcopato, l'episcopato al Papa. L'obbedienza cieca è la virtù suprema del Cristiano, una rimostranza, un consiglio, una preghiera contraria all'opinione del Papa è peccato degno della pena capitale della scomunica. La sacra penitenzieria con questa su.a decisione si mostrò mclto chiaveggente : si prega il Papa perchè faccia qualche cosa che egli (il pregante) stima confacente al bene della Chiesa, si arroga di sapere in che c011sist.aq. uesto bene, e supp0ne che il Papa possa ignorarlo, o non pensan,i ; il che toqia. a supporre che il Papa possa in qualche momento essere privo della SOvTanaturale assistenza divina. Nè 'vale il distinguere l'ordine di cose in cui ciò può accadergli da quello in cui non può; queste distinzioni sottintendono il costituzionalismo nella chiesa, e conducono facilmente al protestanfo;mo e da questo al razionalismo. Va.de retro, Satana! Io non esagero, 11011faccio una caricatura. Le dottrine sin.ora esposte sono professate e praticate dal Papa attuale, dalla gran maggioranza dei Vescovi e dei preti, e da tutti i laici non razionalisti. Se questa moltitudine così numerosa e così fortemente organizzata non è la Chies,a cattolica, dov'è domando io, la Chiesa cattolica? è questa forse una idea astratta, un ideale come la repubblica di Platone o la città del Sole? No certamente. Dunque ella deve trovarsi viva e concreta in qualche società reale e vivente su questa terra. Or quale sarà questa società? sarà essa quella accolta d1 persone teLA RIVOLUZIONE LIBERALE stè accennata, o sarà quella esigna minoranza di preti e di laici che professano i principi del Mediatore, cioè iLcostituzjonalism.o in materia eccles-iastica? Ma questa minoranza è disorganizzata ed acefala, e rron, pretende nepp1.1reessa di essere la chiesa cattolica. E 11011lo può essete. E di vero : uno dei caratteri essenziali alla vera chiesa, secondo i sovranna.Luralisti, è la visibilità, I.a sua riconoscibilità da tutti gli uomini 11011privi del senso comune. Ora la teoria del costituzionalismo ecclesiastico è molto complicata e recondita, di guisachè a comprenderla e a per!'luader-,ene si richiede 11011· comune vigor d'ingegno e copiia di dottrina. Onde si deduce, che quand'anche si potesse formare una Chiesa professante qu.ella teoria; essa mancherebbe di quel carattere cli visibilità e di accessibilità ai pnsilli, che non può mancare nella vera chiesa del servilismo :i.ssolnto ! Quanto semplice è la sua professione di fede ! Io credo quel che crede il Papa. A che tanta teologia? A che rovistar tanti lib1'i, a che tante ricerche per trovare la verità religiosa quando s,i sa che uno dei caratteri di questa verità. è appunto di essere trovabile senza ricerca ! Quanto chiara e precisa la Sua morale! Fare qnel che comanda il Papa, senza •cerca.re di più, senz:a nen1meno indagare se il denaro che egli vi chiede e che voi gli date in nome di S. Piet1'0, vada a beneficare i poveri o ad assoldare briganti. Potete addormentarvi tranqnil.lo in bra<:cio al Santo Padre, sic-uro di risvegliarvi c011lui dopo morte, nel Silo paradiso. Dalle considerazioni sin qui fatte io sono condotto a dubitare che la pos-izione pl'esa dal Mediat01'e frammezzo al liberalisrno assoluto e al servilismo pap-istico non sia difendibile, e qu-esto mio dubbio ho voluto esporre francamente a Lei, mio onorando Collega, persuaso come io sono che se esso è solubile, da nessùno al mondo, possa essere scioL to meglio che c1alei. G. M. BERTD!I. Nota. - Questa lettera ju, scritta in po!e·mica col Pa,ssaglia~ direttore del ìVIecUatore. POSrK'JfL-LE Sul matE:rialisma storica L,invito a ripensare e rielaborare l'argomento su questa rivista vnol essere inteso più come una richiesta di conferire sommariamente quelle •ossernizi01:i che la pratica degli studi J~J&.