La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 29 - 12 ottobre 1922

Badoglio doveva cambiare atteggiamento. Prima di tutto è assurdo chiedere che un comandante di Corpo d'Armata laccia assumere alle sue truppe una diversa di,,locaùone in 6 ore e poi, nella stessa conferenza del 23, Capello non parla del 27 .o Corpo. Anzii affida il compito difensivo di fronte a Tolmino essenzialmente al 7 .o Corpo e stabilisce ~he , il grosso delle forze va. tenuto nelle mani dei comandanti per la, manovra•. N o-n sappiamo pz:ecisa.mente se il Gen. Badoglio al mattino del 24 abbia tentato i! contrattacco con la sua dest,ra, ma anche se. lo avf'ESe fatto non avrebbe certo commesso un peccato. Data' la dòslocazione che, conformemBnte a.gli ordini superiori, a.vevano 1e sue truppe, egli 11011 poteva far altro! Abbiamo visto che la, dislocazione ciel 27' Co1·po cl' Arma.ta fu causa d1 di.vero-enze fra il C. S. e il Comando della II Armata, ma. se Capello ha disubbidito a Cadorna e se Cadorna s'è lasciato disubbidire da Capello non è colpa di Badoglio! E yeniamo ara all'accusa di cattivo impiego della Brigata Napoli. Tale questioue perde import:illza in quanto si inquadra in quella più O'enerale del confusionismo dei provvedimenti difensivi presi dal 21 al 24 ottobre; tuttavia la vogliamo consicler-a.re. La brigata Napoli venne assegnata al 27 .o Corpo cl'Armata il giorno 22, ore 14,30, con il seguente ordine: , N. 6155 - Brigata Napoli passa a disposizione ciel 27 .o Corpo c1·Arma.ta il quale prende 1avoro e il presidio della linea Plezia-Foni-Isonzo. Resta con oiò stabilito che la fronte del 27.o Corpo in quel tra.tbo giunge fino all'Isonzo. La difesa del fiume è affida-la a.\ 4..o Corpo,. Eri ma di tutto prendiamo nota che fino- al 22 sera non era stato fissato esattamente il limite fra il 4.o e il 27 .d Corpo cl'Armata. InJatti il collegamento fra, questi due corpi eTa deficien~ j caso grave se si pensa che questo si allacciava nella importanLlssima zona. del fondo valle Isonzo. Nori per nulla prop.io ia quel tratto di fronte passò l'intera 12.a divisione tedesca che a mezzogiorno clel 24 arrivava a, Caporetto ! Appunto per rafforzare tale collegamento il Comando d'Armata assegnava ai 27 .o Corpo la brigata. Napoli. Badoglio -invece mandava al 1,f. Plezia sovrastante l'Isonzo soltanto un battaglione, altri due clest,nava alla difesa del passo di Zagradana e teneva tre battaglioni in riserva a Cave Arcliel. Da ciò l'accusa di Capello d'aver mal impiegato la brigata Napoli. Ma si può osservare: 1) che la brigata è sta.ta a,segnata piuttosto in ritardo,; 2) che non c'era affattq 1·ordine tassativo di impiegare tutta 1a brigata Napoli nel presidio della, linea Plezia-Foni-Isonzo: 3) che anche le posizioni di passo, Zagra<lan en,no importantissime; 4) che lo sl.€sso G<,n. Cape,llo aveva ordinato nella conferenza del 23 -ottobre che la • difesa delle Ji.nee arretrate doveva esser fatta da una maglia wtt,Ye dli truppe perohè il grosso andava tenuto nelle mani dei eomamdanti pe,· la manovra,; 5) che la difesa del fiume ossia del fondo valle era affidata al 4.o Corpo. Dun·que se Badoglio non ha sufficientemente presidiata la s=mda linea PleziaFonj-Isonzo ba molte attenuanti perchè non feoo che inspi..ra,·s.i°forse eccessivamente ai ripetutissimi concetti del suo ca.po. « Bisogna manovrare, bisogn'I far fuoco con la propria legna, bioogna aver riserve alla mano, le seconde linee siano tenute da tma maglia sottile di truppe,. Questo ha fatto Badoglio e non è certo Capello 1a persona più -adattai per ,accusarld ! Invece la l""'J)CTISabilità del Gmt. Badoglio è grave per il mancato tiro drr controproparazione. Dico per il mancato tiro di contrapreparazione e non per rimpiego dell'artiglieria i.n generale perchè que- . sto dipende clrulo schi.e:ramento dellé batterie eh<> a. sua vo-lta dipende dalla dislocazione generalt> delle forze dà cui è respon&abile il Comando d'Armata. Tutto era disposto fino alle ultime ore J>recedenti l'attacco nemico per la controff.ensiva strategica.; è natllira1e dunque che anche Je a.rtiglierie av.essero uno ·schieramento poco. adatto per una difensiva ad oltranza o fossero in crisi di assestamento. Basta pensare,che la 62• divisione che doveva OCC.'llparel'essenziale posizione del Kolovrat arrivò priv.a di artiglierie. All'ultimo momento gli fu a.ssegnato .un gruppo da campagna. Le batteroe ~lesti.nate a rafforzare J.a. stretta, di Saga partirono il 23 dalla prima Armata ! Dunque se, il rendimento clelJ'artigli<,ria fu scarso ciò è dOvuto sopratutto al fatto che essa non aveva m: ben predisp-OSto schieramento difensivo. Abbimno visto, che Capello ancora nella conferenza del 18_ottobre sogna il baluardo controffensive, di artiglieria_ nella conca di Vrh (Bainsizza) e pensa_ a fa,rv, 1 affluire a suo tempo le .artiglie-rie -o<:~"Ienb. Se ~nvece avesse pensato a costituire ·un oal,uau_·do difensivo a sostegno del Kolovrat fmse 11duiastro non. avveniva! Ma fatte queste conS1deraz10m ntormamo alla questione del tiro di contropreparazione. Nell'orcli.ne del C. S. del 10 ottobre è scritto: • durante il tiro di bomba.rd.ame11LOnemico si svolga una violentis..sima controprnparazione nos_tra. Si concentri il fuoco dei ~_rossie medi cahon nella zona di probabile eruzione della fanteria,. Tale ordine è trasmesso ai corpi d'a.rmata con l'ordine di Montuori dell'l1 con queste parole: • I comandanti di Corpo d'Armata dov1\W.llo disporre che le probabili ·zone-di partenza delle truppe sia.no battute fin i,.\ lt I\' O I, U 1/, I 1 • N b, LI Il I~ lt A J, I~ dall'inizio del bombardamento .nemico per soffo. care fin dalla sua preparazione lo scatto delle fanterie avversarie schLacciandole nelle !on> stesse trincee cli°partenza prima ancora che il loro attacco riesca ad essere sferato,. Nella confer8IlZa. del 23 ottobre Capello ribadisce che si <lovrà , aprire un fuoco di 0011tropreparazione nelle trincee cli partenza e sullo zone di raccolta del nemico poco dopo iniziato il suo bombardamento tenendoci pronti ad eseguire violenti&- s-imi tiri di sbarnt,mento appena il nemico accenni a muoversi,. Dunque nella questione del tiro di co11tropreparazione c'è per miracolo UJ1a certa precisione e concordanza cli ordini. Tale tiro è iavece ma,ncato sulla fro,tte ciel 27 .o Corpo. Infatti la rela,.ione della Commissione d'inchiesta ci riferisce che al comanclo di artiglieria del 27 .o C01·po « fu rifiutata l'autorizzazione di far 11ù2iare il fuoco alle ore 2 rlel 27 ottobre JJerchè si temeva un conswno inutile di munizion.i II e che deve pur amm-ettersì che disposizi011i tassative per l'esecuzione d'el tiro di cc)'l1tro prepa.razione norn furono impartite. Ma eia chi se n-011dal Gen. Badoglio non furono impartite! Nella relazione sulla battaglia cli Caporetto cli1retta dal Comando d'artiglieria .del 27.o Corpo cl' Arr-mata al Comando d'artiglieria della II Armata leggiamo: «In obbedienza. ,agli ordi.n,i emanati dal Comando del Corpo cl' Armata e da codesto (ossia comando d'artiglùeria II Armata) era110 stiate diramate queste direttive: «l) non eseguire tiro cli controbatteria; 2) non appena il