La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 7 - 25 marzo 1923

RIVISTI\ STOR!Cf\ SETTIMF\ Nfl LE DI POLITICI\ CONTO CORRENTE POSTALE Diretta da PIEROGOBETTI- Redaiione e Amministrazione: TORINO,Via XXSettembre,60 Abbonamentoper il 1923(con diritto agli arretrati) L. 20 • Estero L. 30 - SostenitoreL. 100- Un numero L. 0,50 ESCE OGNI DOMENICA Anno II ~ N. 7 - :25 Marzo 19:23 SOMMARIO: G. ~I. BEUTINI: Critica al Neoguelfismo - A1,J<~SANDRO o'ENTR>:VE8: Sul materialismo otorico - Luw1 Em:nv: Propoganda ilolinna all'ehlero - A. Cl<Lf.l'I: Letteredal/'h1g}iltt1·ra . L• politira u1ondiale del dopo-guerra - A. :Uo,rn: Letterescolastiche - U. Dalia scuola dell'01·ato1• alla scuola del citoyen. RICORSI Critica al Neoguelfismo Il presidente Mussolini ci regala w1 rilomo agli equivoci neoguelfi. Egli seconda ìe naturali nostalgie degli italia11i che in ogni. tempo qua11.topiù f1.1,ronociecame11te naz10nalisti /.anlo p-i,l trescaro110 wi clericali. <;'è in ogni il,aliano l'orgoglio dell'ospite del papa. • Questi anacronismi, che solo la gente nova sùol $a~el/a.re per scope>'te, non 111e·rita110 ,ma c.titica. La critica fu sc,·itla tra 1101:, sessa11t'ann.i or sono, da G. M. Be.-tini, filosofo piemontese (1818-1876) e noi ci co,nsole·remo, rileggendola, delle aberrazioni co11tempomnee. E' una delle più bel.le pagine della 1,ost1'afil_osofi.a politica, che ha forse il /.orto d;i non rendersi ragione del vig_O?'ososenno diplom.atico della solu.zione cavouriana (equ.i·,,ocasolo P,Mchè si trattava. di vincere u.n altro eqwit•oco), ma. riesce inesorab·ilmente inconciissa. contro i nuovi Ge11tiloni e cont?'o le piccole ast,uzie federzoniam.e messe in ope.-a nggi ad1. ·nostri governanti attra-ue1'soin.gawne'voli riti e pcnnpose retor1die. Vero è che til-ito il cattolicismo e vatica,iisnw dell' cni. Mussolini tendoiw soltanto a liquidare il Partilo Popolarè, ma ccnnegiudica,·e chi dei diie Papi riuscirà più. gesuita nel gioco? negativamente in materia di religione e di insegnamento filosofico, come alcuni vorrebbero, si adopera nel modo più positivo e più efficace che può alla propagazione della filosofia della libe1·tà, <'.be è la sua religione : egli è pe1·òevidente che questa religione, a differenza di tutte le religioni ortodossiste, è tale, che per quanto un individuo ed llll popolo ne sia. profondamente convinto, per quanto solennemente egli la proclami religione dello Stato, non potrà mai esserne spinto ad atti· di intolleranza ·e di persecuzione. Lo Stato-Chiesa della liben;à accoglie nel suo seno tutte le libertà; anche quella di. discutere la libertà, di negarla, di bestemmiarla, purchè non la si neghi coi fatti, cioè no,n s;i tenti cli distruggerla colla violenza.· Lo Stato-Chies•a. della libertà non è intollera:qte se non contro l'into.J.leranza, e non perseguita. altri che i persecutori. A questo, che io chiamerò il sistema del liberalismo assofato, se ne oppone diametralmente un a.Itro, che chiamerò il· sistema del servilismo assolu.lo. Principio fondamentale ne è il seguente·: la salute d'ogni anima umana giunta all'uso di ragione dipende dalla adesione esp)icita a certe formale dogmatiche, dall'appartenere ad una certa società ~l'èìigiosa, dallo esegùii-e· certe p,ratiche. For- - mole e pratiche sono rivelate ed institu.ite 1prino, 12 gennaio 1863. da Dio i.n .modo sovra.naturale; organo vivente, pern1a.nente e perpetuo della rivelazioOnor.mo Collega, ne divina è la;Società religiosa:, in quella forLa. ricordanza delle conversazioni che io ma in cmi ella non fu, a dir vero, plasmata ebbi seco lei nei giorni .s<::orsi mi preoccupa fin da principio, ma a cui per uno svolgila. mente e non mi lascia aver pace, finchè mento logico e necessario pervenne, e in cui io non sia venuto bene in chiaro su quei pun- si costituì definitivamente, dopo essere -pasti in-cui ·ci trovammo dissenzienti. Certo io sata SU'ccessivamente per le varie forme della conse.nto col Mediatore nella parte negativa. democrazia, dell'aristccrazia, dell'oligax:chia, del suo progra=a., cioè nel riprov,are quello e il monarcaito assoluto. Dico che questa è spirito d'orgoglio e di mondanità che im- la forma più co.nven.iente alla Chiesa cattoperversa nel così detto alto Clero, quello spi- lica.. E di vero, tutte le forme definitive e rit~ di cieca sommissòone e di adulazione sta.bili di raggiungimento 'si riducono essencortigia,na che domina in tanta pa.rte del Cle- zialmente a due : l'assolutismo, nel quale la ro inferiore. Ma quanto alla paactepositiva, il. yolontà_del sovra.no (sia uno, o pochi, o molmio dissenso è troppo i:a.clicalepier potermi ti, non muta l'essenza della cosa) è legge inlasciare qualche spernnz;a, che riusciamo ad di.scutib-ilepei s~1dditi; e il coslituzion.alismo, intenderci, siccome quello che .non veicte su nel quale sovra.no e sudditi co.nvengono fra qualche punto d'importanza seconda.ria., sul loro• in modo espi!."esso tacito, di ri-s.pettare quale si possa aver diversa. opinione senza come sovrana una legge fondamen.tale, uno cessare di aver comlllli i principii <'.a.pita.li, Statuto. Ora, se si tratta di società pç)litica, ma concerne niente meno che la guestione : l'assolutismo è senza fallo la pessima delle Qual sia la; vera religione? E sic<eome la forme, giacchè il r>9ter tutto è incentivo a vera religione è senza dubbio quella che ha tutto osa.re; l'intelletto e la volontà del Saper 01,sgetto_il vero Dio, ella vede che quella vrano po.litico no11 avendo l'assi.ste,nza soquestione ci mndu:ce all'altra. ancor più for- vranna.turale e continua. della grazi;a di Dio, micla.bile: Qual'è il vero Dio? Ora il vero si fuorvia in tutte quelle stranezze atroci e Dio, secondo la filosofia del liberalismo, è nefande di cui troviamo gli esempi nella stomolto diverso dal Dio teologico. Egli è un ria del Cesnri. Per le società poJitiche adunDio il quale non fa dipjendere la salvezza del- que la sol.a;forma accettabile è il costituziole anime umane clall'aff=azione di certi nali.smo, sebbene questa sia. molto insta.bòle d~gmi, mJa. da.I puro amore della verità con- e 0ena.di pericoli, conciossia.chè la legge sia giunto alla pratica della giuSll:izia (e della qualche cosa di muto, di inflessibile e.clinerbeneficenza). Egli è un Dio del quale no.o te, incapace di interpretare sè stessa, di aptanto importa accertaire l'esistenza, quanto plicarsi ai nuovi casi, di vendicar:s,i quando a.v~ ,un giusto concetto della sua na.tlll·a, sia violata, onde a.cconciamente f,upaa-agonata 00 ?C 1ossiachè Egli si compi.accia tanto in chi eia Platone ad un uomo ignorante e caparafferma, quanto in chi nega la Sua esistenza, bio, che no.n vuole tenei" conto delle mutate qu:a.nclol'uno e l'altro sia =vinto di ren- circostanze e persiste ad ogni costo nei suoi dere con ciò un omaggio a.Ila,verità. proppsiti (Polit. p. 476-77, ediz. di C. F. Il _solorul~o che un tal Dio possa esigere Hennann). Gli stati 'Costituzionali sus&istono dagli uomim <eonsistenella· veracità nel ri- in virtù di un compromesso, e si reggono _spet!o ~lut? della dignità umana, 'della li- StU principii molto Jjrecarii e vacillanti come bertà d1 coscienza., nella mitezza d'animo son.o il pudore di viola.re trop;po aper,t'amennella comp1assione operosa verso i miseri'. te lo Statuto, il rispetto dell'op,in.ion pubhiiQuesta. è la r~ligion~ di ogni Stato libero, ca, la paura delle rivoluzioni, ecc. Il costied uno Stato hbero, m quanto si fonda tut- tuzionali= è adU:11queuna forma imperto s~. q.uesfa. ~eligione, ed ha per iscopo di fetta, e pei-ci:ò poco con.veniente a quella stabilirne e di agevolarne la pmtica è una divina società che è la Chies:a.cattolica., ladchiesa, è la vera chiesa della vera r~ligione dove, per •contrario l'assolutismo ap~licato del vero Dio. Ella vede adunq_ue, caro col- a questa società perde tulti gli -inconverùenlega., che io npn am.metto la teoria di uno ti di c:ui è fecondo nelle associazioni pura.