~i- - sce e persuade pur anche ·a chi per natura e pè1· uso rifugge da troppo netti e de:finifrvi giudizi, che come un invito a tentare una veduta d'insieme sul campo Yasto e complesso che si indica col nome di l\liaterialismo Storico. Se abbiamo in questo senso inteso rettamente, è da sperare chè possa questo esser Pinizio di una feconda discussione, per modo che a questi brevi appunti altri, più aotto e sicuro, faccia seguire le sue osservazioni e le sue critiche. Una veduta d'insieme, come quella che abbiamo lefro sulla Il RiYolnzione Liberale :i,, troppo facilmente, allo scopo di costringere in limiti di un articolo così ampia materia, viene a sostitt1ire uno schema semplificatore all'ampiezza della comprensione storica. Appunto per ciò, le osservazioni che si potrebbero muovere da 1111 punto di vista generico a questa, lucida esposizione, sembrerebbero a chi ha qualche familiarità colla. dottrina in questione, verità ovvie e di comune dominio. Altre critiche potrebbero muoversi su certi punti particolari, per esempio anzitutto là, dove quasi panebbe che si volesse presentare il Materialis1no Storico come una specie di determinismo storico, mentre bisogna guardarsi bene da una simile afferm:azione, ed ancora là dove sembra del tutto dimenticato l'abisso che - come chi scrive altra volta sostenne su queste colonne - separa Marx ed Engels dal comunismo utop-istico degli iui:r.i. Ma, spinti oggi da puro interesse storico, vuol essere una semplice nota in margine la nostra: il fatto che si sia sentito il bisogno cli parlare dj una specie di revisione del marxismo (clliS- • sà, se una t.ale revisione venisse compiuta, quale sarebbe Ia sua fisionomia - e come diversa dall'altra!), prova a sufficien;,.a. che il problema ci tocca assai più da vicino di quanto si potrebbe supporre, poicbè esso insospettatamente rie::itra in quel compito a cui invano cercherem.n,o sfuggire, e che ci è caro chiamare con un vecchio nome: il nostro esame cli coscienza. Ma anzi tutto, per quanto è della critica del materialismo storico, dician10 pur francamente come questa non possa assolutamente ritenersi compiuta quando sia stata dimostrata in un modo che direi grossolana1ne11te empirico, l'insostenibilità della tesi materialistica. Con ciò rimane debellata una certa dottrina volgare che ebbe, ed ba, per ovvie ragioni, ampia diffusione e successo; non il matc-rialismo storico, che rimane illeso seppur spogliato di una rozza corteccia, affinato - e c'è da rallegrarsi che Io sia - contro alle degenerazioni dei suoi banditori stessi (appena occorre ricordare, per esempio, certe lettere di Eng-c}s !) c. si direbbe, riportato alle fresche sorgenti del primo formularsi del pensiero giovani le di ~Larx. Il materialismo storico appare cosl quella schietta visione che si affaccia\·a per la prima ,·alta colla critica che Marx cqmpiva acl Wl tempo e di Hegel e di Feuerbach: qttesta schietta visione è quella che importa qui ed è con essa - • non colle sciocchezze sciorinate da certa letteratura, che si vogliono far passare per materialism.CT storico - che dobbiamo far i conti. Non con questo che si voglia affermare l'esistenza di una specie di dottrina arcana, indipendente dalle esigenze della pratica politica. lvia è pur necessario e legittimo rivendicare al :Materialismo Storico la dignità di posizione speculati-...-a, il diritto cli essere inquadrato nella Storia del pensiero ed, in questa, il posto preponderante che gli spetta nella secon'cla metà del secolo scorso e sul principio di questo. Per cui si deve anzitutto riconoscere il valore della presa di posizione che esso rappresentava di fronte al decadente idealismo da un lato, al dso1·gente sensismo, material-ismo e positivismo dall'altro. Esso portava verame11te 1111 soffio vivificatore in mezzo a sterili accademie, mentre è merito di esso soltanto, se Yeniva serbata la Parte mio·Jiore dell'idcaiismo, aliruentata l'antica fiamma~ che era quella del grande romanticismo tedesco. Neppnre dobbia1no dimenticare il hwgo lavorìo attraverso il quale i1 materialismo storico •venne più tardi ch-iarificandosi, ed il singolare artefice di quest'opera : Antonio Labriola. E se si pensa che da