La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 29 - 12 ottobre 1922

... n,ea, ignoo-ala e infeconda restava in Piemonte tutta la sostanza del p<>nsiero del Baretti. Tonuava 'dunque Macbi,welli, sebbene impe.rfetto e tutto limitato dalle -esigenze empi.i.·iche. 1'1a un Machiavelli più vero e più vignTosO re- .cava in sè Vitt.d\·io Alfieri il quale non si accontentò di letteratura nè cli tecnicismo di governo ma volle ripensarne l'intima coere..na.aspirituale. Con questa osservaziOJ1e non si -intende aderire al pregiudizio comune di cui si fa eco il Oiau quando dice che il pensi\.ro clell' Alfieri « fu =enzialmente politico» (13). Invero se la natuTa del, pensiero alfieriano• fesse €sclusiva.inente -politica non si saprebbe che cosa. obbi-ettai·e a.U.evivaci conclusioni del Bert.ana il q ua.]e, accettata la premessa, dimoslxa con pieruo rigore l'll1cons!stenza del pensieTo alfieriano, 1~levan.d/oue \I' astrattezza e l'incapacit.1 'realistica. (Che valore può avere un pensiero politico non rea.Jistico !) . Per la stessa via, ma con maggiore genialità il Salvemini din1ostrò una tesi a,rualoga a proposito· del Mazzini. E' il processo della scienza all'utopia. Tuttavia la soluzione non soddisfa_; la gloria del!' Alfieri e del Mazzini non è spenta: resta che ci si chieda se il problema non sia stato posto male, sa per avventura la loro ·originalità t:ion consista affatto nel Inro concretismo. Di Vrittorio Alfieri già il Leopardi scrisse che , ft. più filosofo che peeta, (14). L'.ammi.i.'azione del Baretti per ,j;[ Machiavelli ha presente il modello del Princi1,e, quella d'elr Alfieri non ignora, anzi penetra, confusamente, ressenza dei D'lsco·rsi. Senza possedere la foTte visione s>11tet.1cadella storia che fu tra noi inaugurata dal Machiavelli, l'Alfieri cerca dunque., come lui, una t1;01·ica, ncn un'arte dei governi. In questo senso, accettando l'osservazione del Leopardi, diciamo che egli non presenta dise,,o-ui di riformatore, ma speculazioni cli filosofo. Ha ragione il Bert""1,a quando afferma che ii pensiero del!' Alfieri manca di base scientifica, che egli • ebbe sopra.tutto mente ribelle ad ogni studio sistematico 11, che ((la meta.fisica gli ripugna, (15). Ma l'esame astratto e intellettualistico a cui egli si ferma non pare il piì, atto .'ai rappresentare il chiaroscuro ,<li peq_siero in cni si espresse l'originalità del!' Alfieri. In un secolo nel quale la vitalità dello spirito veniva ridotta a morto .sc.hema astratt<1 nell'intellettualismo 1 post-cartesiano e nelle varie costruzioni giusnaturalistiche del dogmatismo wolfi.ano, in un secolo in cui dioendo sistema si diceva sostanziaJment.e astrazione e generalizzazione di dati empirici, apparsi al sistema per affermare la .pienezza delh vita individua, irriducibile alle vecchie fo::-mule, era opera preziosa di rinnovamento speculativo. Il pensiero di Rousseau mosse gli spmti e stimolò gli impulsi individuali pi.ù fe,. condain'?nte che la, scientifica precisione ideale dei sensisti. Al mito Rousseau Corrisponde in Italia il mito Alfieri. In Inghilterra una lwi.ga tradizione e urua vigcrosa esperienza presente di libertà politica erano t,=rreno naturale e l)ropizio 'Per le mtl·abili speculazioni di G. Locke. In Italia solo la forte individualità dell'astigiano poteva riuscire a mantenere vivo il nascente pensiero del liberalismo immanentistico contro l'implacabile dcminio della trascendenza cattolica organizz~ata in ferrea esperienza conclusiva. Restando entro i limiti esterni del cattolicismo 11011 era possibile andare p.iù