nemico cerca di avvanzare, tiro di sbarramento». Dunque si parla di tutto meno che del tiro di cont-ropreparazione, Da quest'ultimo documento ristùterebbe però che, oltre Badoglio, anche al Comando -d'a.rtiglieria d'Armata qualcuno non era favorevole rula, contropreparazione voluta da Capello. Il Gen. Badoglio ,avrebbe dunque 111 tale y_uc&licne una grave recponsabilità sebbene essa vada attenuata per le precedenti considerazioni sull'impiego dell'artiglieria . .Badoglio voleva forse rispanniare munizioni per 1a controffensiva sapendo d'altra parte chB <doveva far fuoco con la sua legna, secondo il concetto di Capello. La 19.a divisim1e del 27 .o Corpo cl' Armata attaccata da forze sove.rchiaati fu sbaragliata dal nemico i.n poche ore. 11 nemico riusci così a penetrare in val Judrio. Questo fu il principio della sconfttta. Ma per quanti possano essere i torti di Badoglio egli non ne è certamente il solo .-esponaabile. Se ben si osserva il nemico passò nei punti di contatto del 27.o Corpo, d'Armata col. 4.o e col 7.o ma se questi collegamenti erano deftcientissimi ciò dipende dal fatto che i principali provvedimenti difensivi furono presi nelle ultime 24 ore. Badoglio insomma può validamente difendersi ricordando di. essere stato la prima vittima del dualismo fra Catl.orru,. e Capello. Capello voleva l'offensiva e Cadorna la difensiva; si decide la controffensiva, tre giorni prima dell'attacco nemico si vuole ritornare alla difensiva, ma è •troppo tarµi; co,,-ì non si fa la controffensiva e non si riesce ad avere uno schieramento difensivo! Questa è la vera causa. militare del d,isastro. Ma sopratutto è positivo, che se da.J 18 settembre al 28 ottobre Cadoma e Capello giocarono a non comprendersi, se la II Armata fu sorpresa dall'attacco nemico in crisi e con un ca.ttivo schiera.mento difensivo, se il 24 mattina il 7 .o, Corpo d' Armafa non · era ancorn schierato sul Kolovrat, se i collegamenti fra. la 19.a, 3.a e 46.a divisione (4.o Corpo) erano deficienti, so le artiglierie ebbero uno scarso rendimento, non è certo colpa nè di Treves, nè di Giolitti, nè cli Benedetto XV! NOVELLO PAPAFAVA. STUDI SUL RISORGIMENTO ---»OIC--- La filosofia politica di. Vittorio Alfteri. Questo saggio s-ttll'oriqinatità della filosofie, JXJlitica di Vittwio Alfier'i, è la prima parte di ,ma serie di st•,,di sulki genesi filosofica del Risorgimento in P.iemonte. Alcu:n; <li questi stud·i già ho compi1it-i e prese-ntciti vn altra sede (1) ; essi ind;i,cano la direz'Ùnie e ·il punto rl,'a:rrivo delle mie ricerche, ma sao·amw tutti z·ifusi in uno S'titdio pi·ù co·mprensivo e sistematico. Pen1So che si passa ritrovare 11/lUl con·ente di pensiero, wu,- .t~cton~ e ini.mterrotta, assai più ,incf;ip~nden f.e che d1 solito ,wn si creda dall'in(luema e dalle so.-• ·vrapposùion·i B trarniere - la q'uale nasconde le sue or,igi,ni 'TDell'oscuro principio del settecento, riànimata e suse1:tata sia pure indù·ettamente, da, wna serie cli prìncipi, in telìigen t-i e degn4 iniziat01-i di un mo'nrlo ohe:. ,i loro successori no1u 'seppero cmz.tMMWtre; ~ Poi trova. espressione in, G. Baretti, in V. Alfieri, vn L. Or11ato, ;.,. V. G-iobert,i, in G. M. Berti1'11i. Dai loro -irnte1·essispec1dativ,i q1.1,estjiull'011-0 tratt,i a vagltegg'iiire 11,n Risorqi,me,,1ito e 1.1n liberali- _smo che ben Ri pnò ditJ·e or1:gimale, t in cui fii t'ro,vano le prem,esse della, nuo'Va c'ultura politica itabiana. Anche se comunenien,te meno noti e vi,ù fraintesi essi non hOJ11,1w certo nvim,or importanza della corrente hegel·iana cl-i Napoli: rneno felici e meno sig-nificativi dti qu.est-i solo vercliè, nO'n t.