- Stato ateo, indiffer.en.te'.a.clogni rel_igio.ne,il mente politiche, conciossiachè il Sovra.no ecqua.le restringendosi· nella cerchia delle fa.e- clesiastico, ossi'<l il Pap,a, assistito in ogni -cende temJ19rali, lasci alle varie reli:gioni che mom~nto dalla grazia divina, non possa ma.i vivonoj sul 'suo suolo, la <'.uradegli interessi trasforma.rsi in tiranno. Nell'assolutism.o spiritu.ali ed ete:r.ni. Per me il_vero Stato è del Papa si realizza l'ideale, vagheggiato •vera chi!58: e ben ]ungi daJ c~porta.rsi solo da Platone nel citato dialogo, di uno Stato, ~'l"L~... il cui reggitOTe 11011 guarda a leggi scritte; giaèchè l'arte regia di cui è imbevuta e da cui è governata la sua mente, gli dà norma in ogni sua operazione. Arrogi che il Papa è di tanto superiore al politico di Platone, di quanto l'ispirazione divina è superiore ad ogni scienza umana. Non vi ha dunque nella Chiesa alcuna legge imperiate al Papa, la qu.ale limiti la sua giurisdizione e la sua comp:ete.nza.,e alla cui osscrva.nza alcuno dei fedeli abbia il diritto di richiamarlo. Non si può neppure appellare dal Pa,pa a Dio, dice Agostino Trionfo (Summa depotestate eccles-iae, q. VI, art. r) « Quia sententia Papae et sententia Dei, una sententia es.t ». Il Papa è vicario di Cristo ed !la ricevuto la potestà che a,·eva Cristo, non tutta, a dir vero, giaccbè Pie IX a ca- •gior. d'esempio non potrebbe risuscitare il Locatelli, come Cristo potè risuscitar Lazzaro; ma qu>alparte competa al Papa di quella J)!Otestà,spetta a lui solo il determinarlo. CM voles;se detenninargliela., si farebbe giudice del Papa, e si costituirebbe suo supe1--iore.Parimenti, e la potestà che esercita.no i S';vrani temporali, che si professano cattolici, è lor'o, delegata dal PapG ; 1-n,.,1. qua1 parle egli debba lOTocleligarne, e quale serba.t"eper sè, spetta a lui solo il determinarlo, a lui solo spetta disegna.re quella linea di conli.ne, che separa la giurisdiz,i011.esp,irituale, hlla. temporale. Quand'anéhe queste massiw<: no.n fossero mai state insegna.te e prafr-~,t·;_,11el1aChiesa, quand'anche fossero sta- ~~ ~fs.iuo espressamente da lei co,1<laITLatc...,- non sar·ebb'e però men vero che ess,e sono logicamente conte1mte, come parti integranti uel gran. sistema dell'OTtodossismo cattolico, ossia del servilismo assoluto. Ma il fatto è che queste massime furono proclamate dai Pa.pi.,e insegnate da sommi dottori. L'amico di Tommaso Beket, Giovanni di Salisbury, benchè acerrimo r·iprensore della co1-ruzione dei Sacerdot( amm.ette tutta.v--iache -il principe tempora.le riceve dalla Chiesa l,i. sua p'<xlestà. « Hoc er·go gla.udium de manu Ecclesiae accepit princeps, qu,lllll ipsa tamen gladillln sanguinis onmiuo non ha.beat. Habet tamen et istum, sed eo utitur per principis ma.num, •cui coercendonim corporuin contulit potestatem:, s-r>iritu:alium sibi in pontificibus a.uctor.ita.te lreservata. » (Polycraticus·, p. 223, e.diz. Giles). S. Tommaso dice che poteslas saecu.laris surbditw· spiritualii, si<'.utcorpus animae. Ugo di S. Vittwe. dice : « Quanto vita spfrìtualis dignior est qua.m terrena, tantò spiritualis potestas terr·euam, s:iveSaecularem. potesta.tem hono•re a~ digrnitate praececlit. Nam spiritualis potestas tel'renam, potestatem et instituere hah:.t ut sit, et indicare habet, si bona non fuerit. Ipso vero a Dea primum instituta est, et cum deviat, a solo Dea, iudicai--i potest (De Sacram., lib. II, n. II, c. 4). . Niuno dunque ha il diritto di richiama.re il Papa all'osservanza della legge, niuno ha il diritto di appellare come da abuso da1le sù:e decis,ioni, n-iuuo ha il diritto cli circoscriverlo. entro una d'ata gim;isdizioue. Ogni rimostr'anza, ogni a.ppe.llo, ogni di-chiai-eazione d'incompetenza presuppone una legge su- ·periore al Pa.pa., della quale possano farsi intei:prete, e colla qua.le possa.no farsi giudici del Papa i singoli fedeli. Questo· presupposto ci ricondur!'ebbe a quel costituzionalismo che già abbiam dimostrato noi1 essere forma conveniente alla chiesa del Dio teologico. Ogni vo.Jta che io esposi questo mio modo di vedere-, e proposi il dilemma : o liberalismo assoluto, o servilismo assoluto, sentii rispondernù che queste sono esagerazioni, e che la verità sta nel giusto mezzo. Qualche volta mi si citò anche che Orazio dice : Smrt ceri.i deniq·1.1,efinP.s, Quos ultra ,cilraque nequit consistere rec/.u.m. Mai quali sono questi fi·11cs? Qua,l'è questo giusto mezzo? Gli è q-q.ello, mi dirà ella,' nel quale si è collocato i-1 Mediatore. Ma in che consiste il si-sterna del Medialo,·e, se non appunto nel costituzionalismo applicato a.Ila società 1--eli-giosa? li Med.iatore, po1~ela legge scritta a.! di·sopra della pa:rola vivente del Pa;pa; voco importa se qulèSta legge scritta sia la Bibbia µura, o l:t Bibbia commentata ed accresciuta della tradizione, dei C0:1eilii, de Padri, dei Dottori, ecc. Tutto ciò 110n fa differenza. Il punto imp;;rtanie è questo: se Ja regola suprema del credere e dell'operare sia la parola morta dei libri, o la r•arola. vivente del Papa, organo dello Spirito Santo. !\è mi si dica, che l'autorità suurerna risiede nè nel Papa, llè nei libri ma nella Chiesa; giacchè che cosa è la éhiesa:' La Chiesa non è certame,nte la moltitudine disgregata dei fedeli, ma sì la loro società ordinata. e governata dai suoi capi : ma ordinata in qual forma? nella forma costituzionale o nella forma assoluta.? Elia ,·ede adunque che il rifugiarsi all'autorità della Chiesa non risolve la questione, mà solo ce la fa ricomparire innanzi sotto al traveste, ma sempre i.nsoluta. Dice ma.le : insoluta non è pel Me..tiatore, il qua.le è buon ccE.tituziona.le in materia ecclesiastica, come lo è i11materia politica. Egli adunque 0ne la legge scritta al disopra dell'insegnamento vivo e autorevole del Papa. Fondandosi sulla legge se1--itta il Mediatore limita la cornpeténza del Papa, ed insegna che la potestà co.nferita. da Cristo al suo Vicario si estende soltant9 alle cose spirituali, e non alle temperali e politiche, come se la politica non fosse una parte della morale, come se le quest_ioni politiche non foose:ro sempre quest10111mor<ah, cioè tali, che ogni,principe, il q:1-alesi professi cattolico, si obbliga implic1ta.mente a nconcsce.re so,Ta. di quelle !a co1:pe.twza.T ~~l 'Papa' e ad osser:'·arne' le ~Qeus :71. --! ._-~c..; ché. sogliono ~heg2i..s=2 questo proposito non provano nulla : Gesù Cristo non disse: « Il mio regno non è di _quest? mondo", ma da questo mond-0, non est hmc (18, 36). Colle qua.li parole si accenna all'origine :sovra...