innanzi del Vico, nè sottrarsi alla sua solitudine; e d'altra parte costruendo un sistema cli pensiero si dov,;va accettare fatalmente l'i..rnfl.uenza costrittiva di un organi1;mo ideale millenario. In queste condizioni l'indeterminatezza era veramente precisa e concreta: la ribellione alfieriana, che ha qualche cosa di immediato e di anarchico seppe creare un mito libertario da cui il cattolicismo uscì rinnovato e capace <i.i superare sè stesso. Non filosofo più che .poeta (chè anzi la sua filosofia ha forza ed efficacia stanca nella virtù del po,eta) ma filoo.,afo veramente e non soltanto posta di idee come vorrebbe intenderlo il Ber. tana. Egli ha un concetto della libertà ri{;orosament,; metafisico, estraneo ai limiti dell'utilitarismo che gli enciclopedisti non riescono a superare. Nè può obbiettarsi che altro è affermare, altro avere coscienza filosofi.ca di ciò che si afferma: poichè, se per coscienza !ilcxsoficasi intende conquistare llll! concetto unitario del mondo, capace di inverarsi e chiarirsi a contatto con j nuovi elementi di nuove esperienze, un organismo vitale e fecondo iru;omma che di venti, per la. ,ma validità, canone <li interpretazione e frft"ma mMUs - non si può negare che proprio il concetto alfieriano di libertà realiz~i questa i1u1.zionr.f: €S60 si pone come la vera realtà trascendentale della storia, il principio metafisico che genera il mondo ,Jell'empiria e della pratica "' v'inserisce come criterio di ogni valutazione particolare. PIERO GOBETTT. (I) L,, filosofia di f,. Ornato e la cultum politica Yle/{800 >n Rivista d'ft>.lia, 15 ~iugoo 1921, pp. 194-2(Jfj; la Yl,()Sb,·a crisi rivotuxionaria neU'&OO ne L·l.rduo, '.li maggio 1921, pp. 177-184; JI pensiero politico di 8. _ 8antarosa ncJ Resto del Carlino, 18 marzo HJ.tl ; La libertà d'1nsegnaraenfo neU' 800 nel Re&w del CarHno della Sera, l marzo J!J21 ; l,ci 1;euola in Piemonte prima del '44 a l..e JJtVfJledi 'metodo in Piemonte ne La Nostra Scoola. settembre ottobre lf/21, n. 17-18-1920; D. Bertipeda[JO{J;sla, filosofo e politico ne La Nostra Scoola. gennaio 1921, LA RIVOL UZIO Nl<} LIBERAL E 11. 1-2; 1ì{an'lfesto 110 la RiYoluzioue Liberale, 12 febbraio 1922; 0. 111.. -Berlini di imminente pubblica• zione nella Collaua « Cultura de11'anima ». (2) F. D,: SANcns: Le lezioni cli letteratura dal 1833 al 1848. VIII J,e-::1:oni sulla poesia dra.111mcil?'ca ne La Critica, anno XVll, fase. 1 J)Jl ~0-43, 20 gennaio 1919. Su queste J, z.ioni si veda i1 Pniambolo del Croce, ancora ne la Cr1bca, anno :Xlll, fase. I; pp. 21~38, 20 genn<.1iò 1915 (accurata stpria esterna) e un giudizio dei Croce . in Un.a,.f<innglia, di pcitrioUi ed altri scritti slorfri e cr1tùJ1. (3) F. D.1:: SANCTJS. Gi1.GlioJa,nùi e Alfì,e1'i, Jan.in e «i'cf.irra•, Venillot e la « 1llirl'n1) nel Piemonif•, quotidiano torinese anno J, 11; l6i (17 lu~lio 1855)1 179 (31 luglio), 191 (l,J. agosto), 148 (24 gillgno). Ristampati in Saggi critici, edizione di P. Arcari (Mi• lauo Treves l9i8) voi. 1. pp. 14~ 171. E si veda pure l'articolo 0iudi,;,·,io del Geroi11'1.1ssopra .Alfieri e Foscolo Torino, U Cimento, ot10bre 1855, serie J]I anno lll, vol. VJ, pp. 629-639. l{islampato in Saggi critici, ediz. c1t. pp. 301-312. (4) L. Vw11.LOT(1813-1883), direttore dell' U11ivers, autore di Le Parf'Um de Ronw, Les Odeu1·s de Paris, ecc. Il più celebre e il più reazionario ira i g10rnali:sti francesi. Non ebbe moli a fortuua in Jtalia nel Sf'Colo scorso ben<;hè 8. Cast.li vi dedicasse un volume (Modena 1884) Una buona traduz·one di poche pagine scelte in Antolog'ia dei