quest'a1npfa. Yecluta doveva ran1pollare il risorto spirito filosofico nel nostro paese, si comprende agevolmente perchè non ci possiamo avvicinare senza palpito a questo materialismo storico, nè potremo giammai dirci contenti dopo che l'abbiamo contenuto in una facile fonnoletta. Era il profondo senso della storia, il coraggio di affrontarla di petto e di tentarne una sintesi potente, Ia proclamata umanità di essa : in una parola, un cotal solido realismo, quello che Labrioia scorge,,a nel materialismo storico, in cui credeva di aver trovato la realizzazione del suo ideale: una filosofia della· vita. Lo seguiva da presso il tentativo del Gentile di sviscerare la filosofia del1a praxis (e qui, a conferma di quanto si disse nel rivendicare il primo getto del pensiero di Marx contro all'imbarbarimento posteriore, si potrebbe anche constatare semplice1nente il fatto che tale ricostruzione finiva per essere condotta quasi unicamente sul n1agro documento delle brevi glosse al Feuerbach) - e la scopetta Crociaua della forma economicà come momento di una vasta dialettica spirituale, scoperta che risolleva, come il Croce stesso ci dice, uno dei problemi che più a lùngo lo tormentarono ed affaticarono, e diveniva il perno della sua filosofia pratica. Per tal modo appunto su questo concreto terreno veniva fondato, vittorioso snperamento, il nuovo realismo idealistico o idealismo realistico (e 1a terminologia ha troppo una importanza anche storica pen:::hè si voglia credere clie ci vogliamo baloccare cogli is111,i.), le cui vicende non è il caso cli narrare qui ; nè inteudian10 accennare neppure di sfuggita al1e profonde risonanze che del materialismo storico tu ritrovi nella nuova speculazione. La quale se da un, lato si riabbracciava così all'idealismo, per questa aderenza alla realtà, per la profond.ità conginnta a chiarezza, tornava ad essere intimamente italiana, mentre la tradizione nostra \·eniva rintracciata con p.rofonda avvedutezza ed a.111.orosacura. Ntttriti di questa ctùtura, tanta patte del materialismo storico continua a vivere nel nostro pensiero, che non parrà esagerata questa conclusione. Una revisione del 1narxismo ha, sì, veramente valore di simbolo, ma intesa in quanto revisione del patrimonio spirituale che cos'tituisce la nostra eredità, per conquistarlo veramente e fari'o nostro, e per venire iu chiaro innanzi e sopratutto con noi stessi. ALESSANDRO D'ENTRÈ\'F.S; Propagandiatalianaall'estelfo Ci si lamenta spesso - e non senza ragione, ma senza sufficiente chiarezza d'idee, come non è il caso qui di analizzare - ci si lamenta che gli Italiani siano troppo appartati, troppo silenziosi alPestero. Ma q_uando, ahimè, l'Italia espressamente fa parlare e parla cli sè ... Che Dio ne scampi e liberi! Ecco l'ultimo eseu1pio1 ed uno dei più illustri. Grrraude campagna per una intesa economica franco-italiana, da servire come base positiva ad accordi politici. Superfluo dire che l'idea fondamentale è, in teoria, ottima: niente accordi politico-sentimentali : alla base debbono esserci pratiche, concrete intese economiche e tecniche. Ma ecco come si svolge i] tentativo in atto. Viene a Parigi il direttore cli un giornale italiano notoriamente side.rnrgico, uomo che del resto ha i11ncgabilmente molti « numeri JI al suo attivo. Inizia nel suo giornale una campagna apologetica dell'impresa della Ruhr, che rùuscirà ·i11Jallantemente. (In Francia, non ne sono mica così interamente e intimamente persuasi ; e non è certo un giornalista consumato, come il nostro, cui bisognerà insegnare a leggere e guardare oltre j titoloni sonanti e i boninients della grande stampa ortodossa!). Riuscita certa, col trionfo del monopolio inclusti-iale francese. Dunque l'Italia deve prender subito posizione per approfittare di questa situazione avvenire. Presi gli opportuni accordi, taluno dei massimi giornali parigini Ia coro, ma senza troppo sbilanciarsi sulle generali. Un pro-memoria programmatico è presentato a pezzi grossi della