-o•va,·ono nelh, wlt~IIT'a cleg°bi1tltimi v~ntù amni convi1111.wtori e interpreti pari-,~enti profondi.· Di Vittorio Alfieri in part-icolare troppo si è detto - da chi lo saluta,va · anarchico a chi ld voleva monarchico· costit1.izio:,wli8ta - ma chì scrive s.pera, di averlo studiato in modo non co-nsueto sì da qiustificare almeno l'opportunità delle n•wve indagi,mi che per la 7>rim.avolta rrica, st·ruùe-0no il pensiero filosofico suo e lo dete1'-{ mina,no nella, storia dello spirito europeo e i.ta,.. lw,no fq,cend01ie scatu,r·ire, co,n la sistematica coerenza che• 6gl;i, voleva, la rel'l!]io•ne e la politica. I. Alfieri e la critica. Per capire l'Alfieri e valutare i critici dell'opera sua con aJnimo deliberato a far 'llostri i. loro risultati e a superarli bisogna risalire al De Sanctis. Invero la oritica desactisiana sull' Alfi.eri è stata fraintesa e negletta e se ne può cogliere il giusto valore solo dando un organismo sistematico alle fra.mmentarie espreSSionj in cui s'è manifestata. Dei tre scritti che il De Sanctis dedicò ali' Alfi.eri il primo (2) afferra e spiega il concetto dell'unità di passio:ne in cui arte tragica e temperamento individuale coi~cidou~o con una coerejl),. za che è perfetta nel SaMl e in .alcuni motivi cli vita pratica dell'autore; il .sec011clo(3) segna Ul1 • vigoroso approfondimento della formula estetica iniziale che imperiosamente si amplia a diventare ca.none di int-erpretazione sto.rica e morale, sì che, venuti a coincidere il mond,o del c,~tico e jl mondo del poeta, il momento dell'esegesi. è fatto d'wn sub>to centro intenso di polemica vitale e Alfi.eri ,e Da Sanctis com.battono insieme, difensori dell1immanentismo modeTDo contro il dogmatico « Proudhon della reazione, (4); dell'onmtà letteraria conho la superficialità, l'esprit, 1'1/nsolenza sterile di Giulio Janiin ) ; il terzo (6) pone con forte sintesi storica la figu:ra di Vittorio Alfieri nel fervore di rinno 0 va.mento civile e morale clell'ItaJia settecentesca. In questo .terzo momento di completa maturità riflessiva sono inverati i due primi (l'umo trappo esclusivamente letterario, l'altro· ancora vibrante di motivi nobilmente pratici che sarebbe difficile ridurre sot.to una .rigorosa determinazi'one concettuale): e La nuova spiegazione desanctisiama del problema Alfieri appare più ricca e più capace di sviluppo. Seri.vendo di Alfi~ri durante il Risorgimento il De Sanctis doveva rimanere necessariamente comvreso entro quei limiti che costituivano pure in sootanza la sua originalità: _come per il Foscolo (7) a.nche per l'astigiano egli era portato a trascu:ra.re il puro problema estetico per dedicarsi tutto all'inte.:rpretazione e all'esaltazione del p&nsiero patriottico e morale. Ma è un err<>re esegeticCI che dà più completo sfolgorio di luce, e di chjairezza che venti citazioni precise. Mentre da un lato l'affe,rmata identità di stile aspro ,e di aFdente solitaria passione ·divarcta. la formula intorno a cui dovrà lavorare la cri• tica estetica contempora,nea; dall'altro il concetto di un ,pensiero alfieri ano (che è insieme azione) patriottico e mo;rale a.pre J.a via ad inda-- gare e chiarire i motivi roman,tici dell'ind-iviciualismo ialfieriano che danno la misura della sua coscienza filosofica e politica: due compiti precisi che l'esegesi positivistica dimenticò in vane ricerche antropologiche, o in limitate documep.tazioni erudite. · Solo il ~·oce (3) in una serie di brevi scritti ha svolto con qualche novità il concetto