cattolici (irancesi del secolo X.IX di D. Giuhotti, pp. 129-175 Lanciano s. a. (ma 1Dl9). l (5) G. JANJN (1804-1874) giornalista e romanzatore; critico drammatico per quarant"anni al Journal cles Débats. (o) F. DE s,"CTJS:. Storia deba-letteratura Italiana Prima edizi11ue. .t.apo]i, ~ OHH,o l8'i0 (1n realtà il 1I volume H:Ol). Nuova edizione Han, Laterza 1912 a cura di B. Croce vel. 11.' pp. 103-381. Si sa cbcil ca• pitolo La nuova letteratura dove si parla dell'Alfieri è molto p\lJ._bre"e d, quello che il De Saoctis non credesse neèèssarìo, per ragioni eclitorit..11 cho seno ·indicate dal Croce nl"llo fii:udio che se~ue la sua edizione della Storia. Qufsia forzata brevità spiega le lacune dell'analisi e ]a troppa rapidità della sintesi (7) Per mettere io luce il v~lore civilo ed eroico dei Sepolcri il OeSaoctis ò stato condo1to a fraintendere Le Orax.ie e tutta l1ii-pirazione lifica del Foscolo costruttore di miti sereni d'armonia. Si ricordi che tutta la prima parte del famoso s~ggio sul Foscolo pub_bhcatodal De Sanbt,s nella ]\uova Antolo_gia è add1r1ttura autobiografica sul F. come maestro d'ita- . lianità. (8) B<Nw>moCROCE;lli,•ista Biblir•grafica de La C1·itica. Sul libro àel l:lertana e su quello del Masi .anno I, fase. Il, pp. 118-1:26rnarzol903;su!Potena anno li, fase lV, pp. 330-302 luglio 1914; e assai pili importante: .Alffori io Note di letteratura moderna ital-iana e straniera i ne La Critica anno XV, fase. V, pp. 300 317 settembre 1917. . (9) 9u~Sto saggio or~ steso interamente quando, 1ncommciarono ad appanre nella Critica gli studi del Gentile sulla cultura piemontese. F,• interessante, per l'Alfieri, il primo c:apito!o: L:eredità di V. A. dove tuttavia il pensiero alfìcrano è grossolanomente esam~aa~o e solo in r~lazi.oae alle sue conseguenze patriottiche. Del Masi : lt pensiero 11olitico di V. A. Fire.nze Barbera 1896: del Mestica : La politica nell'Opera letteraria di V. A. in Prose e 7,oesie di V. .A.. Milano, Hoepli, 1898. (10) E111L10 BER'fANA : Vittorio .Alfied st1.ut-iato nel pensiero nella vita, e nell' a•rte. Tori no Loescher 1904 lI edizione accresciuta pp. I 270. Le pp. 280-532 hann~ ottime osserYazion1 parziali, ma non si potrebbero ,_ntegralmon.te accotiare; la conclusione (pp.·533591) e debole. 81 vedano del Bertana i notevoli studi sul 700: In .Areadia Napoli Perrolla 1909 e La Tragedia Mil'!)lo Vallardi 1905. Su quest'ultimo argomenio Galletti: La teoria clram111at1·ea e la tragedia in Italia nel secolo XVIJÌ. Cremona Pezzi Hl01, ERNESTO MASI : Asti e gli Alfieri nei ricordi della Villa lli S. Mlirt·ino in F'iren-;,,e Firenze, Ba;bera 1902. Inoltre la celebre monografia sull'Albergati. ARtuno F;.n1xE1,1,1: recensione al Bertana Bailage z•ur allgemàne·m, Zt:-itwng 1903 n. 45·46 e specialmente V. A. nell'a'rte e nella vila in I<iv1sta d'Italia ottobre 1~03, pp. 531-549 ristampata ora come prefazione alle '1ragedie scelte, Tori1101 Paravia 1921. MANFREDI PoRENA V. Alfieri e la, ·~tragedia, Milano Hoepli 1904 in cui sooo rifusi studi minori precedenti Lettere edite ed inedite di Vittorio .Alfieri a cura di G. Mazzatinb Tùnno Bocca 1890 e poi il vcl H dell'edizione Paravia delle Opere per il centenario. G1uSEPPE MAZZ!TJ~TJ Bibliografia .At(ierana (ragionata) Rivista d 'ltalia ottobre e dicrn1bre 1903 pp. 6~5-720 ; 1072-1085. Gurno Bvsr1co: Biblio_grafì" di V. Al'/ìe,·i II e.di,. Salò, Devoti J908 e Supplemento. Domodossola 1911. Molte lar;uoc. 'Tra Je opere izenl'l·ali non ò citata la Storia letteraria dd Do Sanctis (!) nè la Storia della Monarchia saba11da del Bia11('hi.