-uondana.e celeste del regno di Cristo; ma appunto qnesta Sua origine gli dà un diritto su tutti i reo-r,..,idella terra : « Rendete a Cesare quel ché"'è di Cesare, a Dio quel che è di Dio». Sta bene. Ma chi determinerà che cosa sia di Dio <'.he cosa. S>iadi Cesare? Non tu,tte le cose s-i'.icui può cader questo dub~io, portano così ,·isi- •bile l'impronta di Cesare, come quella moneta che fu mostrata. a Cristo. Di chi è Roma? E' ella di Dio, cioè del Papa, oppur di Cesare, cioè del Re d'Italia.? Inoltre, il precetto di Cristo valido in quel tempo in cui Cesare era paga.no, e l'Impero assolutamente fuori della Chiesa, .non ha pi,\ valore dopochè Costantino entrò nella Chiesa e vi fece entra,re l'Impero. Tutti i p1"ec~tti di S. Paolo, di S. Pietro, ecc., coi. quali si inculca la sommissione alle auto1--itàpolitiche e domestiche, quali che S>ia.nole persone che ne sono investite, deriva.no da uu comune pt.--incipio,cioè dal dovere di no.n opparre la_viole= alla violenza; ma quando 1_violenti cessarono di essere tali, quando es- _s,1s1 Professarono cattolici, allora a quei precetti subentrò, _p'erl'autorità ecclesiastica, il dovere di ammaestra.re questi violenti cou".ertit_i, di rii:.ren_derli, di co1Teggerli, di castigarli ; e pe1 violenti convertiti ossia pei principi teinporaJi, sube.ntrò il do~ere di porgersi docili all'ammaestra.tnento, e di ricevere con llllllltà la riprensione e il castigo. Tutto è connesso nel sistema. cattolico· la politica. dipende da.Ila morale, la moral~- dal dogma. Disgiungere l'= dall'altra q;ueste cose sarebbe come fii.re l'arte nautica indipendente dalla scienza. astronomica. Se u!1 Sov_ra.notemporale accetta il dogma, egli s1 obbliga ad accettare la mora.le e la politica che ne deriva; e se il Papa è tenuto da lui infallibile nel dogma e nella morale, per-- chè non lo sarà egualmente nella politica? In punto di diritto, sì, mi dirà quacuno, ' ma non in materia di fatto; ora ogni risoluzione in materia di politica. pratica implica semp,e nn, apprezzamento, una qualificazicne di fatti. Così il Papa è cer-.tamente i!lfallibile quando dichiara i,n;diritto non doversi inv:adere 1'altrui proprietà, ma. non crià q:1ancloqualifica. il fatto della nostra oocupaz10ne delle Marche, come una invasione di una pro~età sua e della Chiesa. Ma ella, collega mio dottissimo, saprà meglio di me se i Pa.pi, se la Clùesa abbiano mai consentito ,a questa restriz.ioue della loro

bi infallibilità alle questioni di diritti. universale ed astrauo. Che se, come credo, la controversia su questo'pu:nto è ancora indecisa, e il Papa, la risolve in un senso, e un principe ternp01~le la risolve nel senso opposto, chi interverrà auto1<evolrnente fra i due contendenti, e pronunzierà una seutenz.a definitiva? Le cose dette mostrn,no quanto poco sia ammissibile la separazione dello Stato dalla Chiesa, e quanto assurda sia per conseguenza la fonnnla: Chiesa libera in libero Stato, nella quale si spera comunemente di trovare la soluzione di tutte le difficoltà. Chiesa libera, sta bene: la Chiesa accetta ben volentieri la libertà che le offrite, e se ne preva1Tà, ve lo prometto in modo che ve ne accorgerete. In libero Stato: qui bisogna intendersi. O lo Stato si professa cattolico o no : nel primo caso, esso si riconosce obbligato a non esercitare altra libertà, che la libulà del bene ammessa dalla Civilta. Catto/.i.ca e dal!' Armonia., il bene poi, s'intende da sè, è ciò che piace alla Corte di Roma. Fra le'bnone opere di cui lo Stato Cattolico avrà la libertà, anzi l'obbligo ,vi sarà pur quella. di sterminare gli eretici conciossiachè questo precetto, oltrechè deriva per logica necessità dal principio dell'ortodossismo, fu espressamente inculcato da qualche concilio e da nessnn concilio fu insegnato il contrario. Cos.ì il concilio di Tolosa del II.I9 c. 3, disse: « Haereticos ab Ecclesia Dei pellimns et damnamus, et per potestates· exteras coerceri p,raecipimus ". E il qùarto Lateranense : « Si Dorniuus ternporalis requisitus et ad monitus ab Ecclesia, terram suam purgare neglexerit ab haeretica foeditate, excommunicationis vinculo inuodetnr. Et si satisfacere contempserit infra a,nnum, ' significetur hoc s1U11moPontifici, nt ex tunc ip,se vasallos ab e ius fidelitate denunciet absointos, et terram exponat Catholicis accupandam ». Nel secondo caso, lo Stato sarà agii occhi della Chiesa peggio che eretico-, sarà ateo, e tutti i precetti che la Chiesa inculca contro gli eretici, a più .forte ragione si applicheranno allo Stato ateo, a' suoi governanti, a t~tti quelli che io approvano. Sarà dovere di ogni buon cattolico l'osteggiare in tutti i modi lo Stato ateo, e procurare la formazione nel seno di esso di 1111 altro Stato destinato q112.ndoche sia a p-renderne il luogo, pel quale la religione cattolica sarà religione ufficiale. Il sistema del servilismo assoluto; che ho fin qui descritto, è una esp,licavione logica inevitabile del concetto di Chiesa ortodossista, Quand'anche Ella rni òtas.5.!' a l'!•igliaia testi di padri e di papi in favore della tolleranza, della libertà di coscienza, ecc., 11011 rni proverebbe altro se non che gli nominj non sono sempre logici ; e difatti lo furono meUDin passato che non nell'età nostra, nella quale, vinte e fugate per semrpre le teorie ibride del gallicanismo, del febronianismo, ecc., regna sovrano in Francia, in Italia, in tutta l'Europa cattolica il servilismo assoluto. Questo risultato è dovuto alla libértà, la quale fra i tanti benefici produce anche questo, che è forse il più grande che siccome nella sua luce gli uomini giungono più presto a conoscersi a vicenda, e a conoscere ciascuno se stesso; così pure le dottrine e le instituzioni umane acquistano Più rapidamente una chiara, sicura e compiuta consapevoleZ7.,a di sè medesimi, e delle conseguenze di cui ciascuna di esse ha gravido il seno. Gloria a.dunque alla libertà, se la Chiesa Cattolica si riconosce oggi e si proclama per quello che è, e si è organiz-,cata in modo conforme ali.a sua essell7.,a, cioè in questo modo che i Laici, che sono ancora Cattolici, si prostrino e si sottomettano ciecamente al sacerdozio, il sacerdozio all'episcopato, l'episcopato al Papa. L'obbedienza cieca è la virtù suprema del Cristiano, una rimostranza, un consiglio, una preghiera contraria all'opinione del Papa è peccato degno della pena capitale della scomunica. La sacra penitenzieria con questa su.a decisione si mostrò mclto chiaveggente : si prega il Papa perchè faccia qualche cosa che egli (il pregante) stima confacente al bene della Chiesa, si arroga di sapere in che c011sist.aq. uesto bene, e supp0ne che il Papa possa ignorarlo, o non pensan,i ; il che toqia. a supporre che il Papa possa in qualche momento essere privo della SOvTanaturale assistenza divina. Nè 'vale il distinguere l'ordine di cose in cui ciò può accadergli da