desa.nctisiano dell'unità dello spirito e della passione di Vittorio Alfieri, riuscendo a mostrare come il suo ardore pratico oratorio- abbia, risp-etto ,ai risultati estetici, considerevoli limiti in SB medesimo, e tuttavia l'eloquenza lasci S'[)eSOlOibera via alla concretezza poetica. Per chiarire la psicologia dell' Alfteri poi il Croce è ricorso all'efficace definizione cli proto-romantico che detcrmlaJ,a secondo un valore nuovo il concetto di ::;u-pePaomo vivo come aspira.zione nellia V·ita., reaJe di artistica realtà nelle dominatrici figure delle più riuscite tragedie. Seguendo qu,e,ste premesse ottimi criteri ha suggerito il Croce per l'intellig,enza es.tetica dei << vicrorosi sonett1» d.el 1lfisogallo e delle Sàt.ire a c;i singolarmente lo avvicina il suo gusto squisito pea: il piccolo frammento perfetto-, mentre l'esame delle tragedie è turba-lo da,IJ'~n,trocluzione di UJl giudizio (« troppo ana.Jizzato e oaloolato,) ingiustificatissimo per la lvfirra e non coerente (o almeno non chiaro) col ritratto disegnato p1~ma dello sca·ittore. G.Ji spunti crociani di critiea estetica attendooo d1mque cli essere jutegrati. Più inascoltatai è rimasta la prima esigenza. E' progredito il lavorn preparatorio; e, attraverso le ricerche di ,eruclizione, sono migliO'I'ate, per di cooì, le condizioni psicologiche e materiali ,in cui si bro•v,a il mitico dell' Alfi.eri. I lavo;ri -del Masi, del Mestiea, dello Scanclura sulla politica alfierian.a si so:no fermati a considerazioni esteriori e fra.mme-TI'tarie (9). Contributi notevoliissimi, essenziali, hanno• recato. il --Bertana a,]l'indagine biografica, il Masi allo stucl.io sto1IJ9 rico dei tempi, i.I Farinelli e il Porena, per vie inclipe.ncle-ntJ e cliveroe e diversa da quelle percorse dal Croce, aU'eeame estetico, il Mazza.- tinti a.Ila raccolt,a dell'epistolario e alla bibliografia, rifabta poi dal Bustico, ma lo spirito cli Vittorio Alfteri. pensatore e poeta è sfuggito a quest,i sottili indagatori (10). La ragione cli tale i11fooondità critica è 11el rn<,totlo: non si può intendere llJll,Q scrittore restando nei limiti della filologia; l'unità clell'individuo si ritrova solo fiJ050fì.camente attraverso l'unità della s-toria. La visione del De Sancti.s è ancora la più matura perchè si CQilereta dentro UWL storia dello spirito italiano. Ma la cultura positivista che dimenticò ad.clirit,tu.ra il Vico e s1 fidusse negli ultimi anni agli. studi antrapologic.-i sul genio invece di rivivere le opere dei grandi spiriti volle vedere nel settecento itali.,,,.. no soltanto l'effetto cli due lavori negativi: i giochi poetici. del!' Arcadia e l'importazione e imitazione dell<j idee francesi. Già il Boncompagni ( 11) aveva s-upe.rato y_ue,;togretto pregiudizio anti8torico quando studiava nel!' Alfieri e nel Botta gli antesignani del liberalismo piemontese; i mostri critici invece, preoccupati di lasciare da parte le idee per rincorrere i fatti, ignorando il pensiero del '700, si ritrovavano poi di fronte il fenomeno del Risorgimento senza poterne intendere le ragioni profonde: e coeientemente con questa impoten:oa h,, storia del1'800 era >vista nel suo mero aspetto esteriore (dati b_iografici, battaglie, atti della diplomazia) o, al più, come tradizione eroica senza che i dati e i docu.men,ti venissero- a prendere valore in un organismo di pensiero e di coscienza, senza, che 1'.eroico venisse inteso come concreta azione cli uno spirito per un· concreto ideale. Insomma non si intende l'Alfieri se non si determina il rapporto che lo lega alla tradizione 