·rlel Gioberti non sono citato lo Medit(V",.,i,oni edite dal Salmi, che contengono i giudizi esteticameate più importanti sull'Alfieri. Non sono ricordate Io oprre che studiano 1a fortuna di Alfieri in Pif'monte, per CH. la monografia dell'Ottolcngl,i sull't3rnalo. li Giudis.io del Gervinus sopra A l(ieri e Ji'oseolo è dato a p. 55 come· ristampato (I) nel Cimento anno VT, 1885. li Bustico non sa che il Cimento ueciva in Torino trent'anni prima I Nè qui è il luogo di perseguire altri errori e altre dimentican1e. (11) C. Bor-cOMPAor-1: La tradixione Liberale piemQntese Torino. Stamperia Hcale J867. (12J TI manoscn1to trovasi nùll'.Archivio di Stato Categoria Storia della Heal L·asa, Mazzo I d1addizione~ {IB) Vnromo C'1A:> 1wJ I dei quattro articoli pubblicati dal Fan{ulla della Domenica nn. 2-3-4-5-dell'll18 25 gennaio, J frbbriiio e prima del Clan1 Cesare Lombroso, aCl'01bndo dol reslo un pensiero comune nell_a. P~efa,;,;ione r1, Vittorio A lfied: studi psicopat~ logici di G. AntoninJ e L Cognctt, de Mart11s1 Torino Bocca 1898. (14) Pensieri di varia (i.losopa e di /,ella ltlterntur« Firenze Le Mon1,ier, 1899, ,ol. li, p. 140. (15) BY.1t1'ANoAp., cit, pp. 280 :/81. E' uscito: UBALDO FORMENTJNI Collaborazionismo Un volume in-8 grande L. 8. n□TE DI.POLITIECSATERA. Io sou10 tu10 dei cinque o sei italiani che in q ueSto mon,ento non hanno un pia.i10 di politica esWra da offrire al nostTo ministro, un piano ta... le che cl 1un trattO, dalla posizione in cui ci t:-oviamo, dimenticat~ clall'Inghilterra, disprezzati dalla Francia, sospettati dalla Piccola Intesa, non ca.Jcolati dalla Turchia, detestati claJ!a Grecia, e indifferenti a t11tto il ,resto del mondo, sia capace di solle,v.a,-ci a quella posizione autorevole, importante, solenne che si addirebbe, secondo la nost1·a pubblica opinione, ai nipoti di -Machiavelli e ,ai pronipoti di Giulio Cesare. E dico anche c};l.ese questo piano lo avessi, nes,.. sun ministro fosse pur abile navigatore di fortuna come Venizelos e ciarlatano magnifico come Lloyd George, riescirebbe ad eseguirlo, perchè .nessun millistro può fare vino coll'acqua, e quando si ba una opinione pubblica come la nostra, c'è poco di sèrio e di buono da concludere. Con ciò non intendo concedere u.n b'Ìll di indennità ai parecchi 1ninistri" che si sono succeduti, con i bei risultati che sappiamo, alla Consulta; vari di questi parecchi hanno aggi.unto alle cattive carte che avevano anche la loro inabilità a _giocarle; &i può essere senza briscole, ma non c~è bisogno cli regalare i carichi all'avversaa·ic. Con ciò intendo -so1tanto nota.re, come farebbe illlO spetta.tare, alcune caratteristiche della politica estera italiana, la quale come tutte le politiche estere, non dipende soltanto dan ministeri, ma trae 1a sua forza e il suo colorito anche dalla pubblica opinione. Ed ,ecco le caratteristiche che io, lw ,notato. L'italiano medio, dopo la guerra ha in o<l'l.O tutto il mondo. :Mi avviene cli pai·lare con stranieri. Se sono Francesi, mi domandano perchè la Francia è così detestata in Italia. Se,. sono Inglesi, mi cruiedono perchè non siamo amici. I Tedeschi ric{)llloscono che posson viaggiare in Italia senza sgarbi, anzi personalmente bene accolti; ma basta un nulla per far risorgere l'attrito. Non parlia.mcl di Jugoslavi, con i quali si parla apertamente •di· fare la guerra; e dei Ceco-slovacchi che essendo legati fraternamente a.gli Jugoslavi, ne sposano simpatie ed odii. I Russi reaziona1,i ce l'hanno con noi per i contatti con i Soviet; e quelli rivolu:bionari ci osservano con