quello in cui non può; queste distinzioni sottintendono il costituzionalismo nella chiesa, e conducono facilmente al protestanfo;mo e da questo al razionalismo. Va.de retro, Satana! Io non esagero, 11011faccio una caricatura. Le dottrine sin.ora esposte sono professate e praticate dal Papa attuale, dalla gran maggioranza dei Vescovi e dei preti, e da tutti i laici non razionalisti. Se questa moltitudine così numerosa e così fortemente organizzata non è la Chies,a cattolica, dov'è domando io, la Chiesa cattolica? è questa forse una idea astratta, un ideale come la repubblica di Platone o la città del Sole? No certamente. Dunque ella deve trovarsi viva e concreta in qualche società reale e vivente su questa terra. Or quale sarà questa società? sarà essa quella accolta d1 persone teLA RIVOLUZIONE LIBERALE stè accennata, o sarà quella esigna minoranza di preti e di laici che professano i principi del Mediatore, cioè iLcostituzjonalism.o in materia eccles-iastica? Ma questa minoranza è disorganizzata ed acefala, e rron, pretende nepp1.1reessa di essere la chiesa cattolica. E 11011lo può essete. E di vero : uno dei caratteri essenziali alla vera chiesa, secondo i sovranna.Luralisti, è la visibilità, I.a sua riconoscibilità da tutti gli uomini 11011privi del senso comune. Ora la teoria del costituzionalismo ecclesiastico è molto complicata e recondita, di guisachè a comprenderla e a per!'luader-,ene si richiede 11011· comune vigor d'ingegno e copiia di dottrina. Onde si deduce, che quand'anche si potesse formare una Chiesa professante qu.ella teoria; essa mancherebbe di quel carattere cli visibilità e di accessibilità ai pnsilli, che non può mancare nella vera chiesa del servilismo :i.ssolnto ! Quanto semplice è la sua professione di fede ! Io credo quel che crede il Papa. A che tanta teologia? A che rovistar tanti lib1'i, a che tante ricerche per trovare la verità religiosa quando s,i sa che uno dei caratteri di questa verità. è appunto di essere trovabile senza ricerca ! Quanto chiara e precisa la Sua morale! Fare qnel che comanda il Papa, senza •cerca.re di più, senz:a nen1meno indagare se il denaro che egli vi chiede e che voi gli date in nome di S. Piet1'0, vada a beneficare i poveri o ad assoldare briganti. Potete addormentarvi tranqnil.lo in bra<:cio al Santo Padre, sic-uro di risvegliarvi c011lui dopo morte, nel Silo paradiso. Dalle considerazioni sin qui fatte io sono condotto a dubitare che la pos-izione pl'esa dal Mediat01'e frammezzo al liberalisrno assoluto e al servilismo pap-istico non sia difendibile, e qu-esto mio dubbio ho voluto esporre francamente a Lei, mio onorando Collega, persuaso come io sono che se esso è solubile, da nessùno al mondo, possa essere scioL to meglio che c1alei. G. M. BERTD!I. Nota. - Questa lettera ju, scritta in po!e·mica col Pa,ssaglia~ direttore del ìVIecUatore. POSrK'JfL-LE Sul matE:rialisma storica L,invito a ripensare e rielaborare l'argomento su questa rivista vnol essere inteso più come una richiesta di conferire sommariamente quelle •ossernizi01:i che la pratica degli studi J~J&.~i- - sce e persuade pur anche ·a chi per natura e pè1· uso rifugge da troppo netti e de:finifrvi giudizi, che come un invito a tentare una veduta d'insieme sul campo Yasto e complesso che si indica col nome di l\liaterialismo Storico. Se abbiamo in questo senso inteso rettamente, è da sperare chè possa questo esser Pinizio di una feconda discussione, per modo che a questi brevi appunti altri, più aotto e sicuro, faccia seguire le sue osservazioni e le sue critiche. Una veduta d'insieme, come quella che abbiamo lefro sulla Il RiYolnzione Liberale :i,, troppo facilmente, allo scopo di costringere in limiti di un articolo così ampia materia, viene a sostitt1ire uno schema semplificatore all'ampiezza della comprensione storica. Appunto per ciò, le osservazioni che si potrebbero muovere da 1111 punto di vista generico a questa, lucida esposizione, sembrerebbero a chi ha qualche familiarità colla. dottrina in questione, verità ovvie e di comune dominio. Altre critiche potrebbero muoversi su certi punti particolari, per esempio anzitutto là, dove quasi panebbe che si volesse presentare il Materialis1no Storico come una specie di determinismo storico, mentre bisogna guardarsi bene da una simile afferm:azione, ed ancora là dove sembra del tutto dimenticato l'abisso che - come chi scrive altra volta sostenne su queste colonne - separa Marx ed Engels dal comunismo utop-istico degli iui:r.i. Ma, spinti oggi da puro interesse storico, vuol essere una semplice nota in margine la nostra: il fatto che si sia sentito il bisogno cli parlare dj una specie di revisione del marxismo (clliS- • sà, se una t.ale revisione venisse compiuta, quale sarebbe Ia sua fisionomia - e come diversa dall'altra!), prova a sufficien;,.a. che il problema ci tocca assai più da vicino di quanto si potrebbe supporre, poicbè esso insospettatamente rie::itra in quel compito a cui invano cercherem.n,o sfuggire, e che ci è caro chiamare con un vecchio nome: il nostro esame cli coscienza. Ma anzi tutto, per quanto è della critica del materialismo storico, dician10 pur francamente come questa non possa assolutamente ritenersi compiuta quando sia stata dimostrata in un modo che direi grossolana1ne11te empirico, l'insostenibilità della tesi materialistica. Con ciò rimane debellata una certa dottrina volgare che ebbe, ed ba, per ovvie ragioni, ampia diffusione e successo; non il matc-rialismo storico, che rimane illeso seppur spogliato di una rozza corteccia, affinato - e c'è da rallegrarsi che Io sia - contro alle degenerazioni dei suoi banditori stessi (appena occorre ricordare, per esempio, certe lettere di Eng-c}s !) c. si direbbe, riportato alle fresche sorgenti del primo formularsi del pensiero giovani le di ~Larx. Il materialismo storico appare cosl quella schietta visione che si affaccia\·a per la prima ,·alta colla critica che Marx cqmpiva acl Wl tempo e di Hegel e di Feuerbach: qttesta schietta visione è quella che importa qui ed è con essa - • non colle sciocchezze sciorinate da certa letteratura, che si vogliono far passare per materialism.CT storico - che dobbiamo far i conti. Non con questo che si voglia affermare l'esistenza di una specie di dottrina arcana, indipendente dalle esigenze della pratica politica. lvia è pur necessario e legittimo rivendicare al :Materialismo Storico la dignità di posizione speculati-...