stampa, dell'industria e della politica francese dal nostro propagandista. Ma, dopo quei pochi articoli di fondo di qualche 420 della stampa parigina, commenti più scettici di giornali d'opinione; silenzio uffi.:: ci oso : il Governo francese ha data la parola d'ordine di lasciar cadere la faccenda. Infine ançhe l'organo delJ>indusfria francese, quando onnai il fiasco è clichiru:ato, esce dal suo mutismo per somministrare questo po' po' di doccia fredda: l'opinione francese « 'V01tdrait flirter à l)excès ave e I' Ital,ie », e Jlodiema discussione « 1ne11ace de tozwner d-'abord a·u ridicule, puis à Paigre ». Per essere la voce (com'è indubbiameute: abbiamo citata la Joim,ée Industrie/le d~l 2 marzo) cli quella « grande industria» cui la nostra si~rurgia ba volti to fare l'occhiolino, 11011 c'è male davvero! I campioni della recente campagna possono andarne fieri. Intanto, il bulldog d'oltre Manica avendo abbaiat.o, Mussolini, come già fece per altri vaghi disegni di grnude politica estera lanciati cou giornalistica disinvoltura, mentre si occupa attivamente di rimettere a galla la barca Ansaldo, butta a ma1~e la campagna di stampa « nou autorizzata :i,. La morale clel grottesco? Che i siderurgici italiani mandino all'estero proprii agenti percbè lavorino nel loro interesse, va benissimo. Soltanto è Un po, meno simpatico che gli stessi agenti lascino intendere - pur non osando affermarlo esplicitamente - di essere poco meno che emissari del Governo del nostro paese. I1 programma dei 7 punti che fu realmente esibito a Parigi non è precisamente quello che apparYe nelle parafrasi della sta.1.npa. Chi ba avuto sott'occhio il r,z.e1normidu11i originale - pochi foglietti dattilografati, in cattivo francese - non può non ricordare che gli autori del grande piano di collaborazionE;, franco-italiana cominciano col dare l'intonazione politica gettandosi nelle braccia della Francia: l 'Ita1ia - dicono essi in sostanza - è insidiata da un'abilissima ed estesiss-i ma penetrazione tedesca, che si vale dei noti strÙmenti industriali e bancari. Invece tutta l'organizz.az.ione delle banche e delle industrie che è vermnente Ua.liana (monopolio dè11'italianità) è di orientmn.ento fran.cofi.l.oJcaicsa il suo carattere nazionale (sic). Quindi, come pu.nt& jJn~n.o p~r un acc;ordo (tanto per non perdere tempo) iÌ 11ie11iorandu.111, propone: un trust tra la siderurgia francese e l'italiana, che avrà l'effetto provvidenziale cli sopprimere ogni concorrenza tra la « grande » industria francese e la Il piccola, (sic) industria italiana. Ben detto! :Ma quale meraviglia, se la grande industria ha risposto alla piccola: Non provo akun bisogno di averti tenera amica e sorella cPelezione, giacchè sono sicura - e se poi riesco nella Ruhr, come tu mi giuri. .. - cli averti serva obbligata ! I patrioti e diplomatici della siderurgia ci spiegheranno in che modo un fiasco di questo genere, che ci fa dubitare ·della loro lucidità mentale, potrà costituire un buon p1·ecedente per il giorno in cui si giungesse a tratt.:1.re sul serio un'intesa franco-italiana, che - secondo noialtri « cattivj italiani , - non è detto debba obbedire necessariaiuente al motto: sidéru.rgie d'abord ! Parigi, 3 niarzo. LtnGI E.MERY. PIERO 60BETTI - Editore TORINO - Uia XX Sellembre, 60 Usciranno enfro il 15 aprile: Collezion"ePOI1EflIIGl1.E ,, N. 1 N. PAPA.FA.VA BADOGLIO A CAPORETTO Lire 4 N. 2 u. FORMl'lNTJNI SINDACALISMO FASCISTA N. 3 ,, Lire 3 P. GODETTI DAL BOLSCEVISMO AL FASCISMO Lire 3 Per gìi abbonati alla Rivoluzione Liberale i 3 volumi Lire 8 Ediziondi'attte FELIO:El OASORATI - PITTORE 50 opere con testo cntico di P. GODETTI Lire 30 Fino al 5 aprile Lire 20 ai prenotat01·i Usciranno entro il 30 aprile: 13ibliotedeeallanivolttzionueibellàle N. 1 LUIGI ElNAUDI CAPITALISMO E MOVIMENTO OPERAIO N. 2 LUIGI SALVATORELLI NAZIONAL-FASOISMO :Jn prepara;(ione: CARLO CARR.~ e PIERO GODETTI ANTOLOGIA DEI PITTORI ITALIANI

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