diffi'tlenza per le relazioni che conserviamo. con i reazionarii. Insomma l'Italiano è in broncio con tutto il mondo. Con I' Arr.1e1,icaperchè ha il cambio alto e con la Russia perchè lo ha, basso; con l'Inghilterra perchè ha preso: un'indigestione a Versail., les, mentre l1Italia ba avlllto appena una coJezioncina.; con la Fra,ncia perchè non lo consridera abbastanza., e con la Turchia perchè non 1o collsidera vupto .. Se questi movim.enti dì animo si dovesserC' tradurre in atti di politica estera., l'Italfa dovrebbe fare la guerra alla Piccola Intesa, striUare contro l'Inghilte1-J:a, mandar pro~ -teste alla Francia, tener sotto i piedi la Ger111-ania, rompere ogni relazione con la Russia, e 10011 pagare i debiti agli Stati Uniti. Un'altra caratteristica degli italiani è di fare dei trattati, per mostrarvisi subito conbraJ:i. Appena 11n tratta.to è firmato, eccolo per ciò stesso diventato impopolare. In gellera.le, i trattati sono matrin1oni di interesse, doti che si sposanq .. o per raddoppiarsi o per non diminuirsi in una lite dispendiosa I mariti di buon senso e le mogli di ca,·attere cercano di renderli pos- , sibili, se non con l'amore, che non si camanda, almeno con la cortesia e con il iii.spetto della pas·ola, da.ta. Gli Ita!ia11i invece sembra che facciano apposta a iILvelenire la piaga. Non solo si fanno critiche ai trattati, ma si pro,pone di non tenervri. fede, anzi pe:rsino di -0pporsi, a mano armata, alla loro esecuzio.ne. Magari queste minaccie 110n han seguito; tutto finisce in telegrammi di protesta., in un articolo di gicxrnale, in illl discorso al Parlamento. Ma intanto l'atmosfera è avvelenata; i sospetti_ sono nati, co1m:o che hanno conclnso il trattato restano sospesi, impressionati e con l'armi al piede. Il buon• effetto dei trattati, che come in ogni convenzione tracciano un linea di mezzo fra due desideri opposti, svanisce; e mentre dovrebbero portare aila pace da ambe le parti, suscitano in tutte e due la speranza della ,;vincita, poichè ogni -pa,·- te si sente ingannata. Noi riesciamo molto bene, poi, in una cosa. quasi u.nica al mondo: ad essere amici/ei nemici di quelli che dovrebbero essere amici; e ci sdegniamo poi se questi amici non ci guardano con troppa soddisfazione. Lo facciamo con una specie di oslenLazlonc e di civetteria che dimostra proprio un guslo per l"arte di romperla. CiLo _un esempio: i senatori hanno approvato il 1'rwttalo <li Rapa.Ilo. lo non discuLo se han fatto bene o lian fatto male. Dico che l'hanno approvato. Gli stessi però sono disposti a enlrare in un Corrit..ato Pro Mont..enegro o a firma·re una petir.ione P:--o Monienef,'1'0 alla Società delle Nazioni. J~' evidente cbe questo non va d'accordo con l'altro. Non si può accettare un TraLtaLo fra noi P gli Jugoslavi e 1rnllo stesso tempo sollevare contro gli Jugoslavi la questione monL<,negrina. Io non intendo discutere questa queslio,ne. Non faccio politica estera. Non ho alcuna responsabilità politica di governo, di pai·te, di gruppo. Dico che è contradittorio, e che l'una azi011e uccide l'a-ltra, e quando si fan,no tutte e due non si segue già U11a politica, ma si segue nessuna politica. E' l'arte cii essere spiacenti a Dia ed ai nemici suoi. IV. Nell'animo di molti Italiani medii, clopÒ le dehIBioui della pace, è nata anche lllìa specie di mania di persecuzione. Essi credono yoJentierL che l'Inghilterra ci ostacola, che la Francia ci in vi<l.ia, che la Germa,nia ci vuol sottomettere, che la Grecia ci insidia. Se le ccse andassero =ì, povera Italia! non ci a·esternbbe che chiudere