-a, il diritto cli essere inquadrato nella Storia del pensiero ed, in questa, il posto preponderante che gli spetta nella secon'cla metà del secolo scorso e sul principio di questo. Per cui si deve anzitutto riconoscere il valore della presa di posizione che esso rappresentava di fronte al decadente idealismo da un lato, al dso1·gente sensismo, material-ismo e positivismo dall'altro. Esso portava verame11te 1111 soffio vivificatore in mezzo a sterili accademie, mentre è merito di esso soltanto, se Yeniva serbata la Parte mio·Jiore dell'idcaiismo, aliruentata l'antica fiamma~ che era quella del grande romanticismo tedesco. Neppnre dobbia1no dimenticare il hwgo lavorìo attraverso il quale i1 materialismo storico •venne più tardi ch-iarificandosi, ed il singolare artefice di quest'opera : Antonio Labriola. E se si pensa che da quest'a1npfa. Yecluta doveva ran1pollare il risorto spirito filosofico nel nostro paese, si comprende agevolmente perchè non ci possiamo avvicinare senza palpito a questo materialismo storico, nè potremo giammai dirci contenti dopo che l'abbiamo contenuto in una facile fonnoletta. Era il profondo senso della storia, il coraggio di affrontarla di petto e di tentarne una sintesi potente, Ia proclamata umanità di essa : in una parola, un cotal solido realismo, quello che Labrioia scorge,,a nel materialismo storico, in cui credeva di aver trovato la realizzazione del suo ideale: una filosofia della· vita. Lo seguiva da presso il tentativo del Gentile di sviscerare la filosofia del1a praxis (e qui, a conferma di quanto si disse nel rivendicare il primo getto del pensiero di Marx contro all'imbarbarimento posteriore, si potrebbe anche constatare semplice1nente il fatto che tale ricostruzione finiva per essere condotta quasi unicamente sul n1agro documento delle brevi glosse al Feuerbach) - e la scopetta Crociaua della forma economicà come momento di una vasta dialettica spirituale, scoperta che risolleva, come il Croce stesso ci dice, uno dei problemi che più a lùngo lo tormentarono ed affaticarono, e diveniva il perno della sua filosofia pratica. Per tal modo appunto su questo concreto terreno veniva fondato, vittorioso snperamento, il nuovo realismo idealistico o idealismo realistico (e 1a terminologia ha troppo una importanza anche storica pen:::hè si voglia credere clie ci vogliamo baloccare cogli is111,i.), le cui vicende non è il caso cli narrare qui ; nè inteudian10 accennare neppure di sfuggita al1e profonde risonanze che del materialismo storico tu ritrovi nella nuova speculazione. La quale se da un, lato si riabbracciava così all'idealismo, per questa aderenza alla realtà, per la profond.ità conginnta a chiarezza, tornava ad essere intimamente italiana, mentre la tradizione nostra \·eniva rintracciata con p.rofonda avvedutezza ed a.111.orosacura. Ntttriti di questa ctùtura, tanta patte del materialismo storico continua a vivere nel nostro pensiero, che non parrà esagerata questa conclusione. Una revisione del 1narxismo ha, sì, veramente valore di simbolo, ma intesa in quanto revisione del patrimonio spirituale che cos'tituisce la nostra eredità, per conquistarlo veramente e fari'o nostro, e per venire iu chiaro innanzi e sopratutto con noi stessi. ALESSANDRO D'ENTRÈ\'F.S; Propagandiatalianaall'estelfo Ci si lamenta spesso - e non senza ragione, ma senza sufficiente chiarezza d'idee, come non è il caso qui di analizzare - ci si lamenta che gli Italiani siano troppo appartati, troppo silenziosi alPestero. Ma q_uando, ahimè, l'Italia espressamente fa parlare e parla cli sè ... Che Dio ne scampi e liberi! Ecco l'ultimo eseu1pio1 ed uno dei più illustri. Grrraude campagna per una intesa economica franco-italiana, da servire come base positiva ad accordi politici. Superfluo dire che l'idea fondamentale è, in teoria, ottima: niente accordi politico-sentimentali : alla base debbono esserci pratiche, concrete intese economiche e tecniche. Ma ecco come si svolge i] tentativo in atto. Viene a Parigi il direttore cli un giornale italiano notoriamente side.rnrgico, uomo che del resto ha i11ncgabilmente molti « numeri JI al suo attivo. Inizia nel suo giornale una campagna apologetica dell'impresa della Ruhr, che rùuscirà ·i11Jallantemente. (In Francia, non ne sono mica così interamente e intimamente persuasi ; e non è certo un giornalista consumato, come il nostro, cui bisognerà insegnare a leggere e guardare oltre j titoloni sonanti e i boninients della grande stampa ortodossa!). Riuscita certa, col trionfo del monopolio inclusti-iale francese. Dunque l'Italia deve prender subito posizione per approfittare di questa situazione avvenire. Presi gli opportuni accordi, taluno dei massimi giornali parigini Ia coro, ma senza troppo sbilanciarsi sulle generali. Un pro-memoria programmatico è presentato a pezzi grossi della stampa, dell'industria e della politica francese dal nostro propagandista. Ma, dopo quei pochi articoli di fondo di qualche 420 della stampa parigina, commenti più scettici di giornali d'opinione; silenzio uffi.:: ci oso : il Governo francese ha data la parola d'ordine di lasciar cadere la faccenda. Infine ançhe l'organo delJ>indusfria francese, quando onnai il fiasco è clichiru:ato, esce dal suo mutismo per somministrare questo po' po' di doccia fredda: l'opinione francese « 'V01tdrait flirter à l)excès ave e I' Ital,ie », e Jlodiema discussione « 1ne11ace de tozwner d-'abord a·u ridicule, puis à Paigre ». Per essere la voce (com'è indubbiameute: abbiamo citata la Joim,ée Industrie/le d~l 2 marzo) cli quella « grande industria» cui la nostra si~rurgia ba volti to fare l'occhiolino, 11011 c'è male davvero! I campioni della recente campagna possono andarne fieri. Intanto, il bulldog d'oltre Manica avendo abbaiat.o, Mussolini, come già fece per altri vaghi disegni di grnude politica estera lanciati cou giornalistica disinvoltura, mentre si occupa attivamente di rimettere a galla la barca Ansaldo, butta a ma1~e la campagna di stampa « nou autorizzata :i,. La morale clel grottesco? Che i siderurgici italiani mandino all'estero proprii agenti percbè lavorino nel loro interesse, va benissimo. Soltanto è Un po, meno simpatico che gli stessi agenti lascino intendere - pur non osando affermarlo esplicitamente - di essere poco meno che emissari del Governo del nostro paese. I1 programma dei 7 punti che fu realmente esibito a Parigi non è precisamente quello che apparYe nelle parafrasi della sta.1.npa. Chi ba avuto sott'occhio il r,z.e1normidu11i originale - pochi foglietti dattilografati, in cattivo francese - non può non ricordare che gli autori del grande piano di collaborazionE;, franco-italiana cominciano col dare l'intonazione politica gettandosi nelle braccia della Francia: l 'Ita1ia - dicono essi in sostanza - è insidiata da un'abilissima ed estesiss-i ma penetrazione tedesca, che si vale dei noti strÙmenti industriali e bancari. Invece tutta l'organizz.az.ione delle banche e delle industrie che è vermnente Ua.liana (monopolio dè11'italianità) è di orientmn.ento fran.cofi.l.oJcaicsa il suo carattere nazionale (sic). Quindi, come pu.nt& jJn~n.o p~r un acc;ordo (tanto per non perdere tempo) iÌ 11ie11iorandu.111, propone: un trust tra la siderurgia francese e l'italiana, che avrà l'effetto provvidenziale cli sopprimere ogni concorrenza tra la « grande » industria francese e la Il piccola, (sic) industria italiana. Ben detto! :Ma quale meraviglia, se la grande industria ha risposto alla piccola: Non provo akun bisogno di averti tenera amica e sorella cPelezione, giacchè sono sicura - e se poi riesco nella Ruhr, come tu mi giuri. .. - cli averti serva obbligata ! I patrioti e diplomatici della siderurgia ci spiegheranno in che modo un fiasco di questo genere, che ci fa dubitare ·della loro lucidità mentale, potrà costituire un buon p1·ecedente per il giorno in cui si giungesse a tratt.:1.re sul serio un'intesa franco-italiana, che - secondo noialtri « cattivj italiani , - non è detto debba obbedire necessariaiuente al motto: sidéru.rgie d'abord ! Parigi, 3 niarzo. LtnGI E.MERY. PIERO 60BETTI - Editore TORINO - Uia XX Sellembre, 60 Usciranno enfro il 15 aprile: Collezion"ePOI1EflIIGl1.E ,, N. 1 N. PAPA.FA.VA BADOGLIO A CAPORETTO Lire 4 N. 2 u. FORMl'lNTJNI SINDACALISMO FASCISTA N. 3 ,, Lire 3 P. GODETTI DAL BOLSCEVISMO AL FASCISMO Lire 3 Per gìi abbonati alla Rivoluzione Liberale i 3 volumi Lire 8 Ediziondi'attte FELIO:El OASORATI - PITTORE 50 opere con testo cntico di P. GODETTI Lire 30 Fino al 5 aprile Lire 20 ai prenotat01·i Usciranno entro il 30 aprile: 13ibliotedeeallanivolttzionueibellàle N. 1 LUIGI ElNAUDI CAPITALISMO E MOVIMENTO OPERAIO N. 2 LUIGI SALVATORELLI NAZIONAL-FASOISMO :Jn prepara;(ione: CARLO CARR.~ e PIERO GODETTI ANTOLOGIA DEI PITTORI ITALIANI