'Machiavelli-Vjco-Gioberti. Il positivismo ignora questa tradizione. La necessità di determinare questo rapporto apparirà più chiara quando il nootro studio sarà, compiuto: poichè è appunto uno degli intenti vuovi del presente lavoro, Che l'Alfieri professasse, con 'più ardente calore libertario, la stessa concezione attivistica della storia che ,si trova in Machiavelli ~ risap"uto; nè alcuno ha messo mai: in dubbio l'importanza, dei legami di ,cui il Gioberti ooscientemente volle avvincersi alJ'apera e alla profez;ia volfieriana. Dubbio può sembrare invece il disoorrere cl.i un Alfieri legato idealmente al Vico. Pare assodato che ]'Alfi.eri non abbia letto mai il filosofo napoletano, e ciel :resto tra. il pensiero storicistico e le preoccupazio- ;ni metafisiche del Vico e l'esasper,ato individualismo e antintellettualismo a.Jfieriano ognuno sarebbe tratto a vedere piuttosto anti,tesi ed esclusione cbe coincidenza e vicinanza. A queste obbiezioni si rispande che il :nostro discorso' mira a cogliere le fasi ;deali della formazicne dello spirito italiano e le tappe che ,si segnano a.oqnista1Doperciò valore di simbolo e significato trascendentale di natura diversa dall'eseg.-;i della, perso-n,alità empirica. Le recenti ricerche storiche e filosofi.che nanno singolarmente aiutato e prèparato un'indavine integrale che spieghi la figura dell'Alfieri n~lla storia dello spirito italiano. Una mente si.'Iltetioa <>hesi riproponesse oggi il compito dell'Oriani potrebbe dare tutta una nuova visione dell'originalità italiana nel Settecento_ E poichè la coscienza na.zionale ID"'800 operosamente in Piemonte bisogna pure interpretare k funzio,'e filosofica del Piemonte, sinora. din,entica,ta, nella creazione della ·nuova realtà id.eale italiianai; bisogna vedere cOme il vecchio Piemonte buxocratico e militare abbia inteso le tsigenze culturali che I 'imminente ri voi u.zione gli metteva innan?.i. Volendo a,nticiparn alcuni risultati osserveremo che nello sfo:rw di soddisfare queste esigenze il pensiero pielÌ'.lontese pur ri1nanendo singola.nnente aderente alla realtà empirica e ,alieno da asti-attez.ze metafisiche, diventa pensie.ro ita.Jiano e Ja critica al dogmatismo ela,borata nel '700 si- realizza positiva" mente nella -dottrina dell'immanenza e della libertà. II. Machiavelli e il carattere • della filosofia alfieriana. Giuseppe Baretti fu il restauxatore del culto di Machiavelli in P~emonte. P.-escindendo dc, giudizi e spThl1ti.letterari, qualcosa di veramente machiavellico v'è nello Scritto mwn<lato dal Baretti da Lo'fldra a S. A. R. i.l dA,ca di Savoid. cù·ca a va,rie 011ercizio11i1 da farri nel pritncipi.à del S'!1.o ftttw·o •·egno (12). Consigli di cinqueoentesoa abilità ringiovaniti• dalla fresca espe1~enza della vita e della cultura i.ngl<,se. Il nostro scrittore è guidato eia due preoccupazioni: la. necessità cli raiforzare lo Stato all'interno attraversc una libera politica di ;riforme popolari e di provvedimenti che limitino a poco a poco la soverchia potenza ecclèsiastioa; e il progetto cli un'abilissima politica estera tendente all'occupazione della repubblica di Genova. Insistendo sulla prima esigenza come condizione per ,af. rrontare la seconda il Ba.retti affermava in1plicitamente un sistema. politico fondato s1ù concetto cli Sta,to forte come unità di oittadri e di principe: Ma.ohi avelli ripensato abtcr-a,verso i p•·imi spunti ancorn imprecisi di una teoria democratica già cOUTosacl.al ,-iformismo. Germi rimasti in-approfonditi - ccme estra-

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