bottega.. Quale paese mai avrebbe la forza di resistere s-d una serie tale di antipatie, di urti, di ostilità, di insidie e di invidie1 Ciò avvenne alla, Germania nel 1914.. Si capisce, è mnano,, che effetto cli tutte le delu-sioui avute nel dopoguerra, sia un sentimento di questo genere. Ma esso dimostra una scarsa coJ1oscenza di c1uello chet è la carta mondiale e il g,ioco delle ·forze polit.iche. La cosa grave per l'lta].ia non sono le antipatie e le invidie. Ci sarebbe quasi da augurarci di avercele, perchè ciò siguificherebbe clre noi contia1t10 pil1 di quello che -effett1vamente~ c011tiamo. La realtà grave è che l'Italia sia q11a.- si indifferente a tutti. Essa non solo non conta quanto credono gli ammalati di man.ia cli persecuzione;, ma conta purtroppo meno cli quanto vale e può realmente. Nel loro delirio di grandezza molti italiani si im_maginano di essere ciircondati da una alleanza accerchiartrice e soffocatrice, che ora vuole diminuirci nell'Adriatico, orn sopprimerci nell'Oriente. Il male è cha ie nostre umiliazioni in politica -estera ci vengonoinvece dal sentimento generale assai diffuso, che a1oi non contiamo, quasi 1n11la; certamente meno di quello che potremmo. Ora, senz~ .assolvere, Tipeto, va:ri ministri clegl~ este1ii, io credo cbe la colpa più graYe sia in questo stato d'animo generale di irrealtà. Noi, i pretesi nipati di Machiavelli, facciamo la politica meno realista che esista, saprat.utl:.o quando proclamia.mo di farla realista. (Nesa---una maggiore ingenuità politica de~ vantare il proprio egoismo:· il vero egoista sta zitto, o fa l' altruista!). Io non vanto una politica piuttosi:fr che un'altra; io mi contenterei che ci _faase wna politica~, e che ci, fosse una Opinione politica conseguente. Noi abbiamo avut-0 finoo.·é. un campionario di tutte le oolitJiche. e nessuna erra fosse condotta a fondo. Si s<>no provati tutti i sistem,i, ma nessuno a pieno e con convinzione_ Il pubblico 110n si persuade che giunti a -oerti atti, non si può torna;re indietro e. mostrarsi esitanti sulla. via che si è scelta. Anche una serar1a. erronea, nroseguita con dirittura e fermezza. ò preferibile a tenere il piede su due strade e non a,nda.re avanti in nessuna. Il resulta.tv de~ litica del clo1,oguerra e della µubblica opinione italia.na è stato quello di inspirare sfiducia agli amici e non generare ti1uore negli avvernari. L'opinione pubblica italiana, se non vuole incontrare altre amarezze, deve persuadersi che non è possibile essere in contrasto con tutti e cambiare direttive ogni mese. Sono principii elementaii di ogni azione e fa pena doverli ripetere. Ma è proprio colpa del maestro, se; anche dopo qualche anno di insegnamento d6'·e ricordue al suo allievo che due ~iù due fanno quatb·o e che la linea retta è la mino,·e dist~-nza: fra due punti 1 GIUSEPPE PREZZOLIKI. In corso di stampa: Felice Casorati, Pittore 01:nqua:nta opere che rivela·no •ztna iridividr,ahtà ma!'ltra, 'llln artista complet:>. b1troduziont' critica <li Pie•ro Gobet?i. Edizione rilegata di sei,era elegan:((. Prezzo speciale per i prenotatori L. 20 GIUSEPPIU PREZZOLINI IO CREDO L'opei-a di P1·ezzolini è il più bell'e~empio cli 1·eligiosilii mode,·na ed b insieme il /'allo oenh·ale da cui si puù g1utrda1·e om tutta la nuova culiu,'a italiana. Questo volume è la sintesi di lttllet ta sua attività In preparazione~ Opere di Luigi Einaudi - N. Papafava - M. :\Iiss.iroli - E. Pea. Ai prossimi numeri: L. EMEHV: l'o.stille. C. CATTA~EO: /,a ?_lleii!ione ,<;arda. G. B. 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