L.A RIVOLUZIONE LIBERALE LETTERE DALL' INGHILTERRA µa politica mondiale del dopo-guerra tori, sia britannici, sia stranieri, convengono .nel ricevere nna impressione cumulativa di solidità. Durante gli ultimi formidabili scioperi minerari, la cosa che più colpiva gli osservatori stranieri nei distrc:tti carboniferi fu la frequenza. e perfetta naturalezza con cui minatori, direttori e proprietari di miniere giocavano assieme a foot-ball e con cui i primi sceglievano spes,so a giudici persone cli ambedue I.e categorie sociali e questo nonostante i comizi sonori di pre.clicazione a.nticapitalistica. E del testo chiuquc abbia constatato come iu occasiane del Derby tutte le classi siano assolutamente pervase dallo stesso spirito e godano in mille modi cli mostrarsi cordiali; o come in occasione delle nozze_della principessa. Maria i quartieri r.,opolan fossero i più imbandierati e il commento generale e il modo più comune di esprimersi fosse : • Precisamente come una di noi » ! non può a meno di arrivare alla conclusione che, nonostante un secolo di industrialismo e di ctesceate u.rbanism.o, il popolo mglese nel sno insieme è rimasto psicologicamente se stesso, sostanzialmente mode1·ato, rispettoso delle tradizioni e della gerarchia, più o meno pur nei 1·adicali, non poco snobbish, desideroso di sentir tutte le campane, geloso della libertà cli decidersi senza soverchie pressioni esterne, ansioso cli fronte alla propria coscienza di almeno P'"rc-1'dalla parte del giusto. Tutto sommato esso è ancora più liberale che democratico, più ansioso di far bene il passo che occorre immediatamente fare, che di perseguir lunghi piani e figger lo sguardo nel futuro. Bibliogtafia: Lowell: The G1n:ernme11tof England, 1919. - Ramsay Muir: A Short history of lhe British C01nmonwealth, 1922. - Ramsay Muir: Liberalisni and Indust.ry, 1920. - G. M. Trevelyan: British Hislory in the XIX Cen/ury, 1922. - Rownlrce: Poverty, 1922. - Hall: Tl,e C011stitulio11 of I he British Co111mo1mealth, 1921. E' da un arrno che ho promesso alla l?h•oluzi, ,ne Liberale una serie di articoli sull'Inghilterra contemporanea, nonostante io viva in Inghilterra da vent'anni; ma è solo ora che oso cominciare ad inviarne qualcuno. La caduta di Llyod George segna un pnnlo di riferimento ben definito; segna la fine, nella politica interna come nella estera, del perioclo anormale cagionato dalla guerra e segna l'inizio del ritorno alla distinzione normale dei partiti e alla normale vita parlamentare. Pe1· di più nel frattempo sono apparse alcune opere, come le sovramenzionate, che ci dicono come alcnne tra le p:iù vigili ,acute e simboliche intelligenze inglesi, arrivano a considerare il momento attuale; opere essenziali anche a chi è vissuto da vent'anni, da osservatore e da studioso e nono:;tante questo e forse a cagion di questo sente di a,-er ancora molto da imparare, sente l'Inghilterra ancora immensamente gim·ane e vigornsa e crede di ·aver acquistato un certo senso di prnspettiYa nel giudicare di uomini e di cose. Più si vive in Inghilte.rra e più ci si accorge della necessità di questo senso di pros!X!ttiva. In un paese che non ha costituzione scritta e in molte delle cui costumanze è ntcessario, per rendersene conto e per ,,entirne il peso, riconoscere come influenze pur ora vive la conquista sassone e la normanna; in un paese in cui non esiste ancora, ufficialmente almeno e nelle norme di precedenza cerimoniale, il Gabinetto, senza questo senso di prospettiva si cade in errori, che tolgono ogni valore ai nostri giudizi di fronte a ogni Inglese colto. Ad esempio l'opera sull'Impero Britannico, scritta dal De Ruggiero dopo e durante non più di sette mesi di dimo1·ain Londra., risente di questa deficienza sotto più riguardi. Egli ha preso sul se.rio, ad esempio, il partito del lavoro e molte agitazioni che gli parve1'0 scuotere da.Ile fonda.menta la. compagine britannica; che certo parvero gravi anche a molti Inglesi, specie se giovani e se lette sui giOTD-ali,come se l'lnghilten-a fosse quasi alla vigilia di una Yita!ità di idee e agitazioni socialistiche a tipo continentale. Gli è sfuggito il contrasto tra il temper'amento celtico, a tipo continentale, dei capi socialisti più in vista e intellettuali da nn lato e il temperamento della massa operaia, in fon<lo profondamente insulare e conservatrice : in fondo nella vita politica e sociale inglese no.n solo il partito del laS1oronon ha mai contato molto ed è più che mai in cattive -acque ed alla vigilia di contar anche meno, ma sta passando per la stessa crisi per cui passa il socialrsrno continentale; ed ogni ~nglese che sappia i fatti suoi non ne ebbe mai -il minimo dubbio. Similmente e per ragioni cui ritorneremo più setto, al De Ruggero certe agitazioni nazio1'.al:del dopoguerra in se"iioall'Impero Britanmco parvero più prossima.mente minacc10se che non fossero; gli è sfuggito che precisamente in ragione della solidità e tranqtjillità normale della vita britannica ,la sta1;1;pa.ha un carattere allarmistico, inevitabile per scuotere la pubblica opinione, di cm occorre tener conto. Anche durante la guerra occorse organizzare vari panichi giornalistici! E questo senso di ptospettiva, che dicemmo necessario, per quanto io creda di possederlo, V1enecerto opportunaim.eute integrato dalle opel'e surricordate. La prima è la più autorevole opera americana sull'Inghiltena politica; è per l'Inghilterra ciò che l'American Co1nm01iiuealth di Lord Bryce è sugli Stati Uniti; e l'opera non sai;-ebbe certo stata dedicata a L9rd Bryce- senza essere _nco,:oscinta degna di lui; è un'opera classica eh uno straniéro intelligente e viene fino al _1919. Ad essa dovremmo aggi11Ugere la _cornspcmdenza di recente pubblicata tra \Vxlson e 11Page, l'ex-ambasciatore americano a Lond_ra, testè morto. E' una corris_p,m~enza _ehc;u·attere .eccezionale per chi vog_liastucl1ru-I 1mpress1on~che l'Inghilterra m guer'.ra fece ad un osservatore finissimo, che ebbe occasioni infinite ad esempio :1el mentre _s'occupava _di prigi;nieri inglesi 111 G_erm-ap1a,d1 alll:1rurare Io stoicismo orgoglioso delle madn e delle vedove• 0 in momenti tremendamente bni, cli con~tatare ,la fortezza. d'animo e la fede incrollabile di ministri e deputati e pari, nonchè di gente del popolo. Non è certo nelle lettere confidenziali del Pagè a, Wilson che si può sperar ,ii trova!' constatazioni di derndenza morale britarmic;a. Esse hanno fatto tale impressione che si prr'opone di inaugurargli una lapide nel!'Abbazia di- Westmin_ster: Un'opera non meno importante è quella del Rownlrec : è uno studio sulla povertà nella città di York, pubblicato or son vent'anni e divenuto classico e pubblicato ora con nuovi dati e con una nuova introduzione, nella quale il Rowntree, che, col defnnto Ceorge Cadbury, è non solo un riu~citissimo industriale modello, ma anche uu grande filantropo e sociologo, constata che durante questo periodo e 11011ostante la guerra il benessere delle classi operaie, il loro tenore di_ vita, i loro rapporti con gli imprend1ton, la loro coltw·a e umanità si sono immensamente elevate. Queste testimonianze del Rowntree e del Lowell valgono più di tante brilla.nti geremiadi come quelle recenti del Mastermau e del Villier, che sono dei n,cri impressionisti del giornalismo. E veniamo alle due maggiori tra le pubblicazioni stu·ricordate. In ordine di importanza e mole viene prima la Sh01·t [listory del Ramsay Mnir dell'Università cli Manchester. E' tutt'altro che shorl: è in due volumi di circa 800 pagiue ciascuno: la sna originalità sta in questo, che mentre fin qui la storia dell'Impero Britannico venne scritta quasi come se non fosse che nn'accidentale e ingombrante escrescenza della storia dell'Inghilterra propriamente detta questa del Ramsay Muir ce la presenta' comé una ·espansione 01'ga11icadi questa e ne studia le radici nella stessa formazione dei popoli delle Isole Britanniche, s,profoudando l'analisi fino a quel primo fatto capitale della storia britannica che fu lo staccarsi delle isole dal continente europeo; per di più la storia britannica non è più insularmente studiata a sè, ma come in relazione a quella dell'Europa. Il primo volume arriva fino alla guerra dei sette anni; il' secondo tratta della perdita del Secondo Impero Britannico - il primo era stato perduto col perdere gli antichi possedimenti dei Re inglesi in Francia - con la secessione americana e dello sviluppo del terzo impero, dalla scoperta dell'Australia e dalla conquista dell'India fino alla Pace di Versailles del 1919; e ne tratta, tranne inevitabilmente nell'ultimo capitolo, con nna imparzialità più degna di una Commissione Reale d'inchiesta che d'uno storico che ha passioni e punti di vista particolari. Questo secondo volume coincide, come contenuto, con quello del Tl'evelyan, pur esso imparzialissimo, sebbene più artisticamente vivace e colorito. Siccome poi tanto il Ramsay Muir come il Trevelyan son d'-indubbia ed avanzata fede liberale, questi due volumi sono signi-ficantissimi documenti dell'evoluzione del liberalismo stesso. Nel mentre or non sono ancora vent'anni era di moda tra i liberali il parlar delle colonie come di mele destinate, quando sal'anno matul'e, a staccarsi dall'albero mo.terno e perfin desidera.re questa separazione; nel mentre ancora nel 19rr UIIlO storico e uomo di stato di primo ordine come Lord Morley, metteva in.ridicolo l'idea che l'Australia e la Nuova Ze- • landa si satebbero scomodate a inviar volcnta.1-i in aiuto della Metropoli impegnata a difendere l'eventualmente violata neutralità belga, benchè il Ramsay Muir come il Trevelyan sia.noovviamente orgogliosi- della preservata unità im-pel'iale e non pessimisti rispetto all'avvenire. Il Trevelyan vede l'avvenire almeno non più ricco di pericoli che di splendide opportunità, come il passato, ed il Ramsay Muir, in compagnia con un altrn pur e&'li nsigne storico vivente e pm- egli liberale, 11prof. Pollard dell'Università di Londra, è ben lungi dal co,ntempla.r come imminente la fine dell'Impero e eia.I'contemplar come impossibile che esso a1Tivi a c1arsi a poco a poco u,ua più 01·ganica u.nità. Del resto è questa una convinzione che io trovo diffusa in persone d'ogni parte dell'Impero e d'una certa coltura politica, con le quali mi fn dato discutere. Quando vien posta loro 1~questione dell'eventuale separazione, esse rispondono quasi invariabilmente: Not in my time; oppure : N ol for fifty years a/. least (Non mia vita nal;ural durante, oppure: n~n ·f>rmw.d'un cinquanle1mio). . ,~e]..mentre sul continente si a.ma. spiare 1 se&'mdell~ sperata o temuta, disintegi=ione, m Ingh1lterl'a si preferisce insistere sul fatto che nel 1914 nessuno aV1'ebbe osato profetizza.re che l'Impero sarebbe riuscito a mantenersi uno e ad espandersi, noncl1è a inviar tanti aiuti all'isola madre. Il Ramsay Mui1· richiama in particolar mcdo l'attenzione dei suoi lettori sul fatto che la conservazione dell'unità, sia pur soltanto in gran parte formale e senJt.imentale, tra Metropoli e Dominions, ,,alse a vincere fin dal 1914, da parte .dei Domimi01is, distanze geografiche e storiche che gli- Stati Uniti non vinsero che tre anni dopo e valse ad aSSlicuraTefra truppe britanniche d'ogni parte dell'Impero una c~- sione e cooperazione quale non fu r-,ossibile avere tra truppe brita,nniche e trup1pedi altri paesi, incluse le ame1-icane. Nè è solo nella c01npagine im,periale, sibbene an,che nella sociale, che in complesso tutti gli osservaE' su questo sfondo di geney-ale solidità che ciocorrecollocare le principali' consegnen7.e della guerra per gli Inglesi, se vogliamo cercar di comprendere le probabili linee aella futura politica britannica. Più studiamo le vicende dell'ultima guerra e più divien chiaro che chi vorrà trovare il principale coefficiente della vittoria degli alleati, dopo i coefficienti morali, dovrà cercarlo nel fatto che dm·ante il corso del secolo XIX l'industrialismo britannico rese possibile un tale aumento di popolazione da necessitare il libero scambio. Un paese che pel' tre quarti vive di commercio estero e marittimo, una volta che è passato al libero scambio non può più abbandonarlo. Potrà temporaneamente qua e là leggermente deviarne, ma non potrà più diventare sostanzialmente protezionista. Ota l'adozione del libero scambio ebbe due conseguenze : la prima, fu n.na enorme accu,m,ulazionedi ricchezza, senza la quale non sarebbe stato possibile l'immenso sviluppo delle ferrovie, dell'agricoltura e delle industrie mi'llerarie nei paesi transoceanici, inclusi gli Stati Uniti; la seconda fu che il liDero scambio rese tollerabile al mondo lo sviluppo dell'Impero Brit.a,nnico e la supremazia navale britannica. Dal 1878 in poi si può dire che le a..nnessioni territoriali brita.nruche forono le sole che non significassero creazione di mercati chiusi. Per effetto del libero scambio britannico tutto il mondo era. ammesso a partecipare in qualche misura ai benefici della ditta John. Bull and Co. Ltd. Questa non ef'a nn monopolio. Se questa fosse stata nn monopolio e la flotta britannica fosse stata il suo scudo, il mondo non si sai-ebbe travato a lato dell'Inghilterra contro gli Imperi Centrali. V'è di più. Senza il libero scambio inglese non vi sarebbero stati i capitali pei prestiti di guerra, non vi sarebbe stata una adeguata marina mercantile e lo stesso aiuto del!'America o sa1·ebbevenuto troppo tardi o non a,Tebbe pot11tovenire. Ora la guerra 11011ha modificato questo fatto fondamentale che la sproporzione tra le risorse del suolo della Gran Brettagna e la sua popolazione la obbliga a tllla politica fiscale sostancialmente liberistica, la obbliga. a una politica. internazionale intesa a:d evita.re disturbi al commercio internazionale e marittimo, la obbliga a una politica navale non aggressiva e non monopolistica. La guerra ha a.nzi accentuato questo fatto. Pel fatto che la flotta. britannica non bastò da sola a vincere la guerra sottomarina, l'Inghilterra ha perduta la sua sup1·emazia navale mondiale. Virtualmente questa è passata agli Stati Uniti, che per popolazione e risorse s0no ora di gran lunga, virtualmente, lo stato più ricco e più forte, almeno fino a che - se m:ai - lo sviluppo dei Dominions arrivi a ristabilir l'equilibrio fra Impero Britannico e Stati Uniti. Nell'intervallo lai suprema.zia navale britannica resta limitata, all'Europa, a condizione che l'Inghiltetra proceda sostanzialmente d'accordo con gli Stati Uniti. Epperò le ragioni per una politica pacifica e liberale sono anche più forti che non fossero -fino a ieri. Le ragioni di ieri - scaturenti dalla situazione demografica interna - restano; e vi si aggiunge la necessità di non ·urtar l'America e spingerla sulla via di una effettiva e non solo potenziale supremazia navale. Ed a queste si aggiungono quelle scatl1l'enti dalla necessità di prevenire e impedire attri.ti tra Stati Uniti e Giappone, tr.a Giappone e Dominions. Chamberlain invitò gli Inglesi a pensare imperialistica.nuente, la situazione del dopoguerra li obbliga a,pen-sare planetaria-mente, a far da intern,ecliari tra l' Ameri3r ca e l'Europa e tra l'America e l'Asia . V'è di più. Il persistere dell'America a pretendere il pagamento del debito inglese di gUJ rra - forse per impedire il più facile ritonio alla supremazia navale? - e la. recente tariffa americana che con l'intensificare la protezione rende più difficile il pagamento di tal debito, spingono l'Inghilterra sulla. ,·ia di una più intensa e sistematica messa in valore di tante risorse -fin qni neglette dd1'Impero, specie dei tropici, onde a un tera.- po p-agar tal debito con i profitti di questa e attenuare sempre più le proprie cri.si incl~striali_e la PX:OJ>:i'.'- dipendenza, in qualche misura 1nsoppnm1bile, dal continente europeo. Jnsomma la situazione mandiale del d'Jpoguerra, aggiunge alle precedenti nu.n td urgenti ragion.i rx,tchè il punto di vista inglese si faccia meno insulare e divenga anzi il punto di vista avente più pnnti di contatto con gli interessi comuni del re&-todel mondo. V'è un senso in cui l'Inghilterra si avvia a divenire il sensario mondiale. Chi non tiene presente queste consegueiv..e della situazione economico-demografica inglese nata nel secolo XIX, approdata al liberò scambio e ad una politica navale e marittima liberale, ed integrata dalla situazione del dopo guerra, non capisce, non può capire nulla della politica internazionale inglese, Precisamente perchè nessuna nazione è più esposta a risentire nella sua vita economica quotidiana le menome ripercussioni di perturbazioni nella pace e nel commercio mondiale, la ima. tendenziale politica internazionale - a differenza di quella di nazioni più bastevoli a se stesse - !unge dall'essere più non può a meno di essere meno egoistica delle altre. Fino a ieri il sno istinto di conservazione la rese arbitra tl'a le contese continentali per l'egemonia europea e la rese, or direttamente ora indirettamente, strnmento ed esempio di sviluppo di nazioni indipendenti e di libere istituzioni r.-0litiche; oggi il medesimo istinto, sotto la pressione della situazione economico - demografica, ne fa lo strumento d'una politica contine.ntale di conciliazione e di sintesi economica. V'è di più. il fatto fondamentale della st0ria britannica, secondo il Ramsay ~Iuir, la separazione delle Isole Britanniche dal continente, sta rapidamente perdendo la sua impo.rtanza a cagione dello sviluppo dell'aviazione. La Manica non è più una gran difesa; non vale le Alpi. L'avi-azione, le mine,. i sommergibili vanno minando gli antichi coefficienti di sicurezza : consegue117.,a: la mi. glior sicurezza va cercata promuovendo la pace comnne. Fino a ieri l'Inghilten:a poteva, dopo essere intervenuta, a rimuovere un pericolo, ritrovarsi nel sno isolamento fino a che il pericolo riapparisse; poteva permettersi il lusso di una certa miopia. Oggi non può più; oggi essa è vitalmente interessata. alla pace europea; o riesce ad organizzarla o sarà trascinata nell'abisso rnmune. Il suo intervento dovrà farsi permanente, sistematico. Essa dovTà avere un punto di vista più largo di quello delle nazioni continentali per trovar tra esse pu.nti. di contatto e di compromesso reciproco e per rendere a poco a poco l'Europa qualcosa più di nna mera espressione geogra'fica: la Lega delle ]\"azioni diverrà sempre più la sua direttiva politica naturale. Non a caso essa è accettata da tutti i piirtiti : la sicurezza per terra e per mare in tutto il mondo, se è nn interesse comune a tutti i paesi, è l'interes.:,oesupremo di un paese che per tl'e quarti vive d'importazioni; che è nn'isola e che ha una. popolazione ancora in rap-ido aumento. La Lega, delle Nazioni sarà imperfetta fin che si vuole, sopratutto essa richiede già di essere ripensata ne' suoi metodi e semplificata nel suo funzionamento; ma è un nucleo, un organo permanente di consultazione, cooperazione e contatto, innanzi al qu.ale gli· orgogli na.z;ionali possono trovar più facile inclinarsi, che innanzi ad altri orgogli, ed è un ente che diverrà tanto più autorevole e necessario quanto più si diffonderà anche sul continente, in conseguenza della sperabile o inevitabile successi~ bancarotta dei vari egocentrismi nazionali, la percezione già viva in Inghilterra, che .nessuna nazione oggi basta più uè economicamente, nè militarmente, nè navalmeute a sè stessa e che la sola s-icurezza possibile è una sicui-ezza fondata sulla chiara intuizione di superiori interessi comuni. Ma le nazioni continentali non che essere più luugiveggenti, sono di gran ]1111gapiù insulari dell'Inghilterra, la qua.le pel solo fatto di essere il cuore di un mondo che abbraccia vari continenti, ha l'ella sua classe dirigeute e nei suoi nomini di Stato gli organi di una mentalità plurinazionale, sintetica, avvezza a evitar le differenze evitabili, a. cercare e creare punli di accordo e, proprio perchè ricca di successi, men reluttante ad opportune rinunce. Lloyd George ebbe l'intuito chiaro di questa politica, ma non seppe perseguirla a cagione di preoccupazioni parlamentari sopravvissute alla situazione in cui la coalizione fu giustificata. Ora essa è la politica non solo del Governo attnale, ma, si può dire, di tutti i partiti. Lord George e Lord Robert Ceci! approvarono fin dalla su